Titolo storia: Il risveglio (delle farfalle)
Autore (su forum e EFP): LaSil88
Prompt:
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Fandom: Shingeki no Kyojin
Coppia: Slash (Jean/Eren)
Genere: Slice of life
Rating: Giallo
Introduzione: "Jean si avvicinò
piano al
collo di Eren, strofinando la punta del naso mentre inspirava ancora
una volta il suo odore. Il suo stomaco ebbe un altro sussulto ed una
stretta, ma più si beava di quel profumo più si
sentiva leggero e al
posto giusto."
Note: ambientato in un’epoca fittizia simile al nostro
rinascimento; Omegaverse!AU. Basato su “Il giorno”
di Parini, per la precisione sulla colazione del “giovin
signore”. Partecipa, come altre mie storie, alla sfida
dell’Oca EFPiana versione scrittura; per chi conosce SnK,
Jean ed Eren potrebbero risultare un po’ OOC.
Il risveglio (delle farfalle)
«Buongiorno, signorino.»
Eren fece il suo ingresso nella stanza illuminata a giorno. Era ormai
mattino inoltrato ed il sole alto nel cielo illuminava completamente la
stanza di Jean, ancora accomodato nel suo ampio letto a baldacchino. Le
grandi finestre non erano ancora state aperte, lasciando quindi
l’aria impregnata dal forte odore di Alpha che circondava
sempre Jean; in quel luogo chiuso, da solo con lui,
quell’odore fece tremare le ginocchia di Eren ed innescare il
naturale istinto di sottomissione di ogni Omega. Gli occhi dorati di
Jean erano contornati da pesanti occhiaie ed il servo conosceva
perfettamente il motivo di tali segni. Probabilmente, come ogni sera,
il giovane nobile si era intrattenuto con diverse attività
di divertimento fino a tardi. Lo aveva sentito anche rincasare, sveglio
per colpa del rumore della carozza e dei cavalli che la trainavano
nella notte silenziosa.
«Cosa mi hai portato questa mattina, Eren?»
domandò Jean con tono secco, facendogli cenno di avvicinarsi
subito al letto con il carrellino della colazione. Oltre alla tazza di
porcellana riccamente decorata, un piattino con del burro e qualche
fetta di pane appena sfornato da accompagnare a della marmellata di
fragole, erano presenti due teiere fumanti; quella mattina per il
signorino, aveva deciso di porgli quella scelta
“difficile” su cosa mangiare per colazione.
«Vi ho portato due scelte, signorino.»
iniziò subito, senza fargli ripetere due volte quella
domanda. Con la schiena dritta e lo sguardo serio, si
apprestò ad elencare: «In questa teiera»
- indicò l’oggetto di porcellana bianca, decorato
sui bordi e sul manico in argento - «vi ho messo della
cioccolata calda, perfetta nel caso foste appesantito dalla
cena.» gli spiegò con calma, tenendo lo sguardo
puntato sul vassoio. Non guardava mai il suo padrone se era certo di
essere scoperto. «Nell’altra,» - la mano
si spostò ad indicare la seconda teiera, in semplice metallo
tirato a lucido - «abbiamo del caffè, non ancora
zuccherato. Nel caso... vogliate mantenere la vostra linea
già perfetta ed affrontare al meglio la giornata»
si affrettò a dire l’ultima parte, cercando di non
sembrare troppo attratto da quella “linea già
perfetta”. Le guance si imporporarono già, alla
sola idea di aiutarlo a vestirsi per quella giornata.
«Non mi hai mai portato qualcosa del genere, Eren.»
Osservò il servo con un sopracciglio inarcato, mentre si
tendeva un po’ verso il carrello, inspirando un po’
l’aria per carpire il profumo che proveniva dalle due teiere.
«Li hai già provati?» domandò
infine.
«No, mai. Sono arrivati con vostro padre, questa mattina
presto.» rispose, mentre inclinava la testa di lato e si
azzardava ad alzare lo sguardo per guardarlo negli occhi con leggera
irritazione. Cos’era quell’interrogatorio
mattutino? Di solito parlava appena, giusto qualche verso di assenso
per dirgli quanto tè versare o se un abito andava bene per
la giornata. «Pensavo che vi avrebbe fatto piacere avere
qualcosa di diverso.» aggiunse, forse un po’ troppo
rudemente. Jean gli riservò uno sguardo infastidito, usato
per celare la sorpresa causata dal suo tono. Dov’era finito
il servo Omega sempre calmo e sottomesso che gli portava sempre la
colazione? Il suo Alpha stava già iniziando a scalpitare per
rimetterlo al suo posto, nonostanate non avesse fatto molto per
mancargli di rispetto.
«Un’ottima scelta.» si limitò
a rispondere seccamente, facendogli cenno di procedere e di servirgli
la colazione. In pochi attimi, si ritrovò davanti il vassoio
riccamente fornito della sua colazione; il profumo della cioccolata era
quello che lo attirava di più al momento, per questo
puntò immediatamente a quella. Si fece riempire una tazza
quasi fino all’orlo, prima di gustarne un breve sorso dopo
aver soffiato sulla superficie per raffreddarla un po’. Era
molto gustosa, ma leggermente amara nonostante fosse stata diluita con
del latte per incontrare i gusti del suo palato fine. C’era,
però, qualcosa che stava distogliendo la sua attenzione
dalla colazione. Era il suo servo che, come ogni mattina, si muoveva
per la stanza e rimuoveva i vestiti abbandonati dalla sera prima.
Il profumo di Omega arrivava fino alle narici di Jean con prepotenza,
spingendolo ad inalare con profondi respiri quell’aroma
particolare. Era un’odore simile alle spezie che suo padre
commerciava con l’Oriente; un aroma che sapeva di
libertà e prigionia assieme, ma anche di rassegnata
accettazione. «Eren...» lo chiamò con un
sospiro e gli occhi del servo furono subito su di lui, un misto di
curiosità e fastidio in quello sguardo smeraldino. Il suo
stomaco ebbe un sussulto, insieme al suo cuore, quando notò
le guance leggermente imporporate di Eren.
«Sì?» esalò
l’altro, avvicinandosi senza rendersene conto.
Lasciò cadere a terra gli abiti sporchi, rimanendo immobile
ai piedi del letto. Jean stava rilasciando i suoi feromoni,
involontariamente forse, scatenando una guerra dentro di sé.
Eren si sentiva dilaniato tra l’Omega, che dentro di lui
recalcitrava per avvicinarsi all’Alpha e offrirgli il collo
in completa sottomissione, e la sua parte razionale, che avrebbe solo
voluto ribellarsi ad una dimostrazione di così tanta
arroganza.
«Avvicinati un attimo.» gli intimò,
senza dargli la possibilità di sfuggire ad un suo ordine
diretto. Per quanto lo desiderasse, non poteva disobbedire ad un ordine
diretto del suo padrone. Era pure sempre un servo. I suoi piedi
iniziarono a muoversi ancora prima che il suo cervello elaborasse quel
pensiero; lo portarono accanto al suo letto e le ginocchia si
fletterono un po’ per essere alla sua altezza, mentre Jean
spostava il vassoio dalle sue gambe al comodino. Poi, i loro occhi si
incrociarono di nuovo, questa volta ad una distanza molto
più ravvicinata, ed enbrambi rimasero per qualche istante
senza fiato. Ad entrambi stava succedendo qualcosa di strano e nessuno
riusciva a capirlo completamente, al di là di
quell’attrazione che il loro secondo genere sembrava avere
per l’altro.
«Avete bisogno di qualcosa?» domandò
Eren in un bisbiglio, non osando alzare di più la voce;
piegò di lato la testa, lasciando libero il collo immacolato
e pronto per essere attaccato da Jean, che trattene rumorosamente il
fiato a quella vista e non si fece sfuggire l’occasione.
Jean
si avvicinò piano al collo di Eren, strofinando la punta del
naso mentre inspirava ancora una volta il suo odore. Il suo stomaco
ebbe un altro sussulto ed una stretta, ma più si beava di
quel profumo più si sentiva leggero e al posto giusto.
«Di te...» rispose dopo infiniti minuto di
silenzio, facendo scattare le mani in avanti per afferrare Eren ed
abbracciarlo come voleva fare da diveso tempo. La risposta ed il gesto
furono un errore da parte del nobile: con un sussulto ed un gemito,
Eren si allontanò di scatto da lui; con più
precisione, lo spintonò via con forza al punto da farlo
rimbalzare sul materasso. Il servo lo stava guardando con gli occhi
verdi spalancati, le guance rosse ed il fiato veloce; le mani si erano
strette al petto ansante, proprio vicino al cuore. Eren si strinse
nelle spalle, cercando una protezione in sé stesso, mentre
faceva automaticamente dei passi indietro e scuoteva la testa come a
negare qualcosa. Per Jean non c’era vista più
bella e straziante allo stesso tempo: Eren era sempre stato bello per
lui, ma vederlo tormentato da qualcosa che aveva provocato lui stesso
gli spezzava il cuore.
«Eren...» iniziò a parlare, per essere
interrotto quasi subito.
«No! Fermatevi ora o non riuscirò a farlo io
stesso.» disse velocemente, facendo ancora dei passi
all’indietro. Eren scosse nuovamente la testa, mente si
mordeva il labbro inferiore con forza. «Io... Non posso...
Non posso... » iniziò a mormorare, mentre gli
occhi iniziavano a riempirsi di lacrime per la troppa emozione.
«Scusatemi. Io... manderò qualcuno ad aiutarvi con
gli abiti di oggi.» Senza aspettare alcuna risposta da Jean,
girò sui tacchi e corse fuori dalla stanza come se fosse
rincorso da qualcuno. La porta sbatté alle sue spalle con
forza, rieccheggiando nella camera che si era lasciato alle spalle.
L’unico altro umore rimasto era il respiro di Jean, veloce
come quello del servo pochi istanti prima; guardava la porta con gli
occhi sgranati ancora incapace di comprendere. Una mano andò
a posarsi sullo stomaco, dove qualcosa si dibatteva con violenza per
uscire. Dalla posizione in cui si trovava, sdraiato sul letto, si
raggomitolò su sé stesso incapace di procedere
con la colazione, mentre le farfalle si agitavano dentro, ed intorno, a
lui. Con le belle ali colorate lo sfioravano con violenza, scuotendo il
suo corpo, e gli ricordavano che il suo amore era appena stato
rifiutato con la leggerezza del loro volo.
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