La
mattina del primo
settembre era piuttosto soleggiata, ma il vento freddo pungeva la
pelle e gli abitanti di Londra già si stringevano in
cappotti
autunnali. Alla stazione di King's Cross il caos regnava sovrano,
fiumi di persone si affrettavano a raggiungere i binari, in preda ad
una strana frenesia, urtandosi gli uni gli altri con carrelli colmi
di pesanti bauli e grosse gabbie. I gufi all'interno stridevano
irritati, e i passanti sobbalzavano chiedendosi quando mai sarebbe
finita quella strana moda di tenere delle civette come animali
domestici.
“Muoviti,
papà!”
il ragazzo corse avanti, agitato, mentre continuava a guardarsi
attorno
“Arrivo,
arrivo!”
gli rispose, spingendo il pesante carrello verso i binari nove e
dieci “Eccoci, credo.”
Dudley
guardò
preoccupato i binari, cercando di immaginare dove mai potesse
trovarsi il tanto famigerato nove e tre quarti. Non
si era mai
preso la briga di chiedere a suo cugino come era riuscito a prendere
il treno, ai tempi della scuola.
“Dudley,
magari
dovremmo chiedere a qualcuno” disse Penelope, prendendo il
marito
sottobraccio
“Non
credo sarebbe
una buona idea” le rispose
“Ma
sono quasi le
undici e...”
Un
forte sbuffo
infastidito attirò la loro attenzione.
“Tutti
gli anni la stessa
storia, pieno zeppo di babbani! Forza ragazzi,
verso la
barriera. Vai prima tu James, Edvige sta attirando troppo
l'attenzione” disse una signora dai folti capelli rossi,
rivolta ad
uno dei tre figli. Come per risposta, la grossa civetta bianca che un
ragazzo teneva nella gabbia sopra il baule emise uno strillo
spazientito, mentre questo prendeva la rincorsa e spariva tra i
binari nove e dieci. Poi fu il turno del secondo ragazzo, che
sparì
esattamente come il fratello.
“Papà!
È
sparito!” urlò Garrett, tirando la manica del
padre.La signora dai
capelli rossi e il marito sobbalzarono, e si voltarono verso di loro.
Dudley rimase impietrito, lo sguardo fisso sull'uomo dai capelli
corvini, leggermente brizzolati. Due paia di occhi verdi lo fissavano
di rimando, da dietro gli occhiali tondi. L'uomo fece un cenno di
saluto e abbozzò un sorriso. Dudley si accorse di tenere
ancora la
bocca aperta e si affrettò a richiuderla, mentre spingeva il
carrello verso di loro.
“C-ciao”
disse,
tendendo titubante la mano al cugino, che la strinse senza esitare
“Come..?”
“Come
raggiungere
il binario?” si intromise la donna dai capelli rossi,
guardando
Garrett con un sorriso dolce “E' facile, vieni. Devi
stringere
forte il carrello ed andare dritto verso la barriera che separa i
binari nove e dieci: non avere paura e non fermarti, non andrai a
sbatterci contro, ma è meglio correre se si è un
po' nervosi. Vai,
prima di Lily” disse, facendo cenno alla ragazzina che era
rimasta
a fianco a lei.
Il
ragazzo annuì
nervoso, voltandosi verso i genitori per gli ultimi saluti. Ricevette
una pacca vigorosa sulla spalla da suo padre, e un abbraccio
stritolante da sua madre, poi si voltò e iniziò a
camminare e poi a
correre in direzione della barriera, che si avvicinava sempre di
più.
Chiuse gli occhi, pronto ad andare a sbatterci contro, ma l'urto non
avvenne.
Quando
aprì gli occhi una locomotiva scarlatta si stagliava
davanti a lui, offuscata dal fumo denso e bianco che emetteva. Un
cartello in ferro battuto, alla sua destra, recitava:
- Hogwarts
Express
- Binario
9 ¾
Garrett
spinse il
suo carrello lungo il binario, gremito di ragazzi e famigliari
intenti a scambiarsi gli ultimi saluti prima della partenza, e si
fece largo tra la folla e le gabbie di gufi fino a trovare una
carrozza libera, verso la coda del treno. Sollevò a fatica
il baule
per farlo entrare nello scompartimento, e si mise a sedere. Da quando
aveva ricevuto la lettera gli sembrava di essere stato catapultato in
un mondo parallelo, e non riusciva a capacitarsene: era una
situazione così irreale che sentiva che da un momento
all'altro si
sarebbe svegliato nella sua camera a Privet Drive, e si sarebbe reso
conto che era tutto un sogno dovuto ad una brutta indigestione.
Il
treno fischiò
forte, e gli ultimi ragazzi sulla banchina si affrettarono a salire,
poi partì con uno strattone, e Gary guardò la
stazione
allontanarsi sempre di più, mentre le persone salutavano dal
binario
con la mano. Erano
passati poco
più di due minuti quando la porta dello scompartimento si
aprì,
rivelando la ragazzina dai capelli rossi che aveva incontrato al
binario. Con lei un ragazzo paffutello e pieno di lentiggini, con
folti capelli ricci, anche lui rossi.
“Ciao,
possiamo
sederci?” chiese lei “Gli altri vagoni sono tutti
occupati.”
Garrett
annuì, mentre i due prendevano posto e sistemavano i bauli
sulla rastrelliera.
“Io
sono Lily comunque, Lily Luna. Non ci siamo
presentati, prima. E lui è mio cugino Hugo”
l'altro ragazzo
abbozzò un sorriso e fece un cenno con la mano “E
tu sei..?”
“Io
sono Garrett.
Garrett Dursley” rispose lui.
Calò
il silenzio,
tutti e tre i ragazzi guardavano fuori dal finestrino, mentre il
treno sfrecciava e al paesaggio cittadino si sostituiva la campagna.
“In
che casata
vorresti essere smistato?” chiese Hugo dopo un po', per
spezzare il
silenzio “Io Grifondoro, tutta la mia famiglia c'è
stata e papà
ha detto che mi disereda se finisco da un'altra parte.”
Garrett
strabuzzò gli occhi e il ragazzo aggiunse “Ma
penso che non
dicesse sul serio, gli piace scherzare.”
L'altro
parve
tranquillizzarsi leggermente, mentre Lily ridacchiava
“Cosa
sarebbe
Grifondoro? E cos'è una casata?” chiese poi
Garrett, e fu il turno
di Hugo e Lily di rimanere stupiti, mentre si lanciavano in una
accurata descrizione di Hogwarts e delle sue case, per poi passare a
raccontare del Quidditch e delle partite che improvvisavano in estate
assieme ai loro cugini.
Il
tempo passò veloce in compagnia di quei
due ragazzini rossi che gli raccontavano storie ed avventure
incredibili e Garrett iniziò a pensare che forse era davvero
tutto
reale, perché nemmeno nei suoi sogni più sfrenati
sarebbe stato
capace di immaginare qualcosa di così magico.
- Di nuovo, un grazie
immenso a Monica, a cui dedico questa storia.
- Un grazie a tutti
voi, che avete letto.
- Grazie a chi ha
recensito e a tutti quelli che hanno seguito questa mia piccola
avventura.
- Spero di essere
stata all'altezza dei personaggi che tutti amiamo, e che un giorno
non troppo lontano potremo rivederci con un'altra storia.
- Giulia
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