Quando Michele, Sara e Mila arrivano
in ospedale, Emil sta uscendo.
È stato portato al Pronto Soccorso da
suo padre, nonché coach, dopo aver vomitato nel bel mezzo della hall
dell’albergo. Ha la testa insaccata nelle spalle e lo sguardo basso,
quando viene letteralmente travolto da Sara e Mila, e costretto a fare qualche
passo all’indietro per non cadere seduto a terra sotto il peso delle due
ragazze.
Una urla in russo, l’altra in italiano, Emil guarda
una e poi l’altra senza capire cosa diavolo stiano dicendo. Giusto di Sara
riesce a beccare qualche parola, ma non è abbastanza per mettere insieme una
frase di senso compiuto.
-Cosa?- chiede confuso, prima di accorgersi di Michele poco più in là.
I due si fissano per uno lungo momento mentre Sara tira fuori dalla borsa il
cellulare, e lo passa ad Emil. Il ragazzo, legge la
notizia che lo vuole con un piede nella fossa, e alla fine sospira un -I
giornalisti si sa, sono bravi a gonfiare le notizie da nulla.- che lascia i tre
a bocca aperta.
Racconta di aver vomitato nel bel mezzo del check-out in albergo, e visto
il livido che ha in faccia, i giornalisti devono aver tirato le
conclusioni da soli. Si tocca distrattamente la medicazione sulla sua guancia
mentre parla - Sono caduto durante un allenamento, succede.- ride mentre
il padre, poco più in là , scrolla la testa.
Michele è incredulo -Non sei caduto.- mormora. Ha parlato in italiano,
ma Emil sembra averlo capito. Si chiude nelle spalle
mentre lo guarda, che avrebbe dovuto fare? Dire a suo padre ch un pattinatore
avversario l’ha steso con un destro? Lo avrebbe denunciato alla federazione
sportiva per condotta violenta.
-Perché hai vomitato? Hai preso un virus?- gli chiede Sara.
-Non mangiavo da ventiquattr’ore, non avevo
voglia.-
Questo è grave. L’appetito di Emil è
leggendario. Non c’è una persona, nel mondo del pattinaggio artistico
che non si sia chiesto, almeno una volta, come diavolo faccia Nekola a mangiare così tanto e a non sfondare il ghiaccio
con uno dei suoi salti. Sara corruga le labbra contrariata mentre il padre di Emil, si avvicina alla strada per chiamare un taxi.
-Ascolta…- Michele sposta la sorella di lato per
avvicinarsi, ma non è decisamente la sua settimana questa. Non appena fa per
aprire bocca per continuare a parlare, un taxi si avvicina alla strada e
coach Nekola chiama il figlio. Emil
annuisce nella sua direzione, prima di borbottare un saluto.
Dio, così triste non sembra nemmeno lui! Michele lo afferra per un braccio
prima che si allontani. Vorrebbe dirgli tutto quello che gli passa per la
testa, ma l’unica cosa che gli chiede è perché non lo abbia denunciato.
- A me piaci davvero Mickey, se ti facessi soffrire, soffrirei anche io.
-Michelino ha
proprio preso male la sua sconfitta.-
Sara guarda la madre e poi alza gli occhi al soffitto. Non è per aver lisciato
la partecipazione al Grand Prix
che Michele è così triste da che sono tornati in Italia.
Emil non si è più fatto sentire. Dopo mesi passati a
parlare sui social, da che si sono conosciuti, ha smesso ogni contatto con
Michele. Non che Sara glie ne faccia una colpa, sia chiaro.
Michele glie l’ha detto la sera prima, mentre fissava senza vederlo realmente
lo schermo del suo pc. Sara gli ha chiesto se gli
manchi sentirlo praticamente tutti i giorni, dopo mesi passati a maltrattarlo e
a chiedersi che diavolo volesse da lui quel tipo strano, e per risposta
Michele si è morso le labbra, prima di balbettare la bugia più pietosa del
creato.
-No, certo che non mi manca, perché dovrebbe?-
Ah, uomini! Sara si passa una mano su un lato del viso mentre guarda il
fratello sprofondato nel divano davanti al televisore. Dovrebbe farlo cuocere
nel suo brodo per almeno un paio di mesi, ma è troppo buona d’animo per
farlo. Non appena sono soli, si siede accanto a lui, e gli porge il cellulare.
-Cosa?- chiede Michele mentre Sara infila le mani fra le sue, e tocca lo
schermo.
È una foto di Emil,
è su una pista di pattinaggio con una decina di bambini. Sta sorridendo
nonostante la faccia gonfia, ma non sembra felice.
-È tornato a casa.-
lo informa Sara.
-E allora?- Michele si costringe a distogliere lo sguardo da
quell’espressione mogia che lo fa sentire peggio di quanto non stia.
-Ho controllato, i voli last minute per Praga costano settanta euro.
Emil ci sa
davvero fare con i bambini.
Sarà perché, nonostante abbia diciotto anni, a volte riesce ad essere molto più
infantile di tutti loro messi assieme, o per naturale predisposizione, sta di fatto che i
bambini del corso baby di pattinaggio lo adorano.
Quando Michele entra nel palaghiaccio, la
lezione sta per finire. I piccoli allievi sembrano divertirsi, e anche il
loro maestro. Emil è di spalle, ma Michele è certo
che stia sorridendo alla bimba che si è appena esibita in una piroetta di
fronte a lui.
-Ehi, ma tu sei Michele Crispino!-
Michele sbarra gli occhi quando uno dei bambini lo indica e Emil
si volta sorpreso. Si fissano stupefatti dai due lati della pista, prima che
Michele venga assalito da un nugolo di bambini sovraeccitati e sia costretto a
firmare una quantità imbarazzante di autografi.
-Che ci fai qui?-
Bella domanda, Michele si gratta la fronte mentre Emil
lo guarda perplesso. È evidente che non si aspettava di vederlo, e sa da
una parte, è felice di averlo sorpreso, dall’altra non sa come diavolo
rispondere alla sua domanda.
Oh meglio, lo sa, ma è troppo imbarazzante rispondere.
-Allora?- Emil lo incalza e Michele sente le
orecchie andare a fuoco. È sicuramente arrossito come una mammoletta. Si schiarisce la voce, e gira la testa verso
una spalla.
-Sei uno stronzo, non puoi entrare a forza nella vita di una persona, e poi
sparire così.-
Emil lo fissa come se fosse un drago a tre teste, e
Michele si chiede se sia possibile morire di imbarazzo. Maledizione,
quale ventiduenne non è capace di sostenere una conversazione al suo stesso
modo? Si augura nessuno o il mondo è destinato allo sfascio.
-Mickey perché sei qui?- ripete Emil con dolcezza -Volevi
vedermi?- e Michele alza su di lui il viso. Oh, andiamo, non dovrebbe
sorridergli a quel modo. È ingiusto.
-Sì.- mormora.
-Perché?-
-Perché non lo so se mi piaci anche tu, ma so che se non mi stai attorno, mi
sento solo.- Emil sgrana gli occhi e Michele si morde
l’interno di una guancia per la vergogna. Maledizione! -Vaffanculo,
Nekola, guarda che mi fai…-
Emil non lo lascia finire, dandosi una spinta sui pattini,
gli butta le braccia al collo, Michele
gli si aggrappa addosso per non finire per terra - …Dire.-
-Mi basta questo, Mickey! Sssh, non sforzarti.-
Michele sente un nodo stringergli la gola, Emil è
così emozionato da non riuscire quasi a parlare - Sei un idiota.- sussurra
mentre strofina il viso contro la sua spalla - Si può sapere perché ti piaccio?-
-Perché sembri triste quando pattini.-
-Cosa?-
-Lo so, pattini per Sara, lo dici in ogni intervista. Però, secondo me, ti
senti solo quando lo fai. Ogni volta che ti guardo ho l’impressione che tu stia
cercando qualcosa, più che omaggiando tua sorella.-
Michele sospira - E che sto cercando secondo te?-
-Qualcuno che, magari, voglia restare con te per sempre.-
Michele trattiene il fiato. Dopo i primi anni passati in simbiosi, Sara
non ha fatto altro che cercare la sua indipendenza, lasciandolo indietro.
Nonostante Michele abbia sempre cercato di trattenere i lembi del loro
rapporto, non è riuscito a far si che questo rimanesse stretto com’era in
passato. E ora gli manca. Gli manca qualcuno che lo guardi come se fosse il
centro del mondo. Gli manca avere la certezza che, qualsiasi sarà la portata
del fallimento, c’è qualcuno per cui sarà per sempre un eroe.
-Ehi ci hai fatto caso?-
Michele corruga la fronte.
-Ti ho abbracciato, e non hai urlato come se ti stessero scannando. Anzi, mi
hai abbracciato anche tu.-
Michele scoppia a ridere -Ehi, quel giapponese mi ha spaventato, non è colpa
mia. Tu non lo hai visto alla festa dell’anno scorso mentre ballava con Giacometti. Avresti urlato anche tu a vedertelo addosso!-
-Giacometti?- Emil si
allontana per guardare Michele in faccia - Perché ballava con Giacometti?-
Michele sta per raccontargli della sbronza colossale che Yuuri
e gli altri si sono presi durante la festa, quand’è ecco che si accorge di una
cosa. Non solo si stanno abbracciando, ma stanno praticamente naso a naso, ma
non gli da’ fastidio. Anzi, una parte di lui si sta chiedendo cosa proverebbe a baciare quel sorriso buffo.
-Non spaventarti, ma non hai idea di quanto voglia baciarti in questo momento.-
mormora
Emil arrossisce fino alla radice dei capelli e peggio
che mai, ora Michele vuole davvero baciarlo.
-Scusa non avrei dovuto dirlo.- farfuglia. Cerca di scostarsi, ma Emil è più lesto di lui.
Lo prende per il bavero della giacca, e prima che possa protestare, ha
già premuto la bocca sulla sua con una tale forza da fargli male coi denti.
Michele ha già baciato ed è stato baciato, ma mai così. Emil è chiaramente
inesperto, se questo non è il suo primo bacio, è il secondo, ma ha una foga e
una passione tale, che quando si allontana per respirare, è Michele
prendergli la testa fra le mani per piegarlo verso di sé e baciarlo. Si
allontanano solo quando, distrattamente, Michele gli tocca la guancia ferita, e
nel bacio, Emil mugugna per il dolore.
- Mi dispiace.-
-A me no.-
Michele ride -Smetterai mai di essere un raggio di sole?-
Emil scrolla la testa -Il tuo? Mai.-
SCENA BONUS:
Sono passati diversi mesi dalla vittoria di Yuuri al Grand Prix e lui e Viktor stanno seguendo gli europei di
pattinaggio alla televisione. A contendersi
l’oro sono Nekola per la Repubblica Ceca e Crispino per l’Italia. Quando termina l’esibizione di quest’ultimo, Yuuri si ritrova a battere le mani estasiato.
-Sono io o Michele sembrava proprio divertirsi?- chiede a Viktor seduto accanto
a lui. Questo non risponde subito,
sembra preso da chissà quale riflessione -Viktor?-
-Quella non è la giacca di Emil?- chiede
indicando lo schermo con un cenno della testa - Quella del libero alla coppa di
Russia.-
Yuuri socchiude gli occhi e cerca di fare mente
locale. Beh, sì, sembra proprio la
giacca di Emil. Non ci fa troppo caso, però. Non è
raro che alcuni pattinatori prendano spunto dai costumi dei colleghi. Come il
piccolo Minami ad esempio, e il suo tributo al
suo costume più brutto.
-Quello invece è il cravattino di Michele.-
Yuuri sposta lo sguardo da Viktor
a Emil sullo schermo. Sì, quello sembra il cravattino
di Michele, quello del costume che aveva
alla coppa di Russia. Arriccia leggermente il naso, è strano.
-Beh, ora si capisce perché Michele sembrava divertirsi così tanto.-
Viktor si alza lasciando Yuuri perplesso davanti allo schermo -Eh?- esclama -Perché?- si alza per seguire il suo coach (e compagno) nei bagni - Dai spiegamelo!-
FINE
Spero davvero che vi sia piaciuta. Ho
altre storielle su Emil e Mickey, quindi questo non è
un addio, ma un arrivederci. Sempre che non mi diciate che, piuttosto che pubblicare su questi due, dovrei darmi all'ippica :P