“dove
sono?”
chiedo
ancor prima di aprire gli occhi.
So,
che tutto quello che è successo purtroppo non è
un sogno.
I
miei amici sono morti. Mia sorella Sam è morta. Nigel
è morto.
Non
so dove sia finita Michelle, ma spero sia riuscita a scappare con
Annabell e Pacey, la sua caparbietà potrebbe averle salvato
la vita.
Al
sicuro.
Risponde
echeggiando nella mia testa, la voce femminile.
“chi
sei?”
perdo
i sensi di nuovo.
“signorina
Christine, riesce a sentirmi?”
solo
due persone si sono rivolte a me usando questo suffisso.
Devora
e Davis! Sono a casa di Nigel.
Provo
a mettermi seduta mentre le vertigini mi assalgono. I due spettri
sono accanto a me, sono sicura che sanno.
“cosa
è successo?”
Davis
mi guarda impassibile, è Devora a prendere la parola.
“ la
città è in proscrizione, tutti stanno cercano di
capire cosa possa
essere successo e i pochi superstiti”
fa
un respiro profondo, anche se non ne ha bisogno.
“cercano
di vivere nel modo più normale la propria vita o quel che ne
resta.”
“lei
è ancora in pericolo signorina, i Lu sì ci
rendono invisibili agli
occhi del nemico per il momento, ma non possiamo rischiare”
prende
la parola Davis.
Abbasso
lo sguardo, sì, credo di capire perfettamente a cosa si
riferisce.
“cosa
posso fare? Dovete aiutarmi a capire. Deve esserci un modo per
evitare tutto questo!”
loro
si zittiscono e con dimenticanza escono dalla stanza.
“ora
dovreste riposare signorina, ne avete bisogno”
mormora
severo il maggiordomo prima di chiudere non molto delicatamente la
porta.
Resto
a letto per giorni, sono molto debilitata e i due spettri vogliono
assicurarsi che ritorni in ottime condizioni prima di fare qualunque
cosa.
Non
parlano quasi mai con me, fanno quel che devono, mi portano da
mangiare, controllano meticolosamente il mio stato di salute, ma non
mi guardano, non mi parlano.
“immagino
mi imputate entrambi della morte di Nigel”
dico
una sera, mentre Devora con fare materno mi rimbocca le coperte
assicurandosi che io non abbia freddo.
Alla
mia affermazione smette di intrallazzare con le lenzuola e mi guarda.
“il
signorino Nigel era come un figlio per me, da quando è nato
mi sono
sempre presa cura di lui. Farei qualunque cosa per farlo tornare ma
io sono uno spettro, non posso nulla”
sussurra
con una voce emaciata più acuta del solito.
“ma
esiste, non è vero? Il modo per farli tornare tutti
indietro...”
le
afferro istintivamente il braccio e mi meraviglio nel constatare che
si fa toccare.
Mi
guarda intensamente prima di annuire.
“dimmi
cosa devo fare”
proclamo
ferma.
“non
posso essere io a dirvi cosa fare signorina, ma so chi
può”
lo
sguardo le si illumina di speranza.
Per
la prima volta mi stringe le mani sorridendomi.
“ora
riposate”
Non
riesco a dormire, non capisco cosa voleva dire Devora con quella
frase. Lei non può dirmi cosa fare, ma sa chi può
farlo e allora
perché diamine siamo qui a non fare nulla?
Inutile
continuare a rigirarmi. Decido di alzarmi e mi reco alla finestra,
vedo i Lu sì svolazzare intorno al castello di Nigel
cercando di
tenere stabile la copertura.
Mi
rendo conto solo ora che sono nella sua camera.
Sono
qui.
Ancora
lei. Sono completamente impazzita, sento le voci.
Guardami.
Sussurra
ancora non appena sfioro la scrivania.
Guardo
sul piano di marmo. Quelli che pensavo essere vecchi libri rilegati,
si svelano essere dei diari. Ne sfioro uno rilegato in pelle, lo
prendo tra le dita e nel sollevarlo una foto scivola sul pavimento.
La
recupero chinandomi.
Il
soggetto è una donna, lunghi capelli neri, un abito bianco e
due
occhi grigi.
Un
fremito mi pervade.
Questa
è la madre di Nigel?
La
voce che sento... sarà lei?
Davis
mi coglie fuori dai ranghi quando passa per controllare il mio stato
di salute.
“Davis,
Devora mi ha parlato di un modo per poter riportare Nigel e tutti gli
altri indietro... so che lei è un gran esperto di
occultismo”
“non
si gioca con la vita e la morte signorina, manovrare questi equilibri
potrebbe portare a delle conseguenze disastrose”
mi
rimbrotta lui.
“peggio
di questo? L'ha detto anche lei che i Lu sì non potranno
nasconderci
per sempre e una volta che ci avranno trovati, tutto questo non
sarà
servito a nulla! Devo capire, devo capire cosa vogliono da me... e
non posso farlo passando le giornate a riposare!”
urlo
un po' concitata. Davis sembra avversato. Non è sicuro della
sua
decisione.
Baba
Jaga.
Sussurra
la voce.
“no
mia signora”
risponde
impaurito Davis. Allora anche lui riesce a sentirla?
“chi
è Baba Jaga?”
chiedo
stranita.
Una
condensa argentea si forma davanti a Davis, prendendo sempre
più le
sembianze di un volto femminile.
Spiegateglielo,
ha il diritto di sapere e di fare le scelte che ritiene più
giuste.
Alita
accanto allo spettro, l'essenza.
Davis
mi guarda e si avvicina al letto.
“la
Baba Jaga è una maliarda, una strega potentissima che
trascende il
tempo e lo spazio. È colei che tutto sa, non molto diversa
dall'oracolo, può mostrarvi la via giusta o rendervi
invincibile, se
la vostra missione per lei sarà degna.. “
mi
sembra ottimo.
“allora
che aspettiamo? Dove posso trovarla?”
chiedo
impaziente.
“ nessuno
sa come trovarla. Devi superare la soglia e tentare, solo chi
è puro
d'animo, dicono possa trovare la strada e comunque una volta trovata,
non è detto che lei voglia aiutarla. Basta la domanda o
l'atteggiamento sbagliato e lei vi ucciderà
all'istante.”
“che
intendi per superare la soglia?”
di
che diavolo sta parlando Davis?
“nel
bosco, ad Ovest della città c'è un bosco, lei
c'è già stata
signorina. Ha già attraversato la soglia, anche se
accidentalmente”
Un
bosco a ovest?
Scavo
nei ricordi e come un fulmine a ciel sereno mi si palesa davanti il
bosco in cui sono fuggita dopo la festa di Halloween assieme a Marta.
“ma
certo!”
esclamo
ricordando nitidamente la brutta esperienza vissuta in quel lungo
corridoio. Allora non era solo un brutto incubo. Quel posto sarebbe
la famosa soglia?
I
brividi mi percorrono al sol pensiero. È se ci dovesse
essere ancora
quella belva dalle sembianze di una bambina? Non saprei come
difendermi. Non ho altre alternative in ogni caso.
Passo
tutta la notte a cercare di convincere Davis e Devora ad aiutarmi nel
cercare di parlare con questa strega, e anche se all'inizio, per
quanto una speranza di fondo c'era, erano comunque titubanti, ma
grazie all'essenza argentea, sono riuscita a convincerli. È
quasi
mattina quando arriviamo nel bosco.
Come
mi ha spiegato Devora in precedenza, una volta compiuto il passo,
solo il mio corpo astrale potrà proseguire, mentre il mio
corpo
materiale si affloscerà per terra. Volubile e inerme, alla
mercé
dei nemici, per questo si sono offerti di proteggerlo per il tempo
necessario. Mi hanno inoltre spiegato che più tempo passo
lontana
dal mio corpo e meno possibilità di tornare indietro ho. Una
passeggiata, insomma.
Essendo
legati a questo mondo Davis e Devora non possono superare la soglia,
finirebbero dissolti nel nulla non appartenendo definitivamente a
nessuno dei due piani, ma Elanua, l'essenza, sì e ha
promesso di
accompagnarmi e proteggermi per quanto la soglia glielo
permetterà.
“ha
idea di come riuscirà ad individuare il confine?”
chiede
la fantesca con fare curioso mentre aleggia al mio fianco facendosi
trapassare da rami e piantine.
Devora
assottiglia lo sguardo continuando a guardare un punto davanti a lei.
Ci mette qualche secondo a rispondere e poi con una flebile e quasi
timorosa voce, dice:
“lo
saprà”
Continuiamo
a camminare ancora per qualche metro, fin quando Davis non si arresta
davanti a noi.
“ ci
siamo signorina, prima voi”
dice
guardandomi serio e allungando la mano mi mostrala via.
Lo
guardo non proprio convinta di voler proseguire.
“Non
possiamo farlo noi per lei”
Il
suo tono e quasi dispiaciuto. Non dico nulla e avanzo sospirando.
Spero di riuscire a ritrovare mia sorella e i miei amici. Spero di
salvarli e riuscire a cambiare questa realtà, ma prima di
tutto ciò
spero di riuscire a trovare questa Baba Jaga e spero ancora
più
infinitamente di non farmi uccidere da lei. Persa in questi pensieri
non bado al sentiero davanti a me, mi volto. Cerco la figura
spettrale di Davis che da lontano mi guarda terrorizzato,
protendendosi con la mano per afferrarmi e io non capisco. Che
succede? Qualcosa dal suolo sembra risucchiarmi e un sussurro simile
a una litania, lentamente penetra nelle mie orecchie, fin quando il
duro contatto col suolo mi fa perdere i sensi.
Apro
gli occhi intontita, sono esattamente nello stesso punto in cui sono
caduta. Mi metto a sedere, togliendo il terriccio dai vestiti e poi
mi alzo in piedi. Mi guardo attorno cercando ancora con lo sguardo la
figura di Davis. Non c'è nessuno vicino a me. Dove sono
finiti
tutti?
“stai
bene?”
Elanua
mi vortica attorno guardandomi un po' divertita, forse per
l'espressione della mia faccia inebetita.
“che
succede?”
chiedo
a bassa voce.
“hai
fatto il passo”
dice
quasi serena, sorridendo.
“eppure
l'altra volta mi sono ritrovata nel corridoio di un ospedale, ora
perché siamo qui?”
Elanua
sorride ancora.
“perchè,
mia cara, la Baba Jaga vive nella foresta”
mi
sento abbastanza stupida in questo momento. Non ho razionalizzato
niente.. e come potrei se sono qui da un micro secondo?
Questi
spettri pretendono un po' troppo da noi comuni mortali.
Mi
metto in piedi e continuo a camminare. Penso ai miei amici. Questo mi
fa andare avanti e mi da coraggio.
“come
farò a trovarla?”
tutto
attorno a noi è sinistramente inquietante. Tutto troppo
tranquillo e
silenzioso.
“non
sento il canto degli uccelli”
Elanua
mi sorride per poi sparire.
Bene.
Credo di averla trovata.
Deglutisco
stringendo i pugni e mi costringo ad avanzare. Ora che lo noto il
cielo è terso, sembra quasi non mutare mai, le nuvole che
passano
sono cicliche, quasi un video che si ripete. Ma come è
possibile?
Continuo a camminare fin quando il sentiero non si perde nel fitto
bosco che si estende immenso davanti a me. Ci entro facendo
attenzione a dove metto i piedi, mani e testa. Imbecille come sono,
l'ultima cosa di cui ho bisogno è farmi male mentre cerco di
salvare
i miei amici dalla morte. Non so come farò a trovare la sua
casa, ma
stando ferma non combinerò lo stesso nulla. Cammino.
Cammino.
Cammino. Mi sembra di essere in un loop continuo, solo alberi. Nulla
di diverso e il sole rimane fermo senza essere di aiuto per
orientarmi.
Sono
ore ormai che cammino, senza riuscire a cavare un ragno dal buco.
Inizio ad essere stanca e ad avere fame, ma in questo caso non ho
pensato a prepararmi uno spuntino per la gita fuori porta. Decido di
fermarmi, è inutile camminare a vuoto e di sicuro non
troverò di
certo una freccia con su scritte le indicazioni per trovare la casa
dalle zampe di gallina. Forse è esattamente il modo
sbagliato di
cercarla. Non sono ne mio mondo, le cose qui sembrano succedere senza
una logica.
Cerco
di concentrarmi e chiudo gli occhi. Non penso a nulla, mi concentro
sulle parole che compongono il suo nome: Baba Jaga. Ogni lettera,
ogni suono. Lo ripeto ad alta voce, mentre le lettere del suo nome
nella mia mente iniziano a bruciare. Non controllo io i miei
pensieri, le immagini si formano spontaneamente nella mia mente.
Due
occhi. Due occhi vitrei sembrano formarsi tra le fiamme delle lettere
e improvvisamente due mani mi aggrediscono. Urlo spaventata riaprendo
gli occhi. Mi guardo intorno e sono ancora nel bosco, solo una cosa
è
cambiata. Sto levitando. Sono sospesa a mezz'aria, letteralmente.
Guardo sotto di me prima di finire violentemente per terra.
Mi
alzo dolorante.
“ma
che cazz...”
interi
arbusti, anzi che dico! Gruppi di alberi interi si spostano davanti
ai miei occhi lasciando posto a un sentiero in pietra alla cui fine,
mi sembra di veder del fuoco.
Un
camino!
Corro
entusiasta su quel sentiero, ravvedendomi subito dopo dalla frenesia.
Rallento il passo fino a darmi un contegno e cauta mi avvicino sempre
più Davanti a me c'è una distesa verde, un prato
enorme, che rivela
dopo qualche metro sulla sinistra delle zampe di gallina.
Vedendole
la reazione iniziale è quella di nascondermi e trattenere
con la
mano piazzata davanti alla bocca un urlo. Sospiro e prendo coraggio.
Mi avvicino alla casa della strega guardandola col naso
all'insù.
Come farò a salirci?
Improvvisamente
le zampe si girano verso di me, con fare minaccioso e mi puntano.
Resto impietrita. Non riesco a muovere un muscolo, mi schiacceranno,
ne sono sicura. Chiudo gli occhi aspettandomi il peggio e invece non
succede proprio nulla. Apro gli occhi ritrovandomi davanti
all'ingresso della casa. Le zampe si sono chinate in modo tale da far
poggiare i gradini di marmo sul prato. Mi alzo in piedi, mentre la
porta aprendosi, cigola. Dall'oscurità che sembra viverci
dentro,
quattro dita ossute, pallide e con lunghe unghie argentee premono sul
legno della porta tirandola all'interno. Capelli grigi e arruffati,
come nuvole, compaiono accanto a quelle dita per mostrare, dopo
qualche centimetro di pelle, due occhi vitrei. Eccola, è
lei. È
Baba Jaga.
FINE.
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