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Autore: Enlil    07/06/2009    12 recensioni
Albus Severus Potter era un cotta-dipendente. Con questo termine Scorpius non voleva dire che l’amico fosse affetto da qualche disgustosa malattia esotica, né tanto meno avesse un feticismo per gli incantesimi riscaldanti e i camini accesi. Quello che intendeva dire era che il moro non sembrava essere capace di passare neanche un secondo della propria vita senza essere preda di qualche travolgente passione, afflitto dalle spire del tormento d'amore, scagliato negli abissi più profondi dell'Eros: cotto a puntino, insomma.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Titolo: Crush

Capitolo II



Scorpius Hiperion Malfoy aveva sempre provato grande stima nei confronti degli Auror. L'andare a caccia di maghi oscuri era per lui una cosa terribilmente virile e, per di più, dall'alto potenziale redditizio.

Eppure ritrovarsi la sala invasa da ogni singolo squadrone di Auror esistente in Gran Bretagna, stranamente, ridimensionava parecchio l'ammirazione che provava nei confronti della professione.

E la colpa, ancora una volta, era tutta di Albus.

*



Quel pomeriggio Scorpius stava nervosamente mettendo a posto i libri di scuola – a quanto pareva quattro anni di amicizia con Rose bastavano per segnarti a vita -, lasciandosi scappare di tanto in tanto qualche imprecazione ben poco sofisticata rivolta a non meglio specificati amici deficienti senza il minimo senso del pudore.

“Agitarsi tanto fa male alla salute e fa cadere precocemente i capelli. L'ho sempre detto anche a tuo padre.”

Scorpius vide la donna adagiata elegantemente sul suo letto assumere un'espressione di rassegnato disappunto e scuotere gentilmente le spalle sottili, “Peccato che non mi abbia mai dato ascolto”.

“Zia, per la centesima volta, io non sono agitato e i miei capelli non cadranno mai”, ringhiò a denti stretti il ragazzo, lanciando un gancio destro ad un libro che continuava a tossire nuvolette di fumo denso invece di starsene buono al suo posto.

“Anche Draco rispondeva sempre così,” mormorò la donna con aria sognante, rivolta al delicato bicchiere in bilico fra le sue dita esili, “quanti ricordi.”

Scorpius aveva capito da tempo che cercare di averla vinta con un qualsiasi componente della sua famiglia era un'azione dall'alto tasso di pericolo. Per di più zia Daphne era una discepola rigorosa della pratica siediti accanto al fiume e aspetta che passi il cadavere del tuo nemico e, se proprio non arriva, pensaci tu ad affogarlo, pertanto optò per non controbattere e concentrarsi invece nel posizionare il suo Manuale di Fatture Affatturate in modo che formasse un perfetto angolo retto.

“Perché sei in camera mia invece che di sotto con gli altri?”

“Non posso passare un po' di tempo col mio nipotino preferito appena di ritorno da Hogwarts?”

Scorpius squadrò sua zia da sopra la copia di Trasfigurazione intermedia.

“Blaise, Pansy e tuo padre stanno di nuovo avendo un altro dei loro momenti sentimentali ricordando vecchi aneddoti di scuola e guardando foto di quando eri piccolo“, sospirò sua zia sorseggiando del liquido scuro dal suo bicchiere. “Una noia mortale, insomma. Senza offesa, ma da neonato non facevi altro che piangere e dormire”.

“E papà lo sa che per sopportare questa terribile sventura stai facendo rifornimento dalla sua cantina personale di vini elfici?”

“Siamo una famiglia: ciò che è di tuo padre è tuo, ciò che è tuo è mio e ciò che è mio, se vorrò, te lo posso dare in prestito, meglio se in un futuro molto lontano.”

Scorpius si chiedeva spesso come potesse aver mantenuto la sua sanità mentale con una famiglia del genere, altre volte si domandava come potesse essere sopravvissuto all'infanzia, ma questa volta si chiese quante fossero le probabilità di venir beccato da suo padre se avesse rubato una bottiglia di vino dalla sua riserva. In fondo aveva avuto una giornata molto stressante e, volendo, poteva sempre prendere in prestito la Mano della Gloria per evitare che qualche elfo domestico ficcanaso facesse la spia.

“Allora, non vuoi proprio raccontare niente alla tua zia preferita?” lo richiamò la donna alla realtà. “Quando andavo io a scuola succedevano sempre un sacco di cose interessanti: lupi mannari, squadre d'inquisizione, mostri pietrifica-mezzosangue, tuo padre che serve Hogwarts su un piatto d'argento ai Mangiamorte...” Daphne si lasciò sfuggire un sospiro. “Che bei tempi.”

“Ehm, no. A scuola tutto a posto. Nessuna invasione da parte di associazioni del male e nessun tentativo di pietrificazione,” rispose il biondo. “Mi dispiace,” aggiunse incerto, poi, all'espressione delusa della zia.

“I ragazzi di oggi non sono più in grado di divertirsi,” annunciò, con tono finale, la donna. “A proposito di divertirsi... ho letto sulla Gazzetta di oggi che Ginevra Weasley ha seguito Victor Krum nella sua trasferta con la nazionale bulgara. Sbaglio o suo figlio è un tuo amico?”

Scorpius sentì il proprio stomaco contrarsi dolorosamente.

“Sì, siamo amici.”

“Povero ragazzo, l'inchiostro nei documenti del divorzio è ancora fresco e sua madre già va a spasso per il mondo con campioni internazionali di Quidditch. È una vergogna,” sentenziò Daphne. Poi guardò il nipote da sopra il bordo del proprio bicchiere e aggiunse: “Quando lo vedi gli chiederesti se potrebbe procurarsi un autografo? Insomma, stiamo parlando di Victor Krum!”

“Vedrò,” rispose Scorpius distrattamente. Albus non gli aveva mai parlato del divorzio dei suoi genitori. Negli ultimi mesi era stato il ragazzo sorridente, combina guai e un po' sbruffone di sempre e Scorpius non aveva neppure immaginato che potesse avere dei problemi in famiglia fino a quando non aveva letto la notizia scritta in pesanti lettere sulla prima pagine della Gazzetta del Profeta.

Al momento la cosa lo aveva mandato su tutte le furie. Il fatto di venir escluso da un momento così importante della vita dell'amico lo faceva sentire, per qualche strana ragione, messo da parte. Poi Albus lo aveva raggiunto nel tavolo dei Slytherin per fare colazione, aveva lanciato un'occhiata di sfuggita al giornale aperto fra di loro e gli aveva chiesto di passargli il burro. Scorpius aveva notato le nocche dell'amico farsi bianche attorno al manico della tazza di caffè e, cogliendo il lampo di silenziosa disperazione presente nelle iridi verdi del ragazzo, aveva capito che Albus al momento non aveva bisogno di qualcuno che gli facesse delle domande e che pretendesse delle risposte, ma semplicemente di un amico.

“Vedo che sei in vena di chiacchiere oggi,” disse Daphne con un sospiro teatrale, risvegliando il nipote dai propri ricordi. “E' per questo che ho sempre desiderato che fossi una femmina... e così sarebbe stato se quell'healer antipatico e dalle strane convinzioni in fatto di etica si fosse fatto gli affari suoi. Vado dagli altri, forse riesco a convincere Pansy a fare di nuovo sesso nello studio di tuo padre.”

“Quando il mio analista dirà che per me non ci sono più speranze e che mi conviene rinchiudermi in uno sgabuzzino e ingoiare la chiave, sappi che ti riterrò la sola responsabile,” gridò Scorpius alla schiena di sua zia, in procinto di uscire dalla stanza.

“Quanto sei bacchettone! Una volta tuo padre, quando aveva la tua età, ha proposto a me e a Pansy di fare sesso davanti a lui per dieci galeoni,” lo informò Daphne nascondendo uno sbadiglio con la mano, “non capirò mai i giovani d'oggi.”

Scorpius non riuscì a trovare nulla in tempo con cui controbattere e, quando sentì la porta chiudersi dietro le spalle di sua zia, si rassegnò ad un'altra cocente sconfitta.

Decise di dar sfogo alla propria frustrazione prendendosela con la propria libreria e ricominciò a sistemare i libri con rinnovato ardore, spaventando a morte un elfo domestico che aveva fatto lo sbaglio di entrare nella stanza per sistemare la biancheria.

L'elfo domestico si smaterializzò repentinamente dalla stanza con uno schiocco secco, lasciando cadere per terra una pila di calzini. A Scorpius venne in mente quella volta quando lui e Albus avevano incantato tutti i calzini dei Gryffindor affinché più venivano lavati più emanassero un distinto odore di puzzalinfa. All'inizio la cosa era stata parecchio divertente (non avrebbe mai scordato la faccia di James Potter quando era stato assalito da quel branco di Schiopodi Sparacoda in calore), almeno fino a quando Michelle Longbottom non aveva deciso di trovare tutta la storia particolarmente geniale e aveva chiesto ad Albus di insegnarle l'incantesimo in questione... il che aveva portato irrevocabilmente alla cotta numero 19.

Uno svolazzo di gomito particolarmente furibondo andò a colpire un grosso libraccio ingiallito, facendolo cadere sul pavimento con una teatrale alzata di polvere. Scorpius sospirò e, raccolto il libro, iniziò a sfogliare distrattamente le spesse pagine. Era una vecchia copia di Le fiabe di Beda il Bardo che sua madre era solita leggergli da bambino; era ridotta parecchio male e qualcuno si era divertito a scarabocchiare sui bordi, eppure suo padre si era sempre rifiutato di disfarsene.

Scorpius passò attentamente lo sguardo sopra quelle frasi familiari, cercando di ricordare l'esatta intonazione con cui sua madre scandiva ogni singola parola e la musicalità che riusciva a donare a quei racconti di cui lui non era mai stanco. Poi le pagine si aprirono rivelando una foto i cui colori vivaci contrastavano violentemente con il nero sbiadito dell'inchiostro.

Il biondo prese in mano la vecchia fotografia e sorrise scorgendo la figura sbruffona di Albus impegnata a prendere in giro uno versione più giovane ed arrossata di se stesso. Era stata scattata durante una visita ad Hogsmeade al terzo anno, la prima a cui lui e Albus erano andati insieme.

Scorpius aveva sempre odiato la scuola. Non era che il biondo provasse una repulsione particolare nei confronti dei libri o che fosse terrorizzato dai grandi castelli medioevali infestati da fantasmi; semplicemente gli mancavano gli odori della sua casa, le serate passate a giocare a scacchi col nonno, le attenzioni con cui lo riempivano i suoi zii e, sopratutto, gli mancava suo padre. Inoltre non si poteva dire che i suoi compagni di scuola avessero mai fatto granché per aiutarlo a superare la nostalgia.

Scorpius teneva ancora nel cassetto tutte le lettere scritte, e mai mandate, in cui pregava suo padre di riportarlo a casa. Poi Albus gli aveva proposto di essere amici e le cose erano andate un po' meglio.

Scorpius passò il dito sulla superficie della foto, delineando i contorni del volto di Albus stropicciati in una familiare smorfia e si stupì di come, nonostante lo conoscesse da anni, ciò che gli rimaneva impresso dell'amico fossero i piccoli gesti, attimi catturati a tradimento per poi essere continuamente riscoperti nella sua mente.

Scorpius era ancora perso nei suoi pensieri quando un violento schiocco, simile allo stappo di una bottiglia gigante, invase la stanza e improvvisamente letto, mobili e pareti scomparvero dietro pesanti nuvole di fumo.

“Ops! Scusa, non sono mai stato bravo con la Metropolvere. Fra il tentare di acchiappare il camino giusto e il mantenere integre tutte le ossa sbaglio sempre l'atterraggio.”

Scorpius stava ancora tossendo violentemente nel disperato tentativo di liberare i propri polmoni dalla cenere, quando vide la testa scompigliata e sbiadita di Albus apparire tra le fiamme del suo camino.

“C-che ci fai qui?” disse con voce strozzata.

“Sono venuto a trovarti come ti avevo promesso, ricordi?” rispose tranquillamente Albus, lasciando cadere il baule con un tonfo appena attutito dal pesante tappeto, ormai così tanto bruciacchiato da risultare irriconoscibile. “Faresti meglio a prendere qualcosa per la gola, questa tosse non è normale.”

Ignorando l'ultima frase Scorpius si accorse di avere ancora fra le mani la fotografia di lui ed Albus. Improvvisamente la cosa gli parve terribilmente imbarazzante e si affrettò a nascondere l'oggetto incriminato dietro la schiena e ad assumere la posa più disinvolta in grado di ottenere. Poi si ricordò dello stato in cui si trovava la sua stanza e di chi ne fosse il responsabile.

“Certo che me lo ricordo! Me l’hai detto meno di tre ore fa, ricordi? Appena scesi dal treno da Hogwarts!” ricordò all'amico cercando di non pensare troppo alla venatura d'isterismo che gli incrinava la voce.

“Le cose in famiglia si sono risolte prima del previsto,” spiegò con fare spiccio il moro, guardarsi attorno incuriosito. “Allora, qual è la mia stanza?”

Scorpius si passò esasperato una mano fra i capelli e provò la familiare sensazione di ritrovarseli pieni di cenere.

Forse senza Albus la sua vita sarebbe stata un po' più vuota, ma almeno i suoi nervi – e i suoi capelli – avrebbero sicuramente avuto molti meno problemi.



*



“Scorpius, forse ti parrà strano che te lo chieda, ma perché esattamente ci stiamo nascondendo dentro uno sgabuzzino?”

“Mi pareva di aver sentito dei passi.”

“E la cosa in che modo spiegherebbe il fatto che io abbia al momento uno straccio premuto contro la faccia? Credo anche che non sia stato pulito da un po', stando all'odore.”

Scorpius arrossì intensamente e si affrettò a lasciar cadere lo straccio a terra.

“Scusa, è stato un gesto istintivo. Prima che qualcuno della mia famiglia ti veda in giro per casa vorrei... ecco... avere l'occasione di... prepararli.”

Il biondo tentò di immaginare la reazione che avrebbe avuto suo nonno nel sapere che un Potter stava respirando la sua stessa aria e cercò di ricordarsi se quel giorno lo avesse visto bere la sua pozione per la pressione; quando la prendeva tendeva ad essere particolarmente comprensivo e malleabile.

“A proposito, come l'ha preso tuo padre il fatto che avresti passato qui le vacanze?”

Lo stanzino era immerso nella penombra, nonostante ciò Scorpius riuscì praticamente a sentire Albus portarsi la mano ai capelli con fare noncurante e la mente gli si riempì di cupo sospetto.

“Albus, l'hai detto a tuo padre che venivi qui, vero?” chiese il biondo con voce piena di tetra minaccia.

“Certo che sì,” rispose Albus, indignato. “Per chi mi hai preso?”

“Ah, bene,” disse Scorpius lasciandosi accasciare sulle proprie gambe. Non aveva mai conosciuto di persona il padre di Albus, l'aveva solo visto nelle foto di copertina di vari giornali e di sfuggita quando andava a portare Albus, James e Lily alla stazione; eppure aveva la netta impressione che non avrebbe preso gran che bene un'eventuale fuga del suo ultimogenito. Insomma, aveva ucciso Tu-Sai-Chi per molto meno...

Scorpius era ancora impegnato a sentirsi sollevato dallo scampato pericolo quando sentì un peso sulla propria spalla. Si voltò e, nella penombra dell'angusto stanzino, vide la testa arruffata di Albus confondersi con la stoffa scura della propria veste.

“Sai, le cose a casa non vanno affatto bene.”

Scorpius ebbe la tentazione di rispondere con una frase del tipo: Davvero? Penso di aver sentito qualcosa del genere nella Gazzetta del Profeta o Come fai a sapere che le cose non vanno bene? Ci sei stato per meno di tre ore, ma sapeva anche che quando era nervoso aveva la tendenza a dire cose estremamente stupide, quindi optò per starsene con la bocca ben chiusa e dedicare tutte le proprie energie a non far caso alla sensazione di costrizione che, dalla spalla, stava iniziando a invadergli tutto il corpo.

Albus strofinò la fronte contro il tessuto che ricopriva il braccio dell'amico, come per cancellare un pensiero molesto. “Non so nemmeno io come descriverlo, ma praticamente lo si sentiva dall'aria... era strano il fatto che mia madre non sarebbe stata con noi quest'estate.”

Scorpius avvertì distintamente i capelli di Albus solleticargli il collo e sentì il desiderio di scostarli con le dita, ma non sapeva se fosse la cosa giusta da fare, quindi rimase immobile.

“Ciò non significa che io non voglia stare con mio padre, semplicemente al momento non mi va di affrontare la cosa,” specificò il ragazzo rivolgendo all'amico uno sguardo reso confuso dalla penombra e dalle ciocche scure che gli coprivano gli occhi. “Credo che Rose lo chiami periodo di assimilazione o qualcosa del genere...”

Albus soffocò una risata forzata contro la spalla dell'amico, chiaramente a disagio per la situazione. Il giovane Slytherin non era mai stato bravo ad esprimere ciò che provava e Scorpius si sentì un po' commosso dal fatto che avesse fatto uno sforzo per lui; ma visto che era un sedicenne egli stesso e che, quindi, avrebbe preferito fare sesso con uno Schiopodo Sparacoda piuttosto che parlare delle proprie emozioni, si limitò a dare uno scappellotto ad Albus e ad arruffargli ancora di più i capelli.

“Lo sai che puoi contare su di me per qualsiasi assimilazione di cui tu abbia bisogno,” disse senza piena cognizione di ciò che gli stesse uscendo di bocca, essendo troppo impegnato a dimostrarsi un migliore amico virile, solidale e assolutamente indifferente nei confronti di contatti fisici all'interno di sgabuzzini stretti e ombrosi. “La prossima volta però evita di farmi saltare in aria la casa,” si affrettò poi ad aggiungere.

Albus protestò debolmente per il trattamento riservato ai propri capelli, rivolgendo comunque un sorriso di gratitudine al biondo.

Scorpius sapeva che doveva allontanare la mano dalla testa di Albus, ma le ciocche disordinate erano morbide e familiari e si accorse che, se guardava con attenzione, poteva scorgere le lentiggini del moro anche attraverso il velo dell'oscurità.

Si avvicinò un po' di più, forse per verificare se davvero riuscisse a vederle o se si trattasse di semplici ombre, ma non era poi completamente sicuro che fosse quello il motivo. Fatto sta che si ritrovò improvvisamente così vicino da poter avvertire il calore di Albus attraverso i pochi centimetri d'aria che separavano i loro corpi.

Ebbe la netta impressione che stesse accadendo qualcosa... e in effetti qualcosa accadde: improvvisamente lo stanzino venne violentemente invaso da una luce accecante e dalla porta, ormai spalancata, una sagoma a braccia incrociate era intenta ad osservarli critica.

“Mi pareva di aver visto qualcuno che sgattaiolava qui dentro,” disse Pansy con tono deluso, “e invece sei solo tu.”

“Non dovevi essere nello studio di mio padre a fare sesso con zia Daphne?” chiese Scorpius con ancora gli occhi pieni di migliaia di puntini danzanti a causa della luce improvvisa.

“Chi credi che stessi cercando dentro gli sgabuzzini? Ultimamente ha queste strane idee riguardo al riportare l'eccitazione nella coppia. Non sai quello che mi ha fatto fare la scorsa settimana quando-”

La donna si interruppe bruscamente e strinse gli occhi fino a farli diventare due fessure.

“E chi è quello?”

“Ehm...”

Scorpius vagliò velocemente una lunga sequenza di risposte plausibili fino a decidere di optare per il classico e disperato quello chi?

Purtroppo non fece in tempo ad aprire la bocca che udì la voce del suo migliore amico rispondere: “sono Albus, Albus Potter. E' un piacere fare la sua conoscenza.”

A quanto pareva sei anni di appartenenza alla nobile Casa di Slytherin non erano stati abbastanza per donare ad Albus quantità accettabili di astuzia e di istinto di auto conservazione, e Scorpius si chiese per l'ennesima volta da quando aveva undici anni che cosa si fosse scolato il Cappello Parlante la sera dello smistamento.

“Potter?! Intendi dire come in Harry-ho-una-cicatrice-sulla-fronte-quindi-adoratemi-Potter?! Sei suo figlio?!”

“Piacere Signora Parkinson,” continuò Albus con un ampio sorriso, “mio padre mi ha parlato di lei.”

La donna assunse un'espressione stupita e anche un po' lusingata.

“Davvero?”

“Mi ha detto che voleva consegnarlo a Voldemort per salvarsi la pelle,” aggiunse Albus, l'innocenza fatta persona.

“Che ragazzino adorabile,” ringhiò Pansy con le labbra tirate in un sorriso, “e per quale motivo, se mi è concesso chiedere, ti trovi qui a deliziarci con la tua presenza?”

Scorpius cercò di formulare un piano geniale, purtroppo non gliene venne in mente nessuno in tempo per evitare la catastrofe che seguì.

“Scorpius mi ha invitato a passare qui le vacanze estive,” disse Albus rivolgendo all'amico un ampio sorriso.

Il giovane Slytherin ebbe la forte tentazione di riprendere lo straccio dal pavimento e usarlo per tappare la bocca di Albus. Probabilmente l'avrebbe anche fatto se non fosse stato disturbato dal fatto che sua zia Pansy continuava a fissarlo con la bocca spalancata, gli occhi tondi come delle puffole pigmee e il dito puntato contro di lui.

“Per Merlino! E tuo padre lo sa?”

“Riguardo a mio padre...” cominciò a spiegare Scorpius con voce altalenante tra l'acuto e il tremulo, “forse sarebbe meglio-”

“Oh Morgana fottutissima! Non lo sa! Posso dirglielo io?” chiese Pansy con gli occhi che brillavano di sadica eccitazione.

“Tuo padre è in casa!?”

Scorpius aveva avuto l'impressione di essersi dimenticato qualcosa; in effetti un particolare come il fatto che il proprio miglior amico, fuggito da una situazione famigliare disastrata, avesse una cotta per suo padre poteva sfuggire di mente a chiunque.

Improvvisamente gli venne il cupo sospetto che Draco Lucius Malfoy fosse in qualche modo stato un punto chiave nella decisione di Albus di cambiare aria per un po' di tempo e, scomparso ogni sentimento di compassione, rivolse al suo miglior amico un'occhiata traboccante di malevola accusa.

Ma, a quanto pareva, Albus era troppo intento a guardarsi attorno eccitato alla ricerca di biondi e facoltosi padri di famiglia per curarsene.

Scorpius si accasciò sul pavimento dello sgabuzzino, sentendo la propria giovinezza abbandonarlo per cedere il posto allo sconforto e all'ormai purtroppo familiare desiderio disperato di un Oblivion.

Cercò mentalmente di farsi forza. In fondo, se era sopravvissuto alla cotta-Mirty e ai muri assassini, poteva superare anche quello.

E poi, forse, suo padre non l'avrebbe presa così male...



*



Suo padre la prese decisamente peggio di quanto avesse mai temuto.

Scorpius non sapeva decidersi su quale fosse stato il momento peggiore: se quello in cui suo zio Blaise aveva inavvertitamente dato fuoco al divano o quando il biondo capofamiglia di casa Malfoy aveva perso del tutto il controllo ordinando agli elfi domestici di prendere l'ospite e farne ingredienti per pozioni.

Però anche quando Albus, sbattendo teatralmente gli occhi, aveva promesso a suo padre che sarebbe stato un ospite esemplare e che avrebbe esaudito ogni suo desiderio era stato un momento alquanto imbarazzante.

“Dai Dracuccio, in fondo è un amico di Scorpius. Sì, suo padre ti ha umiliato più e più volte a Quidditch, per non parlare di quando ti ha ridotto a fettine sanguinolente nel bagno dei ragazzi o di quella volta che ti ha fatto trasformare in un furetto rimbalzante di fronte a tutta Hogwarts... ma in fondo il passato è passato.”

E poi, si ritrovò a pensare Scorpius buttandosi la testa fra le mani in un gesto di profondo sconforto, zia Pansy decisamente non aiutava a calmare la situazione.

“Portatelo fuori di qui, altrimenti giuro che lo uccido con le mie mani,” sibilò Draco tenendosi aggrappato alla carta da parati della stanza, come per trattenersi dall'attuare immediatamente la sua minaccia.

“Non credo che sia una buona idea ammazzare il figlio del capo Auror,” lo informò Blaise che a quanto pareva, dopo il momento di sbigottimento iniziale, aveva deciso di trovare tutta la situazione particolarmente divertente.

“Potremmo sempre nascondere il corpo nel roseto, lì nessuno lo troverà,” propose soprappensiero Pansy.

Daphne si sedette sulle ginocchia della donna e le picchiettò con gentilezza la spalla.

“Non dire sciocchezze amore, non vorrai mica rovinare il giardino?! Pensa all'odore disgustoso che ci sarebbe.”

“Sono certo di potermi rendere utile durante la mia permanenza,” disse Albus avvicinandosi di un passo sinuoso a Draco.

Scorpius avrebbe provato ammirazione per lo sdegno del pericolo che stava dimostrando il suo miglior amico, se esso non fosse dovuto al chiaro intento di Albus di far cadere suo padre nella sua fitta ragnatela intessuta di malefica lussuria.

Da parte sua Malfoy senior guardò il ragazzo come se fosse una cosa particolarmente disgustosa che aveva rischiato di calpestare.

“Sono certo che troveremo un'ottima occupazione con la quale impegnarti,” sibilò Draco fissandolo dalla testa ai piedi come per decidere se fosse meglio utilizzarlo come cavia per le pozioni o fertilizzante da giardino.

Albus, rivolgendo un'occhiata a Scorpius da sopra la spalla, gli rivolse una strizzatina d'occhi ed un'espressione di esultante vittoria e Scorpius decise che era giunto il momento di intervenire, per evitare che la situazione degenerasse ulteriormente.

“Papà,” disse afferrando l'uomo biondo per la manica, prima che avesse l'opportunità impugnare la bacchetta e affatturare il suo migliore amico. “Mi farebbe davvero piacere se Albus potesse rimanere con noi quest'estate.”

Poi si obbligò a mordicchiarsi il labbro inferiore, maledicendo mentalmente Albus per cosa lo stava obbligando a fare, e continuò: “Sono sicuro che non darà alcun problema e in questo modo potremmo fare i compiti insieme e giocare a Quidditch.”

Suo padre non era mai stato un padre particolarmente sentimentale e affettuoso, però aveva un modo tutto suo per dimostrare l'amore che provava nei confronti del figlio: quello di viziarlo totalmente ed incondizionatamente.

Quando era piccolo gli aveva regalato una scopa da Quidditch ultimo modello con intagliate sopra tutte le firme della nazionale inglese; Scorpius, avendo all'epoca solo due anni, non parve apprezzare particolarmente il pensiero e il pregiato manico di scopa finì per diventare l'affila unghie di Saggipter, il suo kneazle.

“Ecco... non credo sia una buona idea...” mormorò l'uomo biondo, incerto, arretrando di un passo.

Scorpius si mordicchiò il labbro con un po' più di convinzione e vide suo padre portarsi esasperatamente una mano alla fronte.

“Se giura di essere silenzioso e non combinare guai...” disse infine Malfoy con l'espressione di un uomo che aveva perso tutta la forza per continuare a vivere.

Scorpius rivolse al padre un sorriso, trattenendosi a stento dall’abbracciare la lampada e mettersi a ballare di gioia nel mezzo del suo salotto.

“Non si preoccupi, signor Malfoy,” lo rassicurò Albus mettendo il braccio attorno alle spalle di Scorpius. “Le assicuro che non le causerò alcun disturbo.”

Fu in quel momento che il muro esplose.

Scorpius aveva sempre creduto che in caso di pericolo si sarebbe comportato da prode e valoroso eroe, che avrebbe avuto la situazione sotto controllo e che quindi la Casa di Slytherin sarebbe stata, finalmente, riscattata. Nonostante ciò, quando vide parte del suo salotto disintegrarsi in un ruggito di fumo e calce, si ritrovò con i piedi incollati al pavimento a boccheggiare inerme alla scena che gli si presentava dinnanzi.

Tutto era rimasto travolto dai detriti e il lampadario continuava a oscillare vorticosamente, scandendo ogni secondo che passava con il suo stridente cigolio. Fiamme variopinte e scricchiolanti si allungavano a mezz'aria attorno a lui, lanciando ombre sinistre sulle pareti rimaste in piedi.

Scorpius si stropicciò col pugno gli occhi lacrimanti e, sbattendo le palpebre un paio di volte, si accorse che il fumo iniziava a diradarsi, lasciando intravedere quelle che parevano essere centinaia di figure scarlatte con tanto di espressione feroce sul volto e bacchetta pronta alla battaglia.

Un intero squadrone di Auror aveva appena fatto saltare in aria il suo salotto e ora sembrava avere tutta l'intenzione di fare lo stesso con i suoi occupanti.

In prima linea un uomo puntava la bacchetta direttamente verso suo padre, osservandolo glaciale da oltre le lenti delle occhiali rese sinistre dai riflessi delle fiamme. I capelli scuri erano pieni dei detriti dell'esplosione e sulla fronte spiccava inesorabile una cicatrice a forma di saetta.

Quando parlò, la sua voce, simile al sibilo di un serpente, fece tremare la stessa aria che Scorpius stava respirando.

“Togli le mani da mio figlio!”


*


Ci volle un po' prima che gli Auror deponessero bacchette e propositi di guerra e ancora di più a convincere il padre di Albus a spegnere le fiamme giusto in tempo per evitare che tutta la magione e i suoi occupanti diventassero un mucchietto di cenere buono solo per la Metropolvere.

Scorpius guardò lo stato in cui era ridotta la sua povera sala e non poté fare a meno di notare quanto padre e figlio si somigliassero, non soltanto nell'aspetto, ma anche nelle entrate in scena.

“Tutto bene Albus? Non ti avranno mica sbattuto nelle segrete?!” chiese il signor Potter attanagliando Albus in un abbraccio senza via di uscita.

“Uhm... no?” rispose Albus, chiaramente confuso dal fatto che un Malfoy potesse davvero rinchiudere qualcuno in una segreta. “Guarda papà, non è come potrebbe sembrare.”

“Certo che è come sembra! Draco Malfoy con la sua banda di viscidi Slytherin ti ha attirato qui con una scusa per poi imprigionarti contro la tua volontà! Fortuna che sono arrivato in tempo, altrimenti chissà cosa ti avrebbero fatto!”

“Beh, stavano pensando di nascondere il mio corpo nel roseto,” considerò Albus grattandosi il naso, “ma sono sicuro che non avessero intenzione di farlo per davvero.”

Potter lanciò un'occhiata malevola verso Malfoy e fece per impugnare nuovamente la bacchetta.

“Avanti Potter, come se avessi davvero rapito il tuo marmocchio per tenerlo imprigionato in casa! Neppure tu puoi credere davvero a questa idiozia!”

“Non so, Malfoy. Rinchiuso qualcuno ultimamente nelle segrete?” ringhiò Potter.

Scorpius rifletté per un attimo sull'evidente fissazione che il padre di Albus provava nei confronti delle segrete di casa Malfoy. La sua mente giovane e pericolosamente iperattiva gli propose una lunga serie di fotogrammi uno più scabroso dell'altro e decisamente poco rispettosi nei confronti del salvatore del Mondo Magico. Infine decise saggiamente di non soffermarsi più sull'argomento e di non farne mai parola con Albus.

Pansy, Blaise e Daphne sembravano essere affetti da un incantesimo orticante stando dal modo in cui si dimenavano sul divano. Daphne si limitava a lisciarsi distrattamente una lunga ciocca bionda che le cadeva davanti agli occhi osservando interessata lo svolgersi dei fatti.

“Forse è il caso che noi ce ne andiamo...” mormorò incerto Blaise, lanciando delle occhiate guardinghe verso i due uomini intenti a fissarsi in cagnesco.

Daphne alzò lo sguardo con espressione delusa e porse in avanti il labbro inferiore in una infantile smorfia.

“Ma perché? Io mi stavo divertendo.”

“Amore,” cinguettò Pansy accarezzandole il braccio immacolato con il dorso della mano. “Non dovevamo fare qualcosa?! Dovrei ancora avere un po' di quella pozione polisucco che ci ha dato Sinister... lo so quanto ti piace usarla.”

Daphne guardò tentata l'altra donna, ma comunque riluttante ad andarsene quando lo spettacolo stava diventando davvero interessante.

“Non lasciateli andare via,” ordinò Potter agli Auror ancora presenti. “Probabilmente sono complici di Malfoy e l'hanno aiutato nel rapimento!”

“Papà, non sono stato rapito,” disse Albus.

“Mettetegli le magimanette e portateli immediatamente al ministero per essere interrogati!”

“Papà, io-”

“E probabilmente non sono i soli immischiati in questa storia. Indagate immediatamente su quali sono le persone con cui hanno avuto rapporti negli ultimi mesi!”

“Papà! Non sono stato rapito, sono scappato di casa!”

Tutti gli Auror si immobilizzarono all'istante, fissando il ragazzo che, con pugni stretti e labbra serrate, guardava suo padre dritto negli occhi.

“Scappato di casa?” ripeté Potter, come se non fosse in grado di comprendere il significato di quelle parole.

“Sì, scappato di casa, fatto le valigie e andato, sparito dalla circolazione, come te lo devo dire!?”

L'uomo fissava il proprio figlio incredulo.

“Ma perché avresti dovuto...”

“Scappato di casa?” lo interruppe con un bercio Scorpius, troppo sconvolto ed incredulo per badare alle buone maniere. “Mi hai detto che avevi avvisato tuo padre che saresti venuto qui!”

Albus sembrò provare improvvisamente un incredibile interesse riguardo lo stato delle proprie unghie.

“Albus!” lo intimò Scorpius.

“Beh, gli ho lasciato una nota.”

“Intendi dire quel biglietto di riscatto che era appeso nella tua camera?” disse il signor Potter con la voce che dall'incredulo scadeva sempre più nello stridulo. “Quello che diceva: Sono dai Malfoy. Non cercarmi, mi farò vivo io?!”

Scorpius si voltò verso il suo migliore amico che, alzando le spalle, spiegò: “ero un po' di fretta.”

“Basta! Questa storia assurda finisce qui!” urlò Potter, afferrando il proprio figlio per la manica. “Ora ti riporto a casa e ne parliamo con calma. Forza Albus, va a riprendere il baule!”

Albus si svincolò dalla presa e piantò fermamente i piedi sul pavimento.

“Papà, io non me ne vado. Resto qui.”

Scorpius vide suo padre accasciarsi contro il muro come una bambola rotta mentre zia Daphne si lasciò sfuggire un gridolino estasiato.

“Cosa?!” sbraitò il salvatore del mondo magico.

“Cosa?!” gli fece eco suo padre.

“Scorpius e il signor Malfoy hanno detto che potevo restare,” affermò con fare definitivo il moro.

“Hai fatto cosa, Malfoy?!”

Scorpius chiuse per un attimo gli occhi, desiderando ardentemente di essere ancora ad Hogwarts dove nessun squadrone di Auror armato fino alle mutande, Salvatore del Mondo Magico assetato di vendetta e padre con nel curriculum vitae esperienze quali torturatore di innocenti e seguace del male potessero trovarlo.

“Loro non hanno fatto niente, sono io che gli ho chiesto se potevo rimanere,” disse il giovane Slytherin incrociando le braccia al petto.

Potter si stirò con le dita le rughe che gli adornavano la fronte, in un disperato tentativo di mantenere la calma.

“Smettila di dire sciocchezze Albus e andiamo a casa!”

“Quella non è la mia casa e non ho assolutamente intenzione di tornare lì dentro. Neanche tu non puoi obbligarmi a farlo! Ormai ho diciassette anni e sono maggiorenne, posso decidere dove stare, per quanto tempo e con chi!”

Potter si guardò attorno, come alla ricerca di aiuto, e spalancò le braccia in un gesto esasperato.

“Avanti, non puoi dirlo sul serio.”

Albus rivolse al padre un'occhiata obliqua.

“Vuoi scommettere?”

Il salvatore del mondo magico si accasciò sulle proprie ginocchia coprendosi il volto con le mani. Infine fece un profondo respiro, come se fosse finalmente giunto alla sua decisione.

“Bene,” dichiarò alzandosi in piedi e togliendosi la cenere dalla veste scarlatta. “Se rimane mio figlio allora resto anche io.”

“Wikky!” urlò Draco con un ruggito ferale. “Butta questi pazzi fuori da casa mia, immediatamente!”

Un elfo domestico comparve con uno schiocco sollevando da terra una voluttuosa nube di cenere e, dopo un profondo inchino al suo padrone, fece per avvicinarsi a Potter.

L'Auror guardò glaciale l'uomo biondo e incrociò le braccia al petto con fare trionfale.

“Non puoi scacciarmi, Malfoy. Hai un debito di vita nei miei confronti, ricordi?”

“Tu-tu non puoi farlo!”

Wikky si voltò verso Malfoy, incerta se chiedere se dovesse comunque seguire l'ordine, ma il suo padrone al momento era troppo impegnato ad afferrare Potter per il bavero della tunica e guardarlo truce per badare a lei.

Gli Auror lì presenti fecero per soccorrere il loro superiore, ma Potter li fermò con un gesto della mano e fissò Malfoy dritto negli occhi.

“Certo che posso e intendo farlo! Non lascerò mai mio figlio da solo in questa tana di serpi.”

“Se fossi in grado di allevare a dovere i tuoi figli,” gli ringhiò l'altro dopo aver lanciato un'occhiata di sdegno agli Auror che lo attorniavano, “ora non ci troveremo in questa situazione assurda! Ma in fondo con un padre mentecatto e una madre libertina non ci si poteva aspettare certo di meglio!”

“Ora non mettere la mia famiglia di mezzo, Malfoy! Se non ricordo male la colpa è di tuo figlio che ha adescato Albus e lo ha convinto a scappare di casa!”

“Non osare parlarmi in questo modo, questa è casa mia!”

“Malfoy, se non avessi testimoniato a favore al tuo processo adesso tu e la tua famiglia sareste ancora rinchiusi ad Azkaban a passare il tempo ad ammaestrare doxy!”

“Se non fosse stato per mia madre tu saresti morto più di vent'anni fa!”

Se io non avessi ucciso Voldemort ora saresti ancora imprigionato nella tua stessa casa a leccare il culo di tutti i tuoi amichetti Mangiamorte!”

“Cosa che non avresti mai fatto se io non avessi fatto finta di non riconoscerti quando sei stato così deficiente da farti catturare!”

L'elfo domestico, chiaramente sull'orlo di una crisi di pianto, continuava a passare gli occhi sgranati dall'uno all'altro dei due uomini, facendo sbatacchiare le pesanti orecchie qua e là ad ogni scambio di battuta.

Se tu non fossi una donnicciola isterica platinata-”

Se tu non fossi un idiota incapace-”

Le urla dei due uomini echeggiavano nella sala distrutta, sotto gli sguardi attoniti – e divertiti nel caso di alcuni- di Scorpius, Albus, dei tre ex Slytherin e di un intero squadrone di Auror.

Scorpius sospirò sconsolato e, dopo aver spento col piede una debole fiamma che continuava imperterrita a bruciacchiare un angolo del tappeto, decise che sarebbe stato meglio andare in cucina a farsi una tazza di the.

Chissà perché aveva la sensazione che quella sarebbe stata un'estate particolarmente lunga.



Continua...



Per SiLvIaGiNeVrA: Grazie mille per i complimenti ^_^ In fondo il secondo capitolo ha fatto abbastanza presto ad arrivare, no?


Per Lunitari: Mi fa molto piacere che la storia ti sia piaciuta! Per le cotte al limite del possibile... diciamo che tutte noi ci siamo passate prima o poi nella vita ^^'' Un po' sono anche io come Albus: mi prendo un sacco di cotte per le persone più impensate! Per le imprecisioni basta che me le segnali ed io sarò più che felice di correggerle! Sia io che la mia beta siamo molto pignole e precisine, purtroppo ogni tanto qualche cosa può scappare. Sono felice che la storia ti sia piaciuta e spero che anche il secondo capitolo ti diverta e ti faccia scappare qualche risata. ^_^


Per
Arisu Kon: Visto che ho continuato ^_^ Spero che anche il secondo capitolo sia di tuo gusto.

Per vavinana: Scritto ed aggiornato, in tempi abbastanza brevi vista la lunghezza del capitolo, non trovi? ^^


Per
Azzusam: Sono felicissima che la storia ti piaccia! Per quanto riguarda cosa succederà... ho la lingua incollata al palato e un grandissimo sorriso sornione sulle labbra. Ti basta? ^_____^


Per
noriko: Come ha reagito Harry lo hai visto in questo capitolo che spero ti abbia fatto un po' sghignazzare ^^ Sono felice che ti abbia fatto ridere il primo capitolo, ammetto che anche io, mentre lo scrivevo, non riuscivo a trattenermi dallo sghignazzare un po'! Spero che continuerai a seguire la storia e a darmi la tua onesta opinione. ^__^

  
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