Il bikini è di un arancione
vivace e spicca sul pallore della pelle di Gaby.
Gli occhiali da sole le
riempiono il volto, due lenti scure dietro a cui nasconde occhiate
annoiate, qualche volta li abbassa, le ciglia lunghe calate a metà
sugli occhi nocciola e lo sguardo che giudica – di solito malevolo –
ciò che guarda.
Le dita armeggiano con il
pareo colorato che le scivola giù dalla vita, carezzando le gambe
nude. Lo slaccia e lo spalanca dietro di sé, come una sirena che
perde la propria coda e si trasforma in una donna. Ma Gaby non è una
donna qualunque e guardarla troppo a lungo, più che lusingarla, la
indispone.
«Ho notato che è sola, le
dispiace se le tengo compagnia?»
Sospira quando l'ennesima
occhiatina si fa avanti insieme alle parole dell'uomo. Uno dei tanti
che le hanno ronzato intorno a bordo piscina, come squali pronti ad
avere un brandello di lei, ignari di avere a che fare con una
piccola medusa: bella, dalla pelle trasparente nel suo candore, ma
indifesa, questo mai.
«È buffo come tutti decidano
di fermarsi proprio in quel punto» fa vagare la mano in un gesto
disattento, cercando di spostare l'attenzione dell'uomo qualche
centimetro più su del proprio seno o delle proprie cosce «Mi sta
coprendo il sole. Se per favore potesse» quel che segue lo lascia
sottinteso, ma non tutti gli uomini sono dotati di fantasia e la
voce di Napoleon interviene per svelare l'invito rimasto tra le
righe.
«Andare da un'altra parte,
sarebbe più gradito.» completa. Un corpo scolpito, un paio di
bermuda che da soli valgono il guardaroba di chiunque – ma non
quello di una spia dell'U.N.C.L.E. – e un sorriso beffardo sono il
suo biglietto da visita.
Arriva a passo pigro, con
l'indolenza di una tigre assonnata e prende posto su uno spicchio
del telo che Gaby ha srotolato sotto di sé.
L'uomo ha aperto bocca,
sbrodolato frasi – ma Gaby non ascolta, nel suo mondo perfetto gli
uomini tacciono quando viene loro chiesto di farlo e si levano dai
piedi quando una donna lo comanda. O, in questo caso, quando lo
comanda Napoleon.
«Non eravamo d'accordo che
saresti stata in stanza, mia cara?» Anche Solo ha smesso di dar bado
allo sconosciuto, per rivolgersi direttamente a lei.
Gaby
legge una nota di rimprovero nel suo tono, tra altre sempre uguali
ed insolenti che ricamano la voce dell'americano. È irritante il
fatto che non lo abbia mai visto scomposto, mai arrabbiato, né
preoccupato. Glielo ha sentito dire, ma percepirlo è un'altra
cosa.
«E come avrei dovuto
abbronzarmi in stanza?»
«L'abbronzatura non fa parte
di missione.»
Spigoli.
Seghettano le parole, si fanno
duri nell'accento straniero e precedono l'avanzare di Illya.
Il russo ha le mani dietro la
schiena, il pugno destro chiuso nella mano sinistra e la sua ombra
cala come una coperta nera distesa sul corpo di Gaby.
«Mi rende meglio disposta a
sopportarvi. Quindi, a meno che tu non voglia far saltare la
copertura un'altra volta puoi portarmi un martini e poi
prendere posto.»
Illya
non risponde – né porterà alcun martini – serra la mascella, stringe
i pugni, strizza gli occhi e inspira a narici dilatate. Gaby è un
boccone amaro che ha imparato a digerire, ma non per questo non ha
bisogno di tempo per farlo.
Quando gli occhi si riaprono,
il mento è di nuovo alto, la postura fiera ed accanto alla piccola
medusa dai tentacoli elettrici, hanno preso posto una tigre ed un
lupo siberiano dallo sguardo freddo, ma le mani calde. È queste che
cerca Gaby, le mani di Illya; spreme tra le sue dita il barattolo di
crema solare, imbiancandone il palmo e le conduce a sé, guidandolo
lungo la propria pelle.
«Ah, cosa mi tocca fare.»
Napoleon sospira, si allunga verso la tedesca e le solletica il
collo con le labbra, il fiato, la voce bassa, il timbro sensuale
«Sarai la nostra rovina».
Si sdraia a pancia in giù, le
braccia incrociate sotto al mento e il viso voltato in modo da poter
inquadrare le due spie, godendo del momento in cui sorprende Illya
spingere lo sguardo su di lui, lungo la sua schiena nuda e sulle sue
natiche.
«Non battere la fiacca,
Peril, dopo è il mio turno.» lo canzona, guadagnandosi un
insulto in russo che comprende benissimo.
Gaby
rotea gli occhi al cielo, ma basta tendersi verso Illya, stuzzicare
le sue labbra con le proprie ed ogni alterco si spegne nel bacio. |