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Vera si
avvicinò cautamente a Lara, le accarezzò i lunghi
capelli castani.
Guardò
la il viso candido della ragazza e per un attimo sorrise, sembrava un
angelo mentre dormiva.
Poi il sogno si
spezzò e Lara girò la testa verso di lei esponendo la
guancia deturpata.
Vera non
riusciva a farsene una ragione, sapeva che la ragazza non avrebbe mai
potuto dimenticare quanto le era accaduto.
La guardò
con tenerezza prima di fare un passo indietro per permettere alla
giovane di mettersi seduta sul letto.
Erano ormai
quasi due mesi che la ragazza era ricoverata e, grazie a Vera, era
migliorata molto.
Ora sembrava
avere meno paura e sicuramente aveva fiducia in lei.
Lara la guardò
e un piccolissimo sorriso le increspò le labbra.
Non sorrideva
quasi mai ma quando lo faceva tornava ad essere per un attimo la
ragazzina che era.
“Vuoi
andare a fare due passi dopo la colazione?” le chiese di
slancio la donna vedendola di umore buono.
Lara fece segno
di si con la testa porgendole la spazzola che teneva sul comodino e
invitandola a pettinarla.
Non si lasciava
toccare quasi da nessuno ma a Vera permetteva spesso di pettinarla e
prendersi cura di lei.
Dopo che ebbe
fatto colazione Vera la condusse all'esterno procedendo a passo lento
verso il piccolo parco della struttura.
Si sedettero
sulla panchina e Vera guardò la ragazza mentre osservava il
mondo intorno a sé come se fosse da tempo che non lo vedeva
più.
“Lara,
come ti senti?” le chiese ben sapendo che non avrebbe ricevuto
risposta.
Infatti la
ragazza non si voltò nemmeno ma si limitò ad alzare le
spalle come a dire che non lo sapeva.
Poi
all'improvviso si girò puntando lo sguardo nocciola nel suo e
si gettò fra le sue braccia stringendola forte.
Vera ne fu
sorpresa ma dopo qualche attimo la strinse a sua volta sentendosi
vicina alle lacrime.
Avrebbe fatto
di tutto per quella ragazza.
Lara voleva
fare in modo che Vera sapesse quanto contava per lei, quanto la stava
aiutando ma le parole ancora faticavano ad uscire così l'aveva
semplicemente abbracciata sperando che capisse.
Appena si
allontanò lesse la commozione negli occhi della donna e fu
certa che aveva capito.
Era passato
molto tempo da quel terribile giorno e aveva fatto enormi passi ma
ancora non riusciva a comunicare, nemmeno con Vera.
Erano poche le
parole che riusciva a mormorare.
Eppure voleva
parlare, si sentiva le parole esploderle nella testa, e sapeva che
l'unica persona che poteva ascoltarla era Vera.
Prese un
profondo respiro e aprì la bocca.
Dapprima non
uscì altro che un gemito rauco che la scoraggiò.
Vera si girò
dalla sua parte e le prese la mano come a farle sentire che lei era
lì.
Lara ritentò,
prese un altro respiro e finalmente, dopo un tempo infinito, dalla
sua bocca uscirono le parole come un fiume in piena.
“è
… è stata una mia compagna di scuola a farmi questo.
Lei non è una persona normale, mi ha bruciata con la mano. Lo
giuro. Io le avevo soffiato il ragazzo e lei si è vendicata.
Ma non è umana! È un mostro, i suoi...i suoi occhi
erano strani, avevano una luce cattiva e...e...” vomitò
quelle parole incapace di fermarsi.
“Respira
Lara, calmati. Sono qui e ti ascolto.” la tranquillizzò
la donna stringendole la mano ancora più forte e
accarezzandole la guancia sana.
“I-Io...
io so che non sono pazza. Quella ragazza è un mostro. Io l'ho
vista.” Lara prese a tremare così forte che le fu
impossibile continuare a parlare senza mozzarsi la lingua.
“Andrà
tutto bene. Te lo prometto. Ora chiamerò la polizia e dirai
loro quello che hai detto a me.” Le disse Vera stringendola in
un abbraccio.
Sapeva che era
una storia inverosimile sicuramente alterata dallo shock ma qualcuno
doveva averle comunque fatto del male e se quella ragazza era
coinvolta avrebbe dovuto pagare.
Appena Lara si
fu calmata Vera la riaccompagnò nella sua stanza dove si
addormentò stanca, e provata dalle emozioni.
*
“Ma
non ti danno fastidio quelle maniche?” borbottò
Magdalena indicando le mani di Ariell.
“No.”
scosse il capo la giovane guardandosi le lunghissime maniche che le
coprivano quasi interamente le mani.
Era
costretta a nasconderle per via dei profondi graffi che le solcavano.
Rabbrividendo
tornò a guardare l'amica ignara di tutto.
“Oggi
fa freddino.” buttò lì a mo' di scusa sperando di
convincerla.
Maddy
si limitò a scrollare le spalle.
“Oggi
vieni da me?” le chiese tenendole aperta la porta.
“Umh...si,
perché no, tanto i miei sono andati dai Martin e penso che non
torneranno prima di cena.” Assentì Ariell mentre la
seguiva.
Si
stavano avvicinando al cancello quando Maddy la prese per il braccio
fermandola di colpo.
“Non
vorrei spaventarti ma davanti al cancello c'è una donna
bellissima che non ti mollato con lo sguardo nemmeno un secondo da
quando sei uscita dalla porta.” le disse in un sussurro.
Ariell
si sentì gelare cercando di voltarsi.
“No!
Non la guardare o capirà che l'abbiamo vista.” la
redarguì Maddy impedendole di girarsi del tutto.
“Com'è
fatta?” chiese Ariell trepidante.
“Ti
somiglia parecchio, capelli lunghi neri, viso ovale, tratti delicati.
In poche parole la tua copia un po' invecchiata.” la informò
l'amica.
“Cazzo!
È lei, è quella donna.” mormorò la giovane
tendendo i muscoli.
“Che
facciamo?”
“Credo
sia troppo tardi per scappare, sta venendo da questa parte.”
l'avvertì lasciandole il braccio e portandosi davanti a lei.
La
donna si fermò scrutando Ariell con quello sguardo smeraldo.
“Ho
bisogno di parlarti, voglio spiegarti tutto.” le disse
titubante.
“Non
abbiamo nulla da dirci! Come ti permetti di venire a scuola? Mi stai
forse pedinando?” sbottò alzando la voce e attirando
l'attenzione di alcuni ragazzi intenti a parlare fra loro.
La
donna si guardò intorno imbarazzata.
“N-no.
Volevo solo poterti parlare, spiegarti ogni cosa Ariell. Vorrei una
possibilità.” sussurrò guardando a terra.
“Non
credo sia possibile, ne ora ne mai.” Le disse secca Ariell
prima di sorpassarla lasciandola lì nel cortile.
“Ti
prego, aspetta!” tentò di fermarla muovendo un passo
verso di lei. Gli occhi tormentati.
Nel
allungare la mano per fermarla, la sciarpa che aveva al collo le
scivolò mostrando un segno violaceo intorno al collo
affusolato.
Ariell
rimase pietrificata.
Un
sospetto le si insinuò nel petto. Sentì un violento
bruciore alle mani, lì dove i segni delle unghie della donna
le avevano graffiato la pelle.
Non
appena Maria si accorse di essere esposta si coprì
velocemente.
Si
guardarono negli occhi ed entrambe ebbero la sensazione che, quegli
stessi sguardi si erano incatenati la notte prima.
Maddy
fece per parlare ma Ariell la interruppe.
“Va
bene, accetto di ascoltarti ma poi dovrai lasciarmi in pace. Per
sempre.” disse categorica incapace di mandare via quel senso di
terrore che le attanagliava le viscere.
Maria
assentì debolmente.
ANGOLINO
DELL'AUTRICE:
Ciao
a tutti, eccomi con un altro capitolo, questa storia procede a
rilento ma manca ancora molto per arrivare alla fine.
Non
ho molto tempo per scrivere ma cercherò di finirla al più
presto.
Un
bacione da Fly90
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