8:
E se...?
Avevo gli occhi
spalancati dallo
stupore, il cuore aveva cominciato a battere più forte, ma
non per
la paura...
Rapidamente la
portiera dell'auto si
aprì e ne uscì lui, Edward.
Istintivamente il
ragazzo che fino a
quel momento mi aveva trattenuta, mi lasciò facendo un passo
indietro e ne capii il motivo non appena scorsi la sua espressione
illuminata sotto la luce fioca di un lampione che cominciava ad
accendersi.
I suoi occhi
completamente scuri,
come fossero un tutt'uno con la pupilla, fissi sui quattro ragazzi,
i denti lasciati
scoperti dal labbro
superiore ripiegato e leggermente tremante lasciandolo intendere come
un segno di 'attacco'.
“Sali in
macchina!”
Mi
intimò interrompendo il silenzio
che si era venuto a creare facendomi sobbalzare, non me lo feci
ripetere due volte e senza guardare nessuno di quei quattro tipi a
testa bassa mi incamminai verso la volvo, portandomici dentro al
volo. Mi sentivo però doppiamente spaventata anzi che
rilassata, ero
in pensiero per lui, per quanto potesse essere arrabbiato loro erano
in quattro, una netta maggioranza.
“Si
può sapere di che ti impicci?
Pensi di farci paura?!”
esclamò
il ragazzo che mi aveva
trattenuta avvicinandosi a lui ed estraendo dalla tasca un coltellino
per poi portarselo davanti come per difesa e intimidazione.
Non so cosa
successe dopo, Edward mi
dava le spalle e non capii se aveva detto qualcosa o fatto qualche
gesto, fatto sta che sentii il coltello cadere a terra e subito dopo
vidi i quattro aggressori correre via senza voltarsi.
Nel giro di un
secondo Edward era in
macchina, ma i suoi occhi non erano cambiati, avevano mantenuto
l'oscurità, rimase fermo immobile per qualche minuto, con le
mani
poggiate al volante e lo sguardo perso nel vuoto, come se stesse
cercando di calmarsi, nonostante non riuscissi ad udire nessun tipo
di respiro affannato, anzi il suo petto dava l'impressione di non
muoversi affatto.
Non sapevo se dire
qualcosa o
comunque che cosa, quindi rispettai il suo silenzio cercando a mia
volta di riprendere un respiro normale e provare a bloccare
quell'ondata di domande che già mi stavano invadendo il
cervello.
“Stai
bene?”
Mi chiese
improvvisamente con tono
di voce rauco senza voltarsi.
Deglutì
prima di rispondere un po'
intimorita.
“Ehm,
si.. si sto bene.”
Riuscii a dire a
fatica.
Non feci in tempo
a terminare la
frase che senza che me ne rendessi conto eravamo in strada, nel
frattempo la pioggia aveva cominciato a scendere fitta ricoprendo
completamente tutto il parabrezza impedendomi così di
guardare dove
stavamo andando e facendomi cadere nel panico più totale.
“Edward!
I tergicristalli!”
Esclamai allora
non poco agitata.
“Non ne
ho bisogno.”
Mi rispose
soltanto continuando a
guidare con una mano.
Solo in quel
momento guardando fuori
dal finestrino mi resi conto della velocità alla quale
stavamo
viaggiando, non riuscivo a distinguere nulla. Alberi, marciapiedi,
strade mi sembravano tutte la stessa cosa. Mi voltai allora verso di
lui terrorizzata e istintivamente mi aggrappai al sedile con entrambe
le mani.
“Mi
prudono le mani... Dimmi
qualcosa che possa impedirmi di tornare da quei bastardi...”
Mi disse d'un
tratto facendomi
passare il terrore che fino a un secondo prima mi possedeva.
Mi stava facendo
chiaramente capire
che se non avessi trovato un modo di calmarlo sarebbe tornato
indietro da quei quattro...
Cominciai a
pensare e pensare, ma
quando ti servono si sa, le idee non arrivano mai!
Un rumore forte e
gorgogliante ruppe
quel silenzio riflessivo, parlando al mio posto.
Mi portai
istintivamente una mano
sulla pancia imbarazzata.
“Hai
fame?”
Mi chiese con tono
più rilassato e
un po' divertito, sommerso da una timida risata.
“Ehm..”
Non finii che
ancora una volta fu il
mio stomaco a rispondere per me.
Questa volta si
lasciò andare in
una fragorosa risata, risata che mi fece sussultare il cuore e
arrossire allo stesso tempo.
“Abbiamo
superato da poco una
pizzeria. Ti va una pizza?”
Disse poi
finalmente guardandomi. I
suoi occhi erano fortunatamente tornati chiari, di quel giallo dorato
che tanto mi stupiva.
Mi limitai ad
annuire voltandomi
verso il finestrino incapace di reggere il suo sguardo così
intenso,
mi rigirai però di scatto lasciandomi scappare senza
pensarci una
domanda.
“Ma
scusa.. come hai fatto a
vederla?”
Lo presi allo
sprovvista, lo vidi
chiaramente sorpreso.
“Insomma...
io nemmeno riuscivo a
distinguere un albero da quanto stavamo andando veloce!”
continuai poi
senza lasciar lui il
tempo di rispondere.
“Ho una
buona vista.”
Si
limitò a rispondermi con un
sorrisetto enigmatico sulle labbra.
Io lo guardai con
occhi sgranati,
incredula di quanto potesse essere bello anche quando faceva
l'arrogante.
Intanto si
fermò di fronte a quel
locale, parcheggiando a poca distanza dall'entrata.
Rimasi in
silenzio, non sapevo che
dire, poi prima di entrare mi ricordai una cosa di fondamentale
importanza.
'O cavoli... ho
speso tutti i soldi,
non mi basteranno mai per una pizza!'
urlai dentro di me
bloccandomi sul
posto.
Edward che nel
frattempo stava
aprendo la porta di fermò e mi guardò perplesso.
“Che ti
succede?”
Mi chiese
incuriosito e accigliato.
“Ehm,
ecco vedi io...”
non riuscii a
continuare la frase,
mi vergognavo.
“Su
coraggio, dopo lo spavento che
ti sei presa il minimo che posso fare è offrirti qualcosa da
mettere
sotto i denti, no?”
Rimasi sbalordita
di quelle sue
parole, era come se avesse capito al volo quale fosse la mia
preoccupazione, sorrisi timidamente e mi accinsi ad entrare, mentre
lui molto cortesemente mi teneva aperta la porta.
Non appena dentro
nella pizzeria
piombò il silenzio, interrotto solo da leggeri sussurri e
risatine
composte, gli sguardi di tutti erano rivolti a lui, esattamente come
accadeva a scuola.
“Prego,
posso esservi d'aiuto?”
Una ragazza,
davvero carina, ci si
avvicinò, mostrandoci, o meglio, mostrandogli un sorriso
accogliente.
“Si, la
ringrazio. Vorremmo un
tavolo per due, meglio se appartato.”
rispose Edward in
maniera
impeccabile con tono serio.
“Certamente,
seguim... ehm,
seguitemi..”
si corresse
immediatamente.
Involontariamente
mi lasciai
sfuggire un respiro scocciato che Edward non mancò di
notare,
infatti subito si voltò verso di me con un sorriso sghembo
da
svenimento, provocando in me una tachicardia esagerata e un
arrossamento immediato.
“Ecco,
spero che questo vada
bene.”
Disse la cameriera
accompagnandoci
ad un tavolo per due, sistemato in fondo alla sala vicino ad
finestra.
“Va
benissimo.”
Disse solo lui
ringraziandola con un
cenno della testa.
La vidi arrossire
compiaciuta.
“Allora,
cosa posso portarvi?”
Continuò
rivolta solo a lui
mostrando un sorrisetto ammiccante.
“Bella?”
Edward, con mia
soddisfazione,
rivolse invece i suoi occhi a me, invitandomi con una mano a
scegliere sul menù.
La ragazza lo
porse un po' scocciata
di doversi voltare, lo aprii e cominciai a scrutarlo, in effetti
avevo un po' fame, ma l'imbarazzo totale che provavo in quel momento
mi chiudeva lo stomaco.
“Una..
pizza margherita e una
fanta...”
esclamai infine
con voce flebile.
“Bene. E
a te cosa posso portare?”
Cambiò
immediatamente la sua
traiettoria usando ora una voce più cordiale.
“Per me
nulla grazie.”
Le rispose senza
distogliere il suo
sguardo da me che intanto tenevo il capo chino incapace di reggerlo.
La
sentì sbuffare e allontanarsi
delusa.
“Co-come
mai nulla? Non hai fame?”
Domandai cercando
di togliermi da
quella situazione.
“Già
mangiato.”
Mi rispose
semplicemente continuando
a scrutarmi.
“Capisco.”
dissi cominciando
a giocherellare
con la busta di grissini presente sulla tavola.
“Edward...”
continuai poi
evitando sempre di
guardarlo, così da evitare che potesse farmi passare il
coraggio.
“Come
facevi a sapere dove ero?”
Chiesi poi curiosa.
Per un istante
regnò il
silenzio,dopo di che mi rispose.
“Mi
trovavo da quelle parti per
caso.”
Fu la sua risposta
netta.
Alzai la testa di
scatto, tutto mi
aspettavo ad eccezione di una risposta così banale!
“Ah,
ma... ma certo.. Be, che
fortuna.”
Cercai di
togliermi d'impiccio. In
quel momento la cameriera tornò con al mia pizza che
posò
pesantemente davanti a me rivolgendo ogni sua occhiata a Edward.
“Sicuro
che non posso portarti
proprio nulla caro?”
Richiese con tono
dispiaciuto.
“Sicuro.”
Le disse
deludendola ancora una
volta.
Non riuscii a
trattenere una
risatina che non le sfuggì e in tutta risposta mi rivolse
un'occhiata fulminante. Ma insomma, ben le stava, dopo tutto per
quanto lei ne sapesse potevamo davvero essere una coppia e il suo
comportamento era davvero detestabile!
“Sono
felice di essere arrivato in
tempo però...”
riprese
prendendomi di sorpresa
mentre portavo alla bocca il mio primo boccone.
In confronto alla
mia faccia il sugo
doveva sembrare pallido in quel momento.
“Già!
Che fortuna! Be ma sono
certa che non sarebbe accaduto nulla... sai come sono quei ragazzi,
tutto fumo e niente arrosto!”
Cercai di
minimizzare io ridendo.
“Tu non
puoi sapere quanto fossero
disgustosi i loro pensieri!”
Sbottò
d'improvviso con tono basso
ma rabbioso nello stesso tempo.
Rimasi di sasso e
deglutì
nonostante non avessi ingoiato nulla.
“Tu...
tu si?”
domandai poi
incerta e sbalordita.
Mi
guardò con occhi spalancati come
se si fosse pentito di ciò appena detto.
“Ma- ma
no... certo che no. Solo
che non è difficile immaginarli.”
Esclamò
cercando di recuperare una
tonalità più serena, ma nei suoi occhi l'astio
era chiaro come il
sole.
Per qualche minuto
regnò nuovamente
il silenzio, per me era difficile mangiare, i suoi occhi erano
puntati sul mio viso in maniera insistente, rendendomi così
estremamente complicato ogni minimo boccone, al quale inoltre mi
pulivo la bocca per paura di essermi sporcata.
Fu poi lui a
parlare:
“Dove
sei nata?”
Mi chiese
d'improvviso senza
smettere di scrutarmi.
Ingoiai il pezzo
di mozzarella che
per la sorpresa mi stava andando di traverso, bevvi un sorso di
aranciata e gli risposi:
“Be...
Sono nata qui a Forks, ma
quando avevo pochi mesi i miei genitori si sono separati e io sono
andata a vivere con mia madre a Chicago assieme a mia nonna Elizabeth
fino all'età di sei anni...”
“Elizabeth??”
Mi
domandò Edward interrompendomi
con tono di voce sorpreso.
“Ehm,
già...”
Non sapevo che
altro rispondere, non
capivo il motivo per il quale potesse interessargli il nome di mia
nonna.
Lo vidi
rincomporsi.
“Scusa...
dicevi?”
Mi
invitò a continuare.
“Be
ecco... quando avevo sei anni
appunto mia nonna purtroppo morì... e io sono tornai a
vivere qui
con mio padre Charlie mentre mia madre Renèe cercava casa
altrove.”
Ancora una volta
vidi i suoi occhi
sgranati e sorpresi sempre più ad ogni mia parola.
Stavo per
chiedergli se stava bene
ma mi interruppe di nuovo.
“Sono...
dei bei nomi...”
esclamò
con tono sereno ma con
sguardo accigliato.
“Ah
davvero? Sono tutti nomi
ripetuti!”
Esclamai allora io
prendendo una
delle ultime fette di pizza e morsicandola.
“Ripetuti?
Che intendi?”
Chiese Edward con
strano interesse.
“Ecco,
mia madre si chiama come la
sua bisnonna ad esempio, e da quanto ne so invece il nome Elizabeth
è
stato dato a mia nonna in ricordo di una vecchia amica della mia
bisnonna che per l'appunto si chiamava esattamente come me, Isabella
Swan! Be in verità il cognome è una coincidenza,
il caso ha voluto
che mio padre avesse lo stesso nome e cognome del mio bisnonno,
Charlie Swan! E' incredibile no?”
Finii la mia
confusa spiegazione con
entusiasmo, ma non appena scorsi la sua espressione questo
passò.
Era come sconvolto.
“Quindi
la tua bisnonna si
chiamava Isabella Swan??”
Domandò
poi ancor più interessato
mantenendo quell'espressione.
Io
annuì un po' spaventata e
intimorita.
Ancora
piombò il silenzio per un
dieci minuti buoni, e non osai interromperlo, Edward sembrava
completamente perso nei suoi pensieri, il suo sguardo perso nel
vuoto.
“Forse
è meglio andare ora... Si
è fatto tardi.”
Disse d'improvviso
proprio mentre
sorseggiavo l'ultimo goccio di aranciata, la pizza la avevo
già
finita, ma era rimasta in attesa.
Ci alzammo, Edward
lasciò i soldi
in mezzo al menù e da quanto ero riuscita a vedere non erano
certo
contati, ce ne erano almeno venti di troppo.
Durante il viaggio
di ritorno non
aprii bocca e io feci lo stesso, in men che non di dica fummo davanti
a casa mia, le luci erano ancora spente, Charlie non era ancora
rientrato, tirai un sospiro di sollievo per ciò.
“Be,
allora grazie per oggi...”
Presi il sacchetto
con dentro il
libro acquistato quel pomeriggio lasciato fino a quel momento sul
sedile posteriore e feci per scendere, ma una volta aperta la
portiera mi fermò con una domanda incompiuta.
“La tua
bisnonna è...”
Non concluse la
frase, abbassò il
capo come per trattenere le lacrime.
“Non
importa... Ciao.”
“C-ciao.”
Partì
prima che potessi finire di
salutarlo, io rimasi ferma immobile confusa.
C'erano tante cose
che non mi erano
chiare, tante cose di cui avrei voluto avere risposte,
per esempio
perché era così
interessato alla mia bisnonna? O al mio passato in generale?
Perché
soffriva nel sapere che lei
fosse morta?
Certo
si era
interrotto, ma era facile capire cosa volesse chiedermi.
Entrai
in casa
e in quello stesso istante squillò il telefono, corsi a
rispondere.
“Pronto?”
“Ciao
tesoro!
Sono la mamma!”
“Ciao
mamma.”
“Allora
come
stai? Come va li? La scuola? Tutto a posto?”
“Mamma
una
domanda per volta!”
“Oh
scusami
amore, ma mi manchi così tanto!”
“Anche
tu mi
manchi, comunque va tutto benone tranquilla.”
Mi
limitai a
risponderle, non ero proprio dell'umore adatto per chiacchierare
allegramente.
“Sicura?”
“Sicura.”
“Ah
tesoro mi
dovresti fare un favore...”
mi
disse con
vocina mielosa. Quando mi diceva così c'era sempre da temere.
“Nello
sgabuzzino di Charlie dovrebbe esserci dentro ad una scatola la mia
vecchia divisa da cheerleader del liceo... puoi guardare se
c'è
ancora? Sai vorrei fare una sorpresa a Fhil e...”
“Mamma!”
La
interruppi
immediatamente io.
“Il
favore te
lo faccio, ma tu fammi quello di non finire la frase!”
esclamai
disgustata al solo pensiero.
“D'accordo...
allora mi fai sapere?”
“Certo..”
“Grazie
piccola! Baci baci!”
“Baci
mamma.”
Renèe
non
aveva ancora capito che certi particolari ai figli non interessano!
Mi
diressi
verso il ripostiglio, non appena lo aprii un ondata di polvere mi
invase il naso facendomi starnutire più volte.
“Io
odio la
polvere...”
borbottai
tra
me. Su uno scaffale in alto notai una scatola colorata, di sicuro era
quella la divisa, allungai il braccio per tirarla giù ma era
troppo
in alto per me, così mi misi in punta di piedi, riuscii a
farla
cadere ma assieme ad essa cadde anche un'altra piccola scatola che
non appena toccato il pavimento si rovesciò, sparpagliando
ovunque
delle vecchie fotografie.
“Oh
.. ma
questa è la mamma da piccola!”
esclamai
prendendone in mano una.
“E
questa è
lei assieme alla nonna! Oh .. e questa?”
domandai
vedendone una evidentemente vecchia, in bianco e nero, più
che una
fotografia sembrava un ritratto.
“Ma
la
bisnonna...”
dissi
sorpresa.
“Come
era
giovane... è proprio vero che le somiglio!”
esclamai
soddisfatta.
Ne
vidi poi
un'altra simile nascosta sotto le altre, la presi in mano, c'era
ritratta ancora la nonna e vicino a lei c'era una ragazzo, non si
vedeva molto bene in viso, oramai era parecchio rovinata e
stropicciata, però mi parve familiare. La voltai e nel retro
notai
una dedica.
La
data
risaliva ad aprile del 1918, e al scritta diceva così:
'A
Isabella Swan.
Per
sempre insieme. E' una promessa.'
'Con
affetto;
Edward
Anthony Masen.'
“Non
è possibile...”
Rigirai di botto
il ritratto che
avevo tra le mani, non appena lessi quel nome una lampadina mi si
accese nella testa...
In quel momento
capii perfettamente
perché quel viso mi sembrasse così dannatamente
familiare.
Ciao
a tutti! Allora, che ne pensate di questo nuovo capitolo? Spero tanto
possa esservi piaciuto!
Perdonatemi
per il ritardo, ma per farmi perdonare l'ho fatto un pochino
più
lungo, sperando non sia troppo pesante o noioso!
RINGRAZIAMENTI:
*Grazie
lory_lost_in_her_dreams! Troppo gentile, non mi merito tutti questi
complimenti arrossisco.. ^\\\\^ comunque già, meno male che
è
arrivato lui come sempre a salvarla! Spero ti sia piaciuto anche
questo!
*Grazie
BluRose89! Spero possa esserti piaciuto anche questo capitolo!
*Grazie
tittitrilli89! Come hai potuto leggere ha già cominciato a
farsi
qualche domanda, figuriamoci quando aprirà quel libro...
hihihi!
Spero ti sia piaciuto!
*Grazie
Axel_Twilight_93! Chi non si innamorerebbe di lui... hehe! Comunque
è
vero.. proprio un super eroe! Spero possa esserti piaciuto anche
questo!
*Grazie
Skiribilla! Troppo gentile davvero, per me è un vero piacere
che la
mia sia una di quelle storie che ti abbia convinto a continuare a
leggerla! Ti ringrazio tanto per i complimenti, e anche per aver
trovato il tempo di recensirmi nonostante tu non ne abbia molto, ne
sono onorata!
Grazie
poi a tutti voi che leggete la mia ff, spero continuerete a seguirmi!
Bacioni
a tutti!
Alla
prossima!
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