John
Dee non rimase
particolarmente sorpreso quando la ragazza si bloccò a pochi
centimetri dal suo naso.
La
conosceva
abbastanza da poter dire di aver fatto le scelte giuste, prima tra
tutte quella di crescerla come sua figlia prima che come sua allieva.
Certo, non aveva valutato subito la possibilità che Jeanne
ricordasse, ma era pur sempre una donna giovane, e come tutte donne
giovani aveva la tendenza a seguire il cuore prima che il cervello,
finendo per mandare in confusione entrambi con buona pace del
dottore.
Le
abbassò il
braccio delicatamente e l'abbracciò mentre, come ogni volta
che
aveva tentato di ucciderlo, scoppiava a piangere non sapeva nemmeno
lui bene per cosa. Si pentiva del gesto? Si malediceva per non essere
arrivata alla conclusione?
Non
aveva ancora
trovato una risposta, sapeva solo che erano quelli i momenti migliori
per trattarla da membro della famiglia e non da nemica. Gli attimi
più adatti per attirarla nuovamente dalla sua parte.
«
Su su.» disse
pattandole delicatamente la testa« Non è nulla,
non è nulla. Mi
hai dato prova un'altra volta delle tue straordinarie
capacità.»
trattenne un “Che quello stafilococco di Nicholas stava per
distruggere e non ha saputo sfruttare”« E sono
straordinariamente
orgoglioso di ciò. Ora torniamo a casa e dimentichiamo
tutto,
coraggio.».
«
No.» rispose la
ragazza asciugandosi gli occhi e allontanandolo con straordinaria
delicatezza« Io non verrò con te, mai
più.».
Fece
partire un
rampino e schizzò verso l'uscita più veloce e al
contempo più
insicura delle altre volte.
«
Tornerai.» disse
l'uomo, anche se non sicurissimo che Jeanne fosse riuscita a
sentirlo« In fondo mi vuoi uccidere.» e
scoppiò a ridere.
*******
«
Assolutamente!»
rispose con fierezza prima di girarsi verso l'improvviso rumore di
motore che si sentì partire dal molo« Pazza
incosciente!» urlò
Jack capendo che si trattava della giovane
“scienziata”, come
amava definirsi a Jeanne, poi pensò “Non posso
inseguirla e
lasciare il Libro a Dee... che faccio!?” i dubbi lo
attanagliavano
e questo era puro divertimento per la sfinge, che lo avvertiva, anche
se non sembrava avere intenzioni bellicose nei suoi confronti.
«
Potresti sempre
prendere le pagine che ti servono. Senza di esse il Libro sarebbe
inutile e Dee non potrebbe farci nulla, dico bene?» il mostro
si
alzò a sedere e si grattò dietro l'orecchio come
un gatto
qualunque, poi si leccò la zampa ed iniziò a
passarla sulla testa
per lavarsi« E dato che sei stato così gentile e
fiducioso potrei
anche accompagnarti sulla terra ferma.».
«
Ti ringrazio, ma
non voglio che tu indispettisca Dee, fai il tuo lavoro.»
sorrise e
prese due pagine dal libro, poi dopo aver accarezzato amorevolmente
la sfinge si fiondò verso il motoscafo.
Arrivò
dunque sulla
costa di San Francisco. Una idea gli passò per la mente. Era
saggio
portare con se le pagine del codice di Abramo? No decisamente no.
Decise quindi di nasconderle e un edificio lo colpì.
Fort
Mason Center
per l'arte e la cultura sembrava fare al caso suo. Entrò
guardingo
evitando le guardie e poi quatto quatto riuscì a trovare una
piccola
nicchia dietro la statua di un personaggio storico che in quel
momento non riconosceva. Sgraffignò dunque una busta di
plastica
dove vi erano le indicazioni per l'edificio per mettere le pagine del
codice dentro ad essa, poi le nascose dietro ai mattoni rimettendoli
infine al loro posto per non destare sospetti. Uscì dunque
tranquillo e il più impassibile che poteva dileguandosi nel
buio
della notte.
*******
Si
fermò ansimando
solo una volta sicura di essere molto lontana. Aveva preso la barca
di Dee, in una sorta di sfida personale, e aveva raggiunto la terra
ferma fondendone il motore a causa della troppa energia rilasciata
all'interno, poi si era nascosta in una cupa stradina nella periferia
di San Francisco cercando di riprendere il controllo.
Teneva
mani e piedi
ancorati a terra rilasciando elettricità a causa dello
stress
accumulato. Tensione, rabbia, autocommiserazione per non essere
riuscita nel suo intento.
In
nessuno dei suoi
intenti.
«
Lo sai? Anche un
bambino al primo mese di addestramento ti troverebbe ora, ritieniti
fortunata che Dee ha altro a cui pensare.» si
avvicinò alla
ragazza« Ora vuoi restare lì in eterno a
compiangerti o cerchi di
reagire “Thundergirl”?»
ridacchiò pronunciando quel soprannome.
Per
tutta risposta
Jeanne alzò la mano e gli sparò un fulmine contro
senza controllare
che lo avesse colpito o meno.
«
Non rompere.»
ringhiò senza alzare lo sguardo« Non sono in vena
di scherzi al
momento.».
«
Sei proprio matta
direi.» era incolume dato che, aspettandoselo, aveva
già
preventivamente caricato l'energia dell'elemento Terra creando una
sorta di scudo usando il manto della strada« Punto primo non
serve
che te la prendi con me, punto secondo non sottovalutarmi, mi hai
visto usare il fuoco, di cui sono maestro, ma conosco anche le altre
tre magie elementali... ah già ma per te non è
magia... dai
alzati.» allungò la mano girandosi però
dall'altra parte.
«
Ti concentri
sulle molecole della strada che sembrano muoversi, ma semplicemente
le spingi alla moltiplicazione, portandole a proteggerti con la forza
del pensiero.» rispose senza muoversi« Per prima
scusa, è stato un
gesto istintivo.».
«
A me non va di
parlare di scienza, e comunque se reagisci così d'istinto
con tutti
allora non avrai nessun amico... ma forse nemmeno ti interessa. Senti
qui siamo ancora esposti, ma so dove andare se vuoi seguirmi.
Dopotutto trovare qualcuno pronto ad affrontare John Dee non
è cosa
da tutti i giorni.» sorrise sincero.
«
Le persone a cui
mi affeziono muoiono.» si alzò asciugandosi gli
occhi nella maglia
e soffiandosi il naso in un fazzoletto che buttò nel
cassonetto lì
accanto« Ma dato che per il momento non mi stai
particolarmente
simpatico posso anche azzardarmi a seguirti.».
«
Peccato, tu
invece mi sei simpatica. Non ho mai visto una pazza scagliarsi allo
sbaraglio contro uno come Dee.» scoppio a ridere«
Su seguimi,
dobbiamo prendere la metro.» si incamminò a passo
sostenuto.
Lo
seguì
guardinga:« Vivendo con lui si scoprono tante cose, ad
esempio che
la scienza serve solo a distrarlo, ma la cosa migliore sono gli
attacchi fisici.».
«
Molto
interessante.» sorrise sedendosi sui sedili della metro. In
quel
momento il vagone era completamente vuoto, fatta eccezione per una
vecchietta che, appisolata, teneva la testa vicina al
finestrino« Ah
quando arriveremo a destinazione ecco... non spaventarti ma... il mio
maestro è una persona, come dire... allegra,
eccentrica.» rise
piano piano fissando la giovane donna« Sai che per essere la
figlia
di Dee sei troppo carina? Ah già, ma non lo sei di
sangue...»
A
tale complimento
arrossì, poi si fece più seria e tenne lo sguardo
basso:« Ci sono
diverse cose che mi associano a lui, per mia fortuna il sangue non
è
tra queste.» scosse la testa a scacciare pensieri
nefasti«
Comunque, stavi parlando del tuo maestro? Che tipo
è?».
«
Che tipo è? Beh
schietto, burbero, brontolone, insomma un vero rompipalle.
Però è
uno dei migliori sulla piazza... a parte il carattere. Beh il resto
è
inutile dirtelo, non renderei comunque l'idea, solo non spaventarti
quando lo vedrai, è un po'... grosso, ecco!»
sorrise in modo
strano, quasi sapesse che la visione dell'uomo avrebbe spaventato
Jeanne.
«
Ci siamo!»
scesero alla decima fermata, ormai lontani dal centro di San
Francisco.
«
Seguimi» disse
Jack incamminandosi per un viale dove, in fondo, si poteva scorgere
una casetta in stile coloniale piccola e graziosa« Maestro!
Sono io,
Jack, abbiamo ospiti!» cominciò a urlare
avvicinandosi alla casa.
Di lì a breve sull'uscio della porta si presentò
un uomo
mastodontico. Sembrava un giocatore di rugby, alto minimo due metri e
venti per un quintale e mezzo di peso distribuiti tutti nei possenti
muscoli che brillavano nella luce delle torce elettriche del
pergolato. I capelli rossi rame come gli occhi che sembravano tizzoni
ardenti.
«
Dannazione
Phoenix! Quante volte ho detto di non chiamarmi maestro! Sono
Prometeo!» tuonò burbero il gigante.
Jeanne
non sembrò
particolarmente sorpresa dalla visione. Alzò leggermente gli
occhiali e disse con fare serio e deciso:« Lei è
come Ecate,
giusto?».
Sbigottito
da tale
reazione, Jack rimase a bocca aperta come un pesce lesso a
boccheggiare incredulo, cosa che le fece particolarmente piacere.
«
Uhm... attenta la
ragazzina, ebbene sì sono come Ecate, un Antico Signore,
nonché
creatore dei Primi Homines. Ma questa è una storia troppo
lunga. Che
ci fai tu qui con il mio allievo? E poi questa puzza... John
Dee!»
fisso Jeanne con gli occhi di fuoco, quasi la volesse incenerire
all'istante.
«
Ammetto di aver
vissuto con Dee un po' di tempo.» spiegò la
ragazza senza
scomporsi. Avendo già avuto a che fare con Antichi Signori
sapeva
bene che era meglio non mentire« Ma allo stato attuale
è mio nemico
come lo è di voi. Almeno a detta della torcia umana qui
accanto.»
indicò Jack con un rapido gesto del pollice.
«
Ma io non ho...»
iniziò il giovane, ma Prometeo lo zittì con la
mano.
«
Uhm, mi piaci sei
sincera, ma ancora non capisco che ci fai qui...» disse
l'uomo.
Jack
s'inchinò:«
Mae... Sommo Prometeo l'ho portata io qui, vedesse come ha affrontato
Dee! Con che caparbietà e capacità! Se davvero ne
è nemica... beh
i nemici dei miei nemici sono miei amici... o quantomeno alleati...
questo ho pensato.» sì grattò la testa
imbarazzato mentre il dio
soppesava le parole pinzandosi il pizzetto che copriva il mentone
squadrato.
«
Toglieremo il
disturbo non appena avremo ideato una strategia d'attacco e riposato
un po', se ce lo concedete. Promesso.» disse Jeanne rimanendo
eretta. Gli occhi non si scostarono dall'uomo, resi ancora
più vivi
dalla nuova rabbia che si era accesa dentro di lei nei confronti del
patrigno e dal rispetto che sentiva per Prometeo. L'Antica Razza
aveva personaggi che l'avevano aiutata in diverse occasioni come
tanti che l'avevano solo usata. Il gigante le dava l'impressione di
appartenere alla prima categoria.
«
Capisco... sì te
lo concedo.» nonostante l'aspetto burbero il sorriso che fece
Prometeo fu dolce e caloroso« Jack mostrale le
stanze...».
«
Subito!» rispose
il mago che si fece seguire dalla giovane donna scortandola fino a
una cameretta piccola ma ben arredata con un fine mobilio in legno
bianco in stile coloniale e il letto matrimoniale a
baldacchino«
Prego... ah ti avviso dovremo condividere il letto, il mio è
stato
portato via ieri per essere sostituito.» in realtà
stava bluffando
ma voleva vedere la reazione di Jeanne, nascondendo con estrema
bravura le risate che gli salivano per l'eventuale imbarazzo
provocato nella ragazza, anche se era poco sicuro che ciò
accadesse
visto il suo comportamento fino ad allora.
«
Nessun problema,
ho già dormito con altri uomini prima di adesso.»
rispose la
ragazza senza tradire imbarazzo« Dipende tutto se per te non
è un
problema.».
“Come
volevasi
dimostrare” sospirò Jack tra se e se, poi
disse:« No, nessun
problema, ci mancherebbe, però sei una bellissima donna,
spero di
resistere alle tentazioni.» scoppio in una risata
cristallina«
Scherzo, scherzo, ho visto quanto sei forte con la tua...
“scienza”
non mi permetterei mai di allungare le mani e poi non solo per paura
di ritorsioni, prima di tutto per rispetto.» sorrise
dolcemente«
Allora i pigiami sono in quel cassetto, ce ne sono per entrambi i
sessi, me ne passi uno per cortesia? Taglia L.» rimase in
attesa
dopo averle indicato un comò.
«
Certo...» aprì
il cassetto tranquilla, ma fece un balzo indietro finendo in braccio
al ragazzo e stringendolo spaventata.
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