Note dell'autrice:
Eccomi qua con il nuovo capitolo al quale tengo particolarmente.
Ringrazio tutti voi per
il massiccio sostegno che mi dimostrate e, sperando che anche questo
capitolo vi piaccia, vi auguro buona lettura!
Capitolo
III
*Water...again*
"Tu
continua ad odiarmi, solo allora comincerò ad amarti"
***
Driin,
driin! Driin, driin!
Un leggero movimento sotto le soffici
coperte.
Una ragazza che
sbuffa.
Driin, driin!
La sveglia, lo strumento più odiato al
mondo, che suona.
Driin, driin! Driin, driin!
Delle
coperte che vengono gettate a terra.
Un
braccio fuori dal letto.
Una
sveglia che viene lanciata contro il muro.
- Che
palle!- mormorò Sara mentre si alzava in piedi con il segno
del
cuscino stampato sul viso.
Sospirò tragicamente mentre si
dirigeva verso il muro e, raccoglieva la sveglia da terra per poi
rimetterla sul comodino accanto al letto.
Per fortuna che era
rivestita di gomma.
La Signora Sparvieri era alquanto stufa di
comprare in continuazione delle nuove sveglie visto che la figlia
aveva l'innata propensione a lanciarle un po ovunque.
Ancora mezza
assonnata, la ragazza si avviò verso il bagno per prepararsi
per una
nuova giornata scolastica. Si fece una lunga doccia e, dopo essersi
asciugata i lunghi capelli biondi, indossò frettolosamente
una gonna
nera, le amate converse e una semplice maglietta bianca.
- Tesoro!
Muoviti o perderai l'autobus!- le urlò sua madre dalle scale
mentre
legava i capelli in una coda alta e metteva un po di fondotinta sul
viso.
- Arrivo- urlò in risposta per poi afferrare i libri di
scuola e metterli all'interno dello zaino, lasciando fuori solo
quello di Storia. Durante il tragitto dell'autobus avrebbe dovuto
ripassare visto che la professoressa aveva annunciato la sua idea di
torturare la classe con qualche domanda.
Scese al piano di sotto
e, arrivata in cucina, esclamò "Buongiorno" ai suoi
genitori mentre afferrava una fetta biscottata e se la metteva tra le
labbra. Guardò sua madre che in quel momento stava bevendo
il caffè
appoggiata al bancone.
Non aveva alcuna intenzione di accennare al
perfido scherzetto della sera precedente perché, ne era
certa,
quella donna non aspettava altro.
Aveva impiegato tre ore e mezza
a riempire d'acqua quelle maledette bottigliette e, quando aveva
finito, con le braccia completamente doloranti le aveva portate nella
cantina. Aveva fatto su e giù per le scale almeno trenta
volte e poi
si era gettata sul letto imprecando contro tutti e chiunque.
Iniziava
decisamente a provare una strana repulsione nei confronti di tutte le
bottigliette d'acqua.
Sua madre aveva un sorrisetto in faccia,
come se avesse percepito i suoi pensieri. La ragazza si
voltò allora
verso suo padre che sembrava totalmente all'oscuro dei fatti mentre
leggeva tranquillamente il giornale.
- Papà avrei bisogno dei
soldi per pagare l'ultima rata per il viaggio con la scuola-
-
Perché, quando avete bisogno di soldi, voi figli vi
rivolgete sempre
ai papà?- le chiese lui con un sorriso a metà tra
l'irritazione e
il divertimento senza staccare mai gli occhi dal giornale.
Le
donne di casa risero contemporaneamente.
- Tesoro. Sei l'uomo di
casa, è naturale che tu debba provvedere a tutto.- gli disse
la
moglie accarezzandogli lievemente la spalla.
Il signor Sparvieri
grugnì sfacciatamente mentre tirava fuori delle banconote e
li dava
a sua figlia.
- Cerca di non perderli perché non te li ridò-.
-
Ok, capo! Ora scappo che devo ripassare. Ci vediamo stasera!-
esclamò
Sara dando un bacio sulla guancia ad entrambi per poi mettersi lo
zaino in spalla e raggiungere la porta di casa.
- Almeno un grazie
non mi dispiacerebbe!- urlò l'uomo dalla cucina mentre lei
stava
quasi per uscire.
- E' il tuo dovere papi!- esclamò lei ridendo
mentre chiudeva la porta dietro di se. Poteva ancora sentire la voce
di suo padre che iniziava a borbottare "Piccola
insolente. Ma proprio da tua madre dovevi riprendere il
carattere?".
Sara rise
sfacciatamente uscendo in strada e, cercando di ignorare le urla di
sua madre che risentita stava esclamando "
Tu.Stasera.Divano."
Raggiunse
la fermata dell'autobus e iniziò a pensare all'evento
più atteso da
parte degli studenti della classe quarta e quinta, il viaggio a
Parigi. Non ci era mai stata e, non vedeva l'ora di vederla.
Certo,
probabilmente avrebbe dovuto sopportare per tutti e cinque i giorni
le angherie di Granieri ma, decise subito di scartare quel
detestabile pensiero per non rovinarsi la mattinata.
Quando riuscì
a salire sull'autobus si dedicò completamente alla Storia.
Era brava
in quella materia ma la professoressa tendeva spesso a fare domande
molto più complicate rispetto al previsto con parole troppo
forbite
che nessuno riusciva a capire. Molti erano gli studenti che si erano
beccati un "impreparato" soltanto perché non avevano
compreso le domande visto che la professoressa aveva usato termini
come "artatamente" "azzimato" "cachettico".
Parole che, anche lei che aveva la media del nove, ancora non
conosceva. Quindi era leggermente
in ansia.
Arrivata presso l'edificio scolastico andò in
Segreteria e pagò la rata per il viaggio che si avvicinava
sempre di
più. Mancavano solo due settimane e, molti studenti, era in
uno
status di totale fermento.
Salutò poi qualche faccia che
conosceva e, al suono della campanella, entrò in classe
trovando
Giorgia già al loro banco. Possibile che non riuscisse mai a
batterla nella puntualità?
Passarono le successive tre ore tra
filosofia e letteratura italiana. Uno
spasso assoluto insomma.
Durante
le due ore di filosofia, Sara rimase muta come una tomba considerando
chi la insegnava: l'amatissima preside Palombo. Prese appunti senza
alzare mai lo sguardo temendo che, se avesse solo osato guardarla,
quella
le avrebbe allungato la punizione che iniziava proprio quel giorno.
Sperava anche di non incontrare Granieri perché, se
solo si
fosse azzardato a farle un solo riferimento alla sua punizione, non
sapeva come avrebbe reagito.
Dopo aver ascoltato di Socrate e di
Manzoni, finalmente arrivò l'ora della ricreazione e, tutti
gli
studenti poterono dare sfogo alla loro parlantina.
Sara e Giorgia
uscirono dall'aula e, parlando del più e del meno,
raggiunsero il
bar che si trovava fuori dai cancelli della scuola nel quale
avevano preso ormai l'abitudine di andare da qualche
anno.
-Buongiorno Cesare!- esclamarono in coro al simpatico
proprietario che aveva disponibili per loro sempre calorosi sorrisi
e, a volte qualche panino gratis.
- Ehilà ragazze! La vostra
merenda è già pronta. Tenete!-
annunciò lui porgendo loro due
mega-giganti panini incartati che, le ragazze iniziarono subito a
mangiare sedendosi su due sgabelli.
- Allora sei pronta per
storia?- domandò Sara masticando.
- Se almeno chiudessi la bocca
e mi eviteresti il rivoltante spettacolo del tuo cibo, potrei anche
risponderti- le disse Giorgia schifata e, avendo come risposta una
bella bocca spalancata.
-Dai, smettila!- esclamò la riccia
chiudendo gli occhi con forza tra le risate dell'amica. - Comunque,
non lo sai?-
- Che cosa?-
- La figlia di quella di Storia si
sposa oggi, quindi abbiamo un'ora libera!- esclamò Giorgia
soddisfatta e gongolante.
- Davvero? Non mi stai prendendo per il
sedere vero?- domandò la bionda sospettosa.
- Ti sembro il tipo
che scherza riguardo a una materia in cui avrei preso sicuramente un
bel quattro?- le rispose l'amica alzando il sopracciglio destro.
Sara
ghignò sfacciatamente e, tenendo il panino con i soli denti,
iniziò
a battere le mani esaltata.
- Si lo so, sono sempre una portatrice
di buone novelle. Ma forse è il caso che usi le mani con
quel
panino, non vorrei che ti cadesse sui vestiti. Sembri una deficiente-
disse Giorgia guardandola sorridendo. Sara obbedì e, quando
finirono
il panino, salutarono Cesare mentre uscivano dal bar.
- E
comunque...-iniziò a dire la riccia stando davanti a Sara -
... i
vestiti che ho comprato ieri sono f a v o l o s i ...- disse
gesticolando soddisfatta mentre apriva la porta. - Quello celeste
è
uno schianto, non vedo l'ora di indos....ma
cosa!?-.
Sara alzò di scatto lo
sguardo sentendo quell'esclamazione e, guardò perplessa
l'amica che
finiva addosso a un ragazzo.
Un ragazzo con i capelli neri, un
fisico atletico e dei teneri occhi blu: Guido Mastronardi.
-
Scusa, ti ho fatto male?- domandò lui mettendole le mani
sulle
braccia per non farle perdere l'equilibrio.
-No, no! Anzi...-
esclamò lei arrossendo improvvisamente come un peperone.
Sara si
coprì le labbra con le mani per nascondere una risata mentre
Guido
sorrise gentilmente alla sua amica lasciandola andare.
- Ciao
Guido, come stai?- domandò la bionda avvicinandosi a loro.
-
Tutto bene, grazie. Stavo giusto venendo a comprare le sigarette
prima che suonasse.-
- Se vuoi ti aspettiamo...- disse Giorgia
velocemente e impacciata . In presenza del ragazzo non riusciva mai a
tapparsi la bocca!
-Ok, ci metto tre secondi...- disse il ragazzo
scomparendo rapidamente nel bar mentre Sara osservava con un
sopracciglio alzato l'amica.
- "Anzi"?
- domandò scettica - le sue possenti
braccia ti piacciono così tanto?-
Giorgia si coprì la faccia con
le mani imbarazzatissima - Ti prego, uccidimi.-
Sara rise ma non
poté risponderle visto che il ragazzo stava già
tornando. All'anima
dei tre secondi!
- Andiamo?- disse lui rivolgendosi direttamente a
Giorgia che annuì mentre si avviavano verso il cancello
della
scuola.
Dopo alcuni istanti di silenzio imbarazzante, Guido chiese
cortesemente - Allora, venite a Parigi?-
-Ovvio...non mi perderei
mai la capitale della moda!- esclamò Giorgia.
-Ovvio...non mi
perderei mai la capitale dell'amore!- disse contemporaneamente
Sara.
Il ragazzo rise sfacciatamente alla loro duplice risposta -
Bé...io la vedo come la capitale della Belle Epoque...-
Tutti e
tre ridacchiarono mentre sorpassavano il cancello.
- Guarda,
guarda...amico mio, dovresti migliorare le tue compagnie.- disse una
voce fintamente divertita dietro di loro.
Guido si voltò verso
Daniele e, impassibile, dichiarò - vuoi aggiungerti a noi?-.
Il
ragazzo lo squadrò con un espressione squisitamente
disgustata poi,
fece un leggero cenno con il capo nella direzione di Giorgia come per
salutarla e, guardò infine Sara. La ragazza lo osservava
immobile,
come in attesa di partire all'attacco.
- Sparvieri- le disse lui
svogliatamente guardandola con quei profondi occhi azzurri.
-
Granieri.- annunciò la ragazza per rispondere al
suo saluto
stranamente quasi civile anche se era perfettamente evidente il tono
riluttante. - Che c'è? Ti senti solo e vuoi farci
compagnia?-.
-
Ti piacerebbe bionda? Vorresti che ti fossi sempre vicino?- rispose
lui prontamente con il solito ghigno.
- Ma vattene al diavolo!
Solo una povera ubriaca ti vorrebbe accanto - esclamò lei
riprendendo a camminare e, cercando di ignorarlo.
Doveva
solo raggiungere la classe e, sarebbe andato tutto bene.
Ma
il ragazzo iniziò subito a camminarle dietro - Come mai ieri
al
centro commerciale non hai finito la tua cioccolata? Ti avevo fatto
venire le farfalle nello stomaco?- domandò canzonatorio.
Cavolo
non gli sfuggiva niente!
- L'unica
reazione che il mio stomaco ha quando ti vedo è
un'improvvisa voglia
di vomitare
per lo schifo che ho davanti.- disse Sara riuscendo a mantenere
stranamente la calma mentre sentiva il lieve brusio di Giorgia e
Guido che, chissà di cosa stavano parlando.
Ormai stavano
camminando nel lungo corridoio e, le mancava pochissimo
per raggiungere la classe e per
liberarsi della presenza di Granieri. Solo qualche passo e avrebbe
raggiunto la serenità.
- Oh, così mi offendi profondamente!-
esclamò lui portandosi diverto una mano sul cuore - Ma
dimmi...-
continuò poi afferrandole improvvisamente il braccio e,
facendola
voltare verso di lui sotto lo sguardo degli altri studenti -...tutta
questa irritazione che cerchi di nascondere è
perché non vedi l'ora
di pulire la classe alla fine delle lezioni?- disse
perfidamente.
Sara, immediatamente, gli puntò addosso lo sguardo.
Fino a un attimo prima aveva tenuto gli occhi rivolti verso gli altri
studenti, fingendo disinteresse di fronte al ragazzo che le teneva il
braccio e di fronte a tutti quei ragazzi che sembravano in attesa
dello scoppio di una bomba.
Bomba che effettivamente scoppiò
visto che Daniele Granieri aveva
toccato un tasto alquanto dolente.
Aveva
davvero
cercato di ignorarlo ma lui aveva attaccato come una volpe astuta
mettendo al centro della scena il punto debole della ragazza:
l'orgoglio.
- Come osi!- esclamò lei inviperita e irrigidendosi
subito. Sembrava una delle tre Erinni e, nella sua testa c'era
un'unica e agognata parola: vendetta.
Con le guance diventate
rossissime e con uno strano luccichio negli occhi si guardò
intorno
in cerca di qualcosa. Ma cosa?
Proprio in quel momento un
ragazzino del secondo anno stava passando tranquillamente con una
bottiglietta d'acqua
tra le mani che, prontamente, la
ragazza afferrò
aggressiva - Scusa, te la ricompro!-. Il povero ragazzo la
guardò
con gli occhi spalancati ma, ebbe il buonsenso
di filarsela sotto quello sguardo omicida.
Sara, si liberò con
forza dalla stretta di Daniele e, lo guardò minacciosa.
Ma
proprio una bottiglietta d'acqua le doveva capitare? pensò
mentre con un piccolo movimento della mano svitava il tappo davanti
all'espressione vigile del biondo.
- Non ti azzardare.- le disse
minaccioso, capendo subito le sue intenzioni.
- Tranquillo, questa
volta non cercherò di sfigurare il tuo bel faccino.-
annunciò lei
innocentemente.
-Ti avverto, prova solo a....- cominciò lui ma
non poté continuare visto che un getto d'acqua lo
colpì in faccia e
sul petto.
Improvvisamente, per tutto il corridoio, calò un
totale silenzio mentre Sara sorrideva trionfante buttando la
bottiglietta in un cestino lì accanto. Sentiva perfettamente
dietro
di se l'esclamazione sorpresa di Giorgia mentre tornava a voltarsi in
direzione dello Squalo.
Aveva il viso livido per la rabbia e, le
braccia gli tremavano come se cercasse di mantenere il controllo
ormai perso. Se doveva essere sincera, Sara non l'aveva mai visto
così collerico.
Con un gesto stranamente calmo, il ragazzo posò
una mano sulla propria guancia per togliere alcune goccioline d'acqua
poi, la guardò negli occhi.
- Questo, è proprio ciò che non
dovevi fare.- disse facendo un passo nella sua direzione.
Sarà
avvertì subito che c'era qualcosa di diverso rispetto ai
loro
precedenti battibecchi e, ne fu consapevole quando sentì la
voce di
Guido che diceva un semplice " Oh,
oh. Ora sono guai." come se la
ragazza avesse combinato qualcosa di irreparabile.
Gli occhi di
Granieri erano ridotti a due fessure mentre le veniva incontro come
se volesse sbranarla e, Sara inconsapevolmente indietreggiò.
-
Che c'è? Ora vuoi scappare?- le chiese lui furibondo
percependo il
suo lieve movimento.
- Io non scappo da nessuno,
tanto meno da te.- gli rispose la ragazza fiera.
- E fai male.-
disse lui. E scattò in avanti come un lupo provando ad
acchiapparla.
Sara, senza rendersene conto,indietreggiò ancora e
gli voltò le spalle correndo verso le scale e cercando di
distanziarlo il più possibile.
Ma, il ragazzo, non era certo il
tipo di persona che demordeva tanto facilmente e, con
agilità, la
seguì lasciando dietro di se una miriade di studenti
scioccati.
-Sparvieri!- urlò collerico mentre la avvicinava ma la
ragazza davanti a lui aumentò di velocità e,
scese rapidamente le
scale con uno squittio sorpreso.
- Lasciami in pace!- Urlò
ansimando senza accennare a fermarsi.
-Mai.- annunciò lui
scattando ancora di più e riuscendo a diminuire la distanza.
Con un
rapido balzo allungò le mani per afferrarla ma
riuscì ad
acchiappare solo l'aria dato che, all'ultimo secondo, lei aveva
improvvisamente svoltato.
- Quell'acqua...Te.La.Meritavi.- esclamò
ancora lei tra un respiro e l'altro.
-Tu credi?- le disse lui
tranquillo mentre deciso accelerava il passo. Il
tempo dei giochi era finito.
Con
un rapido movimento la raggiunse e strinse un suo braccio. Tra le sue
urla la prese per i fianchi e, con agilità se la
caricò su una
spalla.
- Che cazzo fai coglione?- strillò lei trovandosi
improvvisamente a testa in giù rivolta verso la sua schiena
e con
una presa salda attorno alle cosce.
- Che linguaggio volgare per
una giovane donzella- le disse semplicemente lui iniziando a scendere
per altre scale.
- Vaffanculo!- esclamò la ragazza dandogli dei
pugni sulla schiena.
- E' ora che qualcuno ti insegni
l'educazione.- rispose Granieri stringendole forte le cosce e
facendole scappare un gemito di dolore.
-Lasciami.- gli ordinò
lei incavolata provando a divincolarsi.
- Facciamo un resoconto
della situazione invece. Ho la maglietta e i capelli bagnati dato che
tu hai
osato lanciarmi addosso l'acqua di fronte a tutta la scuola. E'
giusto che ricambi il favore.-
Lei, in risposta, continuò a
dargli dei forti pugni - Fammi scendere stronzo!-
- Mi hai appena
colpito il sedere? Non ti facevo così perversa.-
annunciò lui
sarcastico.
Sara arrossì imbarazzata e bloccò la scarica di
pugni improvvisamente -Cosa vuoi fare?-
- Abbi pazienza e lo
vedrai.- fu la sua laconica risposta mentre raggiungeva la porta
della palestra.
Ma dov'erano i
professori quando servivano?
Tra i
continui sbuffi dalla sua preda, lo Squalo entrò in uno dei
tanti
spogliatoi facendo sgranare gli occhi alla ragazza che, a quel
punto, capì le sue intenzioni.
-Oh, non ci provare nemmeno lurido
parassita!- esclamò con lampi di odio negli occhi e,
ricominciando a
divincolarsi ancora più ferocemente.
Lui, non le rispose nemmeno
mentre raggiungeva una doccia.
- Cazzo, lasciami andare!-
Daniele
la fece scendere velocemente e la sbatté contro il muro
aprendo con
una mano l'acqua e allontanandosi da lei bloccandole
l'uscita.
L'acqua la colpì con un forte getto sui capelli mentre
provava a fare un passo in avanti per poi venire subito spinta dentro
dal ragazzo che iniziava a ridere.
- Ma sei proprio un cretino!-
esclamò lei con il volto totalmente bagnato e, con i vestiti
che le
si stavano appiccicando alla pelle. Provò nuovamente ad
allontanarsi
dal getto dell'acqua ma...niente. Lui prontamente la rispingeva
sotto.
Daniele Granieri rideva come un pazzo mentre demoliva ogni
suo tentativo di uscire dalla doccia e, questo la faceva
letteralmente incazzare.
- Ma che pulcino bagnato che abbiamo
qui...- disse lui divertito.
Sara lo fulminò con un'occhiataccia
e, fece nuovamente un passo verso il ragazzo che prontamente
allungò
la mano per bloccarla. Quello fu il
suo errore.
La ragazza infatti, lo
afferrò per il braccio e, lo tirò verso di se
rendendolo vittima
della sua stessa idea.
- Un altro pulcino bagnato, eh?- domandò
sarcastica lei spingendo la sua testa sotto l'acqua.
Daniele era
livido. Merda l'aveva fregato di
nuovo!
La strinse forte per i
fianchi con l'intenzione di allontanarla ma, ciò che
toccò lo
immobilizzò per un attimo. Perché sotto le sue
mani sentiva la
pelle della ragazza; scoperta a causa della maglietta che si era
lievemente alzata durante la loro lotta.
Bagnata,
morbida, da accarezzare.
Osservò
la ragazza che sussultò improvvisamente e abbassò
lo sguardo. Le
sue grandi mani contornavano i suoi fianchi con una presa che
lievemente si addolcì.
Inconsapevolmente mosse le mani e le fece
andare dietro la schiena, alzando ancora di più la maglietta
bianca
che ormai totalmente bagnata, gli permetteva di avere una completa
visione del reggiseno grigio di pizzo. Daniele deglutì
rumorosamente.
Ma cosa diamine
stava facendo?
Sara si riscosse
dall'immobilità che l'aveva dominata e, tentò di
allontanarsi
mettendogli le mani sul petto e spingendolo lontano ma, l'acqua ai
loro piedi la fece scivolare e barcollare pericolosamente. Il ragazzo
allora la strinse ancora più forte appoggiandosi al muro per
non
cadere anche lui e, ritrovandosela completamente tra le braccia.
Contemporaneamente, alzarono entrambi lo sguardo. Sara lo
guardava con gli occhi spalancati mentre lui la osservava
quasi
spaesato. Daniele abbassò di nuovo lo sguardo verso le mani
che lei
teneva ancora sul petto. La ragazza voleva - doveva- ritirarle ma,
era letteralmente paralizzata. Anzi quando lui iniziò a fare
delle
brevi carezze sulla sua schiena nuda, strinse ancora più
forte il
tessuto.
Daniele, mosse lievemente una mano e lentamente la fece
scendere verso il basso. Leggera come una piuma quella discese
verso le natiche e si fermò all'altezza dell'orlo della
gonna.
Il
ragazzo continuò a guardarla intensamente mentre accarezzava
la
coscia con movimenti circolari che portarono Sara a fare dei respiri
sempre più corti. Poi, improvvisamente, le mani di lui si
staccarono
e le afferrarono rudemente il sedere.
Sarà ansimò
inconsapevolmente mentre lui la tirava ancora più vicino con
un roco
gemito poi, come se si fosse ripresa dalla trance in cui era
sprofondata, spalancò gli occhi e con forza si
divincolò.
Daniele
la lasciò subito andare mentre la guardava sistemarsi la
maglietta e
la gonna coprendo la poca pelle visibile. Che cazzo gli era
preso?
Sbuffò silenziosamente mentre chiudeva la doccia e, usciva
fuori da quello spazio ristretto; si avvicinò a una panca e
afferrò
l'unico asciugamano presente sentendo il respiro di lei che iniziava
a calmarsi.
Sara era rimasta in piedi non sapendo dove guardare.
Dio, Daniele Granieri l'aveva toccata
e, nel suo sguardo aveva visto per un momento un guizzo
di...desiderio?
Cavolo, neanche
Lorenzo l'aveva mai toccata così!
Oddio, Lorenzo.
Come poteva
stare con un ragazzo e farsi toccare da un'altro?
Chiuse
improvvisamente gli occhi notando che la vista era leggermente
annebbiata a causa delle lacrime che spingevano per uscire. Era una
persona orribile.
Mestamente si avvicinò alla panchina in cerca
di qualcosa con cui asciugarsi tentando di ignorare il ragazzo a
pochi metri di distanza da lei.
-Tieni.- le disse semplicemente
lui allungandole l'asciugamano che teneva tra le mani.
Quelle
stesse mani che l'avevano accarezzata così sensualmente fino
a pochi
istanti prima.
- Grazie.- rispose sarcastica afferrando il tessuto
ormai fradicio.
Granieri, stranamente, non le rifilò alcuna
battutina delle sue mentre si aggiustava i disordinati capelli
biondi. Il ragazzo, semplicemente sbuffò e, in totale
silenzio
raggiunse la porta.
- Aspetta!- esclamò Sara improvvisamente.
Lui
lasciò la maniglia e, si voltò verso di lei -
cosa c'è?- domando
guardandola impassibile.
- Quello....che...è successo.
Insomma..non...è niente,no?- gli chiese lei stranamente
imbarazzata.
Non le era mai successo di parlare con Granieri con quel tono
insicuro.
Lo guardò tentando di mostrare un'assoluta calma e,
cercando di evitare quelle maledette goccioline d'acqua che gli
scorrevano lungo il viso e che, birichine, scendevano scomparendo
sotto la maglietta. Una maglietta che nascondeva un petto muscoloso e
possente che lei aveva sentito con le proprie mani.
-Certo che non
è niente!-
esclamò lui improvvisamente - Non voglio di certo avere
nulla a che
fare con te.- disse guardandola con totale disprezzo. - Anzi, mi
stupisce perfino il fatto che tu ti sia lasciata toccare da me. Devo
dedurre che ti piace tanto il tocco di qualsiasi ragazzo?-
Sara lo
guardò sbigottita - Mi stai dando della puttana?-
domandò con gli
occhi quasi lucidi che il ragazzo non notò. Non aveva mai
osato
offenderla a tal punto.
- Precisamente-
affermò lui tagliente aprendo la porta e, chiudendola
rumorosamente
dietro di se mentre usciva lasciando una ragazza che, per la prima
volta nella sua vita, pianse per colpa di Daniele Granieri.
*
Quando,
Giorgia Blasoni, guardò la sua migliore amica che tornava da
chissà
dove capì subito che c'era qualcosa che non andava. Sara,
aveva gli
occhi stranamente lucidi e indossava la tuta che usavano solo per
fare ginnastica.
- Cosa è successo?- le chiese preoccupata
avvicinandosi a lei.
-Niente-
rispose Sara ma, la riccia sapeva che quando la ragazza diceva
niente, in realtà era tutto.
- Non mi prendere
per il culo- esclamò infatti indispettita. -
Perché hai pianto?
Come mai non indossi più la gonna?-
- Credo che non indosserò
mai più una gonna per tutta la vita...- fu la laconica
risposta
della bionda prima di narrare i fatti accaduti.
Giorgia Blasoni
non aveva mai avuto niente contro il ragazzo più famoso
della
scuola. Certo, detestava certi suoi comportamenti ma, tra i due, non
c'era mai stata quell'ostilità che faceva sorgere insulti e
aspre
battaglie. Entrambi avevano deciso silenziosamente di ignorarsi a
vicenda senza provocare danni. Tuttavia quel giorno la ragazza,
sempre buona e gentile con tutti, stava letteralmente decidendo di
uccidere Daniele Granieri.
Nessuno, poteva permettersi di
definire la sua amica come puttana e, riuscire a
scamparla!
Era completamente furiosa, e ciò lo si
poteva dedurre dalle
numerose imprecazioni e parolacce che tutti gli studenti della scuola
la sentirono esclamare a gran voce al termine delle lezioni.
-Quel
farabutto mentecatto....-
- Giorgia, per favore smettila- la
implorò Sara tra gli sguardi curiosi di numerosi ragazzi e
ragazze
che, stranamente, quel giorno non volevano andarsene da scuola.
-
Coglione megalomane...-
-
Giorgia!-
- Lurida creatura di sesso maschile che ragiona
con il pisello...-
-Ora basta.- le ordinò Sara mentre
raccoglieva i propri libri scocciata.
- Essere merdoso e
indegno...-
Sarà sbuffò spazientita trucidando con
un
occhiataccia gli studenti che, improvvisamente scomparvero dalla
classe.
-Sara cosa sta succedendo?- Domandò Guido passando
davanti alla loro aula dopo aver sentito da un ragazzino che "La
Blasoni era stata posseduta".
- Non smette di imprecare
contro Granieri. Non riesco a placarla.- disse la ragazza
scoraggiata.
- Figlio di puttana che deve andare
all'inferno...- continuò Giorgia senza notarli
mentre chiudeva
lo zaino.
- Posso aiutarti io?- le domandò gentilmente Guido.
-
Bastardo puttaniere...-
-Ti prego si! Devo iniziare a
pulire la classe. Prova a dirle qualche cosa tu, a me non dà
retta.-
lo implorò Sara mettendo la cartella sulla cattedra - Io
intanto
vado a prendere lo straccio e il secchio...-
- Stupido pennuto
senza cervello...-
Guido, guardò stranito la riccia -
Perfetto, a tra poco.- disse avvicinandosi a Giorgia.
Sara uscì
dalla classe sperando che quel ragazzo riuscisse davvero a farla
stare zitta e a farla andare via. Non voleva di certo rimanere in
quel posto più del dovuto per colpa sua!
Ma cosa poteva
inventarsi Guido? Quando Giorgia si accaniva su una cosa, niente
riusciva a distoglierla dai propri pensieri.
Tuttavia fu costretta
a ricredersi mentre sentiva scendere uno strano silenzio
nell'aula.
- Giorgia, ti va di uscire con me Sabato?-
Guido
era davvero riuscito a zittirla.
***
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