Sposerò
Gustav Le Bon
In
cui Will fa una scommessa e vince tutto.
-Oh
mio Dio! Tu sei Gaston La Beouf! Oh, io sono
un tuo grandissimo fan!
Nico
si guarda attorno, chiedendosi se il ragazzo
esagitato ce l’abbia davvero con lui. È biondo,
carino e inquietante. Proprio
il suo tipo. -Oh, devi assolutamente farmi un autografo. Mia sorella
impazzirà!
Sì,
sembra di sì. Avanza con la pelle arrossata
dal freddo e un sorriso inumanamente largo, e sembra dirigersi proprio
verso di
lui. Nico combatte contro la voglia di scappare e vince. -Ho tutti i
tuoi
dischi! Li ascolto ogni sera, sai, adoro la tua voce, e devo dire che
dal vivo
è molto meglio.
Nico
arrossisce, anche se probabilmente il ragazzo
sta mentendo – sicuramente, in realtà, non gli ha
ancora detto mezza parola,
quindi è innegabile. Arrossisce lo stesso, sotto
l’espressione truce, e il
sorriso dell’altro si allarga ancora un po’.
-No,
credo che ci sia un errore, io non sono…
Il
getto ustionante del caffè lo colpisce dritto
al petto. Incredulo, gli ci vuole un secondo per vedere, in ordine, il
bicchierone del caffè (vuoto, ormai), la faccia mortificata
del ragazzo biondo
(in realtà non lo è poi così tanto,
sembra che stia per scoppiare a ridere) e
la macchia gocciolante sul tessuto. Peccato, gli piaceva quella
maglietta.
Molto nera.
-Oh
mio Dio, mi dispiace. Non posso davvero aver
ustionato Gustav Le Bon, credo che potrei morire di
imbarazzo… ti pagherò la
tintoria. Certo, sì che lo farò, ne conosco una
qui vicino. Vieni, Gaston, - posso
chiamarti così, si? - ti accompagno – posso darti
del tu?
Nico
rimane per un secondo stordito dal
chiacchiericcio del ragazzo, prima di accorgersi che dovrebbe
rispondere –
possibilmente prima che l’altro ricominci. -Non ce
n’è bisogno, vado di fretta,
devo andare, ho un appuntamento, addio. E poi io non sono…
-Oh,
allora puoi darmi il tuo numero di telefono.
Ci incontriamo e ti pago la lavanderia.
Quando
Will viene loro incontro con un sorriso
accecante e un bigliettino in mano, Connor incassa i soldi.
-Oh,
non può essere.
-Sgancia,
Trevis.
Il
ragazzo allunga una seconda banconota anche a
Will, accompagnata da un broncio.
-Con
questi gli offrirò un caffè la prossima volta
che lo vedrò.
-Certo,
un altro caffè da lanciargli addosso. Fra
l’altro, è un cliché abominevole-
borbotta Trevis, ancora seccato per la
perdita.
-Zitto,
davero, tu non puoi nemmeno provare, a
parlare. “Katie, mi presti una penna? L’ho
dimenticata, che sbadato!”
-Ma
era vero, avevo davvero dimenticato quella
penna!
-Per
quattro anni consecutivi?
-Lascia
perdere, forse avrei dovuto fingere di
credere che fosse Hillary Duff.
Will
non risponde, fissa il bigliettino di carta
sottile con un sorriso ebete. -Ragazzi, credo che le nostre scommesse
possano
avere fine.
-Perché?
-Ho
trovato il mio Gustav.
-Scommetto
che non durerà nemmeno una settimana.
Una
settimana dopo, Trevis ha perso una scommessa.
Di nuovo. E Will porta fuori Nico. Di nuovo.
NdA:
Non
è il meglio che potessi produrre, già.
È corta,
piuttosto stupida e scritta in appena un’ora, in un periodo
di noia profonda. Sono
stata totalmente ispirata da altro, mi dispiace. Spero che possiate
comunque
apprezzarla, almeno un po’, perché mi dispiaceva
non aggiornare per Natale.
Quindi, auguri! (e per Capodanno scrivo qualcosa di meglio, prometto).
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