Incontri notturni fine
In poche falcate raggiunse la sommità delle scale.
Perchè maledizione, perché?
Aprì meccanicamente la porta della sua stanza per poi richiudersela alle spalle con un tonfo.
Perchè proprio a lui?
Si abbandonò appoggiandosi con la schiena alla superficie lignea della porta.
Perchè quella sera!
Leotordo lo raggiunse in un turbinio di piume, eccitato come al solito. Ron lo scacciò sgraziatamente con la mano.
Puzzava di vino.
Abbassò lo sguardo sulla maglietta che, bagnata, gli aderiva al corpo.
Una grossa chiazza di vino rosso troneggiava proprio al centro del suo
petto, rivoli del liquido alcolico si erano fatti strada
tra la trama del tessuto dell'indumento espandendo la macchia.
L'aveva scelta accuratamente quella maglietta prima di scendere a cena.
Una semplice t-shirt bianca. Vi sembrerà roba da niente ma lui l'aveva dovuta cercare.
Niente di slargato o sbiadito, troppo utilizzato dai fratelli; niente
di imbarazzante, infantile o inappropriato, regalatogli da sua madre.
Una maledetta maglietta normale senza grandi pretese.
Era stata una perdita di tempo.
Se la sfilò con rabbia e la gettò a terra.
Voleva fare bella figura quella sera... cioè, non aveva in mente
niente di particolarmente elaborato, ma per lo meno evitare di coprirsi di ridicolo davanti a tutta la tavolata.
Grattastinchi.. si ritrovò a pensare, quel gatto deve proprio odiarmi.
Quante volte era venuta Audrey a casa loro? tre, quattro... mai una
volta che avesse accennato a questa fantomatica allergia ai gatti, e
soprattutto... quand'è che quello stupido animale malefico
doveva farsi vivo a rovinargli la serata??
Oggi! pensò sferrando
un calcio alla maglietta ridotta ad un misero fagotto intriso d'alcol
riverso sul pavimento; la fece volare proprio addosso a Leotordo che
contrariato si spostò sulla cima dell'armadio.
Si sentiva appiccicaticcio, una sensazione sgradevole.
Fece passare le dita sulla pelle precedentemente coperta dal tessuto
bagnato e si riscoprì ad immaginare lei al suo fianco.
Lei a toccarlo.
Scosse la testa a scacciare quei pensieri. Se avesse potuto avrebbe dato un calcio anche a loro.
Probabilmente ora stava ridendo di lui con il resto degli astanti, e come biasimarli.
Rabbrividì per il freddo non appena staccò contrariato i polpastrelli
dal suo petto. La finestra era socchiusa per permettere a Leotordo di
entrare ed uscire a suo piacimento, un venticello pungente glielo
ricordò.
Tanto valeva cambiarsi.
Si diresse verso la cassettiera che conteneva i suoi vestiti accuratamente appallottolati.
Aprì con uno strattone il primo cassetto continuando ad automaledirsi quando...
Lo sguardo si posò su un pacchettino color malva attorniato da
un elegante nastro di raso rosa perlato che si chiudeva in un vaporoso
fiocco sulla sommità.
Se ne stava lì, semi-nascosto tra i suoi abiti.
Il ragazzo sbuffò frustrato alla visione di quel presente.
Aveva intenzione di regalarlo ad Hermione, sarebbe stato il protagonista della serata quel coso là, almeno inizialmente.
Dimentico del cambio d'abito, afferrò la scatolina e si
gettò a sedere sul bordo del suo letto straordinariamente
rifatto per l'occasione.
Il gufetto, appollaiato sull'armadio lo guardava tubando dolcemente,
aveva già dimenticato i modi rudi con cui era stato accolto,
dopotutto ci era abituato.
Ron si rigirò il pacchettino tra le mani, non sarebbe mai riuscito ad acquistarlo senza l'aiuto di Harry.
Aveva letto in un inserto nelle ultime pagine della Gazzetta del
Profeta l'annuncio dell'apertura di quel nuovo negozio in centro.
Un negozio per "donne scarlatte" lo avrebbe definito sua madre, un negozio "moderno" l'avrebbe denominato sua sorella.
A dirla tutta si augurava fortemente che Ginny si mantenesse alla larga da quei
tipi di commerci, aveva notato (con forte fastidio) una certa curiosità da
parte di Harry quando gli aveva mostrato l'articolo.
Non appena avevano varcato titubanti la soglia si erano trovati
proiettati in un mondo totalmente sconosciuto, circondati da oggetti di
cui avevano sentito solo parlare in discorsi spavaldi e fantasiosi tra
amici a scuola, Finnigan vantava una certa conoscenza dell'argomento.
La luce soffusa e il forte odore vanigliato predominavano la scena
mentre vapori dalle sfumature violacee e rosate esalavano da boccette
che sobbollivano su svariati scaffali.
C'erano anche dei piccoli pentolini decorati con dei cuori, all'interno
dei quali cucchiaini rimescolavano languidamente il contenuto.
C'era da restarne storditi.
Dal soffitto penzolavano ogni qualsivoglia tipo di biancheria, dal pizzo alle piume di ippogrifo.
Per non parlare di tutti quegli strumenti che Ron, si vergonava ad
ammetterlo, non avrebbe saputo utilizzare neanche nei suoi sogni
più fervidi.
Dalla faccia stralunata di Harry si rese conto che anche lui non doveva sapererne di più.
Si trovava decisamente a disagio lì dentro e, quando la
proprietaria era venuta loro incontro, avvolta in un abito nero lucido
con una generosa scollatura, lunghi capelli biondi annodati
strettamente in una coda alta e uno sguardo ammaliatore, fu grato che
l'amico si trovasse con lui.
Era stato la voce che lui momentaneamente aveva perso (quella donna
era una Veela, ne era certo! Lui era sensibile al fascino delle Veela).
Harry,ostentando una certa spavalderia, tradita soltanto dal colore del
suo viso virato ad un vivace rosso papavero, aveva asserito:
-Ci servirebbe un "dove-vuoi"-
Dopo mesi e
mesi di assenza vi lascio con questo stralcio di capitolo. Purtroppo ho
decisamente perso la mano con la scrittura e sono un pochino
bloccata. Nel mio cervello è tutto chiaro, ma ho
difficoltà a riportarlo su testo, quindi al momento vi lascio
solo queste poche righe, ma questa volta ci rivedremo presto!
Hele
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