Dolcenera
Il cielo era
plumbeo, le nubi coprivano interamente la volta,
minacciando un temporale nel vento che agitava le fronde degli alberi.
Kyle era immobile davanti alla finestra della sua
stanza. Sentiva le
voci di Amanda e di sua madre provenire dalla casa accanto, ma era
distratto da un altro suono per poter ascoltare davvero ciò
che le vicine si dicevano.
Il cuore di Jessi. Batteva più
accelerato di quanto avrebbe
dovuto, agitato e ansioso. Sembrava così spaventato che il
ragazzo avrebbe voluto poter tendere le mani e tenerlo delicatamente
tra i palmi per quietarlo almeno di un poco. Ma sapeva che palpitava
così perché temeva che le cose potessero
cambiare, o peggio, tornare come prima, temeva che Kyle si dicesse che
costante significava Amanda, e che l’amore per la Bloom era
più importante di quello di Jessi.
E Kyle non poteva calmare la sua ansia,
perché ancora non lo
sapeva.
Ma le emozioni di Jessi, già forti in
quel battito furioso,
si amplificavano nel legame che i due ragazzi avevano sempre avuto e in
un attimo, quasi senza rendersene conto, Kyle si era voltato, lasciando
alle proprie spalle le risa incerte di Amanda.
Quasi i suoi passi sapessero ciò che la
sua mente non
riusciva a comprendere, lo guidarono senza esitazioni davanti alla
porta della stanza di Jessi.
Il giovane entrò dopo un attimo.
La ragazza, non appena lo udì, si
alzò di scatto
dal letto rosso sul quale era sdraiata sino ad un momento prima. I suoi
occhi verdi si concentrarono su quelli cobalto di Kyle.
«Ciao» disse, laconica, senza
lasciare trasparire
alcuna emozione.
«Ciao. Come stai?»
domandò Kyle,
avvicinandosi a lei di qualche passo titubante.
«Preoccupata».
«Oh». Kyle esitò.
Che razza di commento
era “Oh”?! Avrebbe voluto proteggerla, e invece
poteva solo farla sentire confusa e ansiosa. Cercò di
dividere l’inquietudine palpitante della ragazza dai propri
pensieri, ma si accorse di non riuscirci, ed un attimo dopo comprese
perché. Non poteva liberarsi di quell’angoscia,
perché la condivideva.
Jessi l’aveva trascinato su
un’altra via. E se
dapprima quella strada lo aveva confuso e disarmato, pian piano vi si
era abituato, ed ora era in un certo modo divenuta il suo sentiero. Il
pensiero di abbandonarlo lo spaventava un poco.
Jessi lo guardò, sollevando il mento. La
sua espressione
sarebbe potuta apparire solo orgogliosa e distaccata, se solo il suo
labbro inferiore non fosse stato percorso da un tremito.
Kyle, senza potersi trattenere, la
paragonò ad Amanda.
Mentre lei aveva capelli biondi ed occhi azzurri e una bontà
spiccata, Jessi aveva capelli scuri e ribelli; occhi verde scuro e un
carattere il più delle volte incontrollabile. Il suo modo di
fare non era delicato, ma quando si trovava davanti a Kyle cambiava
completamente, rivelando tutta la sua fragilità.
Era facile immaginare Amanda camminare piano sotto
la volta notturna, i
capelli baciati dalla timida luce lunare. Jessi pareva più
adatta per una notte priva di stelle, per un cielo nero
d’inchiostro.
Nera che porta
via che porta via la via
Nera che non si
vedeva da una vita intera così Dolcenera
nera
Nera che picchia
forte che butta giù le porte
Nera di malasorte
che ammazza e passa oltre
Nera come la
sfortuna che si fa la tana dove non
c’è luna luna
Nera di falde
amare che passano le bare
«Sei
venuto per dirmi che hai finalmente compreso i tuoi
sentimenti?» domandò Jessi. Il tono pareva quasi
indifferente, ma nei suoi occhi Kyle riconobbe la paura.
«Purtroppo no»
replicò, sperando di
poter dare una risposta diversa, una risposta che l’avrebbe
tranquillizzata, che le avrebbe fatto nascere un sorriso. «E
mi spaventa» aggiunse.
«Ti spaventa?»
ripeté Jessi.
Kyle la guardò con un nodo alla gola.
«Sì. Perché se sapessi per certo quello
che provo, potrei essere sicuro di non perderti, e invece non lo
so».
Jessi inclinò il viso verso il basso,
mentre le sue palpebre
avevano un fremito.
«Ma so che provo tanto per te»
mormorò
Kyle.
Lei sollevò gli occhi, con un brillio di
incredula
felicità nello sguardo, una felicità che
rincuorò Kyle.
Il ragazzo si avvicinò al letto. Jessi
si tese verso di lui,
e le sue labbra dolci lambirono quelle di Kyle, che avvertì
una scossa percorrergli il corpo. Con un desiderio quasi feroce si
inoltrò nel bacio, catturando la lingua di Jessi e beandosi
del calore della sua bocca.
Le mani della ragazza si aggrapparono alla
maglietta di lui,
stringendola a tal punto da far sbiancare le nocche, mentre pareva
determinata ad immergersi in quel bacio. E Kyle vide i propri abiti
cadere, sentendosi come liberato da un peso, e tese le mani
nell’ansia di liberare anche Jessi.
«Il tuo cuore batte forte. Ma mi hai
già vista
così». Un mormorio timido, ma Kyle la
fissò esitante, cercando di spiegare il motivo del proprio
tumulto interiore.
La strinse, ansioso di sentirne il calore e la sua
pelle liscia sul
proprio corpo.
«Non eri così vicina quella
volta»
disse, con voce impastata.
«È strano»
bisbigliò Jessi,
mentre Kyle le scostava i capelli dal viso. «Ho letto di
questo, ho sentito di questo, ma è come se lo conoscessi da
molto tempo. Da quando esisto».
Kyle la capiva. Era come se il suo corpo avesse
atteso
quell’attimo per tutto il tempo, ed adesso stesse gridando di
gioia per il traguardo raggiunto.
Jessi gli posò le mani sul petto.
«Ti fanno
l’effetto dell’altra volta?» chiese
timidamente.
«No. Più forte».
La bocca di Kyle, imbarazzata dalle parole che non
riusciva ad
esprimere, assaporò quella di Jessi, gustando le sue labbra
con un misto di eccitazione, ansia e aspettativa. La strinse, sentendo
le sue spalle calde sotto le mani.
Un rombo di tuono provenne dall’esterno.
La pioggia
iniziò a bagnare il mondo, frustando i vetri delle finestre
e picchiando sulle foglie degli alberi.
Ma la moglie di
Anselmo non lo deve sapere
Ch’è
venuta per me
È
arrivata da un’ora
E
l’amore ha l’amore come solo argomento
E il tumulto del
cielo ha sbagliato momento
Acqua che non si
aspetta altro che benedetta
Acqua che porta
male sale dalle scale sale senza sale sale
Acqua che spacca
il monte che affonda terra e ponte
«So
cosa succede a questo punto»
bisbigliò Jessi.
«Sì» rispose Kyle in
un sussurro.
«Dovrei saperlo anch’io».
«Ma non importa, vero? È tutto
dentro di
noi».
Quel “noi” pronunciato con
delicatezza, a fior di
labbra, spinse Kyle a catturare di nuovo la bocca di Jessi. Con
lentezza, le passò le mani lungo i fianchi. Alzò
il viso di scatto sentendola rabbrividire, ma l’espressione
della ragazza era solo meravigliata e un accenno di sorriso indugiava
lieve sulle sue labbra.
«No. Non ti fermare.
È…
bello».
E Kyle si coricò, attirando Jessi su di
sé,
osservando il soffitto attraverso la cascata dei capelli bruni della
ragazza. E quando lei indugiò con le dita sul suo viso,
disegnando con le mani il contorno del suo volto, si sentì
invadere da un tremito di felicità.
I loro gesti si succedevano l’uno
all’altro con
semplicità. Ogni movimento ne ispirava un altro in maniera
del tutto naturale, mentre i loro corpi premevano l’uno
contro l’altro, cercando conforto nel calore reciproco.
Le labbra di Jessi erano frutti da assaporare, il
suo corpo liscio e
vivo un tesoro da custodire con delicatezza e tenerezza passandovi
sopra i palmi delle mani.
Gli occhi di Kyle erano il cielo, erano
l’oceano, erano tutto
il mondo. Tutto ciò di cui Jessi aveva bisogno si trovava
lì, in quelle iridi azzurro intenso.
Il vento soffiava turbinando davanti alla finestra,
picchiando e
urlando sulle pareti, mentre la pioggia inondava i marciapiedi,
scorrendo senza freni lungo la strada. E le gocce tamburellavano contro
i vetri in una danza inquieta ed imprecisa, mentre le coperte si
distavano sotto i movimenti assorti dei due ragazzi.
Il temporale infuriava, diluviando acqua e tuoni.
Ma la mente di Jessi era immersa
nell’oceano, sconfinato e
perfetto, degli occhi di Kyle, occhi che parevano poterla contenere e
proteggere da tutto.
E se la perfezione era stata raggiunta, ora veniva
infranta da nuove
ondate di desiderio e goffa passione.
Kyle respirava affannosamente, trovando
l’armonia nella
schiena inarcata di Jessi, nei fianchi della ragazza, ardenti sotto le
sue mani.
Jessi aveva gli occhi socchiusi, puntati nelle onde
increspate delle
iridi di Kyle. Sentiva il mare dentro sé, la sua
serenità perfetta, la sua acqua limpida che si tendeva a
bagnare spiagge e rocce per qualche attimo, per poi ritirarsi.
Kyle strinse le gambe. Jessi gemette piano,
chinandosi e appoggiando la
guancia accaldata contro quella del ragazzo.
Le coperte si aggrovigliavano sui loro corpi nudi.
Ma la moglie di
Anselmo sta sognando del mare
Quando ingorga
gli anfratti si ritira e risale
E il lenzuolo si
gonfia sul cavo dell’onda
E la lotta si fa
scivolosa e profonda
Acqua di spilli
fitti dal cielo e dai soffitti
Acqua per
fotografie per cercare i complici da maledire
Acqua che stringe
i fianchi tonnara di passanti
Quando si
fermarono, si fermarono assieme.
Kyle cinse i fianchi di Jessi, tenendola stretta a
sé,
beandosi del corpo tiepido della ragazza premuto contro il proprio. Il
futuro sembrava ancora una cortina di nubi che coprivano il cielo,
impedendo di vederne l’azzurro, negando la speranza di un
sole.
Ma forse ora, mentre il ragazzo respirava piano il
profumo dei capelli
di lei, qualche raggio riusciva timido a filtrare attraverso il bigio
cupo delle nubi ingombranti.
Un fremito si risvegliò nel corpo di
Jessi, che strinse a
sé le braccia di Kyle.
«Jessi?» domandò il
ragazzo, confuso.
«Piangi?»
Le sue mani salirono alle guance della ragazza,
dove trovarono un paio
di lacrime incerte. Le asciugarono quasi esitanti, non riuscendo a
spiegarsi la loro origine.
«È da stupidi,
vero?» mormorò
Jessi. «Mi sento così felice…
Completa».
Kyle sentì il proprio cuore alzarsi
sollevato alle ultime
parole della ragazza. Poi analizzò la domanda, e
scoprì la risposta nel tumulto del proprio animo.
«No» sussurrò, il
mento affondato nei
capelli di lei. «Non è da stupidi».
La abbracciò, cullandola piano.
La pioggia iniziava a diminuire, ed i primi
coraggiosi iniziavano ad
avventurarsi fuori dalle proprie abitazioni. Sembrava che, dopo il
temporale di guerra dichiarata, il cielo si fosse deciso a trovare un
accordo, una proposta di pace.
Oltre il muro dei
vetri si risveglia la vita
Che si prende per
mano
A battaglia
finita
Come fa questo
amore che dall’ansia di perdersi
Ha avuto in un
giorno la certezza di aversi
Le gocce si
fecero meno agguerrite, mentre la pioggia si quietava
completamente. Un sole timido e ormai in declino iniziò ad
affacciarsi alla coltre di nubi, spazzandole via con i propri raggi
sfumati del rosso del tramonto.
La gente iniziava a muoversi in modo familiare,
senza quasi badare alle
pozzanghere che si raccoglievano dove il terreno era più
irregolare. Due bambini correvano sui marciapiede, sordi ai richiami
dei genitori, balzavano a piè pari nelle pozze, schizzandosi
d’acqua sporca.
Il cielo scuro era sgombro di nubi, infiammato dal
sole che si
apprestava a scomparire dietro l’orizzonte.
Acqua che ha
fatto sera che adesso si ritira
Bassa sfila tra
la gente come un innocente che non c’entra
niente
Fredda come un
dolore Dolcenera senza cuore
Kyle era immobile
sul letto di Jessi, il malloppo dei propri vestiti
appallottolati stretto contro il petto, quasi a voler soffocare il
battito accelerato del proprio cuore.
Fuori c’era un cielo sereno, ma in
qualche modo il continuo
rumore dell’acqua gli mancava, così come gli
sembrava più vuota la casa ora che non udiva più
il martellare del cuore di Jessi, quel palpito che batteva allo stesso
ritmo del suo.
Si era districata quasi con disperazione dalle sue
braccia, aveva
lottato con i propri vestiti – che ora sembravano
costringerla in una gabbia di cotone – ed era corsa fuori che
ancora pioveva.
Piano, Kyle inclinò la testa sul proprio
petto, forse
sperando di cogliere nella propria pelle l’aroma delle
braccia e del seno di Jessi.
Sapeva che sarebbe ritornata – nessuno di
loro poteva stare
distante dall’altro – ma non sapeva quando. Avrebbe
dovuto rispondere alle domande di Nicole mantenendo quel loro incontro
segreto, ma per quel momento voleva preoccuparsi solo di rammendare il
bocciolo della bocca di Jessi e il tocco tiepido della ragazza.
Jessi sentiva il proprio cuore battere forte. Era
in piedi in una
corriera, le mani strette attorno al sostegno verticale, e teneva gli
occhi socchiusi.
Aveva i capelli fradici, appiccicati alle guance.
Sentiva sulla schiena gli sguardi perplessi degli
altri passeggeri, ma
non voleva pensare ad altro sguardo che a quello di Kyle.
E l’acqua si separava dalla stoffa zuppa
dei vestiti,
raccogliendosi in un rivolo gelido che le scorreva sulla pelle,
donandole un brivido. La maglietta e i jeans bagnati le si incollavano
alla pelle, mentre si sentiva come se quel bus la separasse dal resto
del mondo.
E mentre pensava a Kyle, sentendolo lontano, si
chiedeva cosa avrebbe
fatto di quei secondi, di quei minuti e di quelle ore che la
aspettavano. Il tempo era troppo, se non poteva essere vissuto assieme
al ragazzo.
Piano, Jessi chinò la guancia ad
appoggiarla sulle nocche
strette al sostegno.
Nei suoi occhi brillava la luce di sfolgorante
tristezza del tramonto;
il suo cuore palpitava nel ricordo dei gesti di Kyle che avevano
riportato il suo corpo ad una vera esistenza.
Probabilmente, sarebbe tornata, anche se non sapeva
quando.
Perché era sua, in quel momento
più che in
qualunque altro.
E la moglie di
Anselmo sente l’acqua che scende
Dai vestiti
incollati da ogni gelo di pelle
Nel suo tram
scollegato da ogni distanza
Nel bel mezzo del
tempo che adesso le avanza
Così
fu quell’amore dal mancato finale
Così
splendido e vero da potervi ingannare
Spazio Autrice:
Spero vi sia piaciuto. A me
è piaciuto scriverlo, perché Jessi e Kyle sono
semplicemente perfetti l'uno per l'altra.
Le parole allineate a destra e le ultime due frasi al centro sono dalla
canzone "Dolcenera" di Fabrizio De André, che ha ispirato il
tutto. Ho deciso di tralasciare le parti in sardo perché
pensavo di accompagnarle con la traduzione, ed alla fine credevo che il
testo ne sarebbe risultato troppo appesantito.
Un grazie di cuore a chiunque leggerà e vorrà
commentare.
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