I signori della guerra
Natsu
e i suoi compagni saranno costretti ad affrontare ancora molti nemici
per raggiungere Lucy: oggi ce ne sono quattro in fila pronti a
combattere!
I signori della guerra
Central
Park sembrava più vuota e spettrale che mai. Non c’era nessuno a passeggiare
tra i suoi viali, nessuno steso sull’erba e nemmeno un turista. Il cielo grigio
lanciava delle lunghe ombre nei vialetti e la neve nera di Invel cadeva giù
senza sosta, avvolgendo ogni cosa nella sua patina gelida. Ma Natsu sapeva che
in quel silenzio c’erano sei maghi spietati, pronti a tendergli un agguato. Sei
pazzi, come Zeref, disposti a tutto per fermarlo. Quando avrebbero fatto la
loro mossa?
A
salvare Natsu e il suo gruppo fu soltanto la sua prontezza di riflessi. Il
drago percepì un rumore sospetto e si fermò di colpo, ordinando ai suoi compagni
di tornare indietro. Un attimo dopo delle punte di pietra sbucarono fuori dal
terreno davanti a loro. Erano così affilate, che se li avessero colpiti, li
avrebbero ridotti ad un colabrodo.
-
Che diavolo è questa roba? - Imprecò Gajeel mentre le punte, crescevano, si
espandevano e si trasformavano in colonne, innalzandosi verso il cielo per
bloccargli la strada.
-
Qualunque cosa siano ... - Disse Gildarts facendo scricchiolare le nocche - Ci penso
io ad aprire un varco! - La sua magia, Crush, gli permetteva di disintegrare
qualsiasi cosa, ma il mago non riuscì nemmeno a sfiorare la barriera. Un uomo
schizzò fuori dal suo nascondiglio tra gli alberi e si avventò su di lui,
colpendolo così forte da scagliarlo a terra. Era alto e robusto, ancor più di
Gildarts, con indosso una corazza scura ed un mantello col cappuccio. Ma la
cosa che lo rendeva più spaventoso e terrificante era la maschera con il ghigno
di un orco che aveva sul viso.
-
E così tu sei uno dei seguaci di Zeref? - Gli gridò il manager, stringendo il braccio
dove era stato ferito dai guanti di metallo che lo Spriggan indossava. Ma il
suo avversario non gli rispose, alzò una mano ed attivò la sua magia, attirando
a sé tutto il sangue che riusciva ad estrarre dalla ferita di Gildarts. Il mago
gridò per il dolore e provò a divincolarsi ma non sarebbe mai riuscito a
difendersi da solo se non ci fosse stata Erza lì accanto.
-
Fate attenzione: questa è Blood Magic! - Il master di Fairy Tail si lanciò
all’attacco, con la spada sguainata, ma il suo avversario la evitò, facendo un
passo indietro. A fermare Erza fu un’altra donna armata di spada. Aveva i
capelli biondi, corti e mossi e degli occhi azzurri freddi come il ghiaccio.
Quando le loro lame si scontrarono l’onda d’urto fece tremare tutto il parco ed
il rumore si infilò nelle orecchie di Natsu, assordandolo.
-
Non preoccuparti Bradman, mi occupo io di questa bellezza. - Disse la donna,
leccandosi le labbra come un predatore affamato.
-
Dimaria è sempre così egoista! - Esclamò a quel punto un’altra voce, quella di
un uomo - E se Dimaria si prende il master di Fairy Tail, allora io mi prendo
tutto il resto! -
-
Accomodati pure Larcade. -
I
maghi non fecero nemmeno in tempo a capire dove si trovava il loro avversario.
Un’onda oscura travolse gli alberi e si abbatté su di loro, curvandosi come uno
tsunami diabolico. Per fortuna Laxus era pronto a reagire e disperse il muro
d’oscurità con uno dei suoi fulmini, mostrandogli finalmente la sagoma di chi
li aveva attaccati: un uomo con dei lunghi capelli neri, la pelle pallidissima
e lo sguardo di un folle.
Era
evidente che non sarebbero riusciti a proseguire se non avessero prima
sconfitto tutti gli Spriggan.
-
Draghi! - Gridò Erza, mentre cercava di tener testa alla sua avversaria che
premeva contro la spada con una forza impressionante - Continuate senza di noi!
Trovate Lucy! -
Natsu
conosceva abbastanza bene Erza per sapere che non aveva alcuna speranza di
farla ragionare.
-
Grazie. - Le disse - Ma fate attenzione. -
-
Il vecchio August non vi lascerà passare! - Li minacciò Larcade. Per un attimo
si erano quasi scordati del mago che gli aveva bloccato la strada con un muro
di pietra. Natsu lo vide, fermo tra gli alberi che li aspettava. August aveva
l’aspetto di un uomo anziano con i capelli bianchi e una barba candida e
lunghissima. Indossava un mantello grigio ed in mano stringeva un bastone di
legno tutto nodoso e contorto, proprio come uno stregone uscito da una favola.
Natsu
inspirò, pronto per scagliare uno dei suoi ruggiti infuocati, e August alzò il
suo bastone per respingerlo con un altro incantesimo, ma il vecchio non riuscì
a colpirlo. Fu travolto e sbalzato via da qualcosa che si muoveva alla velocità
della luce. Natsu ci mise qualche istante per capire che si trattava di Jellal.
- Forza! - Lo spronò il master di Crime Sorcière - Non preoccupatevi per noi! -
Era
più facile a dirsi che a farsi ma il Drago di Fuoco si sforzò di continuare a
correre, seguito da Gajeel e Atlas.
-
Heavenly Magic. - Constatò il vecchio August rialzandosi, mentre scuoteva via la
polvere dai vestiti. Nonostante Jellal lo avesse colpito con un pugno in pieno
viso, lo Spriggan non aveva nemmeno un graffio.
-
La tua è una magia molto rara e difficile da controllare. Sono onorato di poter
combattere contro qualcuno come te, ma sappi che non hai alcuna speranza di
battermi! - Il mago vecchio picchiò la punta del bastone a terra e gli alberi
di Central Park risposero subito al suo comando, animandosi come una foresta di
piante stregate. Le loro radici sbucarono fuori dal terreno, bloccando Jellal
per le caviglie e i rami si allungarono, afferrandolo per le braccia.
-
Hai segnato la tua fine nell’istante esatto in cui hai deciso di colpirmi. -
August toccò ancora col bastone a terra ed un cerchio magico apparve sotto i
piedi di Jellal. Per un attimo le rune brillarono di un rosso intenso e poi
esplosero, così forte da scuotere tutto il parco. Un incantesimo come quello
avrebbe ridotto in pezzi una persona qualunque, ma quando il fumo si dissolse
August scoprì che la sua vittima gli era sfuggita. Jellal era già dietro di
lui, pronto a colpirlo. Ma quando il master di Crime Sorcière sferrò il pugno
che aveva preparato le sue nocche colpirono una barriera dura come acciaio.
-
È inutile ragazzino. - Sospirò il vecchio senza nemmeno girarsi a guardarlo.
August batté nuovamente il bastone a terra e questa volta una scarica elettrica
attraversò Jellal da capo a piedi, lasciandolo senza fiato. Ma lo Spriggan non
aveva alcuna intenzione di fermarsi e gli puntò contro la sua arma magica,
infierendo con una sfera oscura e poi con una raffica di lance ghiacciate. Gli
attacchi di August sbalzarono letteralmente Jellal dalla parte opposta del
sentiero, con la schiena contro gli alberi. Ma nemmeno il master di Crime
Sorcière aveva alcuna intenzione di arrendersi: alzò le mani e raccolse tutta
l’energia che aveva sulla punta delle dita. Al suo comando sette cerchi magici
apparvero sospesi a mezz’aria e cominciarono a scintillare con la stessa forza
di una stella. - Grand Chariot! -
Anche
August alzò una mano, attivando una barriera per proteggersi, ma la magia di
Jellal lo investì con la stessa forza di un treno, carbonizzando tutto quello
che c’era sulla sua strada. Alberi, piante, pietre, lo stesso sentiero, tutto
si vaporizzò all’istante e la forza dell’impatto spezzò anche la barriera del
vecchio mago, spingendolo a terra. Peccato che un incantesimo come quello non
fosse abbastanza per liberarsi di lui.
-
Piccolo disgraziato! - Ringhiò lo Spriggan, più infuriato che mai, ed un
turbine gelido si abbatté su Jellal, seguito da una fiammata incandescente e da
una pioggia di schegge di metallo. August si fermò soltanto quando ormai il suo
avversario non aveva più la forza per rialzarsi.
-
Tutti gli Spriggan che lavorano al servizio di Zeref hanno una ragione
personale che li spinge a sostenere il suo progetto. - Gli spiegò il vecchio -
Prima di incontrarlo erano tutte persone disperate, senza un solo scopo nella
vita e che hanno deciso di sfogare la loro rabbia distruggendo questo pianeta.
Ma a me tutto questo non interessa, ho scelto di seguire Zeref col solo scopo
di conoscere gli abissi della magia e di arrivare più in alto di chiunque
altro. Ragazzo, tu non immagini nemmeno cosa ho visto io! -
-
Stronzate! - Esclamò Jellal, usando tutta l’aria che gli rimaneva nei polmoni. -
Anche io ero così quando ho conosciuto Hades! La mia vita faceva schifo, tutto
faceva schifo! Non avevo una famiglia e nemmeno un posto dove stare! E anche io
volevo distruggere questa dannata città! Volevo distruggerla dalle radici! Ed è
questa la sola ragione per cui mi sono impegnato tanto a studiare la magia. Ma
poi ho capito che non aveva senso prendersela con gli altri e che se volevo che
le cose cambiassero allora dovevo rimboccarmi le maniche e darmi da fare. E lo
sai cosa mi ha fatto cambiare idea? Ho incontrato una fata che mi ha insegnato
a sperare. Proprio come Natsu che ha incontrato Lucy. Non permetterò a nessuno
di mettersi sulla loro strada! - Jellal puntò due dita verso il basso ed August
capì soltanto allora che il master di Crime Sorcière lo aveva attirato in
trappola, spingendolo di proposito quanto più lontano possibile dai suoi
compagni. Lo Spriggan alzò la testa, percependo una gigantesca energia magica incombere
su di lui e vide le nuvole scure vorticare come impazzite. August lasciò cadere
di colpo il bastone, alzando precipitosamente le mani per attivare una nuova
barriera ma non riuscì a pronunciare la formula in tempo. Una vera e propria
meteora si abbatté su di lui, come un giudizio divino, disintegrando tutte le
sue difese e tutto ciò che gli stava intorno. Anche se aveva trascorso tanti
anni accanto a Zeref il vecchio mago non aveva mai visto una cosa del genere e
non aveva alcuna speranza di resistere ad un incantesimo così potente. In un
sol colpo l’Heavenly Magic di Jellal spezzò tutti i suoi sogni d’ambizione e lo
ripulì da tutta la magia nera che aveva assorbito, riducendolo in polvere.
-
Non so cosa tu abbia visto nell’abisso della magia ma se questo è il risultato
è meglio non guardarci. - Il master di Crime Sorcière si lasciò andare a terra
con un sospiro, esausto. Dal punto in cui si trovava non riusciva a vedere cosa
stesse accadendo sul campo della battaglia, ma poteva sentire chiaramente che i
suoi compagni stavano ancora combattendo. Non poteva far altro che sperare
nelle loro abilità ...
-
Raging Bolt! - Laxus recitò la formula ed al suo comando un gigantesco fulmine
piovve dal celo, ma Larcade lo schivò con un salto.
“
È veloce!” Pensò il mago di Fairy Tail mentre il suo avversario si gettava
contro di lui con un pugno completamente avvolto d’ombre.
-
Lightning Dragon's Iron Fist! - Anche
Laxus reagì con un pugno, ma usando tutta l’elettricità che aveva a
disposizione. Le nocche dei due avversari si scontrarono, facendo scintille
mentre le rispettive magie cercavano di prevalere l’una sull’altra. Alla fine
fu Laxus quello ad ottenere la vittoria, spingendo Larcade a terra.
-
Lightning Dragon's Jaw! - Il
mago di Fairy Tail provò ad approfittarne, sferrandogli il colpo di grazia ma
non riuscì nemmeno a sfiorarlo. Il corpo dell’avversario si dissolse in una
nuvola di pura oscurità, sfuggendogli tra le dita.
-
Ahaah! Non puoi prendermi! - Laxus si girò di scatto verso la direzione da cui
proveniva la voce ma ormai Larcade era già da un’altra parte.
-
Io sono il più veloce degli Spriggan! La mia magia mi rende invulnerabile! -
Laxus tornò a girarsi con uno scatto ma questa volta non riuscì a muovere
nemmeno un passo.
-
Che accidenti sta succedendo??? - Esclamò il mago: i sui piedi sembravano come
incollati a terra. Laxus ci mise un po’ per capire che a causare lo strano
fenomeno era la sua stessa ombra. Perché di colpo sembrava diventata di catrame
sotto le suole? E perché diavolo si era rivoltata contro di lui?
-
Ahaahah! Ma la mia Shade Magic non serve solo per difendersi! - Questa volta
quando Laxus guardò tra gli alberi intravide la figura di Larcade che
sghignazzava - Questa magia mi permette anche di uccidere i miei avversari
senza nemmeno bisogno di toccarli. Black Abyss! - Larcade recitò la sua formula
ed un cerchio magico scuro e profondissimo apparve intorno a Laxus. Il terreno sotto
i piedi gli venne meno e l’oscurità cominciò a trascinarlo verso il basso con
una forza irresistibile, proprio come un buco nero. Per salvarsi il mago fu
costretto ad aggrapparsi al bordo con le unghie.
-
Dannazione! - La spinta con cui l’oscurità lo attirava era così forte da
impedirgli perfino di trasformare il suo corpo in elettricità e di sfuggire al
suo campo gravitazionale. Se voleva liberarsi l’unica speranza che aveva era
quella di abbattere il suo avversario e di abbatterlo in fretta.
-
Bye bye, amico! - Larcade scoppiò in una grossa risata, ma non riuscì a
chiudere il suo cerchio magico.
-
Mercury Fulminate: Red Lightning!
- Nemmeno Laxus aveva bisogno di toccare gli avversari per eliminarli. Larcade
era il più veloce di tutti gli Spriggan, ma nemmeno lui poteva muoversi così
veloce come l’incantesimo che Yuri Dreyar aveva elaborato tanti anni prima e
che aveva trasmesso ai suoi eredi. Il fulmine rosso lo colpì e lo incenerì in
pochi secondi. Il cerchio magico che aveva intrappolato Laxus si dissolse ed il
mago si ritrovò a terra, in ginocchio, ma ancora tutto intero. Erza, Gildarts
ed i loro avversari non si vedevano più e non aveva idea di cosa stesse
accadendo loro ma prima di raggiungerli aveva bisogno di riprendere fiato.
-
Sei brava con la spada ma mi domando se sei davvero capace di starmi dietro. -
Dimaria liberò la sua arma da quella di Erza e tirò un affondo. Il master di
Fairy Tail provò a parare il colpo ma non riuscì a fare abbastanza in fretta e
la spada di Dimaria le incise un fianco. Erza si spostò istintivamente di lato.
Si aspettava di vedere del sangue ma scoprì che in realtà la sua avversaria le
aveva tagliato soltanto la stoffa del vestito senza nemmeno graffiare la pelle,
con la stessa precisione di un chirurgo con un bisturi.
-
Lo sai che sei proprio carina quando fai quella faccia confusa? -
Ridacchiò
Dimaria prima di tornare all’attacco. Erza sollevò la spada, pronta a reagire ma
la sua avversaria sparì nel nulla prima che le loro armi potessero scontrarsi.
-
Veramente carina. -
Erza
sentì la voce di Dimaria chiamarla da dietro e quando si girò scoprì che la
donna era già arrivata dalla parte opposta del campo senza nemmeno che la
vedesse. Stava ridendo ma Erza ci mise un po’ per capire qual’era il motivo.
Dimaria le aveva ridotto i vestiti letteralmente a brandelli, tagliandoli a
striscioline sottili. Perfino la sua spada era coperta di crepe e dopo qualche
secondo si infranse in mille piccoli pezzi. Dannazione! Come faceva a muoversi
così in fretta? Con un sol colpo, avrebbe potuto tagliarle la testa ma la
Spriggan si stava divertendo a giocare con lei, come un gatto col topo.
-
Lo sai? - Le propose la donna - Se decidessi di inginocchiarti e implorare
pietà potrei anche risparmiarti la vita. Fino a che Lord Zeref non completa la
sua missione, s’intende ... - Dimaria sollevò di nuovo la spada pronta a
colpire ma qualcosa l’anticipò, colpendola alle spalle e scagliandola a terra
in mezzo alla polvere.
-
Mi dispiace ma sarai tu quella a inginocchiarsi e a implorare pietà. - A
salvare Erza era stata Ultear, usando la sua sfera di cristallo. La maga le
fece un sorriso - Sei davvero fortunata che sia riuscita a trovarti. La nostra
amichetta usa Time Magic, guarda! - Ultear le indicò a destra ed Erza capì
subito a cosa si riferiva: sospesa a mezz’aria c’era una foglia, caduta da uno
degli alberi che avevano colpito durante il loro duello. Ma la foglia era
completamente immobile, intrappolata in una specie di fermo immagine. Ecco spiegato
come aveva fatto a colpirla tante volte senza che riuscisse a vederla!
- Ma mi dispiace per lei. - Ridacchiò Ultear -
Io sono molto più brava in questo campo. -
-
Ah, è così? - Mormorò Dimaria, sollevando la faccia dalla polvere - Io non ci
conterei tanto. - La maga si rialzò, raccogliendo tutto il potere che aveva e
la sua aura esplose, travolgendo tutto ciò che c’era attorno a loro e
minacciando di sbalzare via entrambe le maghe. Quando Erza riuscì finalmente a
riaprire gli occhi, ripulendoli dalla polvere, scoprì che la sua avversaria
aveva cambiato completamente aspetto, consumata dall’oscurità. Ormai non si
vedeva più nulla del corpo di Dimaria, solo una sagoma coperta di rune. Nemmeno
i capelli sembravano più i suoi, ma quelli di un’altra, neri e lunghi. La forza
della sua aura li faceva ondeggiare, sollevandoli verso l’alto, mentre i suoi
occhi scintillavano come due piccoli dischi dorati in mezzo all’ombra. Sembrava
proprio un demone.
-
Lord Zeref mi ha concesso un potere che va oltre quello di qualunque mortale. -
Le spiegò Dimaria - Mi ha concesso i poteri di un dio: Chronos! Il Dio del
Tempo! E voi due pagherete le conseguenze della sua ira! - Il potere emanato da
Dimaria era così forte e così oscuro da far accapponare la pelle. Non c’era
bisogno che le spiegasse cos’era per capire che erano in guai seri.
-
Adesso è il tuo turno di mordere la polvere. -
-
Stai attenta! - Gridò Erza ma Ultear non riuscì a fermare la sua avversaria.
-
Parallel Worlds! - La sfera della
maga si moltiplicò, producendo un gran numero di copie e tutte si scagliarono
contro Dimaria, ma nemmeno una di loro riuscì ad andare a segno. La Spriggan
scomparve e riapparve proprio dietro la restauratrice, colpendola alla schiena
proprio come aveva fatto lei all’inizio del loro duello.
-
Age Scratch. - Una fortissima
scarica di dolore attraversò Ultear, più forte di qualunque dolore avesse mai
provato in vita sua. L’incantesimo la lasciò senza fiato e la maga crollò a
terra come un pezzo di legno.
- E tu ... -
Erza
evocò in fretta una nuova spada per difendersi. Ma Dimaria ormai non aveva più
bisogno di armi per colpire. La spriggan sollevò un dito e lo puntò contro di
lei, trapassandole una gamba con un raggio d’energia. Erza gridò per il dolore
e crollò anche lei in ginocchio, pigiandosi una mano sulla ferita.
-
Distruggerò tutto personalmente. Non c’è alcun bisogno che Lord Zeref usi
Stellar Memory. - Mormorò Dimaria, evocando ancor più potere attorno a lei. La
sua aura bruciava, sibilava, distruggendo tutto quello che sfiorava come un
tornado. Aveva perso il controllo?
Sembrava
veramente una situazione disperata, ma fu proprio in quell’istante che Erza
notò che attorno alla sua avversaria c’era qualcosa che non andava. La sua aura
vorticava impazzita ma la polvere che sollevava non si muoveva con la stessa
velocità della sua energia, ma molto, molto più lentamente.
-
PRENDILA! - Le gridò Ultear, che con una mano pigiata a terra, stava usando
tutto il potere che le rimaneva per rallentare il tempo. Erza non poteva
sperare in un’occasione migliore, anzi, non poteva sperare in nessun’altra
occasione. Raccolse la sua spada e si lanciò all’attacco, sforzandosi di
ignorare il dolore alla gamba.
-
Non puoi battere un dio! - Dimaria si preparò a scagliare un nuovo raggio
d’energia, ancora più forte di quello di prima, ma ... mancò il bersaglio e la
spada di Erza le si conficcò nello stomaco.
-
Hai scelto male la tua avversaria. La mia spada può uccidere qualsiasi cosa,
anche un dio, purché sia vivo. - Per un attimo Dimaria rimase ferma con gli
occhi spalancati, come se la sua magia avesse paralizzato anche lei, poi svanì
tutta d’un colpo lasciandosi dietro soltanto un fine strato di polvere nera.
Erza
incespicò e fu costretta a piantare la sua spada a terra per mantenere
l’equilibrio.
-
La mia spada può uccidere anche un dio ... - Ripeté Ultear, sforzandosi di
riprendere fiato - Questa la devo raccontare a Jellal ... -
Gildarts
intravide in mezzo agli alberi del parco un turbine nero sollevarsi verso
l’alto e dissolversi, portato via dal vento, ma non riuscì a capire di cosa si
trattava. Il suo avversario, Bradman, continuava ad attaccarlo, sferrando un
colpo dopo l’altro come una silenziosa macchina da guerra. Non c’era alcun modo
di farlo ragionare, né di comunicare con lui. Che accidenti poteva fare per
sbarazzarsi di un avversario del genere? Il punto forte di Gildarts erano gli
attacchi fisici ma il mago non poteva avvicinarsi a causa della ferita sul
braccio e da quella distanza si sentiva in svantaggio. Se solo fosse riuscito
ad assestargli un colpo!
-
Piantala, adesso! - Il manager raccolse una manciata di magia attorno a un
pugno e lo schiantò a terra, causando una gigantesca esplosione. Il colpo
travolse Bradman in pieno e Gildarts per un attimo si illuse di aver ottenuto
finalmente la vittoria. Niente di più sbagliato. Quando la polvere sollevata
dall’esplosione si dissolse, il manager scoprì che il suo avversario era ancora
in piedi. Aveva i vestiti stracciati e ferite dappertutto ma la cosa non
sembrava importagli affatto. Lo Spriggan sorrise, si passò una mano sul braccio
sinistro, estraendo quanto più sangue poteva, ed il liquido si solidificò nel
suo pugno, trasformandosi in un’alabarda.
-
Sta usando il suo stesso sangue come arma? Ma è pazzo? - Esclamò Gildarts
inorridito ma il suo avversario non gli diede ascolto, avventandosi su di lui.
Il mago di Fairy Tail reagì, sgretolando l’arma di Bradman con un sol colpo, ma
il sangue che la componeva si sciolse e si solidificò di nuovo, plasmando una
nuova arma: una falce. Gildarts provò a scansarsi, ma la lama lo ferì a una
mano e poi a una gamba. Era evidente che se intendeva vincere non poteva
continuare con quel ritmo: scappare non serviva a nulla.
Gildarts
indietreggiò, guadagnando un po’ di tempo per raccogliere tutta la magia che
aveva intorno a un pugno. Quando Bradman si avventò su di lui non fece niente
per evitarlo e lasciò che la sua falce gli affondasse in una spalla. Il dolore
non aveva alcuna importanza: da quella distanza Bradman non poteva più sfuggirgli.
-
Empyrean! - Gildarts colpì,
concentrando tutta la magia che aveva in quel singolo pugno. Lo Spriggan venne
colpito sotto il mento e scagliato in aria, così in alto che per un attimo
sembrò che avesse preso il volo. Poi il mago oscuro piombò a terra scavando un
vero e proprio cratere. La falce che aveva colpito Gildarts si sciolse,
imbrattando il terreno ed il manager lanciò un sospiro di sollievo -
Dannazione! Questi Spriggan erano davvero problematici, ma in fondo ... -
Gildarts si morse la lingua non appena si accorse che Bradman si stava
rialzando. Com’era possibile che riuscisse a stare ancora in piedi? Di cosa
accidenti era fatto il suo corpo? Ma il destino del mago oscuro ormai era già
segnato. Un’ombra si abbatté su di lui, precipitando giù dal cielo come un
falco sulla preda ed una zampa gigantesca lo schiacciò, polverizzandolo
all’istante.
- Per tutti gli spiriti! - Esclamò Gildarts
quando capì che ad averlo appena salvato era stata Wendy, il Drago del Cielo Wendy.
C’era un’enorme differenza tra la sua forma umana e quella reale. La dragonessa
era davvero gigantesca con delle
squame bianche e lucide, ma attorno alla testa aveva un soffice strato di
pelliccia e le sue immense ali erano coperte di piume come quelle degli
uccelli.
- Lo sai che sei davvero forte così? Perché non
provi a far crescere anche la Wendy umana? - Le domandò il mago che, anche in
mezzo ad una battaglia, non riusciva proprio a smettere di pensare alle donne.
“ Sicuro di non aver battuto anche la testa?” Gli
domandò la dragonessa “ Non c’è tempo per scherzare, dobbiamo ancora combattere.
Ne stanno arrivando altri ...”
E fu allora che Gildarts sentì che nell’aria c’era
qualcosa che non andava. Un fitto, fitto rumore di passi ...
|