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Autore: Sariel    04/06/2009    9 recensioni
Non avrei saputo dire come eravamo arrivati a quel punto, ma sicuramente lei, la nuova arrivata, c’entrava in qualche modo, anche se avevo tentato di negarlo sin dall’inizio.
Seguito di 'fact, not fiction'.
[Robert Pattinson/Kristen Stewart]
[MOMENTANEAMENTE SOSPESA]
Genere: Romantico, Triste, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Kristen Stewart, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Disclaimer:  Questa storia è frutto della mia fantasia. Non conosco i due personaggi e, ovviamente, non appartengono a me. E blablabla.
Credits: (*) tratto da Cime Tempestose, versione cinematografica del 1939, la migliore a mio parere.
Note dell'Autore: Eccoci qua con il nono capitolo del seguito di fact, not fiction, long-fic seguito di one night in Portland. Sì, ho detto che non avrei aggiornato fino a Luglio…bè, sorpresa! Il capitolo non mi convince molto, devo ammetterlo, ma spero vi piaccia.

Commenti ben accettati. Come sempre buona lettura,
Sara;;
ps non betata, scusate eventuali errori.


Chapter IX
{HE WANTs HER BACK}
 

-          Oh, it's a wonderful castle! Heathcliff,
 let's never leave it.
- Never in our lives! Let all the world confess,
 that there is not  in all the world
a more beautiful damsel than
the Princess Catherine of Yorkshire.
- But I - I'm still your slave.
- No, Cathy. I now make you my queen.
Whatever happens out there,
here you will always be my queen.
Wuthering Heights - 1939 Movie(*)


Quando una storia finisce non sai mai come comportarti. Una volta passato il dolore si ritorna a vivere normalmente, o almeno si prova. Non potevo dire di aver provato dolore, io e Kris ci eravamo ripromessi di non considerarci fidanzati. Però io avevo mandato tutto a puttane, e non potevo dire di non starci male.
Lei, la nuova arrivata, c’entrava, anche se avevo tentato di negarlo sin dall’inizio. E Kristen l’aveva capito fin da subito.
Lei era portatrice di guai.
Lei ci aveva distrutto, mettendoci l’uno contro l’altro.
Lei, lei, lei. Non avevo mai odiato così tanto una donna in vita mia. Mai.
Ma si sa, tutto passa, e alla fine ci si trova a fare i conti con le conseguenze. Ovviamente era colpa mia, lo sapevo benissimo. Avevo abbassato la guardia per un attimo, non avrei mai dovuto ascoltarla. Non che pensassi che la reazione di Kris fosse giusta, al contrario pensavo che fosse troppo esagerata, però ero caduto nel trucco di Abigail e avevo rovinato tutto, questo non potevo negarlo.
E ora mi ritrovavo a Londra, a bussare ad una porta di legno pesante, decorata con ornamenti dorati. Si aprì con un cigolio e mi ritrovai davanti il viso della persona di cui, in quel momento, avevo un disperato bisogno.
- Ciao, Tom.- mormorai, in un bisbiglio.
Mi squadrò da capo a piedi, prima di tornare a guardarmi in faccia. - Oh mio Dio, Rob. Sei uno straccio.- commentò, scuotendo piano la testa.
Inutile dire che volle sapere tutto, dal principio. Ad essere sincero sembrava essere dallo psicanalista - io sul divanetto di pelle e lui dal tavolo che mi ascoltava. Si era impuntato con l’ordinare cinese, e non potevo non accontentarlo. A metà cena lasciai stare i miei spaghetti di soia, mi davano la nausea. E mi ricordavano qualcosa che in quel momento non volevo proprio avere in mente.
- …e quella pazza mi ha baciato, così all’improvviso. E Kris ha visto tutto ovviamente, e da allora non vuole più parlarmi. Non ha detto niente nemmeno a Nikki, non so cosa le sia preso.- finii il mio resoconto tutto d’un fiato, come per togliermi quel peso.
Solo un debole mh arrivò da parte di Tom, cosa che mi fece mettere seduto per guardarlo e lo ritrovai a fissare un involtino infilzato in una forchetta.
- Gradirei che tu fossi un po’ più interessato.- gli dissi, acido.
- Oh, ma io sono interessato.- mi rispose, senza guardarmi.
- Stai fissando un involtino primavera.- gli feci notare, atono, alzando un sopracciglio. - E parli con me. Non mi sembri al massimo dell’attenzione.-
Si limitò a fare spallucce e inghiottì l’involtino.
- Secondo me…- farfugliò, a bocca piena. Deglutì e continuò. - E’ stata esagerata. Così come la tua decisione di tornare qui.-
- Come, scusa?- domandai, incredulo.
- Oh, andiamo.- Morsicò un altro involtino capitatogli sotto tiro e mandò giù. - Che senso ha fuggire?-
- Io non sono fuggito.- replicai d’istinto. Ero solamente tornato a casa, che c’era di male? Dovevo solo aspettare l’inizio delle riprese in Italia per ritornare sul set, avevo a disposizione un po’ di tempo libero e volevo sfruttarlo.
- Sì, certo. Come no.- replicò a sua volta, inarcando un sopracciglio. Forse però aveva ragione.
- E sentiamo, Freud, perché mai l’avrei fatto?- gli chiesi, incrociando le braccia al petto e lasciandomi cadere sul divanetto.
- Perché non vuoi affrontarla.-
Sbuffai, spazientito. - Come no.- bofonchiai.
- Guarda i fatti. Una tipa, che si è comportata alquanto da stronza, permettimelo, ti bacia e tu e Kris rompete.- iniziò, agitando la forchetta per poi puntarla verso di me. - Tu però non hai fatto niente dopo, per spiegarle cosa è successo.-
Aprii la bocca per replicare, ma mi zittì.
- Ok, l’hai chiamata e hai provato a parlarle. Ma ti sembra abbastanza? Te ne sei andato, ammettilo.
- Non vuole ascoltarmi.- mi giustificai, ed era vero. - Che altro dovei fare?
Parve non ascoltarmi - anzi, mi ignorò totalmente - e continuò a mangiare in silenzio.
- E comunque non è tutta colpa tua.-
- Che vuoi dire?- chiesi, alzando la testa per guardarlo.
- Kris ha avuto una reazione…bè, esagerata è un eufemismo.- E ancora una volta non aveva tutti i torti. Ma l’avevo delusa, mi sentivo in colpa.
- Tu la ami, non è vero?.-
La voce di Tom sembrava venire da lontano, ma mi colpì come uno schiaffo. Non ero certo il tipo che raccontava ai suoi amici quanto fosse importante la propria ragazza per lui, quanto la amasse. Ma Tom aveva colto nel segno, come potevo negarlo?
- La amo.- sussurrai, più a me che a Tom. Ero già riuscito a dirlo a Kris, ma in quel momento quelle due parole mi sembrarono così prive di significato.
Sospirai, chiudendo gli occhi e affondando la testa nel cuscino del divanetto.
- Rob?-
- Non ne voglio più parlare.- bofonchiai nel cuscino, suonando quasi incomprensibile.
 
*
 
I giorni passarono velocemente, come se qualcuno avesse messo la mia vita in fast forward. Non tornai sull’argomento ‘Kristen’ con Tom, la nostra chiacchierata mi aveva sollevato da un lato, dato che finalmente avevo detto a qualcuno come mi sentivo, ma demoralizzato dall’altro.
Fu solo quando ricevetti una telefonata - e come sempre sperai di sentire la voce di Kris dall’altro lato del telefono - che tutto sembrò cominciare a sistemarsi. O quasi.
- Rob, sono io.- la voce squillante di Cath era inconfondibile.
- Dimmi tutto, Cath.-
- Tra due settimane si inizia a girare a Montepulciano.- annunciò, felice. - Voglio trovarti lì insieme a Kris almeno tre giorni prima.- aggiunse, quasi come un ordine.
- Come mai?-
- Tu vieni e basta, ci vediamo lì.
Riattaccò e mi ritrovai per un attimo a sentire il debole tu tu della linea caduta, senza saper bene come sentirmi. Tornare sul set significava una sola cosa, rivedere Kris.
Sapevo che i messaggi che le avevo lasciato non erano stati sentiti e non lo sarebbero mai stati, se lei continuava a comportarsi così. Le parole di Abigail - su Kris e Michael - continuavano a tormentarmi, e finalmente mi decisi a fare qualcosa. In Italia avremmo dovuto girare scene insieme, quindi le era impossibile evitarmi. Doveva ascoltarmi per forza, dovevo farle capire che non solo non c’era niente di cui preoccuparsi, ma che ero totalmente - riuscii ad ammetterlo solo in quel momento, veramente troppo tardi, avrei dovuto dirglielo subito - pazzo di lei.
E avrei fatto di tutto per sistemare le cose, pur di riaverla con me.
  
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