Parte II
Il giardino era immerso tra le ombre,
le stelle brillavano nel cielo e le torce baluginavano nel leggero vento
primaverile. Kara si mosse con naturalezza lungo il
percorso che aveva seguito ogni anno per quindici anni. Quando fu sul punto di
arrivare individuò una figura lì dove solo qualche giorno prima sorgeva il muro
d’acciaio e magia.
Il suo cuore prese a battere mentre
riconosceva la linea dura della mandibola, il naso sottile e la postura
elegante.
“Desideravo tanto che fossi tu…”
Ammise in un soffio, il cuore che le rimbombava nelle orecchie. La figura si
voltò e incrociò i suoi occhi.
“Quando lo hai capito?” Chiese, Lena Luthor, con voce altrettanto leggera, gli occhi nascosti
tra le ombre del viso. Kara tirò fuori dall’abito il
ciondolo con la Luna e lo mostrò alla donna.
“Ti chiamano la Luna dei Luthor, perché sei nata in questo stesso giorno.” La donna
annuì e mostrò il bracciale che teneva nascosto sotto la manica dell’abito.
“Il Sole degli El,
che compie gli anni oggi.”
Avevano finto di non sapere chi ci
fosse dall’altro lato del muro, perché ammetterlo avrebbe significato conoscere
il nemico così intimamente da non poterlo più chiamare nemico.
Kara guardò verso il cielo e sospirò, poi
si sedette a terra lì dove si era seduta tante volte. Lena la guardò per
qualche istante poi la imitò sedendosi al suo fianco.
“Credi che la Luna si senta sola?” Le
chiese dopo un lungo momento di silenzio. Kara si
voltò a guardarla, Lena aveva chiuso gli occhi e parlava con la voce calma che
aveva sempre avuto quando chiacchieravano una di qua e l’altra di là dal muro.
Chiuse gli occhi a sua volte, felice di sentire la sua voce senza la
distorsione della magia, felice di poterla avere accanto a sé, così vicina che
allungando la mano avrebbe potuto toccarla.
“Le stelle hanno molte sorelle, il
Sole è amato da tutti, ma la Luna… la Luna è sola e per quanto tenti di
brillare è solo una pallida imitazione del Sole.” Continuò la donna.
“La Luna non è sola e non è una
pallida imitazione.” Ritorse lei.
“Perché?” Chiese Lena, come faceva
spesso quando lei contestava le sue parole. Kara sorrise
nel percepire quel rituale durato quindici anni.
“Perché il Sole non smette mai di
ammirarla.” Mormorò piano. Lena non disse nulla per un lungo istante poi Kara sentì le dita della donna sfiorare le sue. Con il
cuore che accelerava allungò la mano e intrecciò le loro mani. Le dita di Lena
erano setose e morbide, ma fredde, mentre le sue erano calde.
“Hai paura?” Chiese allora, Kara.
“Sì.” Rispose la donna.
“Perché?” Chiese e sentì lo sguardo
della donna posarsi su di lei, con il cuore che batteva aprì gli occhi e
incontrò quelli chiari e bellissimi di Lena.
“Perché stai per sposarti. Questa
notte, finalmente, ho potuto guardarti negli occhi senza temere che tu leggessi
in essi la debolezza che ho provato ogni volta che ci siamo sfidate in
battaglia, quella paura di poterti fare del male, quella consapevolezza di
doverci provare comunque. Ora, qui, posso guardarti negli occhi senza timori,
ma presto non potrò più farlo…” La donna si interruppe, la sua voce si era
leggermente incrinata perdendo la solita sicurezza. Il cuore di Kara batteva ancora più veloce.
“Perché non potrai più farlo?” Chiese
in un sussurro, incapace di controllare il tremore nella sua voce. Lena inclinò
la testa, osservando ogni dettaglio del suo viso, come se volesse memorizzarne
ogni frammento.
“Perché quando sarai sposata dovrò
nascondere i miei sentimenti per te.” Kara si sentiva
rossa in viso e il cuore le batteva veloce come mai aveva fatto in battaglia.
Aprì la bocca per chiedere ancora, ma Lena sollevò la mano posando due dita sulle
sue labbra, implorandola di non chiedere ciò che non avrebbe potuto dire, ma
che, lì, nel segreto di quel posto, sotto le silenziose stelle, avrebbe ammesso.
Kara rimase a lungo in silenzio cercando
nel suo cuore le parole giuste da dire, la cosa giusta da fare. La mano di Lena
lasciò le sue labbra e scese lungo la sua figura fino a fermarsi sul ciondolo
che anni prima le aveva regalato.
“Un dono dal cielo.” Ricordò con un
sorriso. Poi le sue labbra tremarono. “Sei stata la mia unica amica.”
“Non parlare al passato…” La supplicò
lei, mentre la sua mano andava ad accarezzare il bracciale d’oro che Lena
teneva al polso. Le sue dita però proseguirono seguendo la linea del braccio e
salendo ad accarezzare il volto della giovane. Sentì che i loro cuori battevano
veloci, quasi all’unisono. Guardò le labbra di Lena e lentamente si avvicinò ad
esse, ma la donna scosse la testa e si tirò in piedi.
“Credo che tu debba tornare alla
festa.” Kara rossa in volto si alzò in piedi. “Non
pensare a quello che ti ho detto prima, l’Olsen e il
principe di Daxam sono entrambi validi pretendenti.”
“Sì… ehm… certo…” Kara
abbassò il volto incapace di sostenere lo sguardo di Lena i cui occhi erano di
nuovo precipitati nell’ombra.
La donna fece un brusco cenno con la
testa poi si allontanò decisa, tornando all’interno della grande sala della
Festa.
“Kara.”
James le si parò davanti con aria seria, la figura imponente del guerriero
sembrava evidenziata dal ricco vestito della festa, ma gli occhi di Kara non riuscirono ad ammirarne la bellezza perché
sfuggivano alla ricerca di un’altra figura, molto più sottile, ma che
spigionava eleganza ad ogni passo.
“Sì?” Chiese, cercando di
concentrarsi, se le stava per chiedere di ballare doveva decidere quello che
voleva e doveva farlo in fretta.
“Non dovresti dimostrarti così
amichevole verso la Luthor.” Le sue parole furono
come una doccia fredda per Kara, dopo sua madre anche
lui? Ma come osava?
“Mi fido di lei e non credo che ti
debba riguardare con chi mi mostro amichevole.” Ritorse e gli occhi del giovane
si sgranarono dalla sorpresa, non si era aspettato una simile risposta da lei,
sempre disposta alla mediazione e al buon umore.
“Io…” Cercò di dire, ma lei lo piantò
in asso dirigendosi a passo deciso verso il tavolo con le pietanze del
banchetto: doveva mangiare qualcosa perché era stufa di sentire quel fastidioso
grumo nello stomaco.
“Salve principessa!” La salutò Mon-El intercettandola, evidentemente aveva visto come si
era sbarazzata di James.
“Mon-El.”
Lo salutò lei afferrando un involtino e infilandolo tutto intero in bocca,
dimenticandosi dell’etichetta.
“Fame?” Chiese lui, con aria
divertita. Lei mugugnò un sì, mentre si infilava un secondo involtino in bocca.
“Mi chiedevo… visto che James è, evidentemente, fuori dai giochi, balleresti
con me, questa sera?” Kara si voltò scioccata verso
il giovane, trangugiò l’involtino che aveva in bocca e alzò un dito
puntandoglielo addosso.
“Fuori dai giochi? Il mio futuro, il
nostro futuro assieme per te è un gioco?” Chiese sentendo tutta la frustrazione
che aveva addosso fuoriuscire da lei come un uragano.
“No, certo che no… era solo un modo
di dire e…”
“Un modo di dire? Parliamo,
probabilmente, della scelta più importante della mia vita: la persona che vorrò
accanto a me per sempre, un compagno, un sostegno, un amico, un amante.
Qualcuno con cui ridere e piangere, qualcuno che sappia consolarmi o pungolarmi
a migliorare, qualcuno che io possa rispettare e di cui possa fidarmi.” Kara cercò di calmarsi conscia che stava attirando
l’attenzione degli ospiti.
“Ecco… io vorrei essere quella
persona, sì.” Mormorò il ragazzo cercando di recuperare il terreno perduto con
l’infelice frase di poco prima. Kara lo guardò a
lungo, ma non erano i suoi occhi quelli in cui voleva specchiarsi. Sospirò e
alzò la mano incontrando il ciondolo della luna che ancora pendeva al suo
collo.
“Mi dispiace.” Disse al ragazzo e poi
si allontanò, la scelta era chiara davanti ai suoi occhi eppure era qualcuno
che non avrebbe potuto avere.
Alex, come sempre, riuscì a trovarla
mentre lei lanciava delle pietre in una delle fontanelle del giardino.
“Cosa succede? Tua madre mi ha detto
che dopo aver rifiutato sia James che Mon-El sei
sparita.” Kara rimase in silenzio e la ragazza annuì
appoggiandosi accanto a lei, aspettando.
“Non voglio nessuno dei due.” Ammise
alla fine Kara, con un sospiro abbattuto.
“Va bene, sei stata coraggiosa a
rifiutarli anche quando sarebbe stato più facile e comodo scegliere uno di
loro.” Kara si voltò a guardarla e Alex sgranò gli
occhi nel vedere le lacrime scenderle lungo il viso, lacrime silenziose, ma che
mostravano la grande sofferenza della ragazza che aveva saputo sollevare il
morale a tutti anche dopo le battaglie più difficili.
“Cosa succede, sorellina?” Non la
chiamava spesso così, erano sorelle di spirito non di sangue, ma quando lo
faceva era per tirarle su il morale.
“Credo…” Scosse la testa e
ricominciò. “Ti ricordi che ti dissi di aver perso il bracciale che mi aveva
regalato mamma, quando avevo dieci anni?” Alex corrugò la fronte, cercando di
ricordare, poi annuì, si erano prese due settimane di punizione per quella
storia del bracciale. “Non era vero.”
“Come?” Alex la fissò stupefatta, Kara non sapeva mentire, non a lei almeno, e non lo aveva
mai fatto.
“Lo avevo regalato…”
“Regalato? A chi? E perché non me lo
hai detto?”
“Ero uscita in giardino, ricordi?” Al
suo vago cenno di assenso Kara continuò. “Ho sentito
piangere, era una bambina, dall’altra parte del muro.” Indicò con il mento il
salone buio dei Luthor e Alex la fissò sempre più
perplessa. “Ho parlato, abbiamo parlato e lei ha detto che era il suo
compleanno, era triste e io… io le ho lanciato il bracciale. In cambio, lei mi
ha lanciato questo.” Kara aprì il palmo della mano e
mostrò il ciondolo d’argento con lo zaffiro incastonato.
“Una Luna?” Chiese Alex sgranando gli
occhi, immediatamente consapevole di ciò che significava.
“Lena Luthor
era quella bambina.” Ammise e Alex rimase in silenzio per un lungo istante, poi
si strinse nelle spalle.
“Va bene…”
“Non ho finito.” La interruppe Kara. “Quella fu la prima volta, ci siamo incontrate ogni
anno, in questa notte, accanto al muro, per quindici anni abbiamo passato
un’ora a chiacchierare. Quel momento era speciale, io so chi è, conosco il suo
cuore e lei conosce il mio.”
“Questa notte hai scoperto che era
lei la ragazza che incontravi?” Le chiese Alex iniziando a capire, però Kara scosse la testa
con aria colpevole.
“In realtà l’ho scoperto qualche anno
dopo la prima volta, quando avevo tredici o quattordici anni. Ricordo ancora
mia madre che parlava della Luna dei Luthor… non ci
ho messo molto a fare due più due e per lei è stato lo stesso, immagino.”
“Avete continuato a incontrarvi anche
sapendo che poi sareste scese in guerra una contro l’altra il mattino dopo?”
Chiese stupefatta Alex.
“Noi… noi non lo abbiamo mai detto,
non ce lo siamo mai confidate, era… era un momento nostro, non c’era il mondo,
non c’era la guerra, solo io, lei e le stelle sulla nostra testa.”
“E un muro di acciaio e magia a
ricordarvi perché non dovevate parlare!” Scattò Alex passandosi la mano tra i
capelli.
“Alex…” La donna scosse la testa
cercando di assimilare quella verità sulla sua protetta, incredula che per
tutti quegli anni vi fosse tra loro un simile segreto. “Io sono innamorata di
lei.” Mormorò però Kara e quelle parole lasciarono la
giovane donna a bocca aperta.
“Tu, cosa?” Kara
strinse nel pugno il gioiello a forma di Luna e sospirò.
“E… e credo che lei provi lo stesso
per me.”
“Questo è troppo.” Alex si lasciò
cadere sul bordo della fontana incurante dell’abito che si sgualciva, i gomiti
appoggiati alle gambe mentre i palmi delle mani le sostenevano la testa.
“Ho bisogno che tu mi aiuti.”
Supplicò Kara e lei alzò il viso a fissare le nuove
lacrime che facevano brillare le sue guance.
“Come posso aiutarti?” Chiese allora
lei, incapace di veder soffrire la sua sorellina.
“Dimmi di dimenticarmene… dimmi di
scegliere un guerriero che vada bene alla mia famiglia e io lo farò.” Alex
scosse la testa, continuando a guardarla.
“Non posso… non posso dirti una cosa
simile.”
“Perché?” Chiese, disperata, Kara.
“Perché tu l’ami!” Ritorse Alex. Conosceva
la giovane El come le sue tasche e finalmente, ora
che aveva un quadro completo della situazione, comprese molte cose che prima
aveva ignorato.
“Non posso!” Ripeté ancora Kara. Alex prese un profondo respiro e si tirò in piedi.
“Non hai tremato davanti alle
battaglie più difficili, non hai ceduto davanti alla sconfitta, ritirando le
truppe con scaltrezza e limitando al massimo le perdite, non hai permesso, mai,
che un solo civile cadesse vittima della guerra, non ti sei mai sottratta a un
dovere scomodo, non hai mai chiesto a qualcuno di sostituirti anche quando la
decisione da prendere era difficile.” Alex la guardava dritta negli occhi con
severità, ma adesso addolcì lo sguardo. “Ora ti sei innamorata, non permettere
che qualcosa come un nome si metta tra te e colei che il tuo cuore ha eletto.”
“La mia famiglia non lo accetterà
mai.” Le lacrime non cadevano più dagli occhi di Kara
e la sua voce aveva smesso di tremare, Alex sorrise accarezzandole il volto con
gentilezza.
“Questa è la Festa del Sole e della
Luna, mia coraggiosa sorella, danza con lei nel salone della Festa e nessuno
potrà sciogliere il vostro impegno davanti al regno.”
Kara sentiva il cuore batterle veloce nel
petto, Alex le aveva chiesto di essere coraggiosa, ma lei non doveva sfidare la
sua intera famiglia davanti a tutto il regno e poi Maggie avrebbe detto di sì
al volo, Lena invece… e se avesse detto di no? Se l’avesse rifiutata davanti a
tutti? Le sue mani tremavano e Kara le strinse con
forza, sul petto il suo stemma araldico brillava, così come brillava il
ciondolo d’argento.
Mentre attraversava la stanza molti
sguardi si fermarono su di lei seguendola, forse colpiti dalla sua inusuale
serietà.
Incrociò lo sguardo di Alex che le
sorrise fiduciosa, cercando di infonderle in coraggio che vedeva mancare ai
suoi passi.
Si mosse fino a vedere la figura di
Lena, le era di spalle e stava parlando con Kal, Kara poteva immaginare che il ragazzo, sempre educato e
gentile, nell’averla vista da sola aveva fatto lo sforzo di andarle a parlare.
La situazione peggiorava ancora di più per lei, ora avrebbe dovuto parlare
davanti al cugino. Cercò con gli occhi Lois, sperando in un suo aiuto, ma la
ragazza chiacchierava con la sorella, Lucy, ed era distratta.
Kara prese un profondo respiro e poi un
altro, cercò di cadere nella calma che le permetteva di levitare sul campo di
battaglia, scagliando fulmini dagli occhi o gelando i nemici con il suo
respiro, ma le era impossibile, non con il cuore che batteva così veloce.
Si fermò alle spalle della donna e
accarezzò il ciondolo in un ultimo tentativo di calmarsi. Kal
la notò e Lena si voltò perplessa. Quando i loro occhi si incontrarono Kara vide un bagliore, presto nascosto, brillare in quelli
di Lena.
“Kara, va
tutto bene?” Le chiese Kal premuroso e probabilmente
preoccupato nel vederla così visibilmente agitata. L’intera stanza sembrò cristallizzarsi,
come se ogni occhio e ogni orecchio fosse fisso su di lei. Kara
si schiarì la gola annuendo a Kal e poi fissando il
proprio sguardo su Lena.
“Lena Luthor,
posso… posso…” Si interruppe, abbassando gli occhi, le parole della formula
rituale le sfuggivano dalla mente. Kal guardò verso i
genitori con aria stupefatta, mentre nella stanza ogni residuo di conversazione
spariva. Le sembrò quasi di sentire Alex che le chiedeva di respirare e così lo
fece, respirò e tornò a guardare Lena che, immobile, aspettava.
“Lena Luthor,
posso avere il piacere di danzare con te, in questa notte lunga un giorno e per
tutti i giorni e le notti che seguiranno?” Questa volta la sua voce non aveva
tremato, Lena rimase in silenzio, ma lei tese la mano, inchinandosi, senza
distogliere gli occhi da lei, ma ammirando ogni sfumatura verde azzurra del suo
sguardo, aggrappandosi al silenzio che era mille volte meglio di un rifiuto.
“Come può la Luna dire di no allo
sguardo del Sole?” Mormorò infine la donna e sulle sue labbra apparve il
sorriso più bello che Kara avesse mai visto. La donna
tese la propria mano e prese la sua, le loro dita si intrecciarono e Kara, emozionata, la condusse al centro del salone.
Il silenzio non era ancora stato
spezzato, ma la giovane El non si chiese se la musica
avrebbe suonato per loro, perché nel suo cuore essa risuonava già.
Piano, piano iniziò a muoversi
seguendo un ritmo che solo lei e Lena conoscevano, poi eccola la musica
iniziare a scandire i loro passi. I loro occhi erano intrecciati, i loro lunghi
abiti sfrusciavano sul pavimento di marmo, mentre loro due danzavano eleganti e
bellissime sotto lo sguardo stupefatto dell’intero regno.
“La tua famiglia non approverà…”
Bisbigliò Lena.
“Oh, non piacerà neanche alla tua di
famiglia.” Ricordò Kara e Lena le sorrise.
Volteggiarono una, due e tre volte.
“Lena, quali sentimenti avresti dovuto
nascondere ai miei occhi?” Chiese Kara, Lena le aveva
detto di sì, ma non aveva ancora detto cosa provava per lei. La donna sorrise,
volteggiò ancora una volta e poi si fermò davanti a lei. I loro sguardi non si
erano mai lasciati e, ora, Kara poté leggere negli
occhi chiari di Lena tutta l’emozione che l’albergava, ma la donna non disse
nulla, invece, dolcemente si avvicinò a lei fino a quando non chiuse le
palpebre e posò le proprie labbra sulle sue.
Avrebbero potuto essere sole per
quanto ne sapeva Kara, perché quel bacio annullò ogni
cosa esistente se non il corpo che poteva stingere contro di lei. Le loro
labbra si fusero in un bacio dolce, pieno di promesse e aspettative per il
futuro. Poi Lena si tirò indietro e sorrise commossa, non vi era bisogno di
parole, ora Kara lo sapeva: Lena Luthor
l’amava.
Sorrise felice, non importava cosa
avrebbero detto i suoi genitori o cosa avrebbe detto il mondo. Nulla aveva
importanza.
Il Sole degli El
e la Luna dei Luthor non avrebbero mai smesso di
brillare una per l’altra.
Note: E così finisce anche
questa piccola storia. Spero il finale vi sia piaciuto quanto è piaciuto a me
scriverlo! J
Vi ringrazio per aver letto e
recensito, come sempre spero di poter condividere altre storie con voi in
futuro.
Ultima cosa: sentitevi liberi
di spoilerare l’episodio appena uscito (2x12).
Ciao ciao