Contest natalizio
A
distanza
[Prompt:
Guanti]
Le
strade di Almaty non erano molto popolate a quell’ora del
mattino, Otabek ormai
lo sapeva bene, ed era per questo che preferiva uscire di casa quando
il sole non
era ancora alto nel cielo e il freddo residuo della notte scoraggiava i
più
(non che la temperatura si alzasse di molto durante il giorno, ma
almeno saliva
sopra lo zero).
La
giacca imbottita e i guanti di pelle foderati lo tenevano al caldo, e
Otabek
sfrecciava sull’asfalto verso la pista dove si allenava; non
si era preso un
attimo di respiro dalla fine del Grand Prix, perché non era
riuscito a digerire
d’essere stato superato da JJ, nonostante
quest’ultimo avesse presentato due
performance tutt’altro che impeccabili.
Però
non riusciva nemmeno a sentirsi del tutto insoddisfatto da
quell’evento. Era
finalmente riuscito ad avvicinare Yuri Plisetsky, era
diventato suo amico. Avevano parlato, e Yuri era molto
diverso
da ciò che mostravano i media.
Era
un semplice adolescente, con passioni, hobby, uno spropositato amore
per i
felini e troppe responsabilità addosso; si era sentito bene
per lui, quando gli
aveva visto la medaglia d’argento al collo, consapevole che
significasse un
periodo di riposo per Yuri.
Spesso
si chiedeva cosa stesse facendo, in Russia, e altrettanto spesso si
chiedeva se
fosse normale una cosa del genere. Non che avesse molti amici con cui
fare il
paragone; c’era solo Serik, suo amico d’infanzia;
si erano persi di vista per
anni, pur sentendosi di tanto in tanto, a causa degli spostamenti che
Otabek
aveva dovuto fare. Da quando Otabek era tornato ad Almaty avevano
ripreso a
vedersi più spesso, ma il punto era che Otabek non si era
mai chiesto cosa
stesse facendo Serik, quando erano lontani.
Yuri
però era tutta un’altra cosa, Otabek aveva passato
gli ultimi cinque anni a
categorizzarlo mentalmente tra gli
“irraggiungibili” e adesso che era a portata
di un messaggio, gli veniva davvero difficile non tenere sempre il
cellulare tra
le mani, a fissare il nome “Yuri Plisetsky” con
relativo selfie che il biondo
aveva insistito a fare dal suo telefono, per impostarlo come foto di
contatto.
E contemporaneamente non sapeva bene per cosa usare quel numero, ogni
conversazione fatta attraverso uno schermo gli sembrava solo una
pallida
imitazione di quelle che avrebbero potuto avere di presenza; non che
fosse
difficile parlare con lui, anzi, era forse la prima persona dopo la sua
famiglia e Serik con cui Otabek non si sentiva a disagio, ma gli
sembrava molto
più sterile. Serik gli aveva detto che di solito le persone
avevano persone il
problema opposto, ma lui non aveva visto gli occhi di Yuri illuminarsi
quando
parlava.
Gli
aveva chiesto consigli sulla coreografia che stava preparando, e Yuri
gli aveva
risposto con entusiasmo, poi gli aveva chiesto come stesse andando il
suo
periodo di riposo, e Yuri si era lamentato del fatto che Yakov e Lilia
non lo
facessero neanche avvicinare alla pista in quei giorni, ma aveva anche
parlato
delle cose che faceva con suo nonno e del suo gatto, Noski, con tanto
di fotografia
della simpatica palla di pelo distesa sulla sua pancia.
Se
la passava bene, a quanto pareva, e Otabek non poteva che esserne
contento.
Il
semaforo rosso lo costrinse a fermarsi poggiando un piede a terra per
mantenere
l’equilibrio, girò il viso verso il marciapiede,
dove un negozio di articoli
sportivi faceva bella mostra di sé.
Otabek
non era il tipo di persona che si soffermava ad osservare le vetrine,
ma quella
volta uno strano accostamento di colori catturò il suo
sguardo e lui lo seguì,
fino a notare un paio di guanti di pelle foderati in pelo, pelo a
macchie che
somigliava molto al manto di un qualche felino africano di cui Otabek
non
conosceva il nome.
Il
suono del semaforo lo avvertì dello scatto nelle luci, e
adesso il verde dava
via libera a lui e agli altri guidatori.
Otabek
aveva visto fin troppe foto di Yuri con delle orecchie da gatto, e in
tutte il
ragazzo non era per niente felice dell’immagine di
sé che davano; Otabek lo
capiva, per uno come Yuri, che si proclamava Tigre
di Ghiaccio della Russia, essere indicato come un tenero
micetto non era il massimo, ma quando, tornando
dall’allenamento nel tardo
pomeriggio, Otabek passò di nuovo di fronte al negozio,
decise che forse un
paio di guanti non avrebbero leso la sua reputazione.
[726 parole]
Note della pseudo
autrice:
Capitolo
Bonus!!
Avrei
dovuto pubblicarlo una vita fa, ma l’università
succhia via la vita e mi sono ridotta a pubblicarlo adesso shame
on me
Ed
è dedicato al mio bellissimo Otabek (per cui ho una cotta
disgustosa, ma
lasciamo perdere) senza perdere di vista Yuri, protagonista della
raccolta.
Ci
tengo a dire che è stata scritta moooolto prima della
dichiarazione di Kubo
sul suo hobby e sul fatto che lui in realtà sia un tipo
piuttosto figo con
tanti amici, quindi sfortunatamente non rispetta
il “canon” e mi
dispiace :(
A
parte questo, stranamente, non ho molto da dire su
questo capitolo, e mi limiterò a ringraziare di nuovo tutti
coloro che mi hanno
seguito in questa raccolta!
Un
forte abbraccio a tutti voi!!
LysL
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