Diario di bordo - Da Konoha a Kumogakure

di Mikke
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“Bip bip bip!”
Iruka si svegliö di soprassalto al suono della sveglia, che segnava le 5:00. Si sedette sul letto e spense la maledetta sveglia, facendola cadere sul pavimento. La lasciò dove era e fece una doccia fredda. Non riusciva a togliersi dalla testa la faccia di Kakashi, quando gli chiese se stava bene.
Perchè dovrebbe mai importarli se sto bene o no?” pensò il Chunin, versando un’intera bottiglia di shampoo nei capelli. Uscì dalla doccia e dopo aver pettinato con cura e asciugato i capelli, li raccolse in una corta coda di cavallo. Prese un asciugamano dall'armadietto e lo fissò all’altezza dei fianchi.
Anche se, a dir la verità, non intendevo essere così scortese.” rifletté il castano. Si era sempre comportato in un modo piuttosto formale con Kakashi, invece il Jonin lo trattava come un amico. In quel momento Iruka si accorse di non essere arrabbiato con Kakashi, ma solo con sé stesso. In un certo senso Iruka si sentì in colpa per essersi comportato così freddamente con Kakashi.
Andò in cucina e preparò del  caffè, poi prese la divisa da ninja dal suo armadio e cominciò a vestirsi. Il Chunin aveva già sistemato tutte le cose che si sarebbe portato in viaggio in uno zaino la sera prima, compreso due libri. Il primo era intitolato “Un briciolo di passione”, un libro di cinquecento pagine che il maestro riteneva molto coinvolgente ed allo stesso tempo educativo. Il secondo era intitolato “Le tattiche della pomiciata” e parlava di… beh, era piuttosto ovvio di cosa parlava. Non che Iruka fosse interessato in certe cose, ma aveva trovato il libretto nascosto tra alcuni cespugli del parco e, essendo sicuro di chi appartenesse il libro, decide di restituirlo al proprietario. Nonostante ciò, il libro era rimasto in un angoletto dell’armadio di Iruka per più di tre mesi, dimenticato dal resto del mondo fino alla sera precedente.
Iruka prese il coprifronte dal comodino e lo legò sulla nuca. Sentì la moka fischiare, quindi si affrettò a spegnere il fornello. Anche se Iruka sembrava molto ordinato e disciplinato di fronte ad altri ninja, la sua casa era un totale disastro. Sette pile di documenti che erano stati posate sulla scrivania in attesa di essere compilate, minacciavano di cadere sul pavimento di legno, che era ormai completamente coperto dai vestiti. Nella cucina regnava il totale caos, tra montagne di piatti sporchi e sacche di immondizia. Iruka alzò lo sguardo per vedere l'orologio, il quale segnava le 5.32. Versò del caffè in una tazza e lo sorseggiò rumorosamente, pensando a ciò che lo aspettava. La nave avrebbe lasciato il porto alle otto, ma per sicurezza Iruka decise che avrebbe raggiunto il porto già alle sei. Il castano posò la tazza già vuota vicino a delle bucce di mandarino sparse sulla tavola e cominciò a butttare i vestiti da una parte all’altra, in preda di trovare i suoi sandali ninja. Dopo averli indossati, afferrò il suo zaino e lo sistemò sulle spalle, poi spense tutte le luci di casa e controllò che i fornelli non fossero accesi. Uscì di casa e dopo aver chiuso la porta a chiave, fece un sospiro e cominciò a camminare verso il porto. Il sole era appena tramontato e Iruka sentì il suono degli uccelli che cinguettavano al di sopra della sua testa.
Questa giornata è cominciata bene, dopotutto…” pensò, mentre camminava tra le vie di Konoha. Girò un ultimo incrocio, quando si accorse di aver raggiunto il porto. Una decina di maestose navi fluttuavano una accanto all’altra, l’unica cosa che Iruka ora doveva fare era trovare la nave su cui avrebbe viaggiato. Vide dei marinai in lontananza che stavano caricando delle merci su una nave e si affrettò a raggiungerli.
“Scusate, sapete quale di queste navi partirà per Kumogakure?” domandò il Chunin cortesemente.
I due marinai borbottarono qualcosa incomprensibile, facendo finta che il ninja non esistesse.
“Non prenderla sul personale, fanno così con tutti.” disse una voce dietro ad Iruka.
Iruka si girò di soprassalto e fece un salto all’indietro, posando la mano sopra alla tasca che conteneva i kunai, allo stesso tempo in cui prese una posizione di difesa. Scoprì di trovarsi davanti ad un uomo piuttosto strano, con un cappello di lana e delle corna di capra sulla testa. L'uomo indossava inoltre un collare di lana. Iruka presumò che il tizio non fosse tanto pericoloso, quindi decise di abbassare la guardia e raddrizzo la schiena.
“Sumimasen*, ero convinto di essere solo.” rispose gentilmente. “Cosa stava dicendo?”
“Non preoccuparti.” disse il tizio dal cappello di lana, sorridendo. “Mi chiamo Merry e tra poco viaggerai sulla mia nave, la Going Merry.”
“Quindi lei è il proprietario della caravella?”chiese Iruka, grattandosi la cicatrice.
“Esatto.” confermò Merry. “E quelli là…” disse, indicando i due marinai. “Quelli stanno portando delle merci nella stiva della nave.”
Girò la testa e notò che i marinai con cui aveva parlato due minuti fa erano diretti verso una nave non molto lontana, alta più o meno 15 metri. La prima cosa di cui Iruka si accorse fu che la nave assomigliava molto al suo proprietario. La polena aveva la forma di una testa di capra, bianca con delle corna color beige.  Un cannone spuntava dalla prua, l'albero maestro si innalzava contro al cielo arancione. Dall'albero maestro spuntava una piccola vela nera, con un teschio disegnato sopra. Iruka si chiese come mai il teschio avesse un cappello, o perché c’era un teschio disegnato sopra alla vela dell’albero maestro. Stava per parlarne con il proprietario, quando Merry ordinò a dei marinai di spiegare le vele per una prova. Appena la vela fu spiegata, il ninja rimase a bocca aperta. Sulla vela principale era stato dipinto un teschio enorme, molte volte più grande di quello sulla vela nera.
“Okay, potete ritirare la vela!” ordinò Merry, parlando in un altoparlante.
“Perché?” chiese Iruka, ancora incredulo.
“Scusatemi?” disse Merry, non avendo capito cosa il ninja intendeva.
“Perché dobbiamo viaggiare in una nave pirata?” domandò Iruka, indicando con entrambe le mani la nave.
“Quella non è una nave pirata, quella è una caravella con un teschio disegnato sopra.” disse Merry, mostrando un ampio sorriso.
“No, quella è una nave pirata.” affermò la ragazza che veniva verso di loro. La ragazza indossava degli abiti da ninja e portava dei guanti di seta.
“Buongiorno Sakura!” esclamò Iruka.
Sakura lo ignorò, rivolgendosi direttamente all’uomo in costume: “Ho due domande per te:” disse Sakura, sedendosi sopra ad una cassa di legno: “Come mai la nave ha un teschio con un cappello di paglia sulla vela? E come mai hai un capello di lana in testa?”
Merry sembrò un po’ offeso quando spiegò che quello che aveva in testa non era un cappello, ma i suoi veri capelli, così come le corna. Poi aggiunse che il teschio solo una decorazione e niente di più.
In quel momento venne Yamato, seguito da un piccolo gatto persiano. Il gatto era bianco, con una macchia nera sulla schiena.
“Non hanno funzionato le lavande?” chiese Sakura. Era stata sicura che i fiori avrebbe tenuto lontani i gatti dalla casa di Yamato, ma in qualche modo non erano serviti.
“Le lavande sono riuscite ad allontanare i gatti da casa, ma non da me.” rispose Yamato, tentando un sorriso. “Buongiorno Iruka.”
“Ohajo*, Yamato-san.” rispose Iruka.
I tre ninja continuarono a parlare del più e del meno, finché non videro Naruto correre verso di loro.
“Buongiorno!” esclamò Naruto ansimante. “Sono in ritardo.”
Iruka diede uno sguardo al suo orologio da polso: “Niente affatto, anzi sei in anticipo. Partiremo tra mezz'ora.”
“Grazie al cielo. Un attimo…” aggiunse, guardandosi intorno. “Dov’è Kakashi-Sensei?”
“Non è ancora arrivato.” disse Sakura sospirando. “Giuro che se arriva in ritardo gliela farò pagare...”

*       *       *

Erano passate da poco le otto ed non c'era ancora nessuna traccia di Kakashi.
“Dove si è cacciato?” borbottò Sakura furibonda. Cominciò a tirare in uno dei suoi guanti.
“Arriverà di sicuro, aspettiamo ancora un po’.” disse Iruka, cercando di calmare Sakura.
“Sono stanca di aspettare, qualcuno dovrebbe andare a casa sua per portarlo.” commentò Sakura.
Un silenzio insolito regnò tra i ninja. “Va bene!” disse Sakura, poco dopo. “Visto che nessuno di voi gentiluomini vuole fare due passi fino a casa sua, ci vado io.” Sakura fece un sospiro e cominciò a camminare verso il centro di Konoha.
“Aspetta…” disse Iruka. Sakura si voltò verso il maestro. “Ti accompagno io.” propose Iruka.

Erano le otto e mezza quando Iruka e Sakura bussarono alla porta. Nessuna risposta. Sakura bussò un’altra volta, più forte. I ninja sentirono dei passi e la porta fu aperta da un uomo in canottiera e shorts con i capelli in aria.
“Che c’è?” chiese l’albino scortesemente, grattandosi gli occhi. Aprì gli occhi e quando vide l’espressione sul Sakura e Iruka cambiò subito tono di voce: “Sakura, Iruka, che bella... sorpresa!”
“Già, che bella sorpresa! Non sai quanto ti abbiamo aspettato, dovevamo partire mezz’ora fa.” lo rimproverò Sakura.
“Lo so, lo so, non ho sentito la sveglia, tutto qua” fece un ampio sorriso. Anche se quasi tutta la faccia di Kakashi era coperta, il suo occhio destro era più che sufficiente a mostrare le sue emozioni.
“D’accordo.” disse Sakura, comprensiva.
Ora Iruka si era stancato. Non ne poteva più del comportamento nonchalante di Kakashi. O come Kakashi poteva sfuggire così facilmente ai suoi errori mentre altre persone come Iruka dovevano sgobbare per rimediare ad un solo sbaglio, come ad esempio al lavoro. Se Iruka non consegnava dei documenti in tempo o se veniva in ritardo rischiava di venir licenziato.
“Dovresti assumerti le tue responsabilità, non puoi ritardare di mezz’ora un giorno come questo.” le parole uscirono involontariamente dalla bocca di Iruka.
“Cosa sei venuto realmente a fare qui, Chunin? A farmi la predica?”
Il commento di Kakashi l’aveva ferito. In più lo aveva chiamato Chunin, non come lo chiamava di solito, ovvero “Iruka-Sensei”. Decise di sostenere lo sguardo ormai annoiato di Kakashi.
“No, sto solo dicendo che potresti essere un po’ più responsabile ed evitare di arrivare sempre in ritardo, come faccio io, sia al lavoro che durante la giornata.” ormai ad Iruka non importava più di come avrebbe reagito il Jonin.
“Non credo ci siamo capiti. Tu sei responsabile per i tuoi allievi al lavoro, ma io per vite umane. Potrò anche avere il privilegio di venire un po’ in ritardo, non credi? Non c’è confronto tra me e te, Chunin.” il volto di Kakashi assumo un'espressione provocatoria, quasi volesse stuzzicare Iruka.
“Quindi tu credi che io och te non siamo ugualmente degni solo perchè abbiamo ranghi diversi?” fece un passo in avanti, avvicinandosi a Kakashi. Voleva sapere cosa il Jonin pensava veramente di lui.
“Quello che sto cercando di dirti è che...”
“Smettetela!” disse Sakura, interrompendolo. “Gli altri ci stanno aspettando al porto, dobbiamo raggiungerli.”
“Vado a prepararmi.” mormorò Kakashi, sbattendo la porta in faccia ad Iruka.
Iruka arrossì. Era stato lui stesso ad insegnare a Sakura di non litigare con Ino quando studiava all’Accademia, ed adesso stava facendo l'esatto contrario di fronte alla sua allieva.
“Scusa…” disse Iruka imbarazzato. Le sue guance si tinsero di rosso. “Non avrei dovuto discutere con Kakashi. Ma…”
“Ma cosa?” Sakura lo incoraggiò a continuare.
“Ma ogni volta che lo vedo non riesco a non pensare a quanto lui sia molto più bravo di me e in certo senso, lui sembra…” Iruka si grattò la cicatrice sul naso, cercando di trovare la parola giusta.
“Irraggiungibile.” Sakura completò la frase.
“Esatto.” annuì Iruka. Si sedettero sulle scale davanti alla porta in attesa di Kakashi, ma giusto in quel momento la porta si aprì violentemente colpendo la testa di Iruka. Il maestro si alzò di colpo e fece una smorfia di dolore. Kakashi si voltò verso Sakura.
“Non riesco a trovare la mia divisa.” disse Kakashi, grattandosi la testa. “Mi sa che lo persa, haha. Comunque, vi raggiungo tra due secondi. E tu, Iruka-Sensei, cerca di non trovarti sempre tra i piedi.” aggiunse e sbattè la porta prima che Iruka potesse ribattere.
“Sono nei guai” mormorò Iruka a se stesso.

*       *       *

“Grandioso!” commentò Kakashi quando si trovò di fronte alla Going Merry.
I cinque ninja, seguiti da Merry e dal gatto di Yamato, attraversarono l’oscillante ponticello che portava alla nave ed entrarono nel castello di poppa. Camminarono lungo un largo corridoio che portava due stanze: a destra si trovava una cucina, mentre delle scalette a sinistra portavano ad un’ampia stanza, larga 5 metri e lunga 6. Il pavimento della stanza era occupato da un morbido tappeto persiano, mentre ai lati della stanza vi erano due grandi divani di tessuto; il primo era un divano angolare, mentre il secondo era uno da due posti. Entrambi i divani erano rossi. Iruka entro nel salone e si guardò attorno. Un pesante lampadaio illuminava la stanza. Di fianco al divano si innalzava un’alta libreria, ed in un angolo si poteva notare una poltrona. La stanza era inoltre tappezzata con cuscini di ogni dimensione. Naruto raggiunse Iruka, borbottando qualcosa su come la poltrona assomigliasse ad una nuvola gialla, ma Iruka non ci fece caso. Stava ancora pensando su come Kakashi, che in quel momento stava girando la cucina con Sakura e Yamato, l’avesse ferito. Non che Kakashi avesse detto qualcosa insensata, era vero che Iruka non completava delle missioni di grado A oppure S ogni mese. Ciò però non spiegava perché Kakashi era stato così rude con lui, dicendogli di non mettersi nei piedi invece di chiedere scusa per averlo colpito in testa.
“Allora, come vi sembra il design?” domandò Merry quando i ninja - gatto compreso - si riunirono nel salone.
“Kawaii*¹.” rispose Kakashi, con uno sguardo annoiato.
“Dove portano le quattro porte lungo il corridoio?” chiese Yamato, curioso.
“Tre porte vi porteranno alle vostre stanze, due stanze per i maschi ed una per la ragazza, mentre la quarta - quella più vicina alla cucina - porta al bagno. Potete raggiungere la stiva attraverso delle scale vicino all’albero maestro.”
“Cosa ci fanno dei mandarini sulla nave, -tebayo?”
“Temo di non saper rispondere a quella domanda, ragazzo. Adesso, se non vi dispiace, ho un impegno.” disse Merry, dando uno sguardo all'orologio da polso. Detto ciò, l'uomo dai capelli di lana girò i tacchi e sgattaiolo fuori dal salone verso il ponte della nave.





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