Angolo dell’autrice
Questa storia sarà lunga.
Mi ero ripromessa di non scrivere storie lunghe ma,
ehi, chi se
ne frega del buonsenso, no?
In ogni caso, questa disgrazia di storia è
divisa in tre
parti, cosicché voi possiate leggere a parti, senza
uccidervi per
arrivare in fondo tutt’assieme.
Ringrazio tutti quelli che leggono, anche i lettori
silenziosi
e taciti che non hanno il coraggio di dirmi quanto le mie storie
facciano SCHIFO, quelli che recensiscono e gli altri che mi seguono,
che hanno messo la raccolta nei preferiti, nelle “da
ricordare”,
nelle “da dimenticare” e nelle “passatemi
un accendino che
brucio il pc, questa raccolta è tremenda”.
Spero vi piaccia e se volete lasciatemi una
recensioncina, che
quella fa bene alla salute – alla mia, mentale; anche se non
so se
la ho più – che mi farebbe piacere.
Uh, sto chiacchierando un sacco.
Vi lascio alla storia.
Grazie a tutti!
Fanfiction vincitrice del primo posto contest “Piangere è difficile, ma ridere lo è ancora di più: il contest della risata” indetto da eleCorti sul forum di efp
La
nostra storia inizia in una bella mattinata di sole e di nuvole
cremose e bianche nel cielo e, precisamente, di lunedì.
Perché,
si sa, tutte le grandi storie iniziano di lunedì. Poteva
essere
anche un martedì, ma ‘sta volta iniziamo di
lunedì.
E
precisamente, siamo in casa Brief.
Che
novità, direte voi. Ma voi statevene zitti e ascoltatemi.
Ahhh.
C'è
un buon profumo in casa Brief.
Un
profumo che, nell'aria, si espande per tutti i corridoi e arriva fino
in camera tua, insidiandosi tra l'effluvio pacato di lenzuola, per
arrivare al tuo naso e svegliarti. Apri gli occhi e metti lentamente
a fuoco la stanza, mentre un sorriso inizia ad incresparti le labbra.
No,
Vegeta, non è il profumo di cadaveri in decomposizione,
qualora tu
te lo stia chiedendo, nascosto come sei sotto la pila di lenzuola del
letto, e non sono neanche le mutandine di tua moglie-
Oh,
piantala!
Per
favore, vedi di alzarti da quel letto e di non sogghignare al ricordo
di quello che avete combinato tu e tua moglie stanotte, altrimenti mi
tocca alzare il rating della storia e non possiamo continuare.
*Sigh*
Bene,
ora che ti sei alzato, che hai stropicciato per bene le lenzuola in
fondo al letto e che ti gratti un poi la zazzera improbabile di
capelli che hai in testa, possiamo continua-
Che
c'è?
Non
ti piace la mia metafora sui tuoi capelli?
Be',
potevo fare molto peggio e lo sai benissimo.
Non
sei convinto?
Potevo,
che so, chiamarti Sonic, visto che sei piccolo, blu e molto veloce;
oppure
potevo chiamarti Taz, come il Diavoletto della Tas-
D'accordo,
d'accordo, ti sei offeso.
Dai,
non fare quella faccia.
Cacchio,
abbiamo appena iniziato e tu già inizi con quella
faccia…
Sorridi
un po'.
Oh,
Dio.
Cos'è
quella roba.
S-stai
sorridendo?
OH
DIO, NO, TI PREGO! SMETTILA! AHHH!
Sei
terribile quando vuoi.
D'accordo,
torniamo alla storia.
Dunque.
È
sempre mattina in casa Brief e tu ti stai avviando pacificamente
giù
dalle scale, per raggiungere la cucina, quando-
Scusa,
potresti evitarlo?
No, dico, potresti evitare di farti le
unghie
nell'intonaco del corridoio mentre scendi? Stai rovinando tutto il
colore.
Eh,
grazie.
Molto
gentile.
Cristo.
Dicevamo, mentre scendi giù
dalle scale per
raggiungere la cucina, solo
et pensoso i
più deserti campi – ho citato
Petrarca, non fare quella smorfia schifata – ti trovi
improvvisamente a fronteggiare una cucina che è un campo di
battaglia.
Sì,
questa scena l’ho già descritta in
un’altra storia, non mi
criticare, ma ci serve per continuare.
Sta’
zitto e fammi raccontare.
Dicevo,
ti ritrovi a fronteggiare un campo di battaglia.
No,
non sei tornato sulla base di Freezer – perché
lì le unghie te
le saresti fatto eccome lungo i muri – ma sei solo in cucina.
Per
tua grande sorpresa, sul pavimento della cucina giace, infatti,
un'ecatombe di uova, pancetta, frittelle e cereali che, invece di
trovarsi nel tuo piatto – quello che ti prepara sempre la tua
dolce
paperella Bulma – stanno agonizzanti a terra.
Aguzzi
la vista e ahh, c'è qualcosa di strano.
Vedi,
in effetti, tua moglie che regge tra le mani il tuo piatto e, come se
fosse lava fusa, lo lascia cadere dalle mani.
Quando
la osservi portarsi le mani nei capelli, con tanto di uova
strapazzate tra le dita, e la vedi iniziare a muoversi convulsamente
e agitarsi come un'anguilla, hai come la sensazione che ci sia
qualcosa che puzza, nell'aria, e non sono le uova di prima.
Ti
guarda come se fosse la prima volta che ti vede, con occhi sbarrati e
boccheggiante come un pesce fuor d'acqua. E così, capisci
che c’è
qualcosa veramente che non va.
Spettacolare,
Sherlock, come hai fatto a capirlo?
Quindi,
azzardi una
parola, una semplice, << Ehi... >>
Lei
alza lo sguardo dalla sua autocommiserazione e tu ti accorgi di aver
risvegliato un demone che non doveva risvegliarsi.
Sta
per... piangere.
O
forse no.
Sta
per vomitare.
No,
il suo colorito dovrebbe farsi più pallido del solito.
Sta
per urlare?
No,
ha appena richiuso la bocca.
Sta
per sputare un alien?
Uh,
sarebbe fighissimo, non c'è dub- ma non è questo
il punto.
Non
sai gestire manco le tue, di emozioni, figurarsi quelle altrui.
Dannazione
alla tua ignoranza in fatto di emozioni terrestri.
Non
hai la minima idea di quale crisi stia per avere tua moglie.
Improvvisamente,
però, riacquisisce coscienza dei suoi muscoli facciali,
sorride, e
ti intrappola, con il suo corpo, sul muro accanto alla frigorifero,
dove sostavi fino a quel momento, bloccandoti ogni via di fuga
chiudendoti tra le sue braccia.
Situazione
imbarazzante, visto che sei tu, spesso, il macho di turno e che sei
tu, spesso, che intrappoli lei sul muro accanto al frigorifero.
Inizi
a sudare freddo e non è solo perché sei
praticamente col culo nel
frigorifero, ma perché lei non pare placarsi.
Ti
sorride ancora malvagiamente e ti sussurra con voce infernale:
<<
Mi è appena venuto il ciclo. >>
Sbarri
gli occhi, tramortito.
<<
Non ho tempo di badare a nessuno, qui dentro, né a te,
né ai nostri
piccoli mostri. >>
Sibila
malvagiamente
nell’orecchio,
<< Oggi
vedi di non scherzare con me, perché sto morendo
dissanguata, e farò
morire TE, dissanguato, è chiaro, caro il mio Super Satana?
>>
Ehm, Bulma, scusa il
disturbo.
Però
ti ho detto di seguire bene le battute della storia.
Come vedi, non è
Satana....
No,
non è neanche Gianni Morandi...
È
Saiyan.
Ecco,
bom, non confondiamo i ruoli che sennò si offendono.
No,
non mi offendo io, si offende Satana.
Non
credo voglia essere paragonato a Vegeta.
Bom.
Va
be'...
Salutiamo
Gianni Morandi, ciao, ciao!
<<
Oggi vedi di non scherzare con me, perché sto morendo
dissanguata, e
farò morire TE, dissanguato, è chiaro, caro il
mio Super Saiyan? >>
continuava a rimbombare il cervello di Vegeta.
Il
suo sguardo di ghiaccio ti penetra nelle profondità
dell'animo, ti
pare sentirlo lambire la tua anima e carpirla, per portarla lontano,
negli abissi della disperazione dove i morti aleggiano come fantasmi
senza pace.
Spalanchi
gli occhi, forse perché sai che stai per tirare le cuoia.
La
tua faccia è una maschera apatica, fino a quando arrossisci
brutalmente.
<<
Ti adoro quando fai così! >>
Ti
rivolge un improvviso sguardo innamorato, perdutamente persa di te,
come lo sei anche tu, in questo momento, nei suoi occhi. I vostri
nasi si sfiorano, le labbra si cercano e, prima di stamparti un bel
bacio, ti sussurra tutto il suo amore.
<<
Vai tu al supermercato, vero, tesoro? >>
Cooooooooosa?
Ma
era solo un inganno allora! E lei, davvero, ti vuole uccidere!
Ti
ritiri dal bacio, indignato, mostrando tutta la tua indignazione
iniziando a battere i piedi indignati a terra, in maniera indignata,
e a lagnarti, indignato.
<<
No, no, no e no! >>
Ti
fissa, arrabbiata.
<<
Invece sì! >>
<<
Invece no! >>
<<
Ho detto di sì, e non si discute! E smettila di lagnarti
come un
bambino piccolo! >>
<<
Io mi lagno come un uomo grande e grosso e non ci andrò al
supermercato, parola del Principe dei Saiyan! >>
Tua
moglie boccheggia incredula al tuo tanto ardire e ti squadra decisa,
negli occhi.
<<
Tu ci andrai. >>
<<
Altrimenti?! >>
Parte prima, l’inizio della tragedia.
Un
quarto d'ora dopo, ti ritrovi in macchina a guidare verso il
supermercato.
Ha
vinto lei.
Ma
in fondo, qui era questione di forza maggiore: e l'unica forza
maggiore che hai, è tua moglie.
Ti
volti, così, verso il sedile del passeggero.
In
macchina, Bulma ha caricato anche Trunks, dopo averlo divelto dal
letto e buttato sul sedile anteriore mezzo addormentato e ancora in
pigiama, e la piccola Bra che pisola ancora, legata al suo
seggiolino, e abbracciata a Mr. Saiyan, il suo peluche preferito.
La
fissi intenerito guardandola dallo specchietto retrovisore.
Con
Mr. Saiyan in braccio è più cucciola di quanto
non sia già.
Mr.
Saiyan è l’unico giocattolo che tu le abbia mai
regalato.
Infatti, prima la piccola girava sempre
con una
fastidiosa bambolina rosa, regalatale da quella bisbetica di tua
moglie, e a te dava così tanto fastidio vederla
continuamente
abbracciarsi a Rosita
che, un giorno, mentre eravate in viaggio in macchina per il mare,
gliela avevi tolta dalle mani all’improvviso e gettata
giù dal
cavalcavia.
Inutile tentare di placare le urla
ultrasoniche
della bimba e della moglie, eri stato costretto a tornare a quel
ponte a cercare Rosita
per tutta l'ansa del fiume.
Ma
la preziosa bambola aveva fatto la fine di Giona nella balena ed era
stato impossibile recuperarla.
O,
almeno, questo fu quello che dicesti a moglie e figlia, per evitare
di dire che, in realtà, la bambola l'avevi bruciata nel
falò per
arrostire la balena di Giona che avevi pescato.
Così,
eri arrivato a comprarle un nuovo peluche, una bella scimmietta con
il papillon, rinominata Mr. Saiyan, un po’ per scusarti, un
po’
perché le vuoi troppo bene.
Sospiri
ancora a pensare al suo bellissimo sorriso con una finestrella nel
mezzo, quando le consegnasti la scimmietta.
Il
tuo piccolo, adorabile, mostriciattolo, ibrido.
Non
come lo stoccafisso qui davanti, pensi, guardando quell'inutile di
tuo figlio mentre dorme della grossa sul sedile accanto al tuo.
Scuoti
la testa, afferrando più saldamente il volante e
incrinandolo
leggermente.
Inutile,
mocciolo, petul–
Gulp!
Quella
è bava?!
Trunks sta sbavando sui sedili nuovi di tua moglie!
Ma
porca putt–
Pesti
d’improvviso il pedale del freno, inchiodi le macchina, e
appena un
centinaio di macchine dietro di te che si mescolano assieme come un
mazzo di carte e, poi, riprosegui tranquillamente la marcia.
Trunks
si sfracella sul parabrezza, svegliandosi definitivamente e si
sveglia anche la piccola Bra che, spaesata, si guarda attorno,
riscoprendosi in auto.
Quello
sfaticato di tuo figlio stacca finalmente la faccia dal parabrezza,
dopo aver lasciato lì mezzi connotati e mezzi denti, e ti
guarda,
incredulo.
Sorridi
bonariamente ad entrambi.
<<
Buongiorno, mie piccole piaghe! >>
Trunks ti guarda ancora con un aria
traumatizzata e pensi che, dall'espressione poco vispa che ha in
faccia, debba avere battuto la testa più forte di quanto
pensassi.
<<
Questa mattina, >> non badi molto al trauma cranico di
tuo
figlio, << andiamo al supermercato con papà
>>
Una lamentela risentita echeggia nel
piccolo
abitacolo perché i figli, giustamente, a
tale notizia si lagnano.
<<
Noo, ma come è possibile? >> alza gli occhi al
cielo il primo,
<< perché dobbiamo andare al supermercato
proprio di lunedì
mattina, pochi giorni prima che inizi la scuola, per di più?
>>
<<
Esatto! >> gli fa eco la più piccola,
<< perché? Io non
ho mai fatto nulla di sbagliato nella mia vita! >>
<<
Lo so, e ti amo per questo, >> le rispondi serio,
fissando i
suoi occhioni preganti dallo specchietto retrovisore, <<
solo
che vostra madre ha deciso così, e quando vostra madre
decide una
cosa… >>
<<
Bisogna obbedire... >> concludono per te i bambini. Si
riaccomodano sui loro sedili, con un'espressione poco convinta e
seccata sui loro adorabili faccini.
<<
Esatto >> sospiri e ti abbandoni all’evidenza
che tua moglie
sarà sempre più forte di te e sbuffi, inforcando
gli occhiali da
sole per continuare il tragitto.
Già,
quando la moglie decide, decide.
Non
che Vegeta abbia potere decisionale in casa Brief, ovviamente.
Prima
decide Bulma.
Poi
Bra,
poi
i genitori di Bulma,
poi
Trunks,
il
gatto nero
e
infine Vegeta.
La
strada, purtroppo per voi, è ancora lunga per il
supermercato e, per
di più, andare in macchina l'allunga ancora di
più. Nel piccolo
abitacolo cala, perciò, un tenue silenzio.
Trunks
sospira.
<<
Posso almeno accendere la radio? >> chiede, ad una certa,
con
la mano già verso i pulsanti.
<<
Se lo fai, l'unica musica che sentirai saranno le tue grida di dolore
quando ti avrò spezzato il polso per averci provato.
>>
Si
vede che non apprezzi molto la musica terrestre.
Il
piccolo ti fissa contrariato e si rimette composto sul sedile,
sbuffando sonoramente e strozzando qualche insulto tra le labbra.
Il
suo tono non ti sfugge e lo squadri con la coda dell'occhio.
Dove avrà preso questa
barbara attitudine?
La
madre, di sicuro. Piena di difetti quella donna...
Eh,
appunto.
È
lei quella orgogliosa, antipatica, ribelle, scontrosa, acida,
guerrafondaia, testard-
Che
c'è?
Non
guardarmi con quella faccia e continua a guidare.
Dicevo,
quella testarda, cocciuta, musona, irriverent-
Va
bene, va bene, la smetto.
Non
si può dire niente, però, qui dentro.
Dopo, quindi, aver mandato a 'fanculo
un paio di
automobilisti, rischiato di investire qualche ciclista e aver
provocato l'arresto cardiaco a due vecchiette che stavano
attraversando le strisce, passate davanti al parco cittadino, il
quartiere prima del superstore e ti prepari alla battaglia del
parcheggio. Sarà dura scansare tutte le auto per
l’unico
parcheggio all’ombra che vuoi tu, sospiri, quando,
improvvisamente,
vedi tuo figlio
illuminarsi in un bellissimo sorriso.
<<
Guardate, un gattino! >>
Indica,
raggiante, un piccolo gattino che si è appena posato
sull'asfalto
del marciapiede, dopo essere sbucato da un'aiuola.
Tempo cinque secondi e, SPLAT!
Trunks
e Bra sbarrano gli occhi.
<<
Non lo hai visto il gattino? >>
<<
Non l’ho fatto apposta! >>
Trunks
gesticola, impazzito: << Era sul ciglio della strada!
>>
<<
Ma lo sai come sono fatti i gatti, all'ultimo momento, TRACK, ti
attraversano e non fai in tempo a frenare! >> sottolinei
l'ovvio.
<<
Ma tu bastava che andavi dritto e non lo prendevi! >>
Urla
invece Bra.
<<
Ho capito, ma io pensavo che attraversasse, lui, deficiente,
è
rimasto fermo, è colpa mia? >>
Affermi,
scocciato dall'insistenza dei due.
<<
Cioè, un gatto anomalo, è colpa mia?
>>
I
due ti fissano ammutoliti.
<< Porca miseria, il
gattino... da che era
vivo, track,
morto! >>
Il bimbo fissa la
strada, stralunato. Stai per ridire sul suo linguaggio poco corretto,
quando, << Guarda, un dalmata! >>
SPLAT!
I
bimbi
ti perforano nuovamente con lo sguardo mentre, tranquillo, continui a
guidare, e, quando ti giri, li vedi sull’orlo delle lacrime.
<< MA QUESTO ERA UN DALMATA! >>
<< Eh, ho capito, >> sbotti anche tu,
<< ma era lì,
nella ghiaietta chiaro-scuro, si mimetizza!
Mi
sono accorto
quando ha fatto IIKKKK!
Cioè, un cane intelligente si mimetizza? >>
Avrei da ridire su chi è davvero l’intelligente,
qui, ma non dico
niente.
Allucinati, i ragazzi scuotono mestamente la testa, davanti al padre
che, a bordo di una normale utilitaria, ha sterminato la fauna del
parco pubblico nel giro di cinque minuti.
<< Porca miseria…. >>
<< Trunks, dannazione, chi cazzo ti ha insegnato questo
linguaggio? >> lo fulmini con gli occhi, <<
Modera i
termini. >>
Un’altra lamentela si sparge nell’auto e anche
qualche invito ad
andare a quel paese, fino a che non arrivate al parcheggio del
supermercato.
<<
Toh, guarda, ridendo e scherzando, siamo arrivati al supermercato!
>>
<< Eh, ridendo e
scherzando, ridendo e
sterminando! >>
puntualizza Bra, stringendosi corrucciata al suo peluche.
<<
Poche storie, pulci, fuori! >>
Parcheggi con grazia
nell’unico posto rimasto
libero ed esci dall’auto, sbattendo con veemenza la portiera
e i
bambini ti
seguono a ruota. Trunks ancora mesto, che rimpiange gli unici animali
domestici che avesse mai visto crescere – nel senso che li ha
visti
da lontano, mano a mano che si avvicinavano sono cresciuti, e poi
sono morti – e Bra che giù dal seggiolone e
abbracciata a Mr.
Saiyan, finisce direttamente tra le tue braccia.
Tempo
di fare due passi che, dall’entrata del parcheggio, entra la
macchina della polizia a sirene spiegate e lampeggianti in uso che
accosta vicino alla vostra auto e vi blocca il passaggio per il
supermercato.
Oh, il tutore della legge.
Ma
tu sei un ribelle per la vita, non cederai al suo interrogatorio.
Assottigli
lo sguardo e squadri male il poliziotto che è appena sceso
dalla
volante e che si avvicina circospetto.
<<
Buongiorno, signore, >> si approccia con estrema
cortesia,
togliendosi gli occhiali da sole che ripone nel taschino, accanto
alla stella da sceriffo.
Wow,
ci si potrebbe lavare i denti davanti a quella stellina da quanto
brilla.
Guarda
che bella che è, con le punte ricurve e lo stemma della
città al
centro.
No,
Vegeta, meglio che non gliela rubi e no, non resisterebbe ad un tuo
morso.
Perché
diamine tu abbia questi pensieri ancora mi sfugge.
<<
Senta, >> continua il poliziotto ma poi sbianca
improvvisamente.
<< V-Vegeta?
>> indietreggia
d’improvviso Krillin, non aspettandosi la famosa famiglia
Brief, in
pigiama, al
supermercato. Talmente
preso ad inseguire il deficiente che stava decimando la fauna del
parco pubblico, non si era concentrato sull’aura, tristemente
conosciuta, del guidatore della monovolume.
Speriamo solo di non
morire in servizio, eh
Krillin?, non
sarebbe un buon inizio di giornata...
<< Ciao Krillin!
>> lo salutano,
invece, allegramente i
piccoli,
facendoti aggrottare ancor di più le sopracciglia.
Che vuole,
adesso, il pidocchio?
<< Per qualsiasi
problema, agente,
>> inizi, facendogli
inarcare un sopracciglio e
vedendo
tutto il suo scontento per il modo canzonatorio in cui hai
pronunciato il suo titolo, << parli con lui.
>>
Spingi
qualche passo
avanti Trunks, che inizia a protestare.
<<
Ehi, ma che c’entro io? >>
<<
Volevi qualche responsabilità in più ed essere
trattato come un
adulto? Eccoti accontentato! >> lo squadri con
severità.
<<
Ma io non ho fatto niente! >>
<< Non
continuare a lamentarti! Prenditi tutta la responsabilità
che devi e
anche la mia, già che ci sei, che ti fa bene.
>>
Spingi
tuo figlio ancora
verso Krillin,
che vi guarda rassegnato e che
si
passa una mano sugli occhi.
<< Vegeta,
>> inizia ad irritarsi, <<
la responsabilità, qui, è solo tua, visto che
guidavi l’auto. Hai
commesso un bel po’ di infrazioni, mentre guidavi: eccesso di
velocità, invasione della carreggiata opposta, mancato
rispetto dei
cartelli stradali di divieto di sorpasso, senso vietato, divieto di
suonare il clacson in quanto zona residenziale, mancato rispetto
delle precedenze,
guida pericolosa, mancato rispetto delle strisce pedonali, tentato
omicidio stradale, distruzione della fauna urbana e, infine,
parcheggio abusivo, nel posto dei disabili. >> conclude,
gettando un occhio al cartello stradale gentilmente parcheggiato
vicino alla vostra macchina.
Ahh,
ecco perché era l’unico rimasto vuoto.
Certo
che potrebbero inserire un parcheggio solo per te, con su scritto
“Riservato al Grande Principe dei Saiyan”.
Sfaticati di terrestri che
non sanno fare i parcheggi a dovere.
<< Tutte queste
infrazioni al codice della
strada ti costerebbero almeno un centinaio di anni di reclusione ma,
visto che so già che tu non mi seguiresti gentilmente
alla centrale, né collaboreresti, >> continua,
facendoti
sbuffare di fastidio, << ti sanzionerò con
delle multe, dato
che la vostra famiglia si può permettere di sostenere
qualche spesa
in più per contribuire al mio stipendio e basta per risanare
un
intero stato come il Burundi… >>
Ritorni sulla terra all'ultimo
secondo, perso
com’eri a contemplare
l'idea del
parcheggio abusivo dedicato e sparso di fiori solo per te, e ti devi
sforzare per sistemarti la faccia che, per l’indignazione, ti
si
era contratta tutta in una smorfia indicibile.
Riacquistata,
finalmente, la facoltà di muovere i muscoli facciali
correttamente,
vedi il poliziotto che, stizzito, passa frettolosamente la penna
sugli ultimi documenti, e che ti consegna un plico di fogli di multe,
iniziato a redigere ad inizio discorso.
Osservi
impassibile i foglietti e sospiri nuovamente mentre i bimbi ti
guardano in attesa, ma trovi facilmente una soluzione.
<<
No, agente, ho l’autorizzazione >>
Consegni
frettolosamente un biglietto a Krillin che lo osserva per qualche
secondo, sorpreso. Pare aver risolto ogni dubbio. O forse, no.
<< Ma… Vegeta!
Qui c’è scritto “Faccio
quello che voglio”!
VEGETA! >>
Ma,
quando rialza lo sguardo, siete già scomparsi dentro il
supermercato.
Parte seconda, la tragedia inizia.
Appena
arrivati all’entrata, mandi il figlio in missione a prendere
il
carrello della spesa mentre, bimba alla mano, ti trascini dentro il
supermercato, facendoti investire dall’aria condizionata che
va a
manetta e che fa gioire l’orso polare che è in te.
Tornato
il tuo piccolo Marty McFly con un abbondante carrello, vi avviate per
gli scaffali alla ricerca della tanto famigerata spesa da fare.
<< Hai rubato il
carrello? >> chiedi,
sovrappensiero al bimbo, mentre cerchi nella tasca dei pantaloni del
pigiama il bigliettino che Bulma ha accuratamente redatto e che ti ha
accuratamente ficcato su per il naso, quando ancora ti rifiutavi
prenderlo in mano e di
mettere piede in macchina.
<<
No, l’ho preso normalmente, con la monetina. >>
Fermi
il carrello in mezzo alla corsia.
<<
Non l’hai rubato? >>
Trunks
ti guarda come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
<<
No >>
Alzi
gli occhi al cielo.
<< Non è
possibile... che
ho fatto per meritarmi dei figli del genere? Non ammazzate nessuno,
non fate del male a nessuno, non vi comportate in maniera disonesta e
non rubate neanche i carrelli della spesa! >>
Tutta
colpa di tua moglie e dei suoi “valori umani”.
Ai
tuoi tempi mica era così…
Ai tuoi tempi per
prendere il cibo si andava a cacciare a mani nude nei boschi e si
sgozzavano le galline del vicino…
Questi
giovani d’oggi, tutti per bene… dove andremo a
finire, dico io?
Mannaggia
alle buone maniere e all’educazione!
Eh,
sì, annuisci, triste, non ti diverti più come una
volta. Bulma te
li ha proprio rovinati.
Ringhi di disappunto. <<
Almeno rendetevi
utili e andate a prendere quello che vi leggo!
>>
Almeno,
li potrai sfruttare come facchini.
<< Allora,
bestioline… andate a prendere
il pa…
pan… >>
<<
Il pane? >>
<<
Sì, ci stavo arrivando! >> fulmini con lo
sguardo Trunks che,
come sempre, ti ha interrotto.
<< Poi serve l’i…
inz…
inzaa…
>>
<<
Fammi indovinare, l’insalata? >>
Il piccolo si avvia
sbuffando un’altra volta sotto il tuo sguardo sofferente,
quando
Bra ti fissa, dubbiosa, dal suo seggiolino sul carrello.
<<
Papà… >>
<<
Dimmi, gioia, che c’è? >> rispondi
sovrappensiero, cercando
di tradurre c’è scritto sulla lista della spesa.
Tua
moglie scrive proprio da cani. Ha il Premio Nobel per la Fisica ma
l’ortografia non la sa.
<< Papà…
non sei più andato alle lezioni per imparare a leggere in
terrestre,
vero? >> la piccola coglie nel segno.
<<
Tappati la bocca, ne sono benissimo capace, invece! Ricordati che
sono un principe! >>
Trunks,
intanto, è ritornato con l’insalata.
<< Allora,
poi… qui c’è scritto a…
al- alb- alberi!
>>
I
bimbi paiono incerti e Bra, prima che tu possa protestare, ti ruba
dalle mani la lista della spesa e inizia a leggere.
<< Trunks, vai a prendere
le albicocche, i
meloni, le arance... >> e continua.
Dopo
circa un quarto d’ora, avete recuperato quasi tutta la frutta
e la
verdura della lista e altre cose che non elenco perché non
è
importante ai fini della storia, ma la spesa continua ancora e,
nonostante le tue proteste di andare a casa perché ti stai
annoiando, i bambini si dirigono verso gli altri scaffali per
completare al più presto la lista.
Perché, per loro, in fin dei
conti è anche
divertente: senza la stretta sorveglianza a carattere militare della
madre, possono benissimo comprarsi le più svariate
schifezze,
spruzzarsi la panna direttamente in bocca, stare tutto il tempo in
pigiama e rubare i gratta e vinci dagli scaffali espositivi, vicino
alla cassa, per fare un
enorme falò nel
reparto frigorifero, battendo le regole della fisica.
Passando
vicino all’ennesimo scaffale il tuo piccolo primogenito viene
attirato da un baldacchino in particolare e spalanca gli occhi.
<<
Papà! >> attira la tua attenzione,
<< Venti dollari per
il piercing al sopracciglio? >>
I
tuoi occhi neri incrociano subito i suoi cristallini e, per un
attimo, rimani immobile, squadrandolo, severo.
<<
Prima di tutto voglio chiederti una cosa, figliolo. >>
inizi
gravemente. Qui ci vuole un discorso importante e da bravo padre di
famiglia.
<< Sei pronto a prenderti
la responsabilità
di un gesto che ti renderà assolutamente e decisamente
irresistibile?
>>
Trunks
si inginocchia e, a occhi lucidi, nella solennità della
promessa,
pronuncia il suo giuramento.
<<
Sì, padre, sono pronto! >>
<<
Allora prendi questi venti dollari, e che la tua risolutezza guidi il
tuo cammino! >>
Una
signora profanatrice del momento che, accanto a voi, ha assistito suo
malgrado alla scena, vi interrompe.
<<
Davvero lei permetterebbe a suo figlio di farsi il piercing sul
sopracciglio? >>
<<
Giusto! >>
La
ieratica sapienza nei tuoi occhi.
<<
Prendine quaranta e fattelo su tutti e due! >>
Trunks
se ne va saltellante, con un sorriso a trentadue denti stampato sulla
faccia, mentre la signora pare non aver abbandonato il suo cipiglio
scuro.
La
vedi scuotere la testa, incredula e gracchiare: << Lei si
ritiene un padre responsabile? >>
Esatto,
Vegeta, ti ritieni un padre responsabile?
Non
guardare me, sei tu qui, il padre, mica io.
Pensa,
anni e anni di convivenza sulla terra e questa domanda così
semplice
ma spiazzante sembra improvvisamente far vacillare tutto.
Sei
davvero un genitore responsabile?
Curi
davvero la salute e il benessere dei tuoi figli?
Vuoi educarli come adulti coscienziosi
e cittadini
del mondo per creare un
futuro migliore?
Sorridi
e la risposta ti viene naturale come naturale è il tuo
genuino
rispetto per quella signora tanto assennata e presentabile.
<<
No! >> e te ne vai, saltellando e mandandola a
‘fanculo.
Poco più tardi, dopo aver
comprato dello scotch e
un martello per Bra e aver testato la resistenza e
l’efficienza di
entrambi su circa una ventina di piatti di porcellana, siete
avvicinati da paio di commessi che vi invitano a smetterla e che
ragionevolmente, vi chiedono di pagare tutti i danni. Una volta
scocciati anche loro – nel senso che hai preferito tappare
loro la
bocca con dello scotch e poi farli stramazzare al suolo a suon di
martellate, perché, chi se ne frega – vi raggiunge
nuovamente
Trunks che, da bravo schiavo, era andato a prendere anche le ca…
cat…
No, non catarratte,
ma carote.
<<
E i due piecing? >> gli domanda Bra.
<<
Ho preferito fare iniezioni antirughe. >> si mostra
contento il
piccolo principe e presto ti aggreghi anche tu alla piccola comitiva.
<<
Mi sto nuovamente annoiando, rientriamo. >>
<<
Scusa, ma dobbiamo finire la spesa! >>
Sbuffi un attimo e ti guardi intorno.
Ti avvicini
ad un paio di scaffali e inizi a buttare nel cestello robe a caso,
giusto per far numero, poi ti avvicini tranquillamente ai carrelli
degli altri clienti, per rubacchiare dell’altro cibo e
andartene.
Se i primi non se ne accorgono, alla
terza signora
a cui rubi i fagioli in scatola, suo
marito ti becca, pungente.
<<
Ehi, quella è la mia spesa! >>
<<
Perché, l’ha già pagata?
>>
<<
Ehm, no... >>
<<
Allora non è sua >>
L’ultima
cosa che i due signori vedono è il tuo culetto sculettante
che gira
l’angolo e che scompare.
Finalmente,
davanti ad un carrello stracolmo di tutte le cose che non erano nella
lista, come, per esempio, una poltrona, –
Chi cacchio è che l’ha comprata la poltrona?
Va be’, non sia mai rimaniate in piedi a fare la fila alla
cassa –
decidete che è tempo di finire qui l’Odissea del
supermercato.
Però,
<< Manca il pollo >> puntualizza nuovamente
Bra.
Piccola
rompipalle, e tu che volevi andare via.
<<
Trunks, vallo a prendere. >>
<<
Ancora? >> si permette, irriverente, probabilmente anche
lui
stufo che la cosa stia andando così per le lunghe.
Ecco
perché Bulma vi voleva fuori dalle scatole, così
poteva avere tutta
la mattinata per sé.
<<
Perché non vai tu? >>
<<
Perché sono tuo padre, muoviti. >>
<< Sì, o
potente Darth
Vader
>> ti canzona, dirigendosi
verso il banco dei refrigerati e, tra la sfilza di prodotti, riesce
ad individuare il pollo in offerta.
Allo
stesso momento in cui, però, allunga la mano per prendere il
pollo,
dall’altra parte, una vecchietta poggia la mano sullo stesso
pollo
scontato.
<<
Oh, mi scusi, non pensavo interessasse anche a lei >> si
ritira
gentilmente, porgendogli docilmente il pollo e delle accorate scuse.
Ma
tu non pari d’accordo. << Credo che tu
l’abbia preso per
primo, Trunks. >>
<<
Ma, papà, è solo una vecchietta…
>> sussurra, imbarazzato.
Te
ne freghi della vecchietta, tuo figlio non perderà di fronte
ad
un’insulsa terrestre.
<<
E quella vecchietta non avrà il nostro pollo...
>> ringhi,
mentre la vecchietta fa altrettanto.
<<
Il pollo è mio! >>
La
vecchina inizia a
battere il suo bastone di mogano sulla testa dura di tuo figlio,
cercando di allontanarlo.
<<
Ehi, OUCH! >> piange, il piccolo, cercando di ripararsi
dai
suoi colpi alla meglio.
<< OUCH, OUCH, OUCH!
B-basta, mi sta
picchiandooooo, PAPÀÀÀ!
>>
Te
ne freghi delle
lamentele di tuo figlio e insisti per la vittoria.
<<
Prendi. Il. Pollo. Trunks. >>
<<
Avanti, moccioso, prova a rubarmelo! >> incalza ancora la
nonnina.
<< MIOOOO
>>
In una lotta all’ultimo
sconto, Trunks riesce,
infine, a rubare dalle mani della vecchietta il pollo tanto che la
povera signora,
per l’onda d’urto, finisce, con un tonfo, dentro
il bancone
dei surgelati.
<<
Bel lavoro, Trunks! >> esclama entusiasta Bra, quando la
vecchietta si rialza d’un tratto in piedi.
<<
AHAHAHA, prendetevi il pollo, perdenti, io ho preso il salmone a
metà
prezzo! >>
Davanti ai vostri occhi allucinati, la nonna
mostra orgogliosa il suo pesce e fugge, alla rinfusa, abbracciata al
suo bastone e al suo salmone.
<<
Trunks… >>
Il
piccolo Saiyan si sente già male.
<<
Vai a prendere quel salmone. >>
Così,
tu, la tua adorabile bimba, sempre sgambettante sul carrello della
spesa, Mr. Saiyan, che erano rimasto fino a questo momento
abbracciato alla bambina, e Trunks che si è guadagnato lo
stampo del
salmone in faccia, vi dirigete alle casse. Con sufficienza sganci al
povero commesso che hai minacciato di morte qualche soldo, dopo
averli fatti accuratamente contare da Bra, e vi avviate
all’uscita
per tornare alla macchina.
Una
volta caricate le innumerevoli borse della spesa, rese ancora
più
innumerevoli dall’enorme quantità di cibo che non
era stato
segnato nella lista e, ricordiamoci, dalla poltroncina in vimini
aggiunta a caso sopra le mozzarelle, ti accorgi che manca qualcosa.
Trunks sbianca, e prega di non dover
tornare nel
supermercato, e Bra si augura e prega che, Cristo,
tu non abbia perso le chiavi della macchina dentro il supermercato.
Ma
poco male per quelle, tu sei un tipo più diretto: sfondi il
finestrino e colleghi i fili sotto il cruscotto, per poi partire.
Sistemate la spesa nel baule e vi preparate per tornare indietro.
Il
dubbio eppure ti assale nuovamente. << Qui manca
qualcosa… >>
e non è semplicemente la visibilità del vetro
anteriore, oscurato
da una serie di multe fastidiose, lasciate precedentemente da Krillin
sui tergicristalli.
C’è
un vuoto cosmico all’interno di una borsa, come se fosse
sparito
qualcosa. Si voltano anche i tuoi due bimbi per controllare.
<<
Sì, pare che… >>
Oh,
no.
<<
MANCA IL SALMONE! >>
<< La vecchietta!
>> esclamate tutti
assieme.
Terza parte, la tragedia si conclude.
Eh, sì, perché
mentre stavamo tutti intenti a
pagare alla cassa e a fare attenzione che Vegeta non sbranasse il
povero commesso, la vecchina di prima, che era finita dentro il banco
dei surgelati per chi non si ricordasse, era riuscita, piano piano,
con l’agilità di una tartaruga, ad allungare il
bastone
all’interno della borsa che conteneva il salmone e a rubarlo
da
sotto il naso dei tre Saiyan, a dirigersi all’altra cassa, a
pagare
e a uscire dalle porte posteriori del market per non dare troppo
nell’occhio.
Arrivata finalmente ai parcheggi, nonna
è
soddisfatta della sua ruberia e ride, pensando a tutte le gustose
ricette che potrà preparare con i suoi cinquecento grammi di
salmone
norvegese. Sogghigna pensando a quando preparerà i rotolini
di salmone norvegese con fragole di stagione, oppure,
il suo salmone
norvegese ripieno
di mozzarella con spruzzata di pesto al basilico, e,
perché no, dei gustosi voul-au-vent
di salmone,
qualsiasi cosa
siano. Ad un tratto,
nonnina s'accorge di
aver fatto un passo falso.
L'aria inizia a mancare, come se non volesse interrompere il momento
di tensione che si accumula d'improvviso in quel piccolo metro quadro
di parcheggio del supermercato.
La signora stringe i denti e assottiglia lo sguardo: i bastardi sono
arrivati, finalmente.
Il filo di un sorriso malinconico le imperla le labbra mentre pensa
al povero salmone che rischia di venire preso dai banditi e mangiato
come la carcassa di un cavallo abbandonato nel deserto della fottuta
California.
Un
cumulo di
polvere passa sulle righe del parcheggio ma il suo sguardo non si
stacca dagli occhi furenti dei tre, che l'hanno squadrata fino a quel
momento.
Brilla l'argento del suo bastone, pronto a far fuoco, stringe la
borsetta e la spesa a sè. Il sole cocente di mezzogiorno
vedrà un
altro cadavere.
<< Sei alla resa dei conti, nonnina! >>
Sputa per terra il più nero dei tre, dal basso del suo metro
e
sessantacinque, Sentenza, il cattivo della situazione.
<< Papà, non pensi di stare esagerando?
>>
Cerca una mediazione allo scontro l'altro, Tuco, il brutto, ma
neanche Joe, il buono, coi i suoi occhi e capelli azzurri pare
trovare una soluzione che non includa una pallottola nel cuore e un
cumulo di cemento sopra.
Il buono, il brutto e il cattivo
appostati alla
macchina non sganciano un solo istante gli occhi dalla vecchia.
Occhi
neri come il fumo delle ciminiere, occhi azzurri come un ruscello
sgorgato nel deserto, e occhi di vetro come il fondo di una schifosa
bottiglia di whiskey si squadrano, pronti a reagire al minimo
movimento dell'avversario.
<<
Ridacci il salmone, vecchia, e nessuno si farà male
>>
Il
secondo avvertimento del Cattivo infrange il silenzio di tensione.
Nonnina
ringhia, stringendo più forte a sé la borsetta.
Bisogna lottare per
la libertà.
Bisogna lottare per i
gustosi voul-au-vent
di salmone.
Qualsiasi
cosa siano.
<<
MAI! >>
Urla, scatenata, e inizia l'incontro.
Trunks e Bra
le si buttano addosso in contemporanea, ma la vecchina è
più
reattiva; con una mossa da ninja bastona nuovamente Trunks sulla
testa e sulle mani, rimproverandolo per la maleducazione, e afferra
Bra per il colletto, pronta a gettarla lontano.
Bra,
in mano sua, si
sente d’improvviso piccolissima davanti al suo sguardo di
fuoco:
nonna ringhia, pronta a tirarla stile lancio del giavellotto. Gli
occhi azzurri di Bra si riempiono di lacrime e la piccola inizia a
temere il peggio, ma nonnina, ad un tratto, si blocca e la riappoggia
a terra. La piccola apre gli occhi, sorpresa, e vede la vecchina che
le sorride, benevola, e che le accarezza la testolina. Nonna pare
ravvedersi sulla pericolosità della bimba: <<
In fondo –
rammenta – mi ricordi
proprio le mie nipotine! >> e
le allunga una caramella, una di quelle caramelle del Paleolitico
stagionate in borsetta per secoli, che le vecchiette hanno sempre con
sé e guai se non si accettano. Bra,
sorride, sotto le carezze della dolce signora e i suoi occhi brillano
di contentezza.
Tempo due secondi, Bra trascina la
vecchietta a
terra con una sforbiciata
alle gambe e le ruba il salmone dalla borsetta, iniziando a scappare.
<< Ahahaha!
>> ride, malvagia,
lei, piccolo
spruzzo di sole, ma nuovamente il salmone le viene rubato dalle mani
da nonna che, con un
salto mortale, si
riappropria della preda e scappa anche lei.
Trunks appare d’improvviso e
la placca alle
gambe: entrambi strisciano la faccia per terra e nuovamente il
salmone vola lontano, finendo sul parabrezza di una macchina.
Nonna e Trunks spalancano gli occhi e
iniziano
nuovamente a correre: il giovane Saiyan riceve più volte in
faccia i
tacchi della vecchia che scalpita come un cavallo imbizzarrito per
prendere il pesce.
Nonna afferra al volo la scatola e
Trunks
spiattella la faccia sul parabrezza; nonna scassina la macchina per
scappare, Trunks le corre dietro ritrovandosi la portiera nei denti;
con quattro colpi precisi, nonnina gli chiude la testa tra la
portiera e la carrozzeria: il piccolo Saiyan
viene così abbandonato, svenuto, con la testa incastrata
sotto il
sedile.
La
vecchina, però, d’improvviso s’accorge
di non avere vie di fuga.
Dopo aver steso il ragazzino con i capelli da inacidato e aver
incastrato la mocciosa nell’armadietto
dell’idrante, ora, si
ritrova ad affrontare l’energumeno coi capelli di fulmine.
<<
Fatti sotto, nonna! >>
Sibili
con poco rispetto, ma nonnina non pare farsi intimorire. Afferra
saldamente il salmone e lo ficca nuovamente
in borsetta e ti squadra da dietro i suoi occhiali appannati.
<<
Fatti sotto tu, delinquente… >> rincara la
nonnina.
Ululi
di rabbia alle
sue, devo dire, fin troppo vere parole – Chichi me ne
renderà
merito, questi Super Saiyan sono tutti dei delinquenti. Povera donna.
Come due pistoleri pronti ad
affrontarsi, non
lasciate che nulla all’interno del parcheggio vi distragga
dal
vostro gioco di sguardi; occhi neri pece si specchiano nuovamente
in paio di occhietti verdi
e vispi,
ingigantiti da un occhialetto spesso cinque centimetri e coperto da
ditate insostenibili nel terribile tentativo di pulirli.
Scrocchi
le dita in
pugno secco mentre la vecchina stritola la dentiera tra le barbute
mascelle.
Al
momento giusto, ti scagli a tutta velocità contro nonna,
concentrando in un pugno tutta la tua potenza e lei, rosario al
collo, afferra la borsetta come se fosse un martello e la fa roteare
sopra la testa.
Un colpo, un altro, nonnina ti
rifà i connotati
del viso, costringendoti a cambiare la carta
d’identità, per via
dell’enorme bernoccolo che ti ritroverai presto in fronte, ma
non è
il momento di demordere: afferri
la gracile
signora per le spalle e la getti all’indietro; la vecchina
atterra
malamente ma si rialza in fretta, scricchiolando orrendamente il
collo e qualche vertebra, mentre la borsetta si perde
sull’asfalto.
Corri
per prenderla alla sprovvista quando ti afferra per la collottola e
ti scaraventa lontano; trascini con te una madre con passeggino, un
paio di muratori, e due macchine, che si accartocciano in cumuli di
lamiera.
Sputi
per terra un rivolo di sangue e maledici le borsette; la vecchietta
ti carica come un pugile ad un incontro di boxe: scaraventa una serie
di pugni che ti limano i denti. Glieli restituisci con
caparbietà,
lisciandole la barbetta folta che si affolla sotto il naso e sul
mento; ganci distruttivi e montanti che le spappolano il sistema
nervoso e la dentatura.
Destro, sinistro, destro: sibili dal
dolore,
portandoti la mano alla bocca; sputi un molare e le restituisci la
cortesia. La nonna sibila
dal dolore, portandosi la mano alla bocca; sputa la dentiera e ti
restituisce la cortesia, strappandoti il sorrisetto dalla faccia con
un calcio che ti fa vedere gli uccellini svolazzanti.
Strisci
gli stivaletti sul cemento del parcheggio mentre cerchi di parare la
tempesta di calci volanti che la gracile signora ti tira addosso.
Deciso a resistere ad oltranza,
sradichi il
segnale di stop e lo fai roteare sopra la testa, come una tavola da
surf e ti avventi contro la vecchia: la vecchia para il colpo, getta
per aria la segnaletica, ti strizza un capezzolo e tu stramazzi per
terra dal dolore; il segnale ti finisce in testa, abbattendoti
definitivamente.
Nonnina
si rialza: con lo sguardo truce si pulisce un rivolo di sangue dal
naso e si allontana, come un’eroina dopo aver sconfitto la
sua
nemesi, come un pompiere che ha salvato una ragazza da un incendio,
come un supereroe dopo aver sconfitto un cattivo. La signora di prima
con passeggino e i due operai esultano, piangenti, alla sua figura,
la salutano con un fazzolettino, si stringono in abbracci commossi.
La
vecchietta recupera occhiali, borsetta e bastone, e guarda verso
l’orizzonte.
Si
volta un ultima volta, ti batte la borsetta dritta dove non batte il
sole e se ne va, sempre verso l’orizzonte.
L’impatto
è devastante, distruttivo quanto battere la testa nello
spigolo
dell’unica portina lasciata aperta in cucina mentre sei
cucciato a
prendere i piatti. La luce delle stelle e la luce beatifica di Dio ti
accolgono per qualche istante nel frattanto che la vecchietta riesce
a raggiungere la sua macchina e fuggire, sgommando sui piccioni e
pedoni che si trovano sfortunatamente sulla sua via.
Pian,
piano, recuperi a grandi boccate il resto della tua dignità
e
mascolinità, calmi il respiro in un pacifico moto che ti
permetta di
inalare aria a ritmo costante.
Dentro sei più o meno
così: dunque, *cough*,
*cough*,
vediamo…
Dammi
un
laaaaaaa
♪
Ecco, ottimo, questa va benissimo.
Dentro sei più o meno così:
aaaAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHH!!
Ma anche
se dentro stai
urlando dal dolore la nota più alta della Regina della Notte
del
Flauto Magico
di Mozart, sai che devi calmarti.
Recuperi quindi presto
coscienza della situazione e ti precipiti alla macchina; nel
tragitto, afferri
al volo Trunks e lo butti a casaccio in macchina;
recuperi Bra dalla vetrina dell’idrante, poggiandola
accuratamente
sul seggiolino e controllando le
cinture di sicurezza e la presenza di Mr. Saiyan, immancabile al suo
fianco, non senza
darle un bacino in fronte.
Accendi il motore, frizione,
acceleratore, e ti
precipiti a tutta
velocità fuori dal parcheggio, raggiungendo presto
l’auto della
nonnina.
La vecchia, sgommata via come il vento,
si dirige
nel mentre a
tutta birra sulla tangenziale, scardina metà dei cartelli
stradali
che incontra, brucia il
conteggio di tutti
gli autovelox, ma tu non
sei da meno e,
superata la corsia di accelerazione,
ti affianchi alla sua auto.
<<
Molla il salmone, strega! >>
La strega si gira, stupefatta della
tua presenza in strada dopo così poco tempo.
Ma
nessuno batte il principe dei Saiyan.
Peccato
che nonnina ti abbia precedentemente abbattuto prendendosi pure la
tua dignità.
Ma
dettagli, dettagli.
La signora accelera e
sfreccia con rabbia tra le macchine che finiscono senza
speranza tra i guard-rail,
accartocciandosi
tristemente.
Un’auto
esplode al suo passaggio, lanciando pezzi di lamiere nelle altre
corsie e una colonna di fumo si alza dalla tangenziale,
perché si
sa, negli inseguimenti un'auto deve sempre esplodere perché
fa figo.
Il
paesaggio si muove veloce, l’adrenalina scorre nelle vene e
il
carcere a vita si fa sempre più vicino.
Nonnina continua a muoversi tra le auto
che
affollano la strada, incurante dei clacson e delle sirene della
polizia che iniziano a urlare
dall’orizzonte. Infatti
Krillin, dopo che
vi aveva visto sfrecciare fuori dal parcheggio a velocità
supersonica, aveva pensato bene di chiamare i rinforzi e aveva
effettivamente pensato bene, vista la velocità da Fast
And Furious che
stavate imitando.
Non molli la presa sul
volante, frantumi
il pedale dell’acceleratore e superi
le auto come al rally.
Trunks
si risveglia dal coma indotto dal trauma cranico e spalanca gli
occhi.
<<
AHHHHHHHHHHHHH! >>
Le
sue urla svegliano dal sonno Bra che, vedendo la velocità a
cui
siete sparati che supera la velocità del suono, si mette ad
urlare
anche lei.
<<
AHHHHHHHHHHHHH! >>
Urlano entrambi e urli anche tu, col
pedale a
tavoletta, verso la meta.
Un urlo collettivo di disperazione per colpa di quella bastarda di
nonnina che, manco fosse Toretto, vi sta facendo mangiare la polvere.
La vecchina continua infatti a bruciare
tutti i
limiti di velocità, sbattendosene dell’elicottero
della polizia
che ormai vi sovrasta e delle decine di auto degli
sbirri che si affiancano
man mano alla
gara.
Il
tenente di polizia, affacciatosi dalla volante, sbiascica parole poco
rassicuranti e molto incazzate dall’autoparlante e, al suo
ordine,
volano i primi spari delle pistole in direzione delle ruote, per
fermare la folle corsa.
Nonnina
se ne sbatte altamente e come se guidasse una Maserati accelera
ulteriormente, battendo la velocità del suono.
Le
urla della vostra macchina sovrastano il rumore assordante delle
sirene spiegate, del rombo dell'elicottero e degli insulti del
tenente.
La
vecchia ride, impossessata, spaccando il contagiri e gli
ammortizzatori dell'auto.
Ulula
di gioia e fa segnacci all'indirizzo dell'elicottero che la sovrasta
e al povero tenente di prima che, ormai, può dire addio alla
carriera.
Ma
mentre le ruote stanno per prendere fuoco, all'ultima fatale curva,
nonnina non si accorge che deve svoltare e vola dritto.
Nel
frattanto, nella pace e serenità zen del suo salotto, Bulma
sorseggia un the indiano e conta i minuti di silenzio che finalmente
regnano la casa: il flebile filo dell’incenso si confonde nel
ronzio del ventilatore e il ticchettio dell’orologio
è una nenia
sussurrata che induce al sonno.
Rimasta
sola, difatti, la proprietaria della grande Capsule Corporation,
dapprima aveva fatto sgomberare la cucina dei rimasugli della
colazione dai robot, per poi dedicarsi ad una seduta di manicure e
pedicure tutta per sé, a qualche giornalino di gossip, e,
infine, ad
un the indiano dai poteri terapeutici.
Bulma,
finalmente rilassata, riflette che aver mandato la famiglia in
missione a far la spesa è stata, in fin dei conti, davvero
una buona
idea: nella casa non vola una mosca e si sente solo il suo respiro.
Sospira,
estasiata, da tanta calma, quando viene catturata dal rumore insolito
di un uccellino che si spiaccica sulla vetrata del salotto e cola a
terra, in un ammasso informe di piume.
<<
Che strano… >>
Sbuffa
risentita e si avvia alla porta finestra per controllare la fine
insolita del povero volatile, ma per ritrovarsi davanti
l’inferno.
Sotto
gli occhi strabuzzanti della povera scienziata, il giardino pullula
d’improvviso di macchine accartocciate, di un elicottero
finito a
far compagnia alle ciliegie e di una ventina di uomini in divisa e in
tenuta antiterrorismo che circondano una vecchietta; dapprima viene
trascinata fuori dalla macchina accartocciata, sbattuta a terra con
forza e, sotto i puntatori dei mitra degli agenti di polizia,
arrestata e sbattuta dentro una volante.
Bulma
boccheggia, incapace di comprendere come mai il suo giardino ora
assomigli più ad un cimitero che ad uno spazio verde: le si
avvicina
il tenente che regge ancora in mano il megafono, ormai fuso dalle sue
urla, e le stringe una mano, accorato.
<<
Signora Brief, vorrei esprimerle i miei più sentiti
ringraziamenti
per averci permesso di catturare, dopo tanto tempo e numerose
ricerche, la famigerata Nonnina, spietata criminale al
vertice
di una
vasta rete di attività di contrabbando di salmone!
>>
Bulma
pare non capire, mentre le si avvicinano anche Vegeta, Trunks e Bra,
ridotti piuttosto male.
<<
Infatti, Nonnina aveva contatti in tutto il mondo e la sua
attività
clandestina si stava espandendo sempre più, fino a
raggiungere anche
il più piccolo supermercato del paese. Grazie a questi tre
eroi >>
e abbraccia Vegeta e i ragazzi, anche loro piuttosto allibiti,
<<
siamo riusciti finalmente a catturarla! >>
Una
volta congedatosi, il tenente ordina ai suoi uomini di sgomberare la
zona: le pattuglie della polizia attivano le
sirene
e si
dirigono a tutta birra in strada e poi verso il commissariato,
lasciando finalmente libero il giardino che, ormai,
non si più chiamare così.
Quando
le pale dell’elicottero incastrato nel terreno smettono di
girare e
le auto iniziano a prendere fuoco lentamente, Bra enuncia i dubbi di
tutti.
<<
Ma… qualcuno di voi ha capito che è successo?
>>
<<
No, in realtà no… >>
<<
Assolutamente no… >>
I
tre fanno spallucce e rientrano a casa, decisi a mettere qualcosa
sotto i denti e a passare la giornata nell’ozio totale,
perché,
ormai hanno fatto fin troppo per quella giornata e lasciando Bulma
ancora a boccheggiare in giardino.
La
scienziata sente in sottofondo
le
lamentele di Vegeta
riguardo la spesa rimasta in macchina, unite al giuramento
di
non mettere più piede in un supermercato per i prossimi
venti anni.
Bulma
si passa una mano sugli occhi, sconcertata: la prossima volta ci
penserà due volte prima di mandare marito e figli a fare la
spesa.
Fine
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