VIII
«Allora,
ricapitoliamo, sapete che sono particolarmente lento su queste cose:
l'Amortentia di Malfoy ha, a quanto pare, l'odore del bagnoschiuma di
Harry. E secondo te, Hermione, anche l'altro odore che Malfoy sente
–
cos'era? I tavoli della Sala Grande? Che miseriaccia di odore
è?! –
è collegato ad Harry perché all'inizio dell'anno
si incontravano
sempre in Sala Grande, quindi, correggetemi se sbaglio, e perdiana
spero di sbagliarmi, tutto ciò significa che Malfoy
ha una cotta per Harry?»
«Salazar,
Weasley, non è difficile,» disse Malfoy
– Malfoy?
– , «e hai
dimenticato la parte dove Granger ha dichiarato che anche lo
Sfregiato ha una cotta per me. Quindi non guardarmi come se fossi
l'unica checca qua dentro!»
Un
tonfo che Harry non capì bene da dove provenne,
«Questo lo sapevo
già da un bel po', brutto viziatello del cazzo, ma speravo
che se
non fosse ricambiato prima o poi si sarebbe messo l'anima in
pace!»
«Ron!»
«Ah,
che peccato, non hai idea di quanto mi dispiaccia aver rovinato i
tuoi piani di famigliola felice con Harry Potter! Volevi accasare tua
sorella? Mi sa che la Piattola ha qualcosa in
meno che potrebbe non
piacergli. Qualcosa in più non credo, non vedo particolari
forme
prorompenti nel suo fisico da sciacquetta.
«Malfoy,
per favore!»
Un
altro tonfo e il rumore di una sedia che strusciava sul pavimento,
«Ti avverto, Malfoy, un'altra parola e ti spacco la
faccia.»
Stanco
di sentire i loro battibecchi, Harry afferrò la prima cosa
che ebbe
sotto mano – il cuscino sotto la sua testa e fu una fortuna
rendersi conto di averne due, così sarebbe potuto ritornare
a
dormire – e lo lanciò alla cieca, senza neanche
riaprire gli
occhi.
Si
girò su un lato e abbracciò il cuscino rimasto,
cercando di
mettersi più comodo possibile e continuare quel meraviglioso
sonno
senza sogni. Intorno a lui calò il silenzio, ma se ne
curò poco.
Almeno,
fino a che Malfoy non parlò. «Sua grazia vuole
dormire. Donnola,
Castorino, non siete i benvenuti, sciò.»
«Perché
dovremmo andarcene noi?!»
Non
ci fu risposta, ma dai rumori e dai fruscii che distrattamente Harry
sentì, con molte probabilità Malfoy aveva
mostrato qualcosa. Il
dito medio, scommise con se stesso.
«Va
bene, sì, devi parlarci da solo per ovvie
ragioni, ma...»
«Ron,
mi scoccia ammetterlo, ma credo davvero che dovremmo
andarcene.»
«Ma
Hermione...»
«Torniamo
dopo, non lo lasceremo in sua balìa tutto il
tempo!»
Sentì
Malfoy sogghignare, «Venite a salvare il Salvatore, mi
raccomando.»
«Ti
diamo un'ora, Malfoy!» ringhiò Ron, la voce sempre
più distante,
fino a sparire dopo un tonfo sordo che, suppose, era una porta che si
chiudeva.
In
realtà, Harry non stava più dormendo e non aveva
neanche più
sonno. Non sentiva molto la stanchezza, ma sapeva di non aver dormito
quanto bastava per recuperare le ore passate sveglio a guardare le
tende del suo letto, ma capì che quelle poche ore
– o minuti, boh
– che aveva passato svenuto erano bastate per farlo pensare
lucidamente.
E
dato che stava decisamente pensando con lucidità in quel
momento, si
irrigidì pensando che adesso era da solo in una stanza con
Malfoy.
Era da solo con lui dopo quello che era successo nel bagno ad
Halloween, e dopo l'ennesimo episodio con l'Amortentia – l'odore
dei tavoli della Sala Grande e olio di Argan – era
decisamente poco a suo agio. Non sapeva cosa aspettarsi da lui: una
fattura? Una maledizione? Una dichiarazione?
Non
voleva essere banale, ma Harry sperava nell'ultima opzione.
«Potter,
fossi in te io mi darei una mossa e smetterei di far finta di essere
nel mondo dei sogni. La Donnola ha detto che tra un'ora sarà
già
qui, e vorrei evitare di parlare di certe cose con lui
presente.»
Harry
sbuffò, col cuore in gola ma, appellando tutto il suo
coraggio
Grifondoro, si alzò e puntò gli occhi ancora
appannati sul viso di
Draco. Che era più vicino di quanto si aspettasse.
Erano
in infermeria, si accorse distrattamente. Con molte
probabilità,
dopo il suo virile svenimento, Hermione e Ron l'avevano fatto
levitare fino a farlo atterrare nelle amorevoli cure di Madama Chips.
«Non
chiamarlo a quel modo, altrimenti lo giustificherei se iniziasse a
chiamarti Furetto.»
Un
fine sopracciglio volò fino all'attaccatura dei capelli.
«Non lo fa
già?»
Harry
non seppe rispondergli. Si limitò a fissarlo in faccia,
seppur con
gli occhi appannati, vedendo come i capelli privi di gel cadevano in
morbide ciocche intorno al viso e un po' sugli occhi, quegli occhi
che lo stavano guardando divertiti ma con una scintilla strana che
illuminava ancora di più il grigio delle iridi.
Brillavano
così tanto che riusciva a vederli pure senza occhiali.
«Malfoy,
spiegami.»
«Spiegarti
cosa?»
Il
déjà-vu colpì entrambi, ed entrambi
sorrisero imbarazzati. O
meglio, Harry sorrise e Draco ghignò come al suo solito
– ma con
qualcosa in più, che si illuminava un po' di più
nei suoi occhi.
«Cosa
vuoi che ti dica, Potter? Tu senti il mio gel nella tua Amortentia, e
io sento il tuo orribile bagnoschiuma nella mia. Entrambi sentiamo
qualcosa che ci fa terribilmente schifo. Di conseguenza, ad entrambi
piace qualcosa che ci fa terribilmente schifo. Semplice.»
Cadde
il silenzio, mentre Harry assorbiva appieno cosa significassero le
sue parole.
«Io
ti piaccio, Malfoy?»
Una
smorfia. «Mi piace qualcosa che mi fa terribilmente schifo,
ripeto.»
«Quindi
io?»
Due
smorfie, una seguita subito dall'altra. «Mi fai schifo, ma a
quanto
pare mi piace il tuo bagnoschiuma.»
«Merlino,
ti costa tanto rispondere di sì?!» Harry
sbuffò, passandosi una
mano tra i capelli. Sentì lo sguardo di Draco seguirgli la
mano per
tutta la durata del gesto. «Senti, io non so cosa sia
successo, devi
credermi. Prima arriva quello stupido gel per capelli che, oltre ad
attentare alla mia vita in vari modi poco ortodossi, spunta come un
ingrediente di troppo niente di meno che nella mia Amortentia. Poi tu
che mi dici che nella tua hai sentito l'odore dei tavoli della Sala
Grande e io penso, penso, penso e sebbene non sia abituato a pensare
così tanto, l'unica cosa che mi veniva in mente era che
l'unica
volta che ho sentito un odore
in Sala Grande che non
fosse quello dell'arrosto che avevo davanti a pranzo e a cena era
quando ero in Sala Grande la mattina con te. Ma continuavo a non
capire, anche perché ero sempre stanco e ciò mi
rendeva più tardo
del solito. Poi è arrivato Halloween, dopo una delle
peggiori
nottate mai vissute, e ti sei presentato con quel costume, con quei
capelli, con quegli occhi e io ci cado
come una pera cotta e
finalmente capisco perché
l'Amortentia puzzava
come i tuoi capelli. E sai la cosa che ha bruciato di più,
però,
quel è stata? Che tu dal giorno dopo non hai fatto altro che
ignorarmi come fa una cacca nei confronti della mosca che gli ronza
intorno, mentre io non facevo altro che sentire il tuo odore addosso
anche quando quell'odore non c'era più. E ora
questo.»
Gli
occhi avevano vagato ovunque tranne che sul viso di Draco, mentre
sfogava tutto quello che da mesi a quella parte teneva dentro.
Vagando, fermò lo sguardo sul suo bagnoschiuma che era
abbandonato
sul comodino al suo fianco, accanto ai suoi occhiali, che con un
gesto secco ed imbarazzato inforcò, riuscendo finalmente a
vedere
nitidamente ogni contorno di ogni figura.
Scommise
che gli occhi di Draco, se li avesse guardati, avrebbero brillato
ancora di più.
«Cioè,
quello» precisò, indicando con un gesto il
flacone, arrossendo fino
alle punte dei piedi.
Draco
non rispose subito e Harry, ad ogni minuto passato in silenzio,
iniziava ad agitarsi un po' di più. Muovendosi a disagio,
allungando
le gambe lungo il letto, con coraggio alzò gli occhi su
Draco e lo
vide sospettosamente tranquillo, sul viso un espressione che sembrava
più quella di uno che stesse riflettendo a lungo su
qualcosa,
piuttosto che quella di uno che aveva appena ricevuto una sottospecie
di dichiarazione dal suo peggior nemico.
Aveva
sperato di riceverla, invece era stato lui a fare una delle
più
brutte dichiarazioni di tutti i tempi.
Harry
Potter, il Ragazzo-Che-Faceva-Schifo-A-Dichiararsi.
«Mi
hai dato della cacca, Potter?»
«Hai
capito altro
in quel cazzo di discorso di merda che ho fatto oltre al fatto di
averti paragonato ad una cacca?!» Si prese la testa tra le
mani,
sbuffando, con una strana voglia di piangere. «Lascia
perdere, non
importa.»
Cosa
poteva pretendere, d'altronde? Era Malfoy! E Malfoy era un idiota.
Un
bell'idiota. Uno spocchioso, antipatico, fastidioso, profumato
idiota.
Per
tutti gli dèi, era davvero, davvero, davvero
fottuto. E non capiva
neanche perché! Draco Malfoy rappresentava tutto quello che
odiava,
o non sopportava, o che non voleva per niente avere a che fare,
eppure...
Eppure.
Eppure
stava per piangere – e lui piangeva solo di notte, solo
quando le
ombre lo circondavano e gli strappavano via la sanità
mentale –
perché Malfoy pensava alla sua inesistenze somiglianza ad
una cacca
piuttosto che a... che a tutto il resto.
All'improvviso
si sentì afferrare per il colletto della camicia e fu
sollevato di
poco, arrivando alla stessa altezza di Malfoy che troneggiava accanto
al suo letto. Era scuro in volto, i denti appena digrignati dietro
alle labbra socchiuse, gli occhi che brillavano lucenti puntati
dritto nei suoi. «Non importa, eh?»
«Lasciami,
maledizione!»
E
ci fu il bacio.
Non
il bacio che aveva desiderato, o immaginato. Un piccolo bacio a
stampo, della durata di tre secondi netti. I tre secondi più
lunghi
e più belli di tutta la sua vita. Le labbra vibravano e
pizzicavano
anche quando quelle di Draco – morbide, terribilmente morbide
e dal
sapore di vaniglia – si allontanarono. Si stirarono, rosee,
in una
smorfia. Poi in qualcosa che somigliava ad un sorriso, ad un sorriso
vero. Non un ghigno, non un sogghigno, non una smorfia. Proprio un
sorriso.
Rimase
a guardargli la bocca incantato ed estasiato.
«Non
importa, dici? Bene. Sappi che non mi abbasserò di nuovo a
baciare
quella tua bocca disgustosamente bagnata di saliva. Se proprio ne
vuoi un altro, fai tu.»
Lasciò
il colletto e lui ricadde tra le lenzuola del lettino come un peso
morto, senza ancora staccare gli occhi da quelle labbra, le stesse
labbra che tempo fa l'avevano quasi fatto impazzire quando lui le
mordeva mentre l'imbarazzo e il nervosismo lo coglievano.
«Ciao,
Potter.»
Alzando
delicatamente una mano, lo salutò con grazia e con
altrettanta
grazia lasciò l'infermeria.
Dèi.
Voleva
baciare ancora quelle labbra.
Harry
lasciò l'infermeria qualche ora dopo con una scorta di
Pozioni Senza
Sogno da usare con moderazione, quando ne aveva più bisogno.
Camminando verso la Sala Comune, affiancato dagli immancabili
migliori amici, cercava in tutti i modi di evitare di rispondere alle
scomode domande di Ron.
«Si
può sapere cosa ti ha detto quel Furetto maledetto? Quando
siamo
venuti a prenderti avevi una faccia! Sembrava che avessi sentito il
canto di una Sirena!»
Beh,
più o meno. «Eh.»
«Sembravi
con la testa da tutt'altra parte!» E lo era.
«Secondo me gli ha
fatto qualcosa, 'Mione, guarda, anche adesso è incantato da
non si
sa che cosa!»
Harry
sapeva bene, però, su cosa era incantato. Quel bacio aveva
rappresentato i pochi minuti che ci volevano affinché Harry
fosse
cotto a puntino! E lo era! Cotto e stracotto! Ma come ci era finito
in quella situazione? Come aveva fatto a finire con una cotta per
Draco Malfoy, proprio lui tra tutti gli studenti di Hogwarts?
Più ci
pensava, e più capiva che se si fosse innamorato di Mirtilla
Malcontenta, di certo la cosa peggiore che gli sarebbe potuta
capitare era piangersi addosso per l'eternità nel bagno del
settimo
piano. Ora, per essere positivi, la migliore
cosa che gli sarebbe
potuta capitare stando con Malfoy era testimoniare a favore di suo
padre e liberarlo dalla prigione.
E
no. Mai. Cascasse il mondo, Lucius Malfoy non si sarebbe mosso da
Azkaban.
In
fin dei conti, però, Harry non riusciva a sentire vibrazioni
negative nei confronti di Draco. A parte le loro solite
vibrazioni negative.
Non
sentiva, stando con lui, di essere in pericolo. E non voleva credere
che Draco stesse facendo tutto quello solo per proprio tornaconto e
liberare suo padre. Avanti, chi flirterebbe con il proprio nemico,
soprattutto se tale nemico gli faceva ribrezzo, solo per mettere a
piede libero un pazzo? Anche con le idee che gli avevano inculcato,
Malfoy doveva aver capito che, arrivati a quel punto, era meglio
stesse là dentro. Vero? Sperava. Sperava che non fosse anche
lui un
Mangiamorte come suo padre, almeno.
Però,
cazzo, se ripensava alle sue labbra pensava spaventosamente che
avrebbe fatto tutto quello che lui gli avrebbe chiesto, pur di
ribaciarle.
«Vedi,
Hermione? Non è qui! Non... non c'è, non con la
testa, che diamine
gli ha fatto Malfoy?! Giuro che se lo incrocio anche solo per
sbaglio...»
«Vuoi
sapere cosa ha fatto, Ron?» spazientito, Harry si
fermò e guardò
l'amico dritto negli occhi. «Mi ha baciato,
ecco cosa mi ha fatto!»
E
tutta la Sala Comune cadde in un silenzio profondo.
Spazio
Autrice:
Ok, sono miracolosamente
riuscita a finire il capitolo per tempo, però per il
prossimo, dato che non sarò a casa questo fine settimana,
probabilmente arriverà lunedì sera o
martedì.
Allora? Che ve ne pare di questo capitolo? Ho adorato scriverlo, giuro
XD
Ringrazio ancora le buone anime che hanno recensito <3 e le
carissime persone che preferiscono/ricordano/seguono. Siete sempre di
più! Ricordo che se lasciate una recensione non mi farete
altro che piacere!
Grazie <3
Emily
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