“Allora chi ha vinto?” chiese il russo accarezzandogli la guancia; era deciso ad arrivare in fondo alla questione.
“Vuoi proprio sentirtelo dire?”
L'espressione placida e trionfante di Victor parlava da sola.
“Te lo confesserò in un orecchio però...”
L'uomo lo studiò di sottecchi con una punta di sospetto, aveva appena imparato che Yuuri poteva essere un tantino vendicativo se riteneva di aver subito un torto.
“Non ti mordo, giuro” lo rassicurò facendogli gli occhioni languidi.
Adesso mi legge anche nel pensiero... La faccenda diventa sempre più interessante!
Si piegò verso di lui e quello che ascoltò dalla sua bocca riuscì a stupirlo più del morso, del video e di tutte le provocazioni messe insieme.
Si scostò un poco e osservò le sue labbra come a volersi accertare che erano proprio loro ad aver pronunciato quelle eccitanti oscenità e il giovane gli regalò un sorrisino innocente.
“Dove hai imparato queste cose?”
“Ho avuto un buon maestro che mi ha dato qualche lezione per corrispondenza...”
Il russo mise in conto di far sparire Cristophe Giacometti dal sistema solare, certe indecenze poteva averle partorite solo quello svergognato di uno svizzero!
Yuuri ridacchiò; sulla faccia di Victor c'era scritto a caratteri cubitali “sono geloso!”
“Non c'è niente da ridere...” borbottò cupo.
“Oh si invece!” ormai il giapponese non si teneva più e rideva a crepapelle “So esattamente cosa ti piace e sei stato tu a dirmelo, mi hai addirittura mandato un catalogo illustrato prima della finale di Milano! Oh, a proposito non ti ho mai ringraziato per quel regalo, è stato molto gradito”
Il sogno!
Come aveva fatto a dimenticarlo!
Manipolare i sogni li rendeva estremamente vividi e reali per il ricevente, così Yuuri ne aveva conservato gelosamente traccia in tutti quei mesi e aveva deciso che era tempo di cominciare a metterli in pratica.
“Io però non ti ho mai detto che quel sogno era opera mia...”
“Ah Snezhinka pensi che sia tanto ingenuo? Il minimo che posso fare è cercare di conoscere e capire tutto di te” disse piano, gli accarezzava lentamente il fianco con la gamba, come ad invitarlo a dare seguito a qualcuna delle meravigliose sconcezze che gli aveva appena elencato.
“Sei la mia Vita, il mio Signore e Padrone, voglio tutto di te, adesso, domani, sempre” chiarì in un bisbiglio incrinato dal desiderio, sicuro di suscitare in lui quel tipo di interesse che travalicava le attenzioni delicate degli innamorati, spingendolo verso una forma d'amore più primitiva e sensuale.
Ci sono molti modi per uccidere un vampiro, non tutti efficaci e alcuni piuttosto bizzarri in verità, ma il veleno non è tra questi.
Allora mi chiedo quale tipo di veleno tu sia mio adorabile Yuuri, che mi sei entrato nelle vene intossicandomi lentamente fino a rendermi dipendente da ogni tuo singolo sospiro.
Cosa c'è in te che non va?
Spesso ho sentito l'eco di questa domanda infilarsi nei tuoi ragionamenti diurni, mentre pensi che il tuo amore dorma il sonno senza sogni di chi è condannato a vivere nell'oscurità senza mai trovare pace in essa.
Di nuovo ti ho mentito, o meglio, ho omesso alcuni piccoli dettagli lasciandoti credere di avere delle affinità coi tuoi vampiri di carta, e celluloide, pronti a ridestarsi ogni notte tremebondi e vacillanti dai loro lugubri sepolcri affamati di sangue vergine.
La verità è che il nostro corpo reclama la sua parte di riposo, ma le ore trascorse nell'oblio sono così noiose! Soprattutto quando la mente immagina tutte le cose divertenti che potremmo fare se fossimo insieme.
A volte ascolto i tuoi pensieri, a volte invece ti seguo fino alla portineria dove vai a ritirare la posta ogni mattina; so di quella panchina affacciata sul mare dove ti siedi e pensi ad Hasetsu, alla tua famiglia, alla locanda.
Ti concedi il tempo di un breve rimpianto, perché ti mancano e subito dopo te ne rammarichi, perché non sapresti più immaginarti in un posto diverso da questo, accanto a qualcuno che non sia io.
I preparativi in tal senso sono a buon punto; già mi figuro la tua espressione cedere alla sorpresa quando vedrai i tuoi genitori e tua sorella seduti in soggiorno che ti stanno aspettando; oh e dovrò ricordarmi i fazzoletti, perché inevitabilmente scoppierai in un pianto dirotto.
So che hai avuto un cane da piccolo e anche lui ti manca.
Beh questo sarà un desiderio un po' più complicato da realizzare; è difficile tenere un quattro zampe in casa di persone con abitudini tanto strane, ma ci sto lavorando.
In un certo senso Tu sei il mio lavoro e dubito che ci mai stato un impiegato più devoto, entusiasta, e appassionato di me.
Cos'hai che non va?
La domanda si affaccia anche adesso, mentre mi permetti di affondare dentro di te in un amplesso disordinato e brutale, che poco ha dell'astratta eleganza amatoria delle geishe; una “fanciulla bene educata”* eviterebbe di esprimersi con gemiti selvaggi e parole tanto esplicite, perché i suoi amanti apprezzano il controllo e la sobrietà.
Ma io non sono quel genere di persona, né tu sei una “fanciulla bene educata”.
Forse domani scoprirai che ti piace recitare quella parte e allora ti regalerò il kimono più sontuoso di tutto il Giappone solo per il gusto di togliertelo di dosso strato dopo strato.
Quindi non c'è niente di sbagliato in te, nemmeno adesso che ti scusi del “Tu” di prima e tra le lacrime quasi ti vergogni delle cose che hai detto e di quelle che mi hai permesso di farti.
Ormai ne sei consapevole: il tuo atteggiamento potrà solo alimentare il mio desiderio di prendere di più oltre il tuo corpo, i tuoi sensi, i tuoi pensieri, fino ad arrivare al sangue.
Aspetti quel momento in un attimo sospeso tra eccitazione e paura e ancora ti stupisci che basti poco più di un bacio inciso nella pelle per provare un simile esaltante abbandono, che è al tempo stesso salire e sprofondare dolcemente senza mai arrivare al fondo.
Sei caduto di nuovo in un equivoco letterario fatto di astuzia commerciale e superstizione: lascia ai libri le vergini e le loro caste camicie da notte imbrattate di rosso; da me avrai solo piacere e quel pizzico di dolore che mi concederai d'infliggerti.
Sei la mia vittima e il mio carnefice, entrambi innocenti, entrambi fatali.
Sono sopravvissuto a parecchie cose in questi decenni, perfino a me stesso, ma non so se riuscirò a sopravvivere a te mio adorabile disastro; forse l'unica cosa giusta da fare è arrendermi e consegnarti la mia anima senza condizioni.
Talvolta l'intensità di queste emozioni mi spaventa; non si assopiscono col passare degli anni, diventano semmai più acute e intense e tu sei il catalizzatore di questo processo.
Continuando così potrei fare la pazzia di uscire di giorno per provare se sei davvero una cura alla mia condizione ed oltre a scacciare la noia e la follia sei anche in grado di restituirmi alla luce.
“Va tutto bene Victor...” è una rassicurazione sospesa a metà strada tra le nostre labbra; mi vedi turbato e vorresti consolarmi, temi degli scrupoli o dei sensi di colpa da parte mia, ma sono i tuoi.
Purtroppo io non ne ho quanti dovrei nei tuoi confronti, tra noi non ci sarà mai il necessario distacco che dovrebbe esserci tra maestro e allievo e ancora non riesco a capire se questo ci avvantaggerà nel mondo in cui voglio portarti come è successo nel pattinaggio.
Sento le silenziose recriminazioni sulla mia reticenza a raccontarti di “noi”, perfino quando le porti a fare una passeggiata sul lungomare e pensi che il rumore delle onde possa nascondere il frastuono dei tuoi pensieri.
La verità è che sto ancora cercando un modo giusto di presentarti “chi siamo” ed è la stessa situazione in cui si è costretti a fare buon viso a cattivo gioco con un ospite scomodo; puoi fare finta d'ignorarlo per un po', ma non puoi sbarazzarti di lui.
Yakov minaccia di portarti al Club una sera di queste e di tenerti una specie di corso accelerato per aspiranti vampiri.
Starò attento, perché conoscendolo è capace di farlo davvero; deve ancora capire di quale preziosa e fragilissima materia sei fatto e quale infinita cura serve per maneggiarti.
Preso nel modo giusto ti comporti come un diamante offrendo all'esterno la stessa cristallina resistenza, ma anche nei diamanti si nascondono microscopiche fratture pronte a minacciare l'integrità della gemma.
Ho bisogno di trovare e correggere quelle imperfezioni prima che qualcuno nella nostra Piccola Società le scopra danneggiando entrambi e per farlo c'è il metodo facile: entrare nella tua mente come mi hai visto fare oggi col tuo piccolo, feroce omonimo, oppure quello difficile che implica la necessità di aprirmi il tuo cuore e farmi partecipe dei tuoi dubbi, delle tue paure e dei tuoi desideri, anche quelli più oscuri e perversi.
Oggi abbiamo fatto un piccolo passo avanti in tal senso, ma ci saranno giorni in cui tornerai a chiudermi fuori dai tuoi pensieri, a negarmi la fiducia che solo pochi mesi fa mi avevi generosamente concesso, perciò se mi vedi smarrito e turbato sappi che è di quei momenti che ho paura.
Ci sono delle decisioni da prendere che spettano solo a me e per farlo dovrò crescere anche io; mi sono crogiolato fin troppo in questa beata adolescenza immortale giocando a fare la creatura malinconica e misteriosa.
Però non crucciarti amore mio, conserverò sempre qualcosa di quell'eterno bambino che ti piace tanto.
Giochiamo ancora un po' Yuuri?
Solo un altro po', prima che i tuoi occhi si chiudano vinti dal sonno lasciando i miei spalancati sul domani.