Disclaimer: Questa
storia è
frutto della mia fantasia. Non
conosco i due personaggi e, ovviamente, non appartengono a me.
E blablabla.
Credits:
(*) tratto da Cime
Tempestose, versione cinematografica del 1939, la migliore a mio
parere.
Note
dell'Autore: Eccoci qua con il
nono capitolo del seguito di fact, not fiction,
long-fic seguito di one night in Portland.
Sì, ho detto che
non avrei aggiornato fino a Luglio…bè, sorpresa!
Il capitolo non mi convince
molto, devo ammetterlo, ma spero vi piaccia.
Commenti
ben accettati. Come sempre
buona lettura,
Sara;;
ps
non betata, scusate
eventuali errori.
Chapter IX
{HE WANTs HER BACK}
-
Oh, it's a wonderful castle! Heathcliff,
let's
never
leave it.
- Never in our lives! Let all the world confess,
that
there is
not in all the
world
a more beautiful damsel than
the Princess Catherine of Yorkshire.
- But I - I'm still your slave.
- No, Cathy. I now make you my queen.
Whatever happens out there,
here you will always be my queen.
Wuthering
Heights - 1939 Movie(*)
Quando
una storia finisce non sai mai come comportarti. Una
volta passato il dolore si ritorna a vivere normalmente, o almeno si prova. Non potevo dire di aver provato
dolore, io e Kris ci eravamo ripromessi di non considerarci fidanzati.
Però io
avevo mandato tutto a puttane, e non potevo dire di non starci male.
Lei,
la nuova arrivata,
c’entrava, anche se avevo tentato di negarlo sin
dall’inizio. E Kristen l’aveva
capito fin da subito.
Lei
era portatrice di guai.
Lei
ci aveva distrutto, mettendoci l’uno contro l’altro.
Lei,
lei, lei. Non
avevo mai odiato così tanto una donna in vita mia. Mai.
Ma
si sa, tutto passa, e alla fine ci si trova a fare i conti
con le conseguenze. Ovviamente era colpa mia, lo sapevo benissimo.
Avevo
abbassato la guardia per un attimo, non avrei mai
dovuto ascoltarla. Non che pensassi che la reazione di Kris
fosse giusta, al contrario pensavo che fosse troppo esagerata,
però ero caduto
nel trucco di Abigail e avevo rovinato tutto, questo non potevo
negarlo.
E
ora mi ritrovavo a Londra, a bussare ad una porta di legno
pesante, decorata con ornamenti dorati. Si aprì con un
cigolio e mi ritrovai
davanti il viso della persona di cui, in quel momento, avevo un
disperato
bisogno.
-
Ciao, Tom.- mormorai, in un bisbiglio.
Mi
squadrò da capo a piedi, prima di tornare a guardarmi in
faccia. - Oh mio Dio, Rob. Sei uno straccio.- commentò,
scuotendo piano la
testa.
Inutile
dire che volle sapere tutto, dal principio. Ad essere
sincero sembrava essere dallo psicanalista - io sul divanetto di pelle
e lui
dal tavolo che mi ascoltava. Si era impuntato con l’ordinare
cinese, e non
potevo non accontentarlo. A metà cena lasciai stare i miei
spaghetti di soia,
mi davano la nausea. E mi ricordavano qualcosa che in quel momento non
volevo
proprio avere in mente.
-
…e quella pazza mi ha baciato, così
all’improvviso. E Kris ha
visto tutto ovviamente, e da allora non vuole più parlarmi.
Non ha detto niente
nemmeno a Nikki, non so cosa le sia preso.- finii il mio resoconto
tutto d’un
fiato, come per togliermi quel peso.
Solo
un debole mh arrivò
da parte di Tom, cosa che mi fece mettere seduto per guardarlo e lo
ritrovai a
fissare un involtino infilzato in una forchetta.
-
Gradirei che tu fossi un po’ più interessato.- gli
dissi,
acido.
-
Oh, ma io sono interessato.- mi rispose, senza guardarmi.
-
Stai fissando un involtino primavera.- gli feci notare, atono,
alzando un sopracciglio. - E parli con me. Non mi sembri al massimo
dell’attenzione.-
Si
limitò a fare spallucce e inghiottì
l’involtino.
-
Secondo me…- farfugliò, a bocca piena.
Deglutì e continuò. -
E’ stata esagerata. Così come la tua decisione di
tornare qui.-
-
Come, scusa?- domandai, incredulo.
-
Oh, andiamo.- Morsicò un altro involtino capitatogli sotto
tiro e mandò giù. - Che senso ha fuggire?-
-
Io non sono fuggito.- replicai d’istinto. Ero solamente
tornato a casa, che c’era di male? Dovevo solo aspettare
l’inizio delle riprese
in Italia per ritornare sul set, avevo a disposizione un po’
di tempo libero e
volevo sfruttarlo.
-
Sì, certo. Come no.- replicò a sua volta,
inarcando un
sopracciglio. Forse però aveva ragione.
-
E sentiamo, Freud,
perché mai l’avrei fatto?- gli chiesi, incrociando
le braccia al petto e
lasciandomi cadere sul divanetto.
-
Perché non vuoi affrontarla.-
Sbuffai,
spazientito. - Come
no.- bofonchiai.
-
Guarda i fatti. Una tipa, che si è comportata alquanto da
stronza, permettimelo, ti bacia e tu e Kris rompete.-
iniziò, agitando la
forchetta per poi puntarla verso di me. - Tu però non hai
fatto niente dopo,
per spiegarle cosa è successo.-
Aprii
la bocca per replicare, ma mi zittì.
-
Ok, l’hai chiamata e hai provato a parlarle. Ma ti sembra
abbastanza? Te ne sei andato, ammettilo.
-
Non vuole ascoltarmi.- mi giustificai, ed era vero. - Che
altro dovei fare?
Parve
non ascoltarmi - anzi, mi ignorò totalmente - e
continuò a
mangiare in silenzio.
-
E comunque non è tutta colpa tua.-
-
Che vuoi dire?- chiesi, alzando la testa per guardarlo.
-
Kris ha avuto una reazione…bè, esagerata
è un eufemismo.- E
ancora una volta non aveva tutti i torti. Ma l’avevo delusa,
mi sentivo in colpa.
-
Tu la ami, non è vero?.-
La
voce di Tom sembrava venire da lontano, ma mi colpì come uno
schiaffo. Non ero certo il tipo che raccontava ai suoi amici quanto
fosse
importante la propria ragazza per lui, quanto la amasse. Ma Tom aveva
colto nel
segno, come potevo negarlo?
-
La amo.- sussurrai,
più a me che a Tom. Ero già riuscito a dirlo a
Kris, ma in quel momento quelle
due parole mi sembrarono così
prive
di significato.
Sospirai,
chiudendo gli occhi e affondando la testa nel cuscino
del divanetto.
-
Rob?-
-
Non ne voglio più parlare.- bofonchiai nel cuscino, suonando
quasi incomprensibile.
*
I
giorni passarono velocemente, come se qualcuno avesse messo la
mia vita in fast forward. Non
tornai
sull’argomento ‘Kristen’ con Tom, la
nostra chiacchierata mi aveva sollevato da
un lato, dato che finalmente avevo detto a qualcuno come mi sentivo, ma
demoralizzato dall’altro.
Fu
solo quando ricevetti una telefonata - e come sempre sperai
di sentire la voce di Kris dall’altro lato del telefono - che
tutto sembrò
cominciare a sistemarsi. O quasi.
-
Rob, sono io.- la voce squillante di Cath era inconfondibile.
-
Dimmi tutto, Cath.-
-
Tra due settimane si inizia a girare a Montepulciano.-
annunciò, felice. - Voglio trovarti lì insieme a
Kris almeno tre giorni prima.-
aggiunse, quasi come un ordine.
-
Come mai?-
-
Tu vieni e basta, ci vediamo lì.
Riattaccò
e mi ritrovai per un attimo a sentire il debole tu
tu della linea caduta, senza saper
bene come sentirmi. Tornare sul set significava una sola cosa, rivedere
Kris.
Sapevo
che i messaggi che le avevo lasciato non erano stati
sentiti e non lo sarebbero mai stati, se lei continuava a comportarsi
così. Le
parole di Abigail - su Kris e Michael - continuavano a tormentarmi, e
finalmente mi decisi a fare qualcosa. In Italia avremmo dovuto girare
scene
insieme, quindi le era impossibile evitarmi. Doveva ascoltarmi per
forza,
dovevo farle capire che non solo non c’era niente di cui
preoccuparsi, ma che
ero totalmente - riuscii ad ammetterlo solo in quel momento, veramente
troppo
tardi, avrei dovuto dirglielo subito - pazzo
di lei.
E
avrei fatto di tutto per sistemare le cose, pur di riaverla
con me.
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