Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa
fiction
non è stata scritta a scopo di lucro.
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Capitolo VIII:
I cambi di scena
esplosivi non sono mai consigliabili
“Per questo mi sono sentita confusa
quando lei ha detto di
amarmi, signor Hijikata. Lei mi conosce, sa benissimo quello che sono
in grado di fare anche ad un samurai perfettamente addestrato. Sa che
ho un carattere pessimo e che non sono il massimo della
femminilità. Ma nonostante tutto questo, lei dice di essersi
innamorato! Capirà che la cosa per me è
semplicemente
incredibile..!”
Hijikata non riuscì più a stare zitto.
“Signorina Otae! Non mi interessa quello che lei
può
farmi. Io...io credo di averla conosciuta davvero in questi tre giorni.
Decisamente molto più di quanto ha potuto fare Kondo in un
anno
di persecuzione! So che in realtà lei è gentile e
anche
molto dolce...quando vuole...! So bene quello che è in grado
di
fare, solo il primo che se ne rende conto...ma ho deciso che non mi
interessa. Mi perdoni per la presunzione, ma io la vedo così
la
questione. Lei potrà anche essere la donna più
manesca e
pericolosa di Edo, ma mi ha fatto innamorare lo stesso. Non su questo
non ci posso fare nulla..!”
Otae si morse il labbro inferiore. Hijikata sembrava così
dannatamente serio che lei si sentiva come se stesse ondeggiando su di
una barca poco stabile.
Nessuno aveva mai visto in lei una vera ragazza, una donna con quanto
di femminile avrebbe dovuto avere. Per tutti, ma anche per se stessa,
era sempre stata un maschiaccio, un ragazzo con un corpo a curve.
Ma ora, lui le stava dicendo che andava bene anche così come
era. Che la accettava, manesca e pericolosa come era.
Non stava scherzando. Anche lei era aveva avuto un addestramento da
samurai, e sapeva bene che uomini come lui non dicevano mai cose del
genere alla leggera. Ma anche se non fosse stato un uomo onorevole, in
quel momento poteva leggergli negli occhi pura determinazione.
“Signorina Otae...non voglio in alcun modo crearle altri
disturbi. Avevo...sentivo il bisogno di dirle quello che provavo. Ma
non chiedo nulla in cambio. Se lei non se la sente, non c'è
alcun bisogno che lei faccia nulla. E può star pur certa che
non
la assillerò. Non voglio infastidirla, non potrei mai
permettere
che lei si senta male per causa mia...!”
Otae rimase in silenzio ancora un po', poi improvvisamente
ridacchiò piano.
“E immagino che non voglia nemmeno trovarsi ferito come il
suo capo..!”
Hijikata sorrise appena anche lui.
“No di certo. Conosco i limiti, e non li
supererò” sentenziò, di nuovo
perfettamente serio.
Otae sospirò piano.
Chiuse gli occhi qualche secondo, prima di riaprili per fissare
direttamente Hijikata.
“Io... Mi fa molto piacere quello che lei ha detto, signor
Hijikata. Davvero. Non c'è mai stato nessuno di
così
gentile con me. Per questo...”
Hijikata trattenne il respiro. E sentì di nuovo il cuore che
gli
era schizzato in gola. Aveva avuto l'impulso di portare le mani sul
collo, come per bloccare il frenetico martellare del suo cuore
pulsante, ma era così teso che non era riuscito a muovere un
solo muscolo.
“Per questo posso dirle che...che per me...per me lei
è davvero una persona con cui vale la pena
provare...”
Hijikata vide le guance di Otae diventare improvvisamente scarlatte e
nello stesso istante fu come se il cuore gli fosse davvero schizzato
fuori dal petto.
Tremava leggermente, e dovette fare un grande sforzo per riuscire a
parlare.
“Sul...sul serio? Voglio dire...davvero se la
sente..?”
“Non so bene ancora che potrà esserci, signor
Hijikata. Mi
sento in dovere di avvertirla. La cosa è stata improvvisa e
sono
ancora confusa...”
“Mi creda, lo è anche per me..!”
Otae gli sorrise teneramente.
“Solitamente non credo che accetterei così...alla
leggera...di imbarcarmi in una relazione” e di nuovo Otae
arrossì, nel pronunciare quella parola che sembrava
concretizzare tutta la situazione “Ma sono davvero sicura che
lei
è un persona straordinaria. E sarei una pazza a lasciarmi
sfuggire questa occasione...!”
Hijikata si lasciò andare in un vero e straordinariamente
aperto sorriso.
Era un sacco di tempo che non era così felice.
Troppo.
Cercando di non cascare a terra – visto che si sentiva ancora
le
gambe molli – Hijikata si alzò dal suo posto per
andare a
sedersi di fianco alla ragazza, eliminando l'impedimento del tavolo.
Anche Otae si voltò verso di lui, e sussultò
appena quando sentì che lui le prendeva una mano.
Aveva le mani ruvide e callose, proprie di chi ogni giorno usa la
spada. Ma erano calde,e a loro modo anche morbide.
“Non sono bravo in queste cose...ma ti prometto che,
finché mi vorrai...io sarò qui, per te,
Otae!”
La ragazza arrossì nuovamente.
Si sentiva le guance in fiamma, ma cercò di non badarvici.
“Mi preparerai ancora la frittata?” chiese, quasi
di getto.
Hijikata si trovò un attimo spiazzato dalla domanda, che gli
sembrava poco attinente.
Ma poi sorrise, sincero.
“Quando vorrai..!”
E si perse, negli occhi di lei. Così caldi e dolci.
I due si guardarono per quelle che parvero ore.
Senza dire una parola, senza muoversi, semplicemente si guardavano.
Hijikata teneva ancora la mano di Otae. Sentiva li dolce tepore di
quelle piccole mani tra le sue. Senza pensarci, alzò una
mano.
La avvicinò lentamente al viso di lei.
Le dita tremavano leggermente. Era così tanto tempo che non
aveva una donna. E ancor di più che non aveva qualcuno da
amare,
e adorare.
Lentamente, con delicatezza, come se temesse di farle del male,
poggiò i polpastrelli sulla sua guancia. Otae chiuse
istintivamente gli occhi e Hijikata non poté non adorare la
sua
espressione di malcelata gioia. Accarezzò la guancia della
ragazza, quasi timidamente. Seguì il profilo del viso, fino
alla
mascella. Ne seguì il contorno, per poi tornare indietro.
Quando tornò sul mento, si fermò.
Indeciso.
Lentamente, con le dita che tremavano sempre di più,
risalì fino alle labbra.
Otae teneva ancora gli occhi chiusi, e sotto il suo tocco, Hijikata
sentì che stava tremando.
Con tremenda delicatezza, sfiorò le labbra sottili della
ragazze. Le accarezzò.
Lei socchiuse gli occhi, incredibilmente umidi.
Hijikata si perse di nuovo nel suo sguardo profondo.
E senza che se ne fossero accorti, entrambi si erano mossi
impercettibilmente uno verso l'altra, quasi nello stesso momento.
Ognuno sentiva il calore che l'altro corpo emanava.
E ora non era solo Otae a tremare.
Con delicatezza, Hijikata portò entrambe la mani a lato del
viso di Otae. Socchiuse gli occhi e lei fece lo stesso.
Le loro labbra dapprima si sfiorarono soltanto.
Si posarono le une sulle altre come per caso. Solo per un attimo.
Bastò per sentire la morbidezza e il calore, il gusto delle
labbra dell'altro.
Ma non era abbastanza.
I volti si avvicinarono di nuovo, questa volta con maggior sicurezza.
“Maledetto Hijikata! Fammi entrare! Sorella mia, dimmi che
stai bene!!”
Toshi aveva fatto un salto di lato di almeno due metri. E anche Otae si
era talmente spaventata che aveva rovesciato metà delle cose
che
erano poggiate sul tavolo.
E intanto da fuori si continuavano a sentire i colpi che Shinpachi
stava tirando alla porta dell'appartamento per farsi aprire,
nonché le patetiche invocazioni alla sorella.
“Sorella, ti prego dimmi che non sei morta..!”
“Ma sei lei morta, lei non può mica
risponderti!”
“Kagura!” si sentì sbraitare Shinpachi
“Non dire queste cose!”
“Beh, che c'è di male...è vero che i
morti non parlano, vero Gin?!”
“In effetti ha ragione, Shinpachi”
Hijikata si era rialzato da terra. Dannazione a loro, si era preso un
colpo tremendo!
Anche Otae si era ripresa dallo spavento, e ora Hijikata
poté
notare con terrore, che si stava rimboccando le maniche, con fare molto
agguerrito.
“Otae...” la chiamò piano.
“Questa volta lo ammazzo! Quel maledetto fratello non ne fa
mai una giusta!”
Hijikata sorrise senza farsi vedere da lei.
Nonostante stesse pontificando su come uccidere il fratello, aveva
ancora le guance rosse. Hijikata non trovò altro aggettivo
per
descriverla. Adorabile.
“Non mi interessa! Aiutatemi a buttare giù la
porta piuttosto!”
Toshi si voltò subito verso la porta.
“Non vi azzardate a farlo, brutti idioti! Vi faccio pagare i
danni se mi rovinate la porta!”
Dall'altra parte, si sentì Shinpachi sbraitare con maggior
enfasi di prima, e con una strana nota di isterismo nella voce.
“Ma allora ci sei, brutto criminale! Fammi entrare e ridammi
mia sorella!”
Hijikata fulminò il ragazzo occhialuto attraverso la porta,
ma
si convinse ad andare ad aprire, prime che gliela sfondassero davvero.
In quel momento la porta e buona parta del muro attorno esplosero.
Hijikata si buttò immediatamente a terra, anche se non
riuscì ad evitare tutti i calcinacci.
Non aveva visto nulla, ma sapeva, sentiva, era certo di che cosa fosse
successo.
“SOGO! Questa volta ti ammazzo sul serio!”
strillò Hijikata non appena si rialzò da terra.
E infatti, attraverso il polverone che si era levato, vide sulla ex
soglia di casa sua quattro figure. Il fratello di Otae, la ragazza
vestita alla cinese, Sakata, e il sadico Sogo Okita.
Hijikata si avventò immediatamente su di lui, afferrandolo
per
il bavero della giaccia, scuotendolo come un vecchio orsacchiotto di
pezza.
“Ma che diavolo ti è saltato in testa?! Volevi
uccidermi? Eh, volevi uccidermi?!”
Stava per cominciare una nuova sequela di imprecazioni, quando si rese
improvvisamente conto di una cosa.
“Sorella!” Shinpachi era corso all'interno della
casa, per soccorrere Otae.
La ragazza era a terra, semisdraiata, e stava tossendo. Hijikata si
fiondò immediatamente al suo fianco, per vedere se era
ferita.
Shinpachi stava già sommergendo la sorella con
un'infinità di domande, ma Otae aveva alzato una mano per
fargli
smettere di fare storie.
“Sto bene. Sul serio!” disse, cercando per un
attimo gli
occhi di Hijikata, per comunicargli che stava davvero bene
“Mi
sono solo spaventata, e la polvere mi ha fatta tossire..!”
“Meno male” sospirò di profondo sollievo
Shinpachi.
Anche Hijikata ringraziò tra sé e sé
il cielo.
E poi si volse con sguardo omicida verso l'autore di tutto quel
putiferio.
“Sogo!” lo chiamò con una voce che non
prometteva nulla di buono.
“Sì, Hijikata?” domandò lui,
con la sua solita espressione da santerellino.
Hijikata lo fissò per lunghi attimi, sempre con sguardo
furente.
All'improvviso alzò una mano come a volergli dare uno
schiaffo.
Okita strinse involontariamente gli occhi per ricevere il colpo. Che
però non arrivò.
Con prudenza si azzardò ad aprire un occhio.
Hijikata era ancora di fronte a lui. Solo che aveva abbassato la mano e
ora lo stava guardando con uno strano sorriso storto.
“Mi pagherai i danni. Fino all'ultimo centesimo.”
Okita sbuffò, ma sempre con il suo sorriso sadico stampato
in volto. Non era poi tanto male come punizione.
“Inoltre” Hijikata non aveva ancora finito
“Sei sospeso Sogo. A tempo indeterminato!”
Ad Okita si spalancò la bocca dallo stupore.
“Ma...ma...” balbettò “Non
puoi! Hijikata!”
“Io il Vicecomandante, a me le decisioni!”
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Angolo dell'Autrice:
Eccomi! ^^
Questo capitolo mi piace tantissimo! ^^
Aaaaah! Viva la tenerezza! Sono una coppia improbabile, ma sono troppo
teneri insieme! ^^
E sono anche molto felice che la storia vi stia piacendo! Non sapete
quanto mi rendete felice dicendo che vi piace! Davvero!
Vi ringrazio tantissimo per le bellissime recensioni che mi lasciate!
Grazie Gintokina,
grazie saku89,
grazie SesshomaruJunior!
E' grazie a voi se continuo a scrivere! So che ne vale la pena!
ç__ç Grazie!
Passando a cose più frivole.
Mi siete sembrati interessati alla frittata alla
Beat, per cui vi lascio la ricetta. ^^
Ingredienti:
Uova (3 ogni due persone)
Latte qb
Un pizzico di sale
Un pizzico di pepe
Formaggio grattuggiato
Cipolla tagliata a fettine sottili sottili
Qualche foglia di menta spezzettata
Lavorazione:
Mettetele uova in una terrina (altrimenti detta ciotola, ma terrina fa
più figo) e sbattetele con una forchetta.
Aggiungete latte e formaggio (sempre continuando a girare l'impasto),
mettete sale e pepe (andate a occhio... non vi consiglio di assaggiare,
perché l'uovo crudo fa abbastanza schifo..!), e per finire
aggiungete cipolla e menta.
Date un'ultima rimescolata e versare il tutto in una padella
precedentemente messa a scaldare con un pò d'olio dentro.
La lasciate cuocere (toccatela il meno possibile, altrimenti si rompe e
diventano uova strapazzate), e giratela quando il lato della padella
comincia ad essere bello cotto.
Sappiate che girare la frittata è quanto di più
difficile
ci sia nel mondo della cucina, e finché non sarete un cuoco
professionista che la fa saltare facendola volteggiare per aria, vi
consiglio di chiedere aiuto alla prima persona competente in giro.
Comunque il mio metodo è mettere un piatto sopra la
frittata,
girare la padella e far scivolare di nuovo la frittata nella padella
(questa volta dall'altro lato). Sappiate però che non
è
certo un metodo perfetto... -.-
Comunque sia, se riuscirete a sorvolare se questo particolare,
voilà, la vostra frittata è bella che pronta da
mangiare.
Bon apetit! ^o^
Per favore, fatemi sapere i vostri commenti,
pareri o critiche!
Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti
leggeranno e basta.
Beat
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