Titolo: Crush
Capitolo II
Scorpius Hiperion Malfoy aveva
sempre provato grande stima nei confronti degli Auror. L'andare a
caccia di maghi oscuri era per lui una cosa terribilmente virile e,
per di più, dall'alto potenziale redditizio.
Eppure ritrovarsi la sala invasa da
ogni singolo squadrone di Auror esistente in Gran Bretagna,
stranamente, ridimensionava parecchio l'ammirazione che provava nei
confronti della professione.
E la colpa, ancora una volta, era
tutta di Albus.
*
Quel pomeriggio Scorpius stava
nervosamente mettendo a posto i libri di scuola – a quanto
pareva quattro anni di amicizia con Rose bastavano per segnarti
a vita -, lasciandosi scappare di tanto in tanto qualche imprecazione
ben poco sofisticata rivolta a non meglio specificati amici
deficienti senza il minimo senso del pudore.
“Agitarsi tanto fa male alla
salute e fa cadere precocemente i capelli. L'ho sempre detto anche a
tuo padre.”
Scorpius vide la donna adagiata
elegantemente sul suo letto assumere un'espressione di rassegnato
disappunto e scuotere gentilmente le spalle sottili,
“Peccato che non mi abbia mai dato ascolto”.
“Zia, per la centesima volta,
io non sono agitato e i miei capelli non cadranno mai”, ringhiò
a denti stretti il ragazzo, lanciando un gancio destro ad un libro
che continuava a tossire nuvolette di fumo denso invece di starsene
buono al suo posto.
“Anche Draco rispondeva sempre
così,” mormorò la donna con aria sognante,
rivolta al delicato bicchiere in bilico fra le sue dita esili,
“quanti ricordi.”
Scorpius aveva capito da tempo che
cercare di averla vinta con un qualsiasi componente della sua
famiglia era un'azione dall'alto tasso di pericolo. Per di più
zia Daphne era una discepola rigorosa della pratica siediti
accanto al fiume e aspetta che passi il cadavere del tuo nemico e, se
proprio non arriva, pensaci tu ad affogarlo, pertanto optò
per non controbattere e concentrarsi invece nel posizionare il suo
Manuale di Fatture Affatturate in modo che formasse un perfetto
angolo retto.
“Perché sei in camera
mia invece che di sotto con gli altri?”
“Non posso passare un po' di
tempo col mio nipotino preferito appena di ritorno da Hogwarts?”
Scorpius squadrò sua zia da
sopra la copia di Trasfigurazione intermedia.
“Blaise, Pansy e tuo padre
stanno di nuovo avendo un altro dei loro momenti sentimentali
ricordando vecchi aneddoti di scuola e guardando foto di quando eri
piccolo“, sospirò sua zia sorseggiando del liquido scuro
dal suo bicchiere. “Una noia mortale, insomma. Senza offesa, ma
da neonato non facevi altro che piangere e dormire”.
“E papà lo sa che per
sopportare questa terribile sventura stai facendo rifornimento dalla
sua cantina personale di vini elfici?”
“Siamo una famiglia: ciò
che è di tuo padre è tuo, ciò che è tuo è
mio e ciò che è mio, se vorrò, te lo posso dare
in prestito, meglio se in un futuro molto lontano.”
Scorpius si chiedeva spesso come
potesse aver mantenuto la sua sanità mentale con una famiglia
del genere, altre volte si domandava come potesse essere
sopravvissuto all'infanzia, ma questa volta si chiese quante fossero
le probabilità di venir beccato da suo padre se avesse rubato
una bottiglia di vino dalla sua riserva. In
fondo aveva avuto una giornata molto stressante e, volendo,
poteva sempre prendere in prestito la Mano della Gloria per
evitare che qualche elfo domestico ficcanaso facesse la spia.
“Allora, non vuoi proprio
raccontare niente alla tua zia preferita?” lo richiamò
la donna alla realtà. “Quando andavo io a scuola
succedevano sempre un sacco di cose interessanti: lupi mannari,
squadre d'inquisizione, mostri pietrifica-mezzosangue, tuo padre che
serve Hogwarts su un piatto d'argento ai Mangiamorte...” Daphne
si lasciò sfuggire un sospiro. “Che bei tempi.”
“Ehm, no. A scuola tutto a
posto. Nessuna invasione da parte di associazioni del male e nessun
tentativo di pietrificazione,” rispose il biondo. “Mi
dispiace,” aggiunse incerto, poi, all'espressione delusa della
zia.
“I ragazzi di oggi non sono
più in grado di divertirsi,” annunciò, con tono
finale, la donna. “A proposito di divertirsi... ho letto sulla
Gazzetta di oggi che Ginevra Weasley ha seguito Victor Krum nella sua
trasferta con la nazionale bulgara. Sbaglio o suo figlio è un
tuo amico?”
Scorpius sentì il proprio
stomaco contrarsi dolorosamente.
“Sì, siamo amici.”
“Povero ragazzo, l'inchiostro
nei documenti del divorzio è ancora fresco e sua madre già
va a spasso per il mondo con campioni internazionali di Quidditch. È
una vergogna,” sentenziò Daphne. Poi guardò il
nipote da sopra il bordo del proprio bicchiere e aggiunse: “Quando
lo vedi gli chiederesti se potrebbe procurarsi un autografo? Insomma,
stiamo parlando di Victor Krum!”
“Vedrò,” rispose
Scorpius distrattamente. Albus non gli aveva mai parlato del divorzio
dei suoi genitori. Negli ultimi mesi era stato il ragazzo sorridente,
combina guai e un po' sbruffone di sempre e Scorpius non aveva
neppure immaginato che potesse avere dei problemi in famiglia fino a
quando non aveva letto la notizia scritta in pesanti lettere sulla
prima pagine della Gazzetta del Profeta.
Al momento la cosa lo aveva mandato
su tutte le furie. Il fatto di venir escluso da
un momento così importante della vita dell'amico lo
faceva sentire, per qualche strana ragione, messo
da parte. Poi Albus lo aveva raggiunto nel tavolo dei
Slytherin per fare colazione, aveva lanciato un'occhiata di sfuggita
al giornale aperto fra di loro e gli aveva chiesto di passargli il
burro. Scorpius aveva notato le nocche dell'amico farsi bianche
attorno al manico della tazza di caffè e, cogliendo il lampo
di silenziosa disperazione presente
nelle iridi verdi del ragazzo, aveva capito che Albus al momento non
aveva bisogno di qualcuno che gli facesse delle domande e che
pretendesse delle risposte, ma semplicemente di un amico.
“Vedo che sei in vena di
chiacchiere oggi,” disse Daphne con un sospiro teatrale,
risvegliando il nipote dai propri ricordi. “E' per questo che
ho sempre desiderato che fossi una femmina... e così sarebbe
stato se quell'healer antipatico e dalle strane convinzioni in fatto
di etica si fosse fatto gli affari suoi. Vado dagli altri, forse
riesco a convincere Pansy a fare di nuovo sesso nello studio di tuo
padre.”
“Quando il mio analista dirà
che per me non ci sono più speranze e che mi conviene
rinchiudermi in uno sgabuzzino e ingoiare la chiave, sappi che ti
riterrò la sola responsabile,” gridò Scorpius
alla schiena di sua zia, in procinto di uscire dalla stanza.
“Quanto sei bacchettone! Una
volta tuo padre, quando aveva la tua età, ha proposto a me e a
Pansy di fare sesso davanti a lui per dieci galeoni,” lo
informò Daphne nascondendo uno sbadiglio con la mano, “non
capirò mai i giovani d'oggi.”
Scorpius non riuscì a trovare
nulla in tempo con cui controbattere e, quando sentì la porta
chiudersi dietro le spalle di sua zia, si rassegnò ad un'altra
cocente sconfitta.
Decise di dar sfogo alla propria
frustrazione prendendosela con la propria libreria e ricominciò
a sistemare i libri con rinnovato ardore, spaventando a morte un elfo
domestico che aveva fatto lo sbaglio di entrare nella stanza per
sistemare la biancheria.
L'elfo domestico si smaterializzò
repentinamente dalla stanza con uno schiocco secco, lasciando cadere
per terra una pila di calzini. A Scorpius venne in mente quella volta
quando lui e Albus avevano incantato tutti i calzini dei Gryffindor
affinché più venivano lavati più emanassero un
distinto odore di puzzalinfa. All'inizio la cosa era stata parecchio
divertente (non avrebbe mai scordato la faccia di James Potter quando
era stato assalito da quel branco di Schiopodi Sparacoda in calore),
almeno fino a quando Michelle Longbottom non aveva deciso di trovare
tutta la storia particolarmente geniale e aveva chiesto ad Albus di
insegnarle l'incantesimo in questione... il che aveva portato
irrevocabilmente alla cotta numero 19.
Uno svolazzo di gomito
particolarmente furibondo andò a colpire un grosso libraccio
ingiallito, facendolo cadere sul pavimento con una teatrale alzata di
polvere. Scorpius sospirò e, raccolto il libro, iniziò
a sfogliare distrattamente le spesse pagine. Era una vecchia copia di
Le fiabe di Beda il Bardo che sua madre era solita leggergli
da bambino; era ridotta parecchio male e qualcuno si era divertito a
scarabocchiare sui bordi, eppure suo padre si era sempre rifiutato di
disfarsene.
Scorpius passò attentamente
lo sguardo sopra quelle frasi familiari,
cercando di ricordare l'esatta intonazione con cui sua madre scandiva
ogni singola parola e la musicalità che riusciva a donare a
quei racconti di cui lui non era mai stanco. Poi le pagine si
aprirono rivelando una foto i cui colori vivaci contrastavano
violentemente con il nero sbiadito dell'inchiostro.
Il biondo prese in mano la vecchia
fotografia e sorrise scorgendo la figura sbruffona di Albus impegnata
a prendere in giro uno versione più giovane ed arrossata di se
stesso. Era stata scattata durante una visita ad Hogsmeade al terzo
anno, la prima a cui lui e Albus erano andati insieme.
Scorpius aveva sempre odiato la
scuola. Non era che il biondo provasse una repulsione particolare nei
confronti dei libri o che fosse terrorizzato dai grandi castelli
medioevali infestati da fantasmi; semplicemente gli mancavano gli
odori della sua casa, le serate passate a giocare a scacchi col
nonno, le attenzioni con cui lo riempivano i suoi zii e, sopratutto,
gli mancava suo padre. Inoltre non si poteva dire che i suoi compagni
di scuola avessero mai fatto granché per aiutarlo a superare
la nostalgia.
Scorpius teneva ancora nel cassetto
tutte le lettere scritte, e mai mandate, in cui pregava suo padre di
riportarlo a casa. Poi Albus gli aveva proposto di essere amici e le
cose erano andate un po' meglio.
Scorpius passò il dito sulla
superficie della foto, delineando i contorni del volto di Albus
stropicciati in una familiare smorfia e
si stupì di come, nonostante lo conoscesse da anni, ciò
che gli rimaneva impresso dell'amico fossero i piccoli gesti, attimi
catturati a tradimento per poi essere continuamente riscoperti nella
sua mente.
Scorpius era ancora perso nei suoi
pensieri quando un violento schiocco,
simile allo stappo di una bottiglia gigante, invase la stanza e
improvvisamente letto, mobili e pareti scomparvero dietro pesanti
nuvole di fumo.
“Ops! Scusa, non sono mai
stato bravo con la Metropolvere. Fra il
tentare di acchiappare il camino giusto e il mantenere integre tutte
le ossa sbaglio sempre l'atterraggio.”
Scorpius stava ancora tossendo
violentemente nel disperato tentativo di liberare i propri polmoni
dalla cenere, quando vide la testa scompigliata e sbiadita di Albus
apparire tra le fiamme del suo camino.
“C-che ci fai qui?”
disse con voce strozzata.
“Sono venuto a trovarti come
ti avevo promesso, ricordi?” rispose tranquillamente Albus,
lasciando cadere il baule con un tonfo appena attutito dal pesante
tappeto, ormai così tanto bruciacchiato da risultare
irriconoscibile. “Faresti meglio a prendere qualcosa per la
gola, questa tosse non è normale.”
Ignorando l'ultima frase Scorpius si
accorse di avere ancora fra le mani la fotografia di lui ed Albus.
Improvvisamente la cosa gli parve terribilmente imbarazzante e si
affrettò a nascondere l'oggetto incriminato dietro la schiena
e ad assumere la posa più disinvolta in grado di ottenere. Poi
si ricordò dello stato in cui si trovava la sua stanza e di
chi ne fosse il responsabile.
“Certo che me lo ricordo! Me
l’hai detto meno di tre ore fa, ricordi? Appena scesi dal treno
da Hogwarts!” ricordò all'amico cercando di non pensare
troppo alla venatura d'isterismo che gli incrinava la voce.
“Le cose in famiglia si sono
risolte prima del previsto,” spiegò con fare spiccio il
moro, guardarsi attorno incuriosito. “Allora, qual è la
mia stanza?”
Scorpius si passò esasperato
una mano fra i capelli e provò la familiare sensazione di
ritrovarseli pieni di cenere.
Forse senza Albus la sua vita
sarebbe stata un po' più vuota, ma almeno i suoi nervi –
e i suoi capelli – avrebbero sicuramente avuto molti meno
problemi.
*
“Scorpius, forse ti parrà
strano che te lo chieda, ma perché esattamente ci
stiamo nascondendo dentro uno sgabuzzino?”
“Mi pareva di aver sentito dei
passi.”
“E la cosa in che modo
spiegherebbe il fatto che io abbia al momento uno straccio premuto
contro la faccia? Credo anche che non sia stato pulito da un po',
stando all'odore.”
Scorpius arrossì intensamente
e si affrettò a lasciar cadere lo straccio a terra.
“Scusa, è stato un
gesto istintivo. Prima che qualcuno della mia famiglia ti veda in
giro per casa vorrei... ecco... avere l'occasione di... prepararli.”
Il biondo tentò di immaginare
la reazione che avrebbe avuto suo nonno nel sapere che un Potter
stava respirando la sua stessa aria e cercò di ricordarsi se
quel giorno lo avesse visto bere la sua pozione per la pressione;
quando la prendeva tendeva ad essere particolarmente comprensivo e
malleabile.
“A proposito, come l'ha preso
tuo padre il fatto che avresti passato qui le vacanze?”
Lo stanzino era immerso nella
penombra, nonostante ciò Scorpius riuscì praticamente a
sentire Albus portarsi la mano ai capelli con fare noncurante
e la mente gli si riempì di cupo sospetto.
“Albus, l'hai detto a tuo
padre che venivi qui, vero?” chiese il biondo con voce piena di
tetra minaccia.
“Certo che sì,”
rispose Albus, indignato. “Per chi mi hai preso?”
“Ah, bene,” disse
Scorpius lasciandosi accasciare sulle proprie gambe. Non aveva mai
conosciuto di persona il padre di Albus, l'aveva solo visto nelle
foto di copertina di vari giornali e di sfuggita quando andava a
portare Albus, James e Lily alla stazione; eppure aveva la netta
impressione che non avrebbe preso gran che bene un'eventuale fuga del
suo ultimogenito. Insomma, aveva ucciso Tu-Sai-Chi per molto meno...
Scorpius era ancora impegnato a
sentirsi sollevato dallo scampato pericolo quando sentì un
peso sulla propria spalla. Si voltò e, nella penombra
dell'angusto stanzino, vide la testa arruffata di Albus confondersi
con la stoffa scura della propria veste.
“Sai, le cose a casa non vanno
affatto bene.”
Scorpius ebbe la tentazione di
rispondere con una frase del tipo: Davvero? Penso di aver sentito
qualcosa del genere nella Gazzetta del Profeta o Come fai a
sapere che le cose non vanno bene? Ci sei stato per meno di tre ore,
ma sapeva anche che quando era nervoso aveva la tendenza
a dire cose estremamente stupide,
quindi optò per starsene con la bocca ben chiusa e dedicare
tutte le proprie energie a non far caso alla sensazione di
costrizione che, dalla spalla, stava iniziando a invadergli tutto il
corpo.
Albus strofinò la fronte
contro il tessuto che ricopriva il braccio dell'amico, come per
cancellare un pensiero molesto. “Non so nemmeno io come
descriverlo, ma praticamente lo si sentiva dall'aria... era strano il
fatto che mia madre non sarebbe stata con noi quest'estate.”
Scorpius avvertì
distintamente i capelli di Albus solleticargli il collo e sentì
il desiderio di scostarli con le dita, ma non sapeva se fosse la cosa
giusta da fare, quindi rimase immobile.
“Ciò non significa che
io non voglia stare con mio padre, semplicemente al momento non mi va
di affrontare la cosa,” specificò il ragazzo rivolgendo
all'amico uno sguardo reso confuso dalla penombra e dalle ciocche
scure che gli coprivano gli occhi. “Credo che Rose lo chiami
periodo di assimilazione o qualcosa del genere...”
Albus soffocò una risata
forzata contro la spalla dell'amico, chiaramente a disagio per la
situazione. Il giovane Slytherin non era mai stato bravo ad esprimere
ciò che provava e Scorpius si sentì un po' commosso dal
fatto che avesse fatto uno sforzo per lui; ma visto che era un
sedicenne egli stesso e che, quindi, avrebbe preferito fare sesso con
uno Schiopodo Sparacoda piuttosto che parlare delle proprie emozioni,
si limitò a dare uno scappellotto ad Albus e ad arruffargli
ancora di più i capelli.
“Lo sai che puoi contare su di
me per qualsiasi assimilazione di cui tu abbia bisogno,”
disse senza piena cognizione di ciò che gli stesse
uscendo di bocca, essendo troppo impegnato a dimostrarsi un migliore
amico virile, solidale e assolutamente indifferente nei confronti di
contatti fisici all'interno di sgabuzzini stretti e ombrosi. “La
prossima volta però evita di farmi saltare in aria la casa,”
si affrettò poi ad aggiungere.
Albus protestò debolmente per
il trattamento riservato ai propri capelli, rivolgendo comunque un
sorriso di gratitudine al biondo.
Scorpius sapeva che doveva
allontanare la mano dalla testa di Albus, ma le ciocche disordinate
erano morbide e familiari e si accorse
che, se guardava con attenzione, poteva scorgere le lentiggini del
moro anche attraverso il velo dell'oscurità.
Si avvicinò un po' di più,
forse per verificare se davvero riuscisse a vederle o se si trattasse
di semplici ombre, ma non era poi completamente sicuro che fosse
quello il motivo. Fatto sta che si ritrovò improvvisamente
così vicino da poter avvertire il calore di Albus attraverso i
pochi centimetri d'aria che separavano i loro corpi.
Ebbe la netta impressione che stesse
accadendo qualcosa... e in effetti qualcosa accadde: improvvisamente
lo stanzino venne violentemente invaso da una luce accecante e dalla
porta, ormai spalancata, una sagoma a braccia incrociate era intenta
ad osservarli critica.
“Mi pareva di aver visto
qualcuno che sgattaiolava qui dentro,” disse Pansy con tono
deluso, “e invece sei solo tu.”
“Non dovevi essere nello
studio di mio padre a fare sesso con zia Daphne?” chiese
Scorpius con ancora gli occhi pieni di migliaia di puntini danzanti a
causa della luce improvvisa.
“Chi credi che stessi cercando
dentro gli sgabuzzini? Ultimamente ha queste strane idee riguardo al
riportare l'eccitazione nella coppia. Non sai quello che mi ha
fatto fare la scorsa settimana quando-”
La donna si interruppe bruscamente e
strinse gli occhi fino a farli diventare due fessure.
“E chi è quello?”
“Ehm...”
Scorpius vagliò velocemente
una lunga sequenza di risposte plausibili fino a decidere di optare
per il classico e disperato quello chi?
Purtroppo non fece in tempo ad
aprire la bocca che udì la voce del suo migliore amico
rispondere: “sono Albus, Albus Potter. E' un piacere fare la
sua conoscenza.”
A quanto pareva sei anni di
appartenenza alla nobile Casa di Slytherin non erano stati abbastanza
per donare ad Albus quantità accettabili di astuzia e di
istinto di auto conservazione, e
Scorpius si chiese per l'ennesima volta da quando aveva undici anni
che cosa si fosse scolato il Cappello Parlante la sera dello
smistamento.
“Potter?! Intendi dire come in
Harry-ho-una-cicatrice-sulla-fronte-quindi-adoratemi-Potter?! Sei suo
figlio?!”
“Piacere Signora Parkinson,”
continuò Albus con un ampio sorriso, “mio padre mi ha
parlato di lei.”
La donna assunse un'espressione
stupita e anche un po' lusingata.
“Davvero?”
“Mi ha detto che voleva
consegnarlo a Voldemort per salvarsi la pelle,” aggiunse Albus,
l'innocenza fatta persona.
“Che ragazzino adorabile,”
ringhiò Pansy con le labbra tirate in un sorriso, “e per
quale motivo, se mi è concesso chiedere, ti trovi qui a
deliziarci con la tua presenza?”
Scorpius cercò di formulare
un piano geniale, purtroppo non gliene
venne in mente nessuno in tempo per evitare la catastrofe che seguì.
“Scorpius mi ha invitato a
passare qui le vacanze estive,” disse Albus rivolgendo
all'amico un ampio sorriso.
Il giovane Slytherin ebbe la forte
tentazione di riprendere lo straccio dal pavimento e usarlo per
tappare la bocca di Albus. Probabilmente l'avrebbe anche fatto se non
fosse stato disturbato dal fatto che sua zia Pansy continuava a
fissarlo con la bocca spalancata, gli occhi tondi come delle puffole
pigmee e il dito puntato contro di lui.
“Per Merlino! E tuo padre lo
sa?”
“Riguardo a mio padre...”
cominciò a spiegare Scorpius con voce
altalenante tra l'acuto e il tremulo, “forse sarebbe
meglio-”
“Oh Morgana fottutissima! Non
lo sa! Posso dirglielo io?” chiese Pansy con gli occhi che
brillavano di sadica eccitazione.
“Tuo padre è in casa!?”
Scorpius aveva avuto l'impressione
di essersi dimenticato qualcosa; in effetti un particolare come il
fatto che il proprio miglior amico, fuggito da una situazione
famigliare disastrata, avesse una cotta per suo padre poteva sfuggire
di mente a chiunque.
Improvvisamente gli venne il cupo
sospetto che Draco Lucius Malfoy fosse in qualche modo stato un punto
chiave nella decisione di Albus di cambiare aria per un po' di tempo
e, scomparso ogni sentimento di compassione, rivolse al suo miglior
amico un'occhiata traboccante di malevola accusa.
Ma, a quanto pareva, Albus era
troppo intento a guardarsi attorno eccitato alla ricerca di biondi e
facoltosi padri di famiglia per curarsene.
Scorpius si accasciò sul
pavimento dello sgabuzzino, sentendo la propria giovinezza
abbandonarlo per cedere il posto allo sconforto e all'ormai purtroppo
familiare desiderio disperato di un Oblivion.
Cercò mentalmente di farsi
forza. In fondo, se era sopravvissuto alla cotta-Mirty e ai muri
assassini, poteva superare anche quello.
E poi, forse, suo padre non
l'avrebbe presa così male...
*
Suo padre la prese decisamente
peggio di quanto avesse mai temuto.
Scorpius non sapeva decidersi su
quale fosse stato il momento peggiore: se quello in cui suo zio
Blaise aveva inavvertitamente dato fuoco al divano o quando il biondo
capofamiglia di casa Malfoy aveva perso del tutto il controllo
ordinando agli elfi domestici di prendere l'ospite e farne
ingredienti per pozioni.
Però anche quando Albus,
sbattendo teatralmente gli occhi, aveva promesso a suo padre che
sarebbe stato un ospite esemplare e che avrebbe esaudito ogni
suo desiderio era stato un momento alquanto imbarazzante.
“Dai Dracuccio, in fondo è
un amico di Scorpius. Sì, suo padre ti ha umiliato più
e più volte a Quidditch, per non parlare di quando ti ha
ridotto a fettine sanguinolente nel bagno dei ragazzi o di quella
volta che ti ha fatto trasformare in un furetto rimbalzante di fronte
a tutta Hogwarts... ma in fondo il passato è passato.”
E poi, si ritrovò a pensare
Scorpius buttandosi la testa fra le mani in un gesto di profondo
sconforto, zia Pansy decisamente non aiutava a calmare la
situazione.
“Portatelo fuori di qui,
altrimenti giuro che lo uccido con le mie mani,” sibilò
Draco tenendosi aggrappato alla carta da parati della stanza, come
per trattenersi dall'attuare immediatamente la sua minaccia.
“Non credo che sia una buona
idea ammazzare il figlio del capo Auror,” lo informò
Blaise che a quanto pareva, dopo il momento di sbigottimento
iniziale, aveva deciso di trovare tutta
la situazione particolarmente divertente.
“Potremmo sempre nascondere il
corpo nel roseto, lì nessuno lo troverà,” propose
soprappensiero Pansy.
Daphne si sedette sulle ginocchia
della donna e le picchiettò con gentilezza la spalla.
“Non dire sciocchezze amore,
non vorrai mica rovinare il giardino?! Pensa all'odore disgustoso che
ci sarebbe.”
“Sono certo di potermi rendere
utile durante la mia permanenza,” disse Albus avvicinandosi di
un passo sinuoso a Draco.
Scorpius avrebbe provato ammirazione
per lo sdegno del pericolo che stava dimostrando il suo miglior
amico, se esso non fosse dovuto al chiaro intento di Albus di far
cadere suo padre nella sua fitta ragnatela intessuta di malefica
lussuria.
Da parte sua Malfoy senior guardò
il ragazzo come se fosse una cosa particolarmente disgustosa che
aveva rischiato di calpestare.
“Sono certo che troveremo
un'ottima occupazione con la quale impegnarti,” sibilò
Draco fissandolo dalla testa ai piedi come per decidere se fosse
meglio utilizzarlo come cavia per le pozioni o fertilizzante da
giardino.
Albus, rivolgendo un'occhiata a
Scorpius da sopra la spalla, gli rivolse una strizzatina d'occhi ed
un'espressione di esultante vittoria e Scorpius decise che era giunto
il momento di intervenire, per evitare che la situazione degenerasse
ulteriormente.
“Papà,” disse
afferrando l'uomo biondo per la manica, prima che avesse
l'opportunità impugnare la bacchetta e affatturare il suo
migliore amico. “Mi farebbe davvero piacere se Albus potesse
rimanere con noi quest'estate.”
Poi si obbligò a
mordicchiarsi il labbro inferiore, maledicendo mentalmente Albus per
cosa lo stava obbligando a fare, e continuò: “Sono
sicuro che non darà alcun problema e in questo modo potremmo
fare i compiti insieme e giocare a Quidditch.”
Suo padre non era mai stato un padre
particolarmente sentimentale e affettuoso, però aveva un modo
tutto suo per dimostrare l'amore che provava nei confronti del
figlio: quello di viziarlo totalmente ed incondizionatamente.
Quando era piccolo gli aveva
regalato una scopa da Quidditch ultimo modello con intagliate sopra
tutte le firme della nazionale inglese; Scorpius, avendo all'epoca
solo due anni, non parve apprezzare particolarmente il pensiero e il
pregiato manico di scopa finì per diventare l'affila unghie di
Saggipter, il suo kneazle.
“Ecco... non credo sia una
buona idea...” mormorò l'uomo biondo, incerto,
arretrando di un passo.
Scorpius si mordicchiò il
labbro con un po' più di convinzione e vide suo padre portarsi
esasperatamente una mano alla fronte.
“Se giura di essere silenzioso
e non combinare guai...” disse infine Malfoy con l'espressione
di un uomo che aveva perso tutta la forza per continuare a vivere.
Scorpius rivolse al padre un
sorriso, trattenendosi a stento
dall’abbracciare
la lampada e mettersi a ballare di gioia nel mezzo del suo salotto.
“Non si preoccupi, signor
Malfoy,” lo rassicurò Albus mettendo il braccio attorno
alle spalle di Scorpius. “Le assicuro che non le causerò
alcun disturbo.”
Fu in quel momento che il muro
esplose.
Scorpius aveva sempre creduto che in
caso di pericolo si sarebbe comportato da prode e valoroso eroe, che
avrebbe avuto la situazione sotto controllo e che quindi la Casa di
Slytherin sarebbe stata, finalmente, riscattata. Nonostante ciò,
quando vide parte del suo salotto disintegrarsi in un ruggito di fumo
e calce, si ritrovò con i piedi incollati al pavimento a
boccheggiare inerme alla scena che gli si presentava dinnanzi.
Tutto era rimasto travolto dai
detriti e il lampadario continuava a oscillare vorticosamente,
scandendo ogni secondo che passava con il suo stridente cigolio.
Fiamme variopinte e scricchiolanti si allungavano a mezz'aria attorno
a lui, lanciando ombre sinistre sulle pareti rimaste in piedi.
Scorpius si stropicciò col
pugno gli occhi lacrimanti e, sbattendo le palpebre un paio di volte,
si accorse che il fumo iniziava a diradarsi, lasciando intravedere
quelle che parevano essere centinaia di figure scarlatte con tanto di
espressione feroce sul volto e bacchetta pronta alla battaglia.
Un intero squadrone di Auror aveva
appena fatto saltare in aria il suo salotto e ora sembrava avere
tutta l'intenzione di fare lo stesso con i suoi occupanti.
In prima linea un uomo puntava la
bacchetta direttamente verso suo padre, osservandolo glaciale da
oltre le lenti delle occhiali rese sinistre dai riflessi delle
fiamme. I capelli scuri erano pieni dei detriti dell'esplosione e
sulla fronte spiccava inesorabile una cicatrice a forma di saetta.
Quando parlò, la sua voce,
simile al sibilo di un serpente, fece tremare la stessa aria che
Scorpius stava respirando.
“Togli
le mani da mio figlio!”
*
Ci volle un po' prima che gli Auror deponessero bacchette e propositi
di guerra e ancora di più a convincere il padre di Albus a
spegnere le fiamme giusto in tempo per evitare che tutta la magione e
i suoi occupanti diventassero un mucchietto di cenere buono solo per
la Metropolvere.
Scorpius guardò lo stato in cui era ridotta la sua povera sala
e non poté fare a meno di notare quanto padre e figlio si
somigliassero, non soltanto nell'aspetto, ma anche nelle entrate in
scena.
“Tutto bene Albus? Non ti
avranno mica sbattuto nelle segrete?!” chiese il signor Potter
attanagliando Albus in un abbraccio senza via di uscita.
“Uhm... no?” rispose
Albus, chiaramente confuso dal fatto che un Malfoy potesse davvero
rinchiudere qualcuno in una segreta. “Guarda papà, non è
come potrebbe sembrare.”
“Certo che è come
sembra! Draco Malfoy con la sua banda di viscidi Slytherin ti ha
attirato qui con una scusa per poi imprigionarti contro la tua
volontà! Fortuna che sono arrivato in tempo, altrimenti chissà
cosa ti avrebbero fatto!”
“Beh, stavano pensando di
nascondere il mio corpo nel roseto,” considerò Albus
grattandosi il naso, “ma sono sicuro che non avessero
intenzione di farlo per davvero.”
Potter lanciò un'occhiata
malevola verso Malfoy e fece per impugnare nuovamente la bacchetta.
“Avanti Potter, come se avessi
davvero rapito il tuo marmocchio per tenerlo imprigionato in casa!
Neppure tu puoi credere davvero a questa idiozia!”
“Non so, Malfoy. Rinchiuso
qualcuno ultimamente nelle segrete?” ringhiò Potter.
Scorpius rifletté per un
attimo sull'evidente fissazione che il padre di Albus provava nei
confronti delle segrete di casa Malfoy. La sua mente giovane e
pericolosamente iperattiva gli propose una lunga serie di fotogrammi
uno più scabroso dell'altro e decisamente poco rispettosi nei
confronti del salvatore del Mondo Magico. Infine decise saggiamente
di non soffermarsi più sull'argomento e di non farne mai
parola con Albus.
Pansy, Blaise e Daphne sembravano
essere affetti da un incantesimo orticante stando dal modo in cui si
dimenavano sul divano. Daphne si limitava a lisciarsi distrattamente
una lunga ciocca bionda che le cadeva davanti agli occhi osservando
interessata lo svolgersi dei fatti.
“Forse è il caso che
noi ce ne andiamo...” mormorò incerto Blaise, lanciando
delle occhiate guardinghe verso i due uomini intenti a fissarsi in
cagnesco.
Daphne alzò lo sguardo con
espressione delusa e porse in avanti il labbro inferiore in una
infantile smorfia.
“Ma perché? Io mi stavo
divertendo.”
“Amore,” cinguettò
Pansy accarezzandole il braccio immacolato con il dorso della mano.
“Non dovevamo fare qualcosa?! Dovrei ancora avere un po' di
quella pozione polisucco che ci ha dato Sinister... lo so quanto ti
piace usarla.”
Daphne guardò tentata l'altra
donna, ma comunque riluttante ad andarsene quando lo spettacolo stava
diventando davvero interessante.
“Non lasciateli andare via,”
ordinò Potter agli Auror ancora presenti. “Probabilmente
sono complici di Malfoy e l'hanno aiutato nel rapimento!”
“Papà, non sono stato
rapito,” disse Albus.
“Mettetegli le magimanette
e portateli immediatamente al ministero per essere interrogati!”
“Papà, io-”
“E probabilmente non sono i
soli immischiati in questa storia. Indagate immediatamente su quali
sono le persone con cui hanno avuto rapporti negli ultimi mesi!”
“Papà! Non sono stato
rapito, sono scappato di casa!”
Tutti gli Auror si immobilizzarono
all'istante, fissando il ragazzo che, con pugni stretti e labbra
serrate, guardava suo padre dritto negli occhi.
“Scappato di casa?”
ripeté Potter, come se non fosse in grado di comprendere il
significato di quelle parole.
“Sì, scappato di casa,
fatto le valigie e andato, sparito dalla circolazione, come te lo
devo dire!?”
L'uomo fissava il proprio figlio
incredulo.
“Ma perché avresti
dovuto...”
“Scappato di casa?” lo
interruppe con un bercio Scorpius, troppo sconvolto ed incredulo per
badare alle buone maniere. “Mi hai detto che avevi avvisato tuo
padre che saresti venuto qui!”
Albus sembrò provare
improvvisamente un incredibile interesse riguardo lo stato delle
proprie unghie.
“Albus!” lo intimò
Scorpius.
“Beh, gli ho lasciato una
nota.”
“Intendi dire quel biglietto
di riscatto che era appeso nella tua camera?” disse il signor
Potter con la voce che dall'incredulo scadeva sempre più nello
stridulo. “Quello che diceva: Sono dai Malfoy. Non cercarmi,
mi farò vivo io?!”
Scorpius si voltò verso il
suo migliore amico che, alzando le spalle, spiegò: “ero
un po' di fretta.”
“Basta! Questa storia assurda
finisce qui!” urlò Potter, afferrando il proprio figlio
per la manica. “Ora ti riporto a casa e ne parliamo con calma.
Forza Albus, va a riprendere il baule!”
Albus si svincolò dalla presa
e piantò fermamente i piedi sul pavimento.
“Papà, io non me ne
vado. Resto qui.”
Scorpius vide suo padre accasciarsi
contro il muro come una bambola rotta mentre zia Daphne si lasciò
sfuggire un gridolino estasiato.
“Cosa?!” sbraitò
il salvatore del mondo magico.
“Cosa?!” gli fece eco
suo padre.
“Scorpius e il signor Malfoy
hanno detto che potevo restare,” affermò con fare
definitivo il moro.
“Hai fatto cosa,
Malfoy?!”
Scorpius chiuse per un attimo gli
occhi, desiderando ardentemente di essere ancora ad Hogwarts dove
nessun squadrone di Auror armato fino alle mutande, Salvatore del
Mondo Magico assetato di vendetta e padre con nel curriculum vitae
esperienze quali torturatore di innocenti e seguace del male
potessero trovarlo.
“Loro non hanno fatto niente,
sono io che gli ho chiesto se potevo rimanere,” disse il
giovane Slytherin incrociando le braccia al petto.
Potter si stirò con le dita
le rughe che gli adornavano la fronte, in un disperato tentativo di
mantenere la calma.
“Smettila di dire sciocchezze
Albus e andiamo a casa!”
“Quella non è la mia
casa e non ho assolutamente intenzione di tornare lì dentro.
Neanche tu non puoi obbligarmi a farlo! Ormai ho diciassette anni e
sono maggiorenne, posso decidere dove stare, per quanto tempo e con
chi!”
Potter si guardò attorno,
come alla ricerca di aiuto, e spalancò le braccia in un gesto
esasperato.
“Avanti, non puoi dirlo sul
serio.”
Albus rivolse al padre un'occhiata
obliqua.
“Vuoi scommettere?”
Il salvatore del mondo magico si
accasciò sulle proprie ginocchia coprendosi il volto con le
mani. Infine fece un profondo respiro, come se fosse finalmente
giunto alla sua decisione.
“Bene,” dichiarò
alzandosi in piedi e togliendosi la cenere dalla veste scarlatta. “Se
rimane mio figlio allora resto anche io.”
“Wikky!” urlò
Draco con un ruggito ferale. “Butta questi pazzi fuori da casa
mia, immediatamente!”
Un elfo domestico comparve con uno
schiocco sollevando da terra una voluttuosa nube di cenere e, dopo un
profondo inchino al suo padrone, fece per avvicinarsi a Potter.
L'Auror guardò glaciale
l'uomo biondo e incrociò le braccia al petto con fare
trionfale.
“Non puoi scacciarmi, Malfoy.
Hai un debito di vita nei miei confronti, ricordi?”
“Tu-tu non puoi farlo!”
Wikky si voltò verso Malfoy,
incerta se chiedere se dovesse comunque seguire l'ordine, ma il suo
padrone al momento era troppo impegnato ad afferrare Potter per il
bavero della tunica e guardarlo truce per badare a lei.
Gli Auror lì presenti fecero
per soccorrere il loro superiore, ma Potter li fermò con un
gesto della mano e fissò Malfoy dritto negli occhi.
“Certo che posso e intendo
farlo! Non lascerò mai mio figlio da solo in questa tana di
serpi.”
“Se fossi in grado di allevare
a dovere i tuoi figli,” gli ringhiò l'altro dopo aver
lanciato un'occhiata di sdegno agli Auror che lo attorniavano, “ora
non ci troveremo in questa situazione assurda! Ma in fondo con un
padre mentecatto e una madre libertina non ci si poteva
aspettare certo di meglio!”
“Ora non mettere la mia
famiglia di mezzo, Malfoy! Se non ricordo male la colpa è di
tuo figlio che ha adescato Albus e lo ha convinto a scappare di
casa!”
“Non osare parlarmi in questo
modo, questa è casa mia!”
“Malfoy, se non avessi
testimoniato a favore al tuo processo adesso tu e la tua famiglia
sareste ancora rinchiusi ad Azkaban a passare il tempo ad ammaestrare
doxy!”
“Se non fosse stato per mia
madre tu saresti morto più di vent'anni fa!”
“Se io non avessi
ucciso Voldemort ora saresti ancora imprigionato nella tua stessa
casa a leccare il culo di tutti i tuoi amichetti Mangiamorte!”
“Cosa che non avresti mai
fatto se io non avessi fatto finta di non riconoscerti
quando sei stato così deficiente da farti catturare!”
L'elfo domestico, chiaramente
sull'orlo di una crisi di pianto, continuava a passare gli occhi
sgranati dall'uno all'altro dei due uomini, facendo sbatacchiare le
pesanti orecchie qua e là ad ogni scambio di battuta.
“Se tu non fossi una
donnicciola isterica platinata-”
“Se tu non fossi
un idiota incapace-”
Le urla dei due uomini echeggiavano
nella sala distrutta, sotto gli sguardi attoniti – e divertiti
nel caso di alcuni- di Scorpius, Albus, dei tre ex Slytherin e di un
intero squadrone di Auror.
Scorpius sospirò sconsolato
e, dopo aver spento col piede una debole fiamma che continuava
imperterrita a bruciacchiare un angolo del tappeto, decise che
sarebbe stato meglio andare in cucina a farsi una tazza di the.
Chissà perché aveva la
sensazione che quella sarebbe stata un'estate particolarmente lunga.
Continua...
Per SiLvIaGiNeVrA: Grazie
mille per i complimenti ^_^ In fondo il secondo capitolo ha fatto
abbastanza presto ad arrivare, no?
Per Lunitari: Mi fa molto
piacere che la storia ti sia piaciuta! Per le cotte al limite del
possibile... diciamo che tutte noi ci siamo passate prima o poi nella
vita ^^'' Un po' sono anche io come Albus: mi prendo un sacco di
cotte per le persone più impensate! Per le imprecisioni basta
che me le segnali ed io sarò più che felice di
correggerle! Sia io che la mia beta siamo molto pignole e precisine,
purtroppo ogni tanto qualche cosa può scappare. Sono felice
che la storia ti sia piaciuta e spero che anche il secondo capitolo
ti diverta e ti faccia scappare qualche risata. ^_^
Per
Arisu Kon: Visto che
ho continuato ^_^ Spero che anche il secondo capitolo sia di tuo
gusto.
Per vavinana:
Scritto ed aggiornato, in tempi abbastanza brevi vista la lunghezza
del capitolo, non trovi? ^^
Per
Azzusam: Sono
felicissima che la storia ti piaccia! Per quanto riguarda cosa
succederà... ho la lingua incollata al palato e un grandissimo
sorriso sornione sulle labbra. Ti basta? ^_____^
Per
noriko: Come ha
reagito Harry lo hai visto in questo capitolo che spero ti abbia
fatto un po' sghignazzare ^^ Sono felice che ti abbia fatto ridere il
primo capitolo, ammetto che anche io, mentre lo scrivevo, non
riuscivo a trattenermi dallo sghignazzare un po'! Spero che
continuerai a seguire la storia e a darmi la tua onesta opinione.
^__^
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