I Surrender
(Natalie Taylor)
“We let the waters rise
We drifted to survive
I needed you to stay
But I let you drift away
My love where are you?
My love where are you?”
Elena non ha chiuso
occhio tutta la notte a tal punto che è sgattaiolata fuori dalla camera non
riuscendo a tollerare oltre il respiro pesante di suo marito; si è guardata
intorno guardinga col terrore che lui potesse sbucarle ancora una volta alle
spalle.
Si tira giù le maniche
del maglione di lana bordeaux per nascondere il più possibile il livore
violaceo a macchiarle la pelle dei polsi, sperando che nessuno se ne accorga e
scende le scale per tornare in quella stessa cucina e in un flash deve reprimere
il conato di vomito che le sale a gola se ripensa al tentativo di aggressione
di quell’uomo orribile. E’ un cencio bianco in volto con i battiti irregolari
che falsano la sua termoregolazione, alternandosi tra colpi di caldo e tremolii
di sudore freddo.
Una volta perlustrato il
territorio entra in cucina con lo scopo di mettere su una tonnellata di caffè,
mettersi il piumino e scappare in veranda a guardare la neve e provare a
calmarsi; nel mentre procede con la preparazione del caffè le viene in mente
anche la conversazione surreale con Nadia, il suo sguardo di terrore e si
ripromette di riparlarle assolutamente per sincerarsi che stia bene e per farle
pensare che anche lei sta bene. Ha solo 16 anni, non dovrebbe essere
traumatizzata con queste cose, in alcun modo. dovrà parlarne a Caroline anche
se questo significherà sopportare gli strepiti della bionda, ma solo così potrà
consigliarle di stare vicino alla nipote e parlarle.
Non teme la spia da
parte della ragazza, ma si rende perfettamente conto che sia un vero e proprio
colpo che potrebbe non essere in grado di gestire L impatto emotivo di quella
situazione. Sospira nel silenzio e quando il caffè finalmente è pronto se ne
versa una tazza gigante, cerca qualche biscotto dalla credenza, afferra
piumino, coperta dal divano ed esce fuori piano dove ancora le prime luci
dell’alba indugiano nello stemperare il freddo della notte.
Il primo istinto di
Elena è di rientrare, ma l’aria gelida risveglia i sensi e calma per un istante
le sue inquietudini riportandole il buon umore perso in quella lunga notte.
Raggiunge la panchina in
legno biondo collocata alla sinistra del portico e si siede rannicchiandosi nei
mille strati a proteggerla, col naso immerso nella tazza e il calore del caffè
a scaldarle le gote arrossate dal contrasto della temperatura esterna e del suo
corpo. E resta li, sospesa nella natura pacifica che la circonda, perdendosi in
pensieri e ricordi lontani, in attesa che la vita e il frastuono animino la
casa.
*****
Si sono alzati tutti in
momenti diversi, Caroline e Rebeka insieme ai loro figli e hanno allestito la
colazione per tutti; i più grandi, Maxwell, Bonnie e Enzo, hanno tirato dritto
fino alle 12 circa ognuno con troppo sonno arretrato per motivi diversi.
E’ stata Caroline,
mentre lasciava libero Matty di scorrazzare in
salotto con Peter e Violet, ad accorgersi che
qualcuno era già in piedi, scorgendo dalla finestra della cucina la testa di
Elena che sbucava da fuori.
Così ha messo su altro
caffè, ha afferrato il piumino di Stefan appeso all’ingresso ed è uscita con
aria interrogativa facendo sussultare l’amica persa con lo sguardo chissà dove.
-Ehi-
Lo sguardo acquoso si
tinge di lieve preoccupazione e stretta nel piumino si avvicina ad Elena.
-Ehi-
-Che fai qua fuori-
-Avevo bisogno di
pulirmi il cervello-
Care le fa cenno di
farle spazio e si stringono vicine con Caroline che afferra un lembo di coperta
portole da Elena.
-Da quanto? Hai il naso
rossissimo-
-Mm non lo so...che ore sono?-
-Le nove e qualcosa..-
-Oh-
Elena ritorna con lo
sguardo verso la distesa innevata ormai lucente con il sole a mezz’aria che
taglia gli alberi sulla linea dei monti.
-Va tutto bene?-
-Beh...ci sono alcune
cose di cui vorrei parlarti-
Caroline si sistema
meglio la coperta pronta ad ascoltarla.
-Spara-
-Prima cosa…-
Le si stringe lo
stomaco, perdendo ogni grammo di sicurezza che si era costruita in quelle ore
di gelido isolamento.
-Damon...mi ha detto che
mi ama…-
Sente le guance
scaldarsi e un languore affaticarle le ginocchia, sostenute solo dal fatto che
sia seduta. Scappa dalle iridi a lei familiari, vergognandosi ancora una volta
di se stessa.
-Ok...vorrei fare quella
sorpresa ma...mi sembrava piuttosto ovvio...anche se-
Solleva le mani per
stoppare la polemica pronta ad uscire dalla labbra infreddolite.
-Capisco che pensarlo e
sentirselo dire dopo tutto quello che c’è stato tra di voi sia diverso-
Puntualizza con quella
sua solita faccia saccente e comprensiva allo stesso tempo; non vuole sminuire
il turbamento di Elena, pur essendo tutto evidente per lei.
-E tu….che gli hai
detto?-
-Beh...in realtà...è
stato quando ci eravamo divisi e io mi sono ritrovata con lui Bon ed Enzo, sai
quando lui si è proposto a lei-
-Oh cielo devi assolutamente
dettagliarmi tutta la scena...mi sento esclusa!!-
Ad Elena scappa un
sorriso, certe dinamiche adolescenziali non cambiano mai e lei non potrebbe
esserne più felice.
-Ok...lo farò-
-Insomma dopo la
proposta è successo? Si sarà sentito ispirato…-
-Dopo loro sono venuti a
cercarvi...e noi siamo rimasti un attimo indietro così...non sono un attimo di
pazzia l’ho trascinato dietro una bancarella, l’ho baciato e lui mi ha
detto...beh quello che mi ha detto...e io sono fuggita...molto matura!-
-Dai Elena non mi è mica
andata così male...ci poteva stare...e capisco l’impatto emotivo, ma devi
prendere una posizione con lui…-
-Lo so-
Si porta le mani in
volto e se le palla sulla pelle fino a far scorrere le dita tra i capelli per
portare via l’angoscia che l’attanaglia e in quel gesto si scoprono leggermente
i polsi; se n’era completamente dimenticata finché il sussulto di Caroline non
le gela il sangue.
-Elena! Che diavolo…-
-Mammaaaaaaaaaa-
Lo sguardo ceruleo si
riempie di angoscia, ma ogni parola muore nell’aria quando la voce di Matty irrompe da dietro la porta cercando la mamma.
Caroline esita un
istante, ma il tono insistente di suo figlio la obbliga ad alzarsi e
raggiungerlo non senza prima aver scoccato un’occhiata preoccupata all’amica,
come a lasciarle intendere che ne dovranno parlare.
****
“Whenever you're ready
Whenever you're ready
Can we, can we surrender
Can we, can we surrender
I surrender”
Maxwell non si è visto
tutto il giorno, Alec, suo padre e suo fratello sono andati subito dopo pranzo
a fare due piste perché il ragazzo aveva bisogno di evitare Nadia, la quale di
contro è rimasta in silenzio per tutto il pranzo destando una accorata
attenzione di suo padre e sua zia, la quale si sente divisa tra la nipote e la
sua migliore amica nella sua necessita di assistere, salvare e ordinare. Bonnie
ed Enzo sono spariti tutta la giornata per andare a farsi un giro da neo
fidanzati ufficiali mentre Rebeka ha portato i bambini al campo scuola insieme
a Matt, lasciando così a casa i coniugi Salvatore, Damon, Elena e Nadia.
Nemmeno Damon ha rivolto
la parola ad Elena, lasciando che i silenzi tra loro si riempissero di tensione
appesantendo l’aria; d’un tratto ha visto Caroline trascinarla nel retro con la
scusa di prendere della legna e le ha sbirciate dalla finestra agitarsi
convulsamente.
Non può capire il motivo
di tanto affanno da parte di sua cognata, tutto quel gesticolio nevrotico, le
mani che passano per i biondi boccoli, il volto contratto e le sue mille
espressioni che cozzano con la totale apatia di Elena, ferma nella sua algida
inespressività.
Non sa che la bionda
stia esprimendo nelle sue forme più colorite ed esplicite tutta la sua naturale
e giustificata preoccupazione per la presenza di quell’uomo orribile e per il
fatto che Nadia sappia, che abbia capito. Che abbia visto. Che è un trauma e
che potrebbe raccontarlo e sì Damon lo ucciderà di sicuro; è una bomba ad
orologeria e sua nipote è così piccola e indifesa che non sa davvero come
affrontare l’argomento, come starle vicina.
Non capisce Damon,
osservandole dalla finestra della cucina, perché sua cognata sia sul punto di
crollare in una crisi di pianto, e poi d’improvviso abbracci Elena che si copre
il volto coi lembi del maglione.
Sembra una reazione
esagerata per un “ti amo”, non può essere quello il motivo.
Stefan entra in cucina e
trova suo fratello in piedi, con una mano poggiata sul lavandino e l’altra a
reggere un bicchiere mentre osserva perso fuori dalla finestra con la stessa
attenzione di un cecchino.
-Cosa guardi?-
Glielo chiede diretto, e
lui non si scompone ruotando di fretta lo sguardo azzurro verso il fratello per
poi riportarlo oltre i vetri spessi della finestra.
-Le nostre donne-
-Nostre?-
Il tono ironico lo
costringe a curvare ancora una volta le pozze chiare che si fanno più liquide,
accompagnate da una smorfia di dolore.
-Sembrano più agitate
del solito-
Stefan, mani in tasca e
aria annoiata, proietta le iridi verdi nella stessa direzione di Damon,
focalizzando le due figure in lontananza, avvolte dall’aria umida.
-Sono sempre agitate…-
-La tua più del solito-
Lui alza le sopracciglia
concordando con quell’affermazione ora che vede sua moglie dondolarsi in preda
a qualche crisi per lui immotivata.
-Ci vorrebbero dei pop corn-
-E una microspia-
-Secondo te chi ha detto
o fatto cosa?-
-Forse Elena le sta
raccontando che le ho detto che l’amo…e lei non ha proferito parola-
Getta un’occhiata di
sufficienza verso il minore, scappando dallo sguardo che si contrae stupito e
confuso adesso meno coinvolto dalle signore fuori e calamitato ora dal fratello
intento palesemente a fare finta di niente.
-Come hai detto?-
-Sì dai…come quando
facevano il liceo e le beccavamo a parlare animatamente, spesso il tema eravamo
noi, o il compito in classe…o il ballo….più o meno siamo li-
-No parlavo della tua
dichiarazione-
-Oh, non del mio “visualizzato
senza risposta”’?-
Ruota una mano nel vuoto
come a voler dare concretezza a quel concetto e Stefan lo vede da come inarca
le sopracciglia ed irrigidisce la mascella che si sta nascondendo dietro tutte
le sue insicurezze e fragilità.
-Posso sapere perché?-
-Ah chiedilo a lei-
-No perché glielo hai
detto…ma poi quando, come…che vuol dire-
Adesso è lui ad agitare
convulsamente le mani, imitando la moglie.
-Gliel’ho detto perché
sono una persona onesta….ed era…em ieri sera e …se
devo spiegarti il significato di “ti amo” non siamo messi bene-
-Smettila di fare il
cretino e rispondimi-
Damon distoglie lo
sguardo dalle due e si volta faccia a faccia con Stefan, in attesa di risposte.
-Lo sono sempre quando
si tratta delle persone che amo, lo sai bene…non cretino ovviamente ma onesto…ho
sentito il bisogno di dirglielo e non è che l’ho strappata a suo marito per
farlo…è stata lei a venire da me-
-Sì ma dovresti tenere
conto della sua situazione….soprattutto qui, in vacanza-
-Ho tenuto molto
conto….infatti non l’ho mai cercata, non le ho dato fastidio, mi sono tenuto
alla larga, ha fatto tutto lei e io non ce l’ho fatta! Cavolo ti capiterà di
guardare tua moglie e sentire il desiderio bruciante di dirle che l’ami-
Stefan ammorbidisce la
postura mollando la presa severa che si trasforma in uno sguardo mesto e
comprensivo di fronte alla fragilità di suo fratello. Certo che lo capisce, e
alle volte nemmeno ci pensa più a quanto sia raro e incredibile che quell’amore
vibri ancora nel suo cuore.
Il sospiro di Damon lo
intenerisce ancor di più, vorrebbe solo vederlo felice.
-Tu dalle tempo-
*****
Caroline trova sua
nipote seduta sul divano dell’ampio salotto che fa distrattamente zapping alla
tv senza davvero badare troppo alle trasmissioni che si confondono sullo
schermo. E’ nascosta nel collo alto del maglione con gli occhi persi che
fissano un punto indistinto nel vuoto, le gambe incrociate e la coperta da
divano sulle spalle; sua zia la trova prima che suo padre faccia in tempo a
rientrare dalla cucina e sedersi accanto a lei per stare insieme.
Caroline ha le braccia
conserte davanti al busto e si tiene i lembi del cardigan beige, mentre avanza
timorosa verso la ragazzina che non la nota immediatamente, procedendo con
cautela come se temesse di turbare il suo quieto fluttuare coi pensieri. Così
arriva in piedi vicino a lei e si siede lentamente attirando la sua attenzione.
-Ehi-
-Ehi zia-
Le pupille di Caroline
si dilatano provocando quel contrasto avvincente di nero e celeste da cui
traspare tutta la sua costernazione e preoccupazione per la nipote; fa scorrere
le iridi da lei alla televisione, mordendosi un labbro con esitazione,
rincorrendo le parole giuste da utilizzare per iniziare quella conversazione
che sperava di non dover mai avere con lei. Corruga la fronte vissuta, meno
tesa di un tempo, lasciando che le piccole faglie solchino lievemente la pelle indicando
del tormento.
-Senti….possiamo…possiamo
parlare un attimo tesoro?-
Nadia impiega il tempo
necessario ad arrossire per capire di cosa voglia parlarle sua zia e si mette
seduta abbandonando telecomando e vacui pensieri e deglutire il disagio nello
stare di fronte a lei.
-Certo-
La donna volge
l’attenzione alle sue spalle, valutando il territorio circostante e le
probabilità che Damon appaia e senta quello che si stanno per dire. Va trattata
con riservatezza e cura, così torna sulla nipote.
-Ti va di fare due
passi?-
Non crede di avere molta
scelta, così annuisce, si infila gli stivali e si alzano entrambe dirigendosi
all’ingresso attraverso il corridoio da cui sbucano Damon e Stefan, usciti
dalla cucina che le osservano perplessi.
-Ma tu non eri fuori?-
-Sono rientrata-
-E…dove state andando?-
-Che c’è, sono una
sorvegliata speciale?-
Il tono seccato tradisce
i suoi timori, ma i due non fanno in tempo a controbattere che Caroline ha già
afferrato i piumini e trascinato sua nipote con sé, sotto lo sguardo attonito
dei due fratelli leggermente perplessi.
-Ok è più strana del
solito-
-Te lo avevo detto-
Una volta uscite, Nadia
si chiude il piumino osservando turbata sua zia che si sposta i capelli
tentando di contenere l’agitazione.
-Allora tesoro…come
stai?-
-Em….io….zia
c’è qualcosa di cui mi vuoi parlare?-
Le iridi scure trovano
il coraggio di incontrare quelle più adulte, ma non così sicure che vibrano di
angoscia.
-Sì….ho….ho parlato con
Elena; Nadia…ascolta quello che è successo…vedi lo zio di Alec purtroppo
qualche volta esagerare con il bere e –
-Questo l’ho capito ma,
l’ha aggredita zia….io l’ho visto, l’ho visto farle male e-
Caroline rallenta il
passo crucciando la fronte in segno di costernazione, lo vede il volto teso
dalla paura impallidirsi al ricordo della sera precedente; Nadia si stringe nel
piumino per ripararsi dalle immagini veloci degli occhi allarmati di Elena, l’odore
pesante di alcool dell’uomo e quei polsi lesi nascosti in fretta sotto le
maniche delle vestaglia sgualcita.
-Nadia….non possiamo
dire a nessuno quello che è successo, ok? So che sei spaventata e …preoccupata,
lo sono anche io credimi. E vorrei anche poter fare qualcosa, ma spetta solo ad
Elena, è la sua famiglia, suo marito-
-Ma zia potrebbe fare
del male sul serio a qualcuno-
Caroline si mette di
fronte a lei fermandosi del tutto e allunga le mani sugli avambracci di sua
nipote, addolcendo la voce e lo sguardo in un tono di conforto.
-No amore lui…ha sempre
avuto questa strana fissa per Elena e il troppo alcool lo rende un po’ troppo
aggressivo, ma ti assicuro che non andrebbe mai oltre….ti fidi di me?-
Nadia sospira
imbronciando le labbra; certo che si fida, ma è convinta che sua zia non ci
creda fino infondo, che voglia proteggere Elena, ma nel modo sbagliato.
-Certo…ma ho paura zia-
-Lo so, e ti prometto
che ti terrò lontana da lui-
-Ma è lo zio di Alec-
-Appunto per questo
dobbiamo cercare di dargli una possibilità-
-Aaron non sa niente?-
-No, nemmeno tuo zio
Stefan…altrimenti loro non resterebbero in silenzio come noi….ascolta voglio
che tu venga da me per qualunque problema, sempre, in ogni caso….va bene?-
Nadia annuisce e lascia
che sua zia le sorrida mestamente tirandola a sè in
un abbraccio materno.
-Andrà tutto bene-
*****
Elena ha evitato Max come la peste, a cena è stato pressoché inevitabile
stare tutti insieme, ma lei si è presa le sue dovute distanze e Nadia si è
seduta accanto a lei, come per entrare in quella zona sicura creatasi per
proteggersi. L’occhiata di comprensione non è passata inosservata a Damon,
ignaro di tutto e sempre più perplesso sul loro strano atteggiamento in quell’insolito
primo giorno dell’anno.
Nadia di contro sa che
dovrà prima o poi parlare con Alec, un giorno è un conto, ma devono arrivare
alla fine della settimana e non possono pensare davvero di evitarsi; anche
perché adesso avrebbe davvero bisogno di lui pur non potendo spiegargli cosa le
sia accaduto. E si domanda, guardandola, come faccia Elena a sfoderare un
sorriso credibile, con l’ansia che le si scoprano i polsi ed il terrore che
trapela dalle iridi marroni; osservandola sente un moto di stima nei suoi
confronti pur provando sentimenti contrastanti per il rapporto con suo padre
essendo la madre del suo ragazzo - se ancora lo sia – conoscendo alcuni suoi
tratti si accorge di che donna forte sia.
E la rincuora anche
rendersi conto che crescendo i problemi ed i casini restano comunque, che non
si smette mai di essere infondo degli adolescenti confusi, poiché umani.
Sospira a fondo tendando
di arrivare alla fine di quella cena indenne e raccogliere le parole giuste da
dire ad Alec, che la scruta perplesso dall’altra parte della tavola.
Peccato che, alla fine
della cena, lei non faccia in tempo a dire nulla che lui si alza per andare in
camera dichiarandosi stanco e lasciandola a bocca asciutta e un sapore amaro a
seccarle la gola e gli occhi feriti. Abbassa lo sguardo sul piatto vuoto
provando a contenere quella tempesta sconclusionata pronta a soffocarla con il
brusio generale intorno a lei, fatto di allegria e chiacchiere quando lei
vorrebbe solo piangere; ed è allora che una mano gentilmente le si posa sul
polso posato in grembo, nascosto sotto la tovaglia.
Nadia alza lo sguardo su
Elena, trovando quegli specchi scuri inteneriti, accompagnati da un sorriso
comprensivo.
-Dagli tempo….riprova
domani, magari al rifugio, sulle piste…corrompilo con una bella cioccolata con
panna…-
Lei ricambia il sorriso
grata e la segue con lo sguardo mentre si alza per portare le ultime cose in
cucina. Non sa come sia possibile, ma improvvisamente Elena sembra davvero la
sua più grande alleata.
Si sono messi tutti sul
divano, tranne Alec che è scappato in camera, Bonnie ed Enzo che ancora non
sono tornati ed Elena che se ne sta reclusa in cucina con Caroline che borbotta
cose tipo “se davvero non vuoi destare
sospetti vai a dormire” o “stai dove ti posso vedere per favore”, a
vedere un film di animazione in modo da placare le pesti più piccole.
Maxwell è seduto accanto
ad Aaron il quale a sua volta segue distrattamente il vagare confuso di sua
moglie; nel seguirla con lo sguardo intercetta la testa di Damon collocata sull’altro
divano proprio nella traiettoria tra lui e la cucina dove ronza Elena e sente
una strana fitta di gelosia quando lo vede voltare il capo in direzione di sua
moglie.
-Stai bene nipote?-
Si volta verso suo zio.
-Em,
si certo-
-Ti vedo preoccupato-
-No sono…pensieroso-
Maxwell segue il suo
sguardo.
-Vuoi che faccia due
chiacchiere con tua moglie?-
-No zio tranquillo-
-Non mi sembra che le
cose stiano migliorando-
Lui sospira, desideroso
di interrompere la loro bassa e sommessa conversazione sovrastata dal rumore
del film e le voci allegre dei ragazzi, con Stefan e Matt che prendono in giro
Rebeka perché si è commossa per una scena di animali.
-No, ma adesso non mi va
di parlarne….comunque grazie-
Lui annuisce cercando
comunque Elena perché sa di doverle parlare, deve assicurarsi che non dica
nulla di quanto successo la sera prima anche se sa che non lo farà comunque. Lei
viene trascinata finalmente da Caroline in salotto, sedendosi entrambe su una
grande poltrona dove si stringono, accompagnate dai commenti di Rebeka sulla
loro sparizione. Elena vorrebbe nascondersi sentendo troppi occhi su di sé, suo
marito, Damon, Nadia, Maxwell….e i conati di vomito salgono prepotenti,
trattenuti solo dalla stretta dell’amica intorno al suo braccio coperto dal
plaid a quadri che ha messo sulle gambe di entrambe.
***
“No one will win this time
I just want you back
I'm running to your side
Flying my white flag, my white
flag
My love where are you? My love
where are you?”
Il giorno dopo sono
partiti più o meno tutti insieme per tornare sulle piste, hanno a diposizione
altri tre giorni per sciare e poi ripartiranno così ne approfittano visto che
la giornata è splendida e fa freddo al punto giusto.
I bambini sono al campo
scuola, Care e Rebeka si sono lasciate convincere dai mariti a fare le piste
con loro senza stare troppo addosso ai figli, Elena sta facendo una pista con
Bonnie, Enzo invece si è dato alle gare di velocità con Damon.
E Nadia sta tentando di
inseguire Alec per bloccarlo.
Finita una pista Elena
si ferma al rifugio mentre Bonnie si dirige in bagno e lei ne approfitta per
sedersi godendosi il sole e la tranquillità.
Ovviamente infranta
quando una sagoma le si para davanti coprendole il sole e non appena apre gli
occhi si irrigidisce sul posto calcolando le vie di fuga.
Maxwell la fissa turbato
e lei si alza per allontanarsi da lui.
Non può farti nulla Elena, ci sono un sacco di persone, i bambini, e Bonnie arriverà a breve, ma
quel panico torna a bloccarle l’ossigeno e paralizzarle le gambe.
-Elena….ciao io….io ti
vorrei parlare-
Abbassa la voce e lo
sguardo colpevole, rigirandosi i guanti da sci tra le mani.
-Ascolta-
-Non voglio sentire io…-
Lui le si para davanti
con sguardo contrito per impedirle di superarlo e scappare ancora.
-Ti prego, perdonami,
non so cosa mi sia preso ero….Dio ti chiedo davvero scusa, sono così
mortificato-
Se non lo conoscesse
potrebbe quasi ammorbidirsi, invece continua a provare repulsione e
frustrazione, un disgusto indescrivibile di cui i polsi indolenziti sono un
promemoria costante, come il dolore alla schiena nel punto in cui le ha fatto
colpire il frigorifero. Lei fruga intorno a se con lo sguardo, nel disperato
tentativo che qualcuno la salvi, ma deve affrontarlo da sola, ancora una volta.
-Se vuoi davvero che io
finga che tutto questo non sia mai successo, non rivolgermi più la parola,
vattene e stai lontano dai miei figli-
-Cos…Elena…-
-Non parlarmi, non guardarmi…non-
-Sono lo zio di Aaron,
non posso sparire….cerca di capire io….-
Fa un passo in avanti
facendola, di contro, indietreggiare allarmata e subito alza le mani in segno
di resa.
-Ascoltami ti prego,
troviamo un compromesso-
-Non c’è nessun compromesso,
devi starmi lontano!-
L’aria fattasi
stranamente silenziosa si riempie del tono più alto e furioso di lei.
Le iridi scure si alzano
fiammeggianti, colme di odio e disprezzo, su quelle più chiare, non aveva mai
avuto questo atteggiamento, questo tono. Deglutisce Maxwell, provando a
trattenere la rabbia impulsiva che solo Elena riesce a tirargli fuori e tenta di
nuovo di parlare cercando di non attirare troppo l’attenzione su di loro.
Ha approfittato del
fatto che Aaron si sia fissato nel prendere lezioni di snow
con James ed è subito andato a cercarla per parlarle.
-Tutto bene qui?-
Una terza voce si
intromette facendo sussultare entrambi che si voltano in direzione di Damon,
arrivato al rifugio in quel momento accompagnato da Enzo.
-Sì certo-
Lui fa spallucce senza
staccare lo sguardo di sfida dall’uomo; il volto preoccupato di Elena scorto in
lontananza è stato sufficiente a fargli accelerare il passo senza curarsi delle
proprie ritrosie interiori.
-Stavamo solo facendo
due chiacchiere, sai sono cose di famiglia-
Rimarca la loro
parentela acquisita e Damon non si cura minimamente di quei riferimenti, con la
coda dell’occhio vede la faccia turbata di lei che indietreggia
impercettibilmente verso di lui come a voler cercare un appiglio sicuro.
-Allora non ti dispiace
se mi siedo qui con voi-
Indica il tavolino in
legno al loro fianco, cui era seduta Elena prima dell’arrivo di Maxwell.
-In realtà stavamo
finendo di parlare di una cosa se non ti dispiace-
-In realtà credo che
resterò qui comunque-
Aggira il tavolo e
arriva al fianco di Elena, parandosi davanti a lei.
-Posso?-
Si rivolge a lei,
ignorando Maxwell, e ammorbidisce lo sguardo come per farle capire che non ci
pensa proprio a lasciarla da sola consentendole per cinque secondi di mollare
la presa e rilassarsi. Enzo, che non ha capito molto ma si fida del tono di
Damon, si mette seduto al tavolo chiedendo dove sia finita la sua fidanzata che
non tarda ad apparire.
A quel punto Maxwell, in
evidente difficoltà lancia un ‘ultima occhiata a Damon e si allontana per
tornare verso le piste.
Le facce tese dei
presenti insospettiscono Bonnie che si siede accanto al fidanzato.
-Che succede?-
-Niente, io ed Elena
andiamo a prendere da mangiare, volete della cioccolata?-
-Io una birra…-
-E una fetta di torta….-
Damon mette le mani
sulle spalle di Elena e con il suo solito sorriso beffardo la spinge dentro il
rifugio, tra la folla, fino al bancone in attesa di attirare l’attenzione del
ragazzo intento a spillare le birre.
-Dunque posso sapere
questo….accalorato argomento di famiglia?-
Il tono sarcastico la
induce a crucciare lo sguardo punta sul vivo tanto che lui stesso si accorge di
aver esagerato e torna sui suoi passi addolcendosi.
-Stai bene?-
Non riesce nemmeno a
guardarlo, tanto che sbatte le ciglia più volte col capo reclinato in basso
nella speranza che non le scenda nessuna inopportuna lacrima finendo per
spalancare la diga repressa e farsi tirare dentro da una voragine senza fine. Una
vita passata a non arrabbiarsi, a fingere, ad impedire al cuore di battere e
sentire ancora; che fosse per Damon, che fosse per Maxwell o suo marito, la vita
di Elena è stata un gioco teso a proibirsi tutto, per sua stessa scelta.
Forzando una felicità
non sua, celando paure e seppellendo l’amore.
E’ tutto sbagliato.
Tutto.
Scuote la testa cercando
di contenersi quando sente la stoffa fresca della giacca da sci di Damon contro
la propria fronte e si lascia avvolgere dalle sue salde braccia, mentre affoga
nel suo abbraccio sicuro afferrando le sue spalle.
-Andrà tutto bene…non ti
lascerò Elena, te lo prometto-
“Whenever you're ready
Whenever you're ready
Can we, can we surrender
Can we, can we surrender
I surrender”
Imperdonabile as always.
Dunque siamo arrivati a
un punto di svolta più o meno, è stata una lunga giornata, ci sono stati mille
confronti e finalmente damon ed elena
si sono ritrovati. Lui ancora non sa nulla di Maxwell ma ha intuito che
qualcosa non vada, in compenso la situazione di Elena l’ha avvicinata a Nadia
che è stata confortata da Caroline che ha fatto da cuscinetto di tamponamento
per un po’ ma bisogna vedere quanto reggerà.
La ragazzina deve fare i
conti anche con i suoi sentimenti per Alec e verrà fuori prima o poi; Aaron è
defilato ma pure lui dovrà trovarsi a confronto con la moglie…scusate troppe
teste troppi dialoghi!! Vi chiedo perdono per il ritardo, per le note brevi e
soprattutto perché troppi personaggi implicano una trama che si affatica un po’
vi prego ditemelo se la storia è pesante o vi annoia per me è fondamentale
anche solo un commento anche se negativo!!!!!
Vampire sta per finire,
spero che con esso non finisca la nostra ispirazione..
Grazie a chiunque
leggerà e a chi mi recensisce, ogni tanto!
Baci
Eli