VI
Il
mattino dopo, Draco si svegliò dopo una nottata insonne,
intervallata da brevi incubi che, però, l'avevano lasciato
scosso e
sudato tra le lenzuola bollenti. Ma aprì gli occhi con un
pensiero
fisso.
«Le
cantine.» mormorò, con la bocca impastata.
Draco
conosceva a menadito le cantine del Manor, e se la fortuna decideva,
per una volta, di girare nel verso giusto, in quel futuro ci sarebbe
stato proprio ciò che gli serviva e che cercava. Pozioni.
Aveva
bisogno di tante pozioni, di tutti i tipi. Per quanto aveva visto il
giorno prima – nonostante la confusione e l'orrore provato
–
Potter aveva bisogno di cure, e Draco aveva intenzione di aiutarlo in
ogni mezzo. Per quanto, al momento, poteva.
Se
era riuscito a portarlo nella tana del lupo, sarebbe riuscito anche
portarlo via. Doveva solo trovare il modo.
Si
preparò di fretta, così tanto che per poco non
uscì dalla stanza
con la camicia fuori dai pantaloni, come il peggior studente babbano
di Hogwarts. Si lisciò persino i capelli, prima di mettere
piedi
nella sala da pranzo per la colazione, indossando la sua maschera di
indifferenza e incuranza quando si sedette al tavolo insieme ai suoi
genitori.
«Buongiorno,
Draco, figliolo.» Suo padre lo guardava come il suo miglior
tesoro,
la fierezza gli brillava gli occhi come mai era successo. Quanto
aveva desiderato di vedere quello sguardo posato su di sé?
In quel
momento, gli faceva solo ribrezzo, ripensando al motivo per il quale
suo padre aveva improvvisamente deciso di adorarlo. «Cosa ti
ha
donato come premio il nostro Signore?» domando.
Draco
notò che sia i piatti di sua madre che quelli di suo padre
erano
vuoti. Il suo no.
«Ha
chiesto il Manor libero, vero, Draco?» chiese sua madre,
guardandolo
con gli occhi freddi. Nella loro freddezza, però, Draco gli
lesse
anche una muta preghiera, e decise di annuire alla sua piccola bugia.
«Sì,
certo. Ma ho chiesto anche di vedere Potter quando ne ho voglia. Mi
ha dato il permesso di andare da lui a mio piacimento e farci quel
che voglio.»
Lucius
aggrottò le sopracciglia, «E perché hai
fatto tale richiesta? Come
al solito dovevi fare qualcosa di stupido. Potevi chiedergli
qualsiasi cosa, e tu gli chiedi di vedere quella feccia!»
«Ho
chiesto di Potter perché voglio
vederlo
e farci quello che desidero. Il Manor comunque sarà libero,
ed è
questo quello che conta.»
Il
resto della colazione trascorse nel silenzio più assoluto.
Non
appena fu libero dallo sguardo preoccupato di sua madre, Draco corse
verso le cantine del Manor, pronto ad arraffare tutte le pozioni che
riuscì a trovare. Le rimpicciolì con un colpo di
bacchetta e le
nascose sotto il suo mantello, che indossò poco prima di
scendere
nelle segrete per andare di nuovo da Potter.
Non
voglio mai più vederti...
Si
morse un labbro, tentennando poco prima di raggiungere la cella
chiusa. Ripensò alle parole di Harry il giorno prima, le
stesse che
lo avevano tormentato per tutta la notte, ma decise che non doveva
lasciare che la vergogna e il senso di colpa lo fermasse.
Era
lì per curare le sue ferite, che Harry volesse o meno.
Aprì
la cella e la rischiuse magicamente allo stesso modo alle sue spalle,
essendo così sicuro che nessun altro si facesse vivo durante
la sua
improvvisata mansione da medimago inetto.
Si
avvicinò al corpo di Harry che era ridotto allo stesso modo
del
giorno precedente, solo addormentato. Notò soltanto in quel
momento
di una pozza di vomito e sangue che giaceva in un angolo della
stanza, ma Draco evitò persino di fare qualsiasi smorfia per
la
puzza o per lo schifo.
Piuttosto,
si preoccupò di prendere subito una fiala tra le pieghe del
mantello, quella per le ferite interne di qualsiasi tipo, il che
avrebbe spiegato il vomito.
«Potter,»
lo chiamò, cercando di svegliarlo con delicatezza. «Harry...
Harry, svegliati. Prendi questo, per favore.»
Harry aprì la bocca secca con un
lieve gemito dolorante, e subito gli appoggiò l'ampollina
sulle
labbra, massaggiandogli con tocchi lievi la gola in modo tale che,
così, ingoiasse senza troppo dolore.
La pozione fece effetto quasi subito,
e lo notò immediatamente dal rilassamento del viso. Non
sembrava
sofferente come era pochi secondi prima, quindi prese una seconda
fiala contenente il Dittamo, pronto a spalmarlo sulle ferite, almeno
quelle più profonde e infette.
Harry aprì gli occhi non appena sentì
le dita di Draco sulla pelle, leggere e delicate come forse mai erano
state prima. Però non disse niente, e lasciò fare
a Draco il suo
minuzioso lavoro, senza staccare lo sguardo un po' più vivo
dal suo
viso.
Draco preferì ignorare quegli occhi
fissi e taglienti, preferendo dedicarsi appieno nel spalmare tutta la
pozione sulle ferite.
Quando ebbe finito, chiese: «Hai
qualche altro dolore? Ho una pozione anche per i tremori delle
cruciatus, ma non sembra che ti serva ora.»
«No, non mi serve.» La sua voce
sembrava molto meno roca di come era il giorno prima. Probabilmente
la prima pozione deve avergli curato pure la gola graffiata.
«Ho anche quella per il mal di testa,
e per...»
«Draco, ti ho detto che non volevo
più vederti.»
Deglutì, prima di trovare il coraggio
di alzare lo sguardo sul viso sporco e tradito di Harry.
Continuò a
torturarsi incosciamente il labbro inferiore, prima di rispondergli.
«Harry, non avrei mai potuto farti una cosa del
genere.»
«Ma l'hai fatta.»
«Non sono stato io!»
«Mi
stai dicendo che non sei stato tu a dirmi "Sono anni che stiamo
insieme, e non ti ho mai portato da nessuna parte. Ti
fidi di me? Ti
porterò in un posto speciale!"» il tono di voce si
alzò di
poco, imitandolo con una smorfia disgustata sul viso. «Un
posto
davvero speciale, Draco, davvero. Complimenti, hai sul serio
quell'ottimo gusto che hai sempre vantato di avere.»
«Harry...»
«Merlino, ancora non posso crederci.
Sai cosa mi ha fatto più male delle cruciatus e delle
maledizioni
taglienti che mi hanno lanciato negli ultimi quattro giorni?»
«Harry, ti prego, aspetta...»
«Il
fatto che prima di portarmi qui, proprio
prima di portarmi qui!, mi
hai detto che mi amavi. Che mi amavi! Era la prima volta che me lo
dicevi!» scoppiò a piangere in silenzio, mentre le
sue labbra,
nonostante adesso fossero zuppe di lacrime, non perdevano la smorfia
schifata. «Non me lo avevi mai detto... e quando me l'hai
detto, ero
così contento, così felice, ti avrei seguito fino
in capo al
mondo... e
tu mi hai portato qui. Hai
sorriso,
quando
mi hai consegnato a Voldemort.»
«Harry!»
Non sobbalzò neanche al nome del
Signore Oscuro pronunciato da Harry, ma sentì perfettamente
il nodo
in gola stringersi sempre di più ad ogni sua parola. Ma
doveva
fargli capire che lui non avrebbe mai fatto nulla del genere!
Soprattutto se lo amava, soprattutto se aveva avuto il coraggio di
dirglielo...
Gli
prese il viso tra le mani, in modo tale da avere i suoi occhi dritti
nei suoi, così da fargli vedere quanto fosse sincero in quel
momento. Forse per la prima volta. «Ascoltami, per favore,
ascolta
bene
quello
che ti dico! Non ero io.
Capisci?
Non io.»
«Non
tu.»
«Non
io.»
Rimase
in silenzio, Harry, per un sacco di tempo. I suoi occhi brillavano
solo di rabbia e risentimento in quel momento, e Draco pensò
a
quanto gli mancassero gli occhi del piccolo Potter, grandi e
fiduciosi. Poi si rese conto che gli mancavano anche gli occhi di
Harry Potter da grande quando lo guardava con passione e sfida nei
corridoi di Hogwarts, o sul campo da Quidditch.
Improvvisamente, le pupille di Harry
si dilatarono.
«Hai diciassette anni.» Non era una
domanda.
«Beh... non so bene in quale mese
siamo, ma fino all'altro ieri avevo diciassette anni,
sì.»
Si mise a sedere su quella panca,
senza perdere il contatto visivo con l'altro. E Draco pensò
–
sperò – che Harry avesse finalmente capito.
«Sei il viaggiatore nel tempo.»
Draco provò a sorridere, ma non fu
sicuro di esserci riuscito. «Sì.»
«Sei lo stesso che quando ero bambino
è stato il mio primo amico? Quello che mi ha aggiustato il
pupazzo
di pezza? Quello che ha dato fuoco ai capelli di mio
cugino...»
«Lo stesso che ti ha lasciato da solo
in una radura vicino Privet Drive. Sì.»
confermò, e stavolta fu
davvero sicuro di non essere riuscito a sorridere, neanche
lievemente.
«Non sei lo stesso che ho
reincontrato a Diagon Alley da Madama Malkin, vero? Lo stesso che,
sul treno per Hogwarts, mi ha offerto la sua amicizia?»
«Non hai mai accettato la mia
amicizia.»
Fu solo allora che Harry abbassò lo
sguardo, ricominciando a piangere. «Ho accettato la tua mano.
Ti
sono stato amico per tanti anni. Ti sono stato amante per tanti
anni.»
Anche Draco abbassò gli occhi.
Rimpiangendo qualcosa, chissà cosa.
O forse no.
«Non lo sei stato per me.»
Spazio Autrice.
Volevate un
po' di vero dialogo tra Harry e Draco? Eccovelo qui!
Non ho molto da dire, se non che dal prossimo, o da quello dopo, non so
ancora bene, ci sarà molta più azione (?)
più o meno, non sono molto brava con tali descrizioni, ma ci
proverò!
Grazie mille a tutti i recensitori! E anche chi ha
preferito/seguito/ricordato questa storiella un po', boh,
così.
Mi aspetto tante belle recensioni! (o forse no, ma sono contenta anche
se apprezzerete in silenzio :) )
Emily.
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