Primo
Capitolo - Solo l'inizio
Promettimelo!-disse
un bambino dai denti bianchi e lucenti e gli occhi penetranti.
Te
lo prometto! Non mi dimenticherò di te.-dissi io quando
avevo
solo 10 anni.
Ero
piccola quando lo incontrai. E lui forse più piccolo di me.
Ormai
avevo ventidue anni e non potevo continuare a rimuginarci e sperare
di ri-incotrarlo.
Era
questo l'unico pensiero mentre io mi recavo a passo svelto verso di
lui, enrico. Enrico era il tipico ragazzo bello palestrato con la
carnagione scura tutto l'anno, gli occhi neri ed i capelli biondi. Mi
chiedevo spesso e me lo chiedo tutt'ora come sia possibile che io,
quella che non segue proprio gli schemi e che ama cantare fuori dal
coro, mi fossi innamorata di un ragazzo come lui, così di
moda.
Una
raffica di vento freddo mi costrinse a rintanarmi ancora di
più
nel mio cappotto nero. Lui mi squadrava da capo a piedi. Era una
giornata di sole ma comunque molto fredda. Mi ero azzardata ad
indossare gli occhiali da sole con le gocce a specchio. Lui non
avrebbe visto i miei occhi nel momento in cui...
-
ei
tesoro- disse lui tentando di baciarmi speranza vana.
-
Ma
che hai?!- azzardò la domanda. Io sorrisi.
-
Mmmm.
Nulla di particolare.
-
Che
ne dici se vai a posare a casa la tracolla con i libri e andiamo a
pranzo insieme?!ti accompagno io a casa.-
“ fa
anche il galante!” pensai “lurido verme”
-
mi
dispiace ma preferisco declinare l'invito a favore di una ragazza che
preferirai di gran lunga. È bionda e si chiama Lucilla. Hai
presente quella ragazza con cui sei uscito l'altro ieri e ieri e che
hai baciato davanti al bar stamattina. - continuai sorridendo. Mi
faceva ridere metterlo in difficoltà. Lo amavo si, questo
è vero ma lui mi ha trattata male, molto male e con me non
si fa! E poi all'inizio con lui il rapporto era solo per il mio lavoro.
Bè, chiamalo lavoro...
aspettavo
una sua risposta che tardava ad arrivare.
Lui
continuava a tacere. Io mi voltai e rivolsi il mio sguardo verso la
fontana , verso la quale mi incamminai. La fontana era al centro di
una rotonda molto trafficata. Dovevo percorrere molta strada per
raggiungere il luogo in cui lavoravo. Lavoro era una parola strana.
Affiancavo allo studio alla facoltà di giornalismo un lavoro
molto pericoloso. Ero una spia, ci mancava solo mia sorella. Mio
padre e mia madre lo erano proprio come me. Come si dice un lavoro di
famiglia quasi. Mentre riflettevo sulla nuova possibile missione e
sulla strada lunghissima che avrei dovuto percorrere qualcuno mi
chiamò.
Io
mi girai molto lentamente. Odiavo voltarmi quando non ero io la vera
interessata del richiamo. Davanti ai miei occhi c'era un ragazzo con
una moto favolosa enorme blu elettrico. Il ragazzo aveva il casco, ma
erano visibili gli occhi profondi e penetranti di un verde brillante
quasi. Mi mostrò ad una velocità fulminea il
documento
di identificazione della mia agenzia. Vidi solo il simbolo senza
riuscire a leggere il nome. Mi porse un casco senza dire una parola.
Io mi strinsi a lui e guardai dietro verso Enrico che era ancora
lì
a guardarmi. Sospirai ricordando i bei momenti. Non avrei mai
immaginato che mi potesse tradire. “siamo solo
ragazzi...”pensai.
Io
all'inizio non lo amavo e non credevo che lo avrei mai amato. Lui era
la mia missione e per sapere il più possibile mi fidanzai
con
lui, nulla di ufficiale, era roba da ragazzi. La sua era una famiglia
potente che voleva un diamante contenuto in un prestigioso museo a
tutti i costi e io dovevo sabotare il loro piano. Tutto questo fu
molto facile e dopo la missione non demorsi e rimasi con lui
perchè
la sua dolcezza e i suoi modi cortesi mi avevano catturato. Ero
sempre più deliziata dalla sua presenza. E poi la fiaba si
infranse. Non lo avevo mai visto dal vivo con questa Lucilla, ma
ricordiamo che i miei erano spie quindi facevano ricerche continue e
dopo una notte in lacrime ero pronta all'addio. Non mi ero resa
conto,persa com'ero nei miei pensieri, che il misterioso ragazzo
correva in maniera pazzesca e sgusciava con rapidità tra una
macchina e l'altra. Dopo pochi minuti fummo fuori dal palazzo. Era un
palazzo bellissimo di vetro. Lui parcheggio la sua moto all'esterno
mantenendo il casco in testa. Ci incamminammo nella comoda hall dove
una donna sui trent'anni ci diede il benvenuto. Era bassa e magra con
capelli dolcemente acconciati dietro il capo di un coloro rosso vivo.
Entrammo in un ascensore a riconoscimento vocale.
Lo
guardai un secondo prima di perdermi nel mio tubo. Un tubo enorme e
accogliente nel quale i miei vestiti vennero cambiati.
Il
cappotto con la maglia dolcevita blu si smateriallizzarono e su di me
comparve una maglia nera dolcevita, i jeans lasciarono il posto a
pantaloni neri attillati e le converse blu a stivali alti di vernice
nera con tacco. Sembravo cat woman ma era la mia divisa. Uscita dal
tubo vidi il ragazzo....
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