Note
iniziali:
Avendo
cominciato a
scrivere prima della fine dell’anime, ci saranno incongruenze
con il finale
canonico (Il What if?
si riferisce a questo). In particolare, Yuuri ha vinto l’oro,
Yurio l’argento, JJ il bronzo,
Victor non ha ripreso a competere e lui e Yuuri vivono insieme ad
Hasetsu.
Grazie
mille per aver aperto la storia e
buona lettura!!
Immagine di SpigaRose
Questa
raccolta è dedicata a Zaira
perché
ha sempre creduto in me
e
mi ha sempre sostenuto
Grazie.
Casa
[Prompt:
Tazza Calda]
Nonostante
le proteste colorite che erano state opposte a quella decisione,
né Yakov né
Lilia avevano voluto sentir ragioni, e Yuri Plisetsky, subito dopo la
serata di
gala del Grand Prix, era stato mandato a casa senza tante cerimonie.
Non
era pensabile che volesse ancora allenarsi, non dopo essersi guadagnato
l’argento alla finale di quell’anno, ed entrambi i
suoi coach la pensavano allo
stesso modo; poco importava che per Yuri, l’essere stato
umiliato per
l’ennesima volta dal cotoletto, piazzatosi al primo posto,
fosse motivo di
grande rabbia e vergogna, i due erano d’accordo sul fatto che
avesse bisogno di
riposo. Quella gara gli aveva risucchiato la maggior parte delle
energie, e
anche se aveva dato prova di possedere una certa resistenza, non era
salutare
sforzarsi in quel modo.
A
Mosca, ad una settimana dalla fine del Grand Prix, si respirava
già aria di
festa. Non che Yuri se ne sentisse granché toccato: la
delusione a seguito
della sconfitta bruciava ancora, come quando da piccolo era scivolato
di
ginocchia sul ghiaccio, però doveva ammettere che
l’atmosfera familiare e priva
di stimoli competitivi lo rendeva meno incline ai suoi soliti scatti
d’ira.
Guardò
fuori dalla finestra, dove alcuni fiocchi di neve vorticavano. Dalla
sua camera
riusciva a vedere la strada su cui dava casa sua, piena di luci
intermittenti e
persone che camminavano come se lì fuori non ci fossero
cinque gradi sotto zero,
probabilmente già presi dall’atmosfera piena di
lucine intermittenti e gioia, o
alla ricerca di regali per parenti ed amici. Yuri sbuffò
rumorosamente,
abbastanza da far innervosire Noski,
il quale, rizzando il pelo, scese dallo stomaco del suo padrone, sul
quale era
stato accoccolato fino a quel momento.
La
prima reazione di Yuri fu quella di sporgersi fuori dalla sponda del
letto per
afferrarlo, ma il gatto fu più veloce, e con uno scatto si
andò a sedere sulla
sedia girevole della scrivania. Si fissarono per qualche secondo, occhi
gialli
e occhi verdi, poi Yuri decise bene di fare una linguaccia al proprio
gatto e
borbottare un poco convinto. «Fa’ come ti
pare.»
Controllò
il cellulare, sbiancando al numero di notifiche dei suoi social, e
tutto per
colpa di quelle schizzoidi delle sue fan, che l’avevano
riempito di complimenti
al limite del legale, auguri per le imminenti feste e stupide immagini.
Non che
le odiasse, era loro grato per il supporto che gli dimostravano, a modo loro, e poi diciamocelo, a quale
quindicenne non piacerebbe essere adorato da orde di ragazze? Avrebbe
solo
voluto che fossero meno, come dire, pazze.
C’erano
anche un paio di messaggi da Victor, ma li avrebbe ovviamente ignorati,
altri
da Yuuko e le gemelle e gli parve di leggere il nome Otabek Altin, in
mezzo a
tutti gli altri, ma anche solo l’idea di dover impiegare il
suo tempo a
dividere i messaggi importanti da quelli che non gli interessavano lo
innervosiva e decise che l’avrebbe fatto più
tardi. O mai.
Stava
quasi per alzarsi a reclamare l’affetto del proprio animale
domestico, che la
voce un po’ rauca di suo nonno si fece sentire.
«Yuri!
Sto preparando il tè!»
Il
ragazzo si bloccò nel bel mezzo dell’azione, i
gomiti piegati a sostenersi, e
fissò Noski, che per tutta risposta, prese a leccarsi una
zampa per poi
passarsela sull’orecchio. «Bah.»
Si
grattò il fianco, dove la felpa nera gli aveva lasciato la
pelle scoperta,
scotolandosi di dosso i peli bianchi che gli erano rimasti attaccati
all’indumento, poi si diresse verso la cucina, ma
lasciò la porta della stanza
aperta, nel caso Noski decidesse di seguirlo.
Fu
il fischio leggero dell’acqua che iniziava a bollire nella
teiera a dargli il
benvenuto, mentre suo nonno preparava l’infuso. A volte,
quando era più
piccolo, suo nonno preparava il tè nel samovar
che teneva nell’armadio in camera da letto, ma ormai era
troppo pesante perché
potesse trasportarlo, e si era dovuto adeguare ad usare una teiera
elettrica;
il sapore del tè non era esattamente uguale, ma era buono lo
stesso.
Yuri
sorrise al nonno e prese dalle mani rugose la tazza colma di liquido
scuro e
caldo.
Il
calore improvviso gli procurò un brivido lungo la schiena, e
in un altro
contesto si sarebbe dato del debole a causa di quella reazione, ma in
quel
momento non riusciva a curarsene più di tanto. Teneva le
dita raffreddate
contro la ceramica quasi scottante, respirando quell’odore
familiare che sapeva
di casa.
Si
sentì rilassare, come se la tazza calda che stringeva le
mani avesse sciolto
tutti i problemi di cui sentiva il peso.
Yuri
Plisetsky non era fatto per l’inerzia; non faceva proprio per
lui star fermo,
prendersi delle pause, no. Eppure, sorseggiando il tè caldo
preparato da suo
nonno mentre l’uomo lo squadrava con il suo sguardo duro, ma
fiero ed
affettuoso, Yuri pensò che stare seduto su quella sedia non
era così male, e
quando anche Noski decise di unirsi a loro, con la coda scura che
ondeggiava e
miagolando ai suoi piedi, alla ricerca di attenzioni, Yuri decise che
forse
avrebbe anche potuto rispondere a
quei messaggi, una volta finito il tè.
Dopotutto
era a casa, e se avesse finito per
arrabbiarsi, ci avrebbero pensato il tè di suo nonno e le
fusa di Noski a
rilassarlo.
[869 parole]
Note della pseudo
autrice:
Hola
gente!
Per
prima cosa, voglio ringraziare di cuore chiunque abbia letto fino a
qui, vi
voglio bene :)
È
la prima volta che scrivo in questo fandom, e in generale la prima
volta che
scrivo dopo taaaanto tempo, quindi sono aperta a tutti i commenti che
vorrete
(si spera) lasciarmi, anche quelli critici (purché, vi
prego, siano costruttivi,
perché sono qui con l’intento principale di
migliorarmi, e gli insulti
scoraggiano e basta).
Devo
ringraziare Kubo-sensei per avermi fatto tornare la voglia di scrivere
e
la pagina facebook Fanwriter.it
per avermi dato la possibilità di farlo, grazie
a questo
contest organizzato per il periodo Natalizio.
La
citazione che dà il titolo alla storia è di
Marjorie Holmes, e l'idea principale
è quella di raccontare sprazzi delle
“vacanze” di Yuri e di
come lui, attraverso l’affetto di chi lo circonda, impari che
casa non è solo
un luogo, ma possono essere più posti, emozioni e persone.
(Perché
fondamentalmente gli voglio un bene dell’anima e voglio solo
vederlo felice!)
Fun
fact: Noski significa calzini in
russo, perché il gatto di Yuri è bianco
con le zampe scure, e io sono molto stupida.
Non
so molto che dire, sono un tantino emozionata, ad essere
sincera… Ho già pronte
le prime quattro storie, che posterò spero al più
presto possibile!
Grazie
mille di nuovo, e buona continuazione delle festività!
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