Everybody's on the Run.

di Part of the Masterplan
(/viewuser.php?uid=313536)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


“Era il ’93, se non sbaglio… Gli Oasis avevano appena iniziato, noi stavamo andando ad esplorare gli Stati Uniti… Sai, quando ti immagini tutto prima. Quanto sarà figo, quanta ispirazione troverai, Torno a casa e faccio il disco più rivoluzionario della mia cazzo di vita” picchietta la cenere giù dalla balaustra, gli occhi azzurri inseguono qualcosa in lontananza, come se stesse rievocando il passato e quelle sensazioni “E poi ti ritrovi là e ti sbattono in faccia il fatto che non sei niente. Non sei un cazzo, per gli americani. Perché loro hanno il grunge. Grunge ovunque. Non c’è nient’altro” quasi con malinconia, scrolla le spalle “E’ come se non parlassero altra lingua, e noi che non avevamo un cazzo che fosse in comune con loro eravamo… Inascoltati” sospira. “Poi tutta la cosa di Kurt ha iniziato a fottermi il cervello, dico sul serio. Ero terrorizzato e ossessionato da quanto la fama o la tua vena artistica potessero mangiarti e ucciderti. E a questo aggiungici che mi facevo di roba pesante, pesante davvero.”
“Stavi con Justine, no?”
Annuisce “Non so se sia stata la mia dannazione o la mia salvezza. Ma aveva catturato il momento in cui stavo iniziando con la spirale dell’ossessione per tutta quella roba di Cobain. Voi siete stati più fortunati,” sorride “eravate più spensierati.”
“Sono stati gli anni migliori della mia vita”, sono io a sorridere e a lasciar cadere la cenere, guardando altrettanto lontano.
Spalla a spalla con Damon Albarn.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3688291