Christmas Deal

di Menade Danzante
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Christmas Deal





«Dunque, abbiamo un accordo, Dearie?»

Non le piace per niente il sorriso – ghigno sarebbe più appropriato come termine – che le labbra del bastardo hanno appena formato. È a quell'affermazione che la convinzione di Emma comincia a vacillare. Improvvisamente, si chiede cosa sia venuta a fare lì, in quel palazzo in mezzo al nulla dove abita un essere – ha difficoltà anche a definirlo uomo – di tale inettitudine. Si chiede come mai i suoi genitori non abbiano ancora fatto nulla su un piano legale per fermarlo, per impedirgli di fare quello che fa. Eppure tutti lo conoscono, tutti sanno – nessuno parla, nessuno muove un dito, nessuno lo ostacola.

Nemmeno lei.

Questo la fa rabbrividire per un attimo. Non ha il coraggio neanche lei di farsi forza e di combatterlo, neanche letteralmente. È addestrata, sa usare una spada con l'abilità del padre, ma non riesce ad essere integerrima come vorrebbe. Essere lì, in piedi, di fronte a Rumpelstiltskin le ricorda di non essere perfetta e che non lo sarà mai, che, in fondo, è un essere umano in un mondo crudele che ha corrotto anche lei fino a piegarla a prostrarsi davanti ad una creatura dalla pelle verde e squamata.

«Qual è il prezzo?» chiede, la voce che fende l'aria come un rasoio. La magia ha sempre un prezzo, è quello che le hanno insegnato tutti fin da subito. Ed è semplicemente ovvio che soprattutto quella di una persona come lui ne abbia uno. Qualcosa le dice che sia anche molto elevato.

«Dearie, mi ferisci!» esclama Rumpelstiltskin, accompagnando il suono con un gesto teatrale: fa ricadere la mano sul petto con movimento fluido e spalanca gli occhi. Emma non ci casca: non esistono favori con quell'usuraio che la guarda in un modo che non le piace per niente.

«Non sono venuta qui per giocare, come hai potuto ben vedere» rincara la ragazza, sibilando tra i denti le parole per l'irritazione. «Voglio sapere quanto è costato il tuo servizio»

«È Natale, Emma»

Quello che avverte nel sentir pronunciare il proprio nome da lui è un brivido, e quasi con orrore nota che non è di disgusto. C'è qualcosa di strano nel modo in cui quell'essere articola le lettere per formare “Emma” e non è qualcosa di pienamente positivo, è come se le assaporasse.

Scuote la testa: deve concentrarsi sul presente, sull'accordo.

«Vorresti farmi credere che persino i mostri come te sanno fare dei regali?»

Egli ghigna di nuovo, l'immondo. Emette un suono stridulo che somiglia ad una risata prima di sporsi in avanti verso di lei.

«Hai perso un'occasione» le fa notare in modo beffardo. Emma non sa mai quando sia serio e quando le stia mentendo. Ha il dubbio che possa sempre raccontarle idiozie per irretirla. Questo la manda in confusione e non le piace.

Rumpelstiltskin riprende: «Avevo proprio deciso di non farti pagare nulla, Dearie, ma visto che insisti tanto...»

La principessa vorrebbe ribattere, mandarlo al diavolo, lui e i suoi servigi, ma l'essere ripugnante agita la destra in aria e per istinto la ragazza guardo in alto: una piantina di vischio si è appena materializzata sulle loro teste. È Natale, le aveva fatto notare l'altro. Purtroppo, aggiungerebbe adesso lei, ma non lo fa: si limita a sperare di aver frainteso e di essersi fatta un'idea sbagliata.

«Impressionante» commenta sarcastica, fingendo di ammirare l'eleganza della magia. «Torniamo a noi. Il prezzo»

«Un bacio, Dearie, mi pare ovvio!» squittisce Rumpelstiltskin, accorciando ancora le distanze. «Allora, abbiamo un accordo?» ripete, il tono più basso che le dà una scarica (di nuovo) che Emma non è disposta ad ammettere.

Riflette rapidamente perché la risposta è già lì: suo figlio non deve ricordare che suo padre è scappato, che l'ha lasciato lì, che ha lasciato lì tutti e due senza una spiegazione sensata, senza dir loro addio, senza vedere Henry crescere e diventare adulto. Deve proteggerlo a tutti i costi e un incantesimo di memoria è tutto quello che le serve per salvare l'integrità psicofisica del bambino. Ha già sbagliato lei troppe volte in passato perché suo figlio possa sopportare anche il dolore causato da suo padre. Non è riuscita a proteggerlo da se stessa: è suo dovere farlo almeno adesso.

Ciò che Emma non dice è che con quell'incantesimo vuole salvaguardare anche se stessa, vuole sentirsi una madre amorevole che si prende cura di suo figlio, lei che per anni ha giocato a non averne uno. Vuole avere la coscienza a posto, ma sa, in fondo, che non l'avrà mai e che non l'ha mai avuta. A salvarla dalla follia è l'amore per suo figlio, amore che deve coltivare e deve guidare verso il bene. In un lampo si chiede se stia fallendo miseramente, se sia necessario davvero modificare i ricordi di un infante per non fare del male a nessuno dei due – perché Emma sa che farebbe male anche a lei vedere negli occhi di Henry la delusione che suo padre vi ha lasciato.

Vorrebbe piangere, ma si trattiene: non deve mostrare le sue debolezze davanti al mago.

«Abbiamo un accordo» concede, prendendo un respiro prima di eseguire. Chiude subito la distanza, poggia le labbra su quelle poco invitanti di Rumpelstiltskin e spera che finisca presto.

È lui ad approfondire il contatto, a schiuderle le labbra con una foga gentile che non le lascia scelta. È lui che le sfiora la vita con un braccio e la nuca con la mano per tenerla più stretta, per non farla fuggire. È lui che le artiglia la schiena attraverso l'abito con le unghie affilate mentre la assaggia con avidità.

Non dura molto, ma quando il bacio finisce Emma non sa dire quanto tempo sia passato. Nel momento in cui si separano, anche il vischio scompare.

La fanciulla non riesce a sopportare lo sguardo irrisorio e schifosamente soddisfatto dell'altro: fa dietrofront e si avvia verso l'uscita senza guardarsi indietro.

Alla lista delle cose che la giovane donna non ammetterà mai si è appena aggiunto un punto: le è piaciuto.






FINE





Angolo dell'autrice: Salve!
Non torno in questo fandom da anni, credo, e devo ammettere che tornare a scrivere dei personaggi di OUAT mi è piaciuto molto. Non escludo di poter tornare in occasione di questi event sul gruppo “We are out for prompt”, dipenderà tutto dai prompt e dalla mia fantasia in merito. Questa storia nasce dalla traccia di Aris Parcker Efp, che ringrazio di cuore.
Ringrazio, inoltre, tutti coloro che la leggeranno, chi vorrà fermarsi a lasciare il proprio parere e chi semplicemente aprirà per sbaglio questa FF.
Alla prossima e buone feste!

Menade Danzante





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