Buonasera
a tutti!
Ritornare in questo fandom è stato come lenire i miei dolori
con un balsamo.
Sono tornata - ahimè, ahivoi - con qualcosa di
più soft. L'ispirazione è arrivata come un'onda
ed io ho deciso di fare la surfista: l'ho cavalcata appieno!
Ciance a parte, vi lascio al capitolo e colgo l'occasione per
ringraziarvi: siete meravigliosi :)
Stars.
Mentre bivaccava in quel campo rigoglioso, la nuca posata fra la
soffice erba lussureggiante ed il nasino rosa puntato
all'insù verso quel manto vellutato cosparso di piccole
stille argentate, Judith Laverne Hopps poteva definirsi la coniglietta
più felice del pianeta.
Aveva avuto proprio un'ottima idea, pensò soddisfatta, a
trascinare il suo partner ed amico alla sagra più gettonata
di Bunny Burrow.
Aveva volutamente trascurato quel sopracciglio inarcato su quella
fronte fulva quando gli aveva sventolato sotto il tartufo il volantino
che si era fatta spedire da Bonnie e Stu.
<< La
sagra della carota? >> Le aveva chiesto Nick
ridendo sotto i baffi <<
Ma voi conigli non pensate ad altro? Magari al pollo fritto, no?
>>
Ma, cinismo a parte, la volpe era stata ben contenta di accompagnarla e
trascorrere l'intera giornata destreggiandosi fra
duecentosettantacinque e più coniglietti completamente
ammaliati da quell'appendice folta e rossiccia che sventolava sotto la
sua schiena.
<< Quella
del signor Grey non è così bella...
>> aveva sussurrato uno di loro agli altri
che, annuendo veemente, si erano trovati tutti d'accordo:
sì, quella coda era davvero morbida, davvero rossa, davvero
invitante.
Judy si era divertita come una bambina nel vederlo scappare qua e
là nel tentativo di sfuggire a quella miriade di piccole
furie variopinte che volevano accarezzare o tirare la lunga coda lucida
e pettinata.
Al calar della sera, quando i bambini si furono ritirati nelle
rispettive dimore stanchi delle loro infantili fatiche, Nick
potè finalmente rilassarsi e fare una rapida stima dei
danni: forse un po' arruffata, forse un po' polverosa, forse con
qualche ciocca di pelo in meno, ma quella sua adorata appendice era
ancora lì, saldamente attaccata al suo fondoschiena.
Anche in quel momento, in quell'idillio bucolico di campi ordinatamente
coltivati e profumi selvatici, sotto la pallida luce di una luna nivea
che svettava in quel cielo silenzioso, Nick stava ancora preoccupandosi
di sistemare ciuffi di vello puniceo in disordine, intricati in certe
matasse nodose che solo le zampine di un cucciolo sarebbero riuscite a
plasmare.
Dal canto suo Judy, mentre lo sentiva sospirare peggio di una
scolaretta innamorata, stava ancora beandosi di quel profumo di terra
umida e gramigna selvatica che solo quel mondo agreste riusciva a
preservare nella sua unicità.
<< Nick >> Azzardò dunque
mentre, a pieni polmoni, inspirava quel sentore selvatico di cui in
città aveva tanta nostalgia << La tua coda non
diventerà più liscia di così.
>>
Per tutta risposta, la volpe puntò contro di lei una zampa
accusatoria. << Carotina, quello che ancora non hai
imparato su Nicholas
Piberius Wilde è che lui si prende molto cura
delle sue estremità! >>
Judy roteò gli occhi in un moto esasperato incrociando con
lo sguardo, infine, una volpe beffarda che la fissava con un sorrisetto
sornione ed allusivo.
<< Di tutte
le sue estremità. >> Aggiunse infine quel
predatore beffardo trasformando quei due occhioni verdi in due smeraldi
allusivi.
La coniglietta arrossì come il cielo al tramonto spalancando
la bocca asciutta.
<< NICK! >> Esclamò
scandalizzata e, teatralmente, ruotò il busto coricandosi su
un fianco in modo da dare a quella volpe scandalosa solo la visione
della sua schiena minuta.
Detestava il modo in cui lui fosse in grado di metterla in imbarazzo
così, senza preavviso alcuno. Aveva un suo modo di scherzare
tutto cittadino che ad una giovane coniglia nata e cresciuta in
campagna ancora sfuggiva.
Tesa come una corda di violino, sentì il predatore lasciarsi
scivolare accanto a lei fra l'erba fresca con un sospiro di
approvazione; nonostante la terra lasciasse ormai trasudare la sua
umidità in superficie, la volpe di città non
avanzò alcuna protesta per quella situazione a cui, essendo
cresciuto a Zootropolis, non era uso.
Era bello potersi beare di una cosa tanto semplice insieme a lui: un
oceano smeraldo a far loro da letto ed un buio soffitto di timide
stelle che, di quando in quando, sfarfallavano una timida luce
cangiante e delicata.
D'improvviso Judy pensò che, in realtà, quel
riverbero argenteo era solo un'eco di quello che fu, di un astro che
già si era spento e mandava, tramite deboli scintillii, un
ultimo saluto agli spettatori prima di dissolversi nel nulla in
un'esplosione grandiosa nel bel mezzo di un solitario universo
sconosciuto. Quel pensiero la rese particolarmente malinconica senza
sapere il perchè. Sua sorella Jen avrebbe definito il tutto
tremendamente romantico; lei, giovane coniglia alle prese con pensieri
acerbi riguardo all'amore, riusciva solo a provare un'immensa tristezza
per quelle fulgide luci che non erano più nulla se non un
vago ricordo di qualche mondo lontano.
<< Il coniglio sulla luna... >> lo
sentì improvvisamente borbottare fra sé e
sé interrompendo quel flusso di pensieri.
Judy si voltò incuriosita, dimentica di quell'imbarazzo che
aveva fatto da padrone una manciata di secondi prima.
<< Come hai detto? >>
Nick incrociò le braccia dietro la testa, guadagnando una
posizione più comoda, e le sorrise. << Non
conosci quella leggenda, carotina? >>
Hopps ciondolò il muso da destra a sinistra in segno di
diniego.
<< Per una religione - non stare a chiedermi quale, ti
prego - si narra che un coniglio, moltissimo tempo fa, si
offrì in sacrificio ad un dio affamato ed assetato da giorni
di preghiere e meditazione. Per questo, il dio in questione lo
omaggiò regalandogli un'icona che lo rappresentasse
lá dove tutti avrebbero potuto vederlo ed ammirarlo per il
suo gesto coraggioso. >> La volpe allungò una
zampa verso il satellite argenteo che svettava sulle loro nuche,
placido, e le indicò un punto esatto dove guardare
<< Lo vedi lassù, Judy-non-deludi, il
coniglio? Tiene nella zampa un martello e si racconta che stia battendo
del riso. >>
La coniglietta si puntellò sui gomiti per avvicinarsi,
seppur di una manciata di centimetri, a quel cielo stellato;
strizzò gli occhioni indaco fino a renderli due fessure
indistinte cercando di mettere a fuoco un'immagine che proprio non
riusciva a prendere la forma descritta.
<< Cosa vai farfugliando? >> Gli
domandò << Ci vedo di tutto, tranne che un
coniglio. >>
Nick rise di gusto. << Coniglietta ottusa e pragmatica.
Ci sono mammiferi che usano un po' di immaginazione. >>
Judy rimirò il satellite con attenzione, ma non vedeva nulla
di quello che il partner le stava indicando.
<< È una bella storia. Triste, ma bella.
>> Sentenziò dunque la volpe; sul muso
sfoggiava un'espressione enigmatica tipica di chi è
incastrato fra chissà quali pensieri << Sta a
testimoniare quanto voi conigli possiate essere empatici e gentili. O
forse è solo l'antica leggenda su come sia nata la vostra
emotività, chissà? >>
Terminò la frase con un ghigno compiaciuto sul volto a cui
Judy fu ben lieta di rispondere.
<< Ohibò, Nick, che pensiero raffinato. Che
fine ha fatto il tuo cinismo da quattro soldi? >>
<< Che domande, coniglietta! L'ho venduto per cinque a
Duke Weaselton! >>
La coniglietta si lasciò scappare dalla bocca minuta uno
squittio compiaciuto mentre, lasciata cadere la schiena all'indietro,
si riassestò in quella comoda conca là dove
l'erba ospitale si era pazientemente piegata per accogliere la sua
figura minuta.
Il silenzio si insinuò fra di loro, subdolo, e li
trasportò lentamente in una dimensione diversa.
Judy poteva sentire il respiro del partner, lento e regolare, cullare
quei pensieri che cozzavano nella sua testa in un moto caotico da tanto
tempo. L'atmosfera si era fatta statica e tranquilla, e lei in quel
momento pensó che non avrebbe desiderato essere in nessun
altro posto al mondo in compagnia di nessun altro mammifero.
Arrossì a quel pensiero e lo giustificò in mille
modi: forse il momento di intimità che stavano piacevolmente
condividendo, forse quell'inebriante sentore di fiori di campagna che
rendeva i confini dei suoi ragionamenti labili e confusi, forse troppa
birra casereccia, scura e torbida, acquistata al banco di Mr Hopper...
ma tutti quei forse erano collegati tra loro da un filo indivisibile e
fu in quel momento, sotto quelle pallide stelle morte per le quali
riservava una nostalgia tutta sua, che Judy Hopps capì una
verità antica quanto il mondo stesso.
Quel momento di agnizione personale la investì con una
violenza tale, la lasciò talmente carica di una strana
elettricità che, sul momento, la coniglietta
pensò di essere stata attraversata in pieno da un fulmine.
Dilatò le pupille e lanciò occhiate vagamente
preoccupate al cielo in cerca di nubi scure: no, nessuna tempesta in
avvicinamento; dunque, quella scarica non derivava da fattori
metereologici.
Osservò Nick di sottecchi e vide che stava placidamente
scrutando il cielo mentre la coda, tranquilla, disegnava nell'aria
piccoli semicherchi.
Hey!,
voleva urlargli, ma non
la senti anche tu quest'aria densa di elettricità? Questa
scarica di adrenalina?
Ma lui sembrava non accorgersi di nulla, di quel terremoto che aveva
appena sconquassato il mondo ed aperto una voragine fino al ventre
infuocato del pianeta.
Ed allora nuovamente Judy scoprì che l'onda anomala era
partita da dentro di lei, aveva ingorgato gli anfratti di ogni suo
arto, affogato ogni singolo ciuffo di pelo, inondato il suo raziocinio
a favore di un'altra verità indiscussa.
Judy Hopps amava Nicholas Wilde.
Un'urgenza tutta nuova, uno stimolo sconosciuto, l'avrebbe poi spinta
al di là di una linea di confine mai scavalcata, temuta e
rispettata quanto il ciglio di un baratro.
Aveva una porta completamente sconosciuta davanti a sè, e,
nonostante non conoscesse l'entità che dimorava dall'altra
parte di quell'uscio, sentì che era giunto il momento
di.azzardare, di posare la zampa su quel pomello e tuffarsi al di
là della soglia sconosciuta.
<< Nick... >> chiamò, in un
soffio, e la volpe si girò a guardarla.
Ruotò piano la testolina, la sua guancia andò
inumidendosi leggermente a contatto col manto erboso; di quel momento
avrebbe ricordato il respiro corto, il nasino rosa che tremava come mai
prima di allora, gli occhi del suo partner, due pozze ossidiana per le
pupille dilatate, che vedevano oltre la sua pelliccia, oltre le sue
stesse carni, in quel luogo intimo ed astratto in cui l'agente Hopps
della ZPD era semplicemente la piccola Judy-non-deludi.
Tu, appartenente ad una
razza che agli albori dei tempi prediligeva la notte come dimora,
riesci a vedere tutto di me in questo buio pesto? Il tuo respiro sa
ancora fiutare questa paura che mi inghiotte? Il terrore di una preda
colta in scacco?
Sei proprio un
predatore, Nicky, degno figlio dei tuoi padri: con passi silenziosi,
all'erta, hai seguito un tracciato sinuoso che ti ha condotto a
ghermire il mio cuore; ed ora che, diligente, te lo sto per servire sul
vassoio dell'argento più fine e fulgido che tu abbia mai
visto, che cosa ne farai? Serrerai le fauci aguzze sopra questo muscolo
pulsante o lo conserverai con devozione?
Wilde la osservava in silenzio indossando una maschera interrogativa
con malcelata emozione.
<< Nick, ecco... >>
Judy deglutì, ma non una singola goccia di saliva scese a
dar ristoro alla sua gola secca; forse il fatto che fosse la prima
volta in tutta la sua vita che si sentiva così non le era di
grande aiuto.
Inspirò profondamente, calando le palpebre sugli occhi
stanchi.
<< Nick, io ti amo. >> Disse, con una
fluidità scaturita da chissà quale anfratto; non
capì quale fibra del suo essere avesse ancora qualche
risorsa da donarle.
Il predatore, dal canto suo, sbattè le palpebre un paio di
volte come interdetto, le sue labbra sottili spalancate in una buffa
forma ovale che raramente aveva svettato al di là di quella
smorfia sardonica che gli trionfava sempre fra orecchie e mento.
Un silenzio cupo si insinuò fra i due.
Judy fu colta da uno smarrimento senza precedenti, le sue membra si
irrigidirono come se tutta la vita fosse stata risucchiata dalla sua
polpa carnosa nella frazione di un secondo.
Si inumidì le labbra, forse per aggiungere qualcosa - ma
cosa, di grazia, avrebbe potuto aggiungere? - quando Nick la precedette.
<< Ma cosa dici, carotina? >>
Ciancischiò dunque, ma quelle parole vibrarono con tensione
nel fondo della sua gola.
<< Come?! >>
<< Tu non mi ami. >> Fece la volpe ruotando
vaga una zampa nell'aria; aveva ritrovato il suo tono mellifluo e la
sua faccia spavalda.
<< E tu cosa puoi mai saperne, per tutti i cracker al
formaggio?! >>
<< Sei troppo inesperta sull'argomento per sapere che
cosa sia l'amore... E non voglio che me ne parli con tanta
superficialità. >>
La frase che le aveva sputato lì, fra capo e collo, era
impregnata di una gravità che Judy non riuscì a
ghermire appieno; la luce cupa che aggravava lo sguardo del partner
stava a sottolinearle maggiormente quanto quella questione lo stesse
infastidendo.
La coniglietta rizzò la schiena: inaspettatamente si
sentì scomoda, fuori posto.
<< Scusa >> buttò lì,
sputato come un boccone velenoso ed indigesto in quella notte che ora
vedeva più buia, più silenziosa, più
triste.
Nick si issò stendendo le zampe verso l'alto per dar ristoro
a quel dorso indolenzito. << Non devi scusarti di nulla.
Solo... Voglio che rifletti meglio su quello che mi dici.
Quest'atmosfera può aver cancellato ogni inibizione dalla
tua testa, e questo non va bene. >>
Quello che le andava dicendo era strano, fuori posto quanto lei.
Sembrava... a disagio?
<< Cosa stai blaterando, Nicholas?
>> Squittì piano Judy ricacciando indietro
quelle lacrime amare che minacciavano di dirompere da un momento
all'altro << Se ti da così fastidio, non te lo
dirò mai più. >>
Nick ringhiò sommessamente nella sua direzione, forse senza
volerlo, e le lanciò un'occhiata ben più che
eloquente.
<< Sei tu che blateri, Judy. Parli di
amore senza sapere di cosa si tratti. Pensa bene a quello che provi,
santo cielo, e solo quando avrai sistemato quel casino emotivo che hai
in testa avrai la mia risposta! >>
Ansimava, Nick, affaticato da quel difficile discorso che quella
coniglietta emotivamente instabile gli aveva estorto di bocca
così alla sprovvista.
<< Sei giovane ed inesperta. Voglio che ci pensi ancora
su, e solo allora potrai tornare a dirmi che cosa hai capito.
>>
Concluse il tutto con un sorriso, un ghigno rassicurante scoccato nella
sua direzione.
Judy sospirò tracciando cerchi immaginari nell'erba folta
con la zampina plumbea mentre abbassava lo sguardo mesto.
Poteva esserci un fondo di verità in quello che Nick andava
dicendo?
<< Ti darò retta... Però fallo
anche tu. >>
Nick inclinò la testa di lato, confuso.
<< Voglio dire... Quando sarà il momento,
pensa bene a quello che mi risponderai. >>
Nick sorrise; un'espressione di chi la sa lunga trionfante su quel muso
furbo, mentre tornava a guardar le stelle.
<< Oh, carotina, ma io non ho bisogno di pensarci.
>>
Hopps gonfiò le guance, offesa; la stava forse prendendo in
giro?
Fu il lasso di un istante durato quanto un anno intero; il predatore
chinò appena il busto verso di lei con un movimento fluido,
retaggio della sua eredità genetica, e Judy si accorse di
averlo ad una manciata di millimetri dal viso solo un secondo prima che
lui posasse un bacio leggero là dove una buffa smorfia
ancora coronava l'irritazione della coniglietta.
Fu delicato, quasi quanto una farfalla che accarezza con l'ala la
corolla di un fiore.
Fu un attimo, e poi non fu più.
Quando la consapevolezza di ciò che era appena accaduto la
travolse come un fiume in piena, la volpe era già tornata al
suo posto, fulminea, come se non si fosse mai mossa, lo sguardo ancora
puntato su quel soffitto stellato.
Le orecchie di Judy ebbero un fremito e guizzarono verso l'alto senza
chiedere il permesso di nessuno.
Boccheggiò alla ricerca di aria, ma la malcapitata aveva
appena dimenticato i procedimenti di un meccanismo naturale quanto la
respirazione.
<< Io so già cosa ti risponderei.
>> Fece sornione Nick guardandola di sottecchi mentre si
divertiva del suo imbarazzo.
La coniglietta afferrò le sue lunghe orecchie e le
abbassò all'altezza del viso calandovi sopra un cinereo
sipario immaginario; doveva nascondere quell'espressione beata a quella
malefica, amatissima volpe: non avrebbe retto un confronto serio
sull'accaduto... non in quel momento.
Nick sghignazzò felice come un cucciolo la mattina di Natale.
<< Su, su, carotina. Non ti crucciare. >>
La confortò ghermendole la schiena minuta con la zampa
artigliata << Resta qui a guardare le stelle con me.
Vuoi? >>
Judy scostò appena un orecchio, scoprendo un occhione indaco
trasognato mentre assentiva appena col capo.
Il rossore che le imporporava le guance non accennava a diradarsi, ma
non le importava più: non se quella poteva essere una scusa
per nascondere il viso appena sotto la folta pelliccia del collo di
Nick.
Fu lì che nascose il suo imbarazzo, sopra la clavicola del
partner, e, questa volta, non sarebbe stata lei a guardare le stelle:
lasciò che fossero gli astri, in quel momento, ad essere
taciti testimoni di qualcosa di molto più grande.
A voi l'ardua sentenza... Ho come il sentore che scorra troppo in
fretta :/ non sono mai soddisfatta al 100%.
Un chiarimento: Jen ed il Mr Hopper nel film non esistono! Mi servivano
e li ho inventati XD plasmo e distruggo vite, ohibò!
Comunque vi ringrazio molto per aver di nuovo condiviso il vostro tempo
con una mia creatura :) mi ripeto: siete adorabili.
A tutti voi auguro un buon weekend!
Ja ne ;)
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