Nuova
missing moment!
Durante
un festeggiamento, Morgoth accompagnato da Ungoliant è
penetrato in Valinor e ha attaccato i due Alberi, uccidendoli e
portando l'oscurità su Aman. Un momento difficile per
Aeglos... buona lettura!
Rosso
e Nero
Alatariel
aveva il volto arrossato, i capelli scarmigliati e – non
credeva di averla mai vista in quelle vesti – un lungo abito
rosso. Non appena l'aveva visto, si era letteralmente lanciata fra le
sue braccia e lui non era riuscito a fare altro che stringerla, in
silenzio. Cosa avrebbe mai potuto dirle, in fondo, quando le parole
sfuggivano a lui per primo in quel momento?
Era
successo tutto incredibilmente in fretta, come in un incubo.
L'oscurità era piombata su di loro mentre insieme a Lindir e
suo padre era intento a districare le reti, proprio nel momento in
cui le luci si mescolavano e i marinai Teleri intonavano un canto di
ringraziamento. Un brivido gli era strisciato lungo la schiena, aveva
sentito il cuore rimbombargli nelle orecchie, ogni cosa era diventata
oscurità terribile e accecante. Ogni canzone era cessata.
Qualcuno aveva urlato.
Poi
un'ombra di morte era passata su di loro e un grido aveva gettato un
terrore paralizzante su tutti loro, per poi passare e lasciarli lì,
nel buio più totale.
Aveva
sentito le mani di suo padre sul braccio, una presa quasi frenetica,
come se avesse paura che sarebbe svanito anche lui in tutto quel
nero. Aveva ricambiato la stretta e con l'altra mano aveva cercato
Lindir al suo fianco.
Non
si era nemmeno accorto di star piangendo.
Improvvisamente
si era levato un coro di lamenti, un unico grido di sofferenza, e
l'intera Alqualonde era stata risucchiata in quell'espressione di
sofferenza e panico.
Non
riusciva a calcolare quanto tempo avesse passato così, prima
che venissero accese delle fiaccole, prima che incominciasse il
frenetico tramestio di richiami, pianti, gente che cercava i propri
cari. Aveva guardato in faccia suo padre e gli era sembrato un altro,
qualcuno che non conosceva. Si sentiva le guance bagnate e gli occhi
gli bruciavano, ma suo padre non aveva versato nemmeno una lacrima.
Lindir singhiozzava.
Infine
si alzò in piedi e fu come se Meldon si svegliasse da un lungo
sonno.
<
Dobbiamo tornare a casa, > disse alzandosi, con la voce rotta, <
vostra madre sarà preoccupata. >
Si
sporse per tirare in piedi Lindir e lo scosse leggermente.
<
Non piangere, non ora > gli ordinò.
Aveva
fatto per seguire suo padre e suo fratello, ma poi l'aveva vista là,
trafelata come se avesse corso a perdifiato tutta la strada da
Tirion, e allora si era separato dalla sua famiglia e le era andato
incontro.
Ora
se ne stavano seduti nella tranquillità apparente della sua
stanza, dove nulla era cambiato rispetto a quella mattina, tranne che
dalla finestra arrivava solo la luce rossastra delle torce.
Ogni
cosa taceva.
Non
si erano detti nulla per tutto il tragitto dal porto a casa sua e lui
l'aveva fatta entrare senza dare spiegazioni a nessuno.
Lindir,
che la conosceva, l'aveva osservata per un attimo, ma non l'aveva
salutata come faceva di solito.
Alatariel
sembrava quasi non vedere niente e nessuno.
<
Cos'è successo? > le chiese infine, sottovoce.
Lei
lo guardò per un po', senza rispondere, poi si portò le
mani al volto e si chinò in avanti.
<
Dovresti averlo capito, ormai. >
<
Tu eri là. Voglio sentirlo da te. >
Lei
si raddrizzò e gli puntò gli occhi addosso, quegli
occhi che ogni volta lo turbavano e affascinavano con il loro essere
così distanti. Erano freddi anche in quel momento, quando ogni
altra parte di lei appariva sconvolta.
<
Perché mi chiedi di raccontarti queste cose? Non vedi forse da
te che gli Alberi sono morti? Non hai sentito il grido di Morgoth e
la nera presenza di Ungoliant? Vuoi che ti descriva come sono morti?
>
<
Voglio sapere cosa è accaduto dopo. >
<
Non lo so, non sono rimasta a guardare. Sono corsa subito qui. >
<
Perché? >
Alatariel
sembrò non capire quella domanda.
Gli
prese una mano, allungandosi leggermente verso di lui.
<
Non lo sai? > rispose, < Provo per te un affetto come non ne ho
mai provati, sei mio amico come non lo è nessuno. Non c'è
nessun altro posto in cui vorrei essere. >
Lo
sapeva. Ciò che lo legava a lei era qualcosa che non riusciva
a spiegarsi e sapeva perfettamente che anche per Alatariel era lo
stesso, ma sentirglielo dire, in un momento come quello, era
impagabile. Un gesto egoista, ma non aveva potuto trattenersi.
<
Feanor ti starà cercando. >
<
Sì, mi cercherà di sicuro > esitò appena,
come se parlare di suo cugino fosse penoso, < ma non mi troverà.
Lui non sa della tua esistenza. > Alatariel gli sorrise, con
una punta di divertimento nello sguardo: < Sei unicamente mio. >
Rispose
al suo sorriso e, per la prima volta da quando l'oscurità era
piombata su di loro, si sentì leggero.
Improvvisamente
si librò un canto sommesso.
Si
alzarono per andare alla finestra senza nemmeno accorgersene, si
tenevano per mano, guardando meravigliati il cielo e l'oscurità
ora meno fitta.
Le
stelle brillavano fioche, solo un lontano ricordo di ciò che
era stata la Luce degli Alberi, ma un segnale che non erano stati
dimenticati, che Varda era con loro.
<
Dovrei tornare, > mormorò Alatariel, facendosi appena più
vicino a lui.
<
Rimani, invece. >
Lei
non ribatté, accettando la cosa semplicemente.
<
Dobbiamo andare di là, > disse infine, guardandolo assorta,
tua madre sembrava turbata e tuo fratello era sull'orlo di una crisi
isterica. Non vorrai lasciarli soli. >
Annuì.
Era
quello che bisognava fare, riprendere in mano la sua famiglia,
tranquillizzare tutti.
Suo
fratello Anàron era ancora così giovane!
Voleva
piangere ma non aveva più la forza di fare qualcosa di così
faticoso.
Alatariel
lo trascinò fuori dalla sua stanza quasi di peso e quando
entrarono nella sala da pranzo tutti si voltarono a guardarli.
Lindir
era seduto al tavolo con la testa fra le mani, ancora scosso da
singhiozzi silenziosi, sua madre cercava di tranquillizzare Anàron,
spaventato e aggrappato alle sue gonne, suo padre era in piedi e lo
guardava come se non lo riconoscesse nemmeno.
<
Lei è Alatariel > la presentò, ma a nessuno sembrava
importare di quell'estranea alla cui mano lui si aggrappava
ferocemente.
Fu
sua madre a riscuotersi per prima.
<
Vieni, cara, > disse alzandosi, < aiutami a portare in tavola
qualcosa da mangiare. >
Alatariel
esitò appena, poi lasciò la presa e seguì sua
madre in cucina. Per un momento si ritrovò a pensare a come
doveva apparire a una come lei la vita modesta che conducevano, in
quella casa piccola in una stradina secondaria di Alqualonde, quando
lei abitava nel grande palazzo di Feanor.
Erano
pensieri sciocchi e frivoli, ma la sua mente vi si soffermava
insistentemente, per non dover pensare ad altre cose ben peggiori.
Telperion
e Laurelin erano morti.
Morti.
Era
un avvenimento di tale enormità che risultava difficile
crederci, eppure era buio, buio come se qualcuno avesse chiuso gli
scuri delle finestre del mondo.
Si
sentiva male e cercò la mano di Alatariel, ma lei non era lì
e ne riusciva a sentire la voce ovattata provenire dalla cucina.
Quando
ricomparve, portando una pagnotta di pane e una caraffa di vino,
seguita da sua madre con formaggio e frutta, gli venne quasi da
ridere per l'assurdità della situazione, per come quell'elfa
vestita di rosso, che serviva a tavola, fosse così lontana
dall'Alatariel che conosceva, quella con gli abiti maschili e
l'orgoglio che traspariva dal mento alto.
Eppure
era lei, in ogni singolo aspetto, anche in quel momento.
L'amava.
Se
ne rese conto pienamente solo all'ora e non ci aveva mai pensato
prima, nonostante sapesse che era così fin dal primo istante
in cui l'aveva vista.
Voleva
dirglielo, urlarlo proprio lì, in mezzo ai suoi famigliari,
mentre lei era bellissima e apparecchiava la tavola come se fosse
tutto normale, come se non fosse appena piombata l'oscurità su
Valinor e lei non portasse un vestito lungo e così poco da
lei.
Ma
non lo fece, si sedette a tavola e mangiò in silenzio,
lanciandole solo uno sguardo fugace.
Anche
lei lo guardò e per un momento, forse per colpa della paura o
della disperazione, gli sembrò di vedere lo stesso impulso nei
suoi occhi.
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