Note dell'autrice: Buonasera donzelle. Dopo
qualche mese di assenza eccomi di nuovo qua!
Imploro il vostro perdono ma è ricominciata
l'università e io, da studentessa ligia al dovere, sto
sgobbando come una matta. ( Seeeeee come no!)
Avevo promesso che non sarei più mancata per periodi
così lunghi e, per questo, vi chiedo scusa!
Ora, bando alle ciance!
( perchè tanto lo so che, se continuo a parlare, invocherete
la mia prematura morte xD)
Vi auguro una buona lettura.
Un bacione, Paola.
Ps: Come al solito, fatemi sapere cosa ne pensate! Le recensioni sono
sempre gradite.
Nb: il capitolo è un pò corto ma, spero che vi
piaccia lo stesso. Ho deciso di non allungare il brodo. Tanto mi
farò viva al più presto quindi non dovrete
aspettare molto per il prossimo capitolo.
Capitolo V
*My imperfect boy*
"Ogni
falsità è una maschera, e per quanto la maschera
sia ben fatta,
si arriva sempre,
con un pò di attenzione, a distinguerla dal volto."
Alexandre Dumas, I tre moschiettieri.
***
-Ora si permette anche di arrivare in ritardo signorina Sparvieri?-
La sua preside,
nonché sua insegnante di Filosofia, la stava scrutando con
un sopracciglio alzato mentre Sara entrava trafelata in classe.
Aveva pregato ogni
divinità esistente sulla faccia della Terra
affinché la Palombo arrivasse in ritardo quel giorno ma, le
divinità non l'avevano ascoltata.
- Mi scusi,
professoressa.- disse semplicemente mentre si dirigeva verso il proprio
banco cercando di non fare alcun movimento brusco che potesse
indispettirla e darle così l'occasione di deriderla su un
piatto d'argento.
- Che c'è?
La sveglia non è suonata?- domandò la preside
scetticamente con un sadico ghigno sulle labbra. Adorava mettere in
difficoltà i propri alunni e, chissà
perchè, Sara era sempre l'alunna privilegiata per questo.
- No - rispose la
ragazza raggiungendo Giorgia che la osservava incuriosita.
- Hai perso
l'autobus?- insistette ancora la donna senza lasciar perdere il
discorso. Cosa che, Sara ne era certa, qualsiasi altro professore normale avrebbe
fatto.
- No, professoressa.-
dichiarò la ragazza afferrando il manuale e aprendolo sulle
pagine riguardanti Socrate. - Sono venuta in macchina- aggiunse poi.
Calma, doveva stare
calma. La Palombo era solita farle interrogatori del genere e lei non
si sarebbe assolutamente fatta vincere!
- Allora come mai sei
in ritardo? Volevi scampare una probabile interrogazione o... preferivi
baciarti come una ragazzina di dieci anni con il tuo ragazzo nel
parcheggio?- chiese la preside disgustata.
Beccata.
Sara emise un profondo respiro vedendola avvicinarsi al suo posto con
aria minacciosa. - Ti comporti come una sciocca e frivola ragazza nella
mia scuola e hai pure il coraggio di arrivare in ritardo?-. Merda, come
faceva quella donna ad essere una furia già di prima
mattina? Non era stata un'adolescente? Non si era mai baciata con il
proprio ragazzo davanti ad altre persone?
La osservò con sfida. Aveva i capelli quasi grigi raccolti
in un severo chignon, il vestito che portava era decisamente sciatto,
per non parlare della dura espressione che mostrava incorniciata da un
velato filo di baffetti.
No, la preside non aveva mia avuto un ragazzo.
Troppo
irritata per avere compassione di lei, Sara notò di avere le
mani che le tremavano per la rabbia. Come osava attaccarla in quel modo
quando era una delle più brave studentesse? Come si
permetteva di darle della sciocca e frivola ragazza quando era una
delle poche ragazze in quella scuola ad avere cervello?
Giorgia, vedendo il
leggero tremolio delle sue dita, le strinse forte il braccio come segno
di avvertimento. Il suo sguardo sembrava dirle: non fare sciocchezze.
Ovviamente la bionda lo prese come un invito; infatti,la
guardò di sottecchi e, fece un sorriso beffardo.
- Ebbene si, ho
preferito sbaciucchiare il mio ragazzo piuttosto che guardare la sua
faccia da sgorbio un'altra volta!- esclamò alzandosi in
piedi e fronteggiandola.
La preside la
guardò per un attimo sbalordita; mai aveva osato risponderle
così. Il suo viso si colorò di varie
tonalità per giungere infine al rosso e le pupille si
dilatarono furiose e scioccate allo stesso tempo - Fuori da questa
classe!- urlò ferocemente indicandole la porta.
- Molto volentieri
professoressa.- rispose Sara sarcasticamente acchiappando le proprie
cose e chiudendo il libro di scatto, provocando così un
forte rumore che fece sussultare i suoi compagni rimasti in silenzio
mentre Giorgia gemeva dall'esasperazione. Sara fu certa di averla
sentire dire " ma
proprio io dovevo avevo per amica un'idiota?"
-Devo dedurre che la
mia punizione si allunga?- domandò la ragazza facendo
l'occhiolino a Giorgia per poi afferrare la maniglia della porta
tirandola verso il basso.
- Deduzione esatta!-
esclamò lei inviperita - Altre due settimane, sempre se non
mi viene in mente qualcosa di meglio. Ora fuori di qui o giuro che ti
metto un due che rovinerà la tua media!- A Sara
sembrò che pittosto che metterle un due in pagella sembrava
pronta a tirarle addosso tutti i libri che aveva sulla cattedra. Libri
molto grandi tra l'altro e, quello si che le avrebbe fatto male. Così, senza
aggiungere niente, si dileguò velocemente fuori dalla
classe, chiuse la porta dietro di se e sospirò di gioia
vedendo che nessun De
philosophia di Aristotele o Simposio di
Platone le
avevano procurato danni permanenti alla testa.
Sapeva che era stata
una stupida a inveire così contro la Palombo; dopotutto i
suoi genitori le avevano sempre trasmesso il rispetto verso le persone
adulte. Ma la preside la faceva infuriare come non mai; era una donna
odiosa e aggressiva che ci godeva nel metterla in difficoltà
in ogni occasione, visto che non ci riusciva durante le interrogazioni.
Molte volte aveva perfino provato a interrogarla a sorpresa ma Sara non
si era mai fatta trovare impreparata e rispondeva a ogni domanda
complicata che le rivolgeva.
Vedere ogni volta quello sguardo sconfitto e irritato le dava un forte
senso di soddisfazione ed esaltazione.
Ghignò
perfidamente mentre si allontanava dalla classe sedendosi per
terra appoggiata al muro e si sentì quasi in colpa per i
poveretti rimasti in classe che avrebbero dovuto sopportarla. Quasi.
Dallo zaino
afferrò il proprio cellulare e, sbuffando rumorosamente,
iniziò a navigare su internet per far passare il tempo
mentre si appoggiava completamente con le spalle al muro. Nella
mezz'ora successiva stette lì seduta a guardare qualche
video divertente su Youtube e le vecchie foto che aveva su Facebook.
- Guarda, guarda: una
nuova barbona nella scuola! Uno status perfetto per te.-
esclamò una voce femminile facendole alzare gli occhi dallo
schermo del telefono. Jessica Trevisi.
- Ciao tesoro! Vuoi unirti
a me? - domandò Sara sarcastica guardandola di sbieco.
Indossava la solita minigonna inguinale con una canottiera bianca dalla
quale si intravedeva il volgare reggiseno nero di pizzo. Aveva i
capelli rossi legati in un'alta e stretta coda con la frangetta
perfettamente allineata sulla fronte e il viso abbronzato contornato da
un acceso rossetto rosso. L'ideale per una dalle gambe sempre aperte.
Tuttavia, quel giorno aveva un aspetto leggermente più
trasandato; lo testimoniavano la gonna non allineata perfettamente, il
rossetto leggermente sbavato e quelle poche ciocche di capelli che
erano riuscite a liberarsi dalla coda. Che avesse già
fatto una capatina nel famoso ripostiglio delle scope con qualche
disperato ragazzo?
- Manco morta tesoro. Solo
vederti mi ripugna!- esclamò stridula la ragazza scrutandola
dal basso verso l'alto; sembrava che stesse guardando un disgustoso
scarafaggio.
- Wow, mi sorprendi!
Conosci il verbo ripugnare; stai facendo progressi in italiano. Era
ora.- dichiarò Sara mestamente tornando a guardare il
cellulare e cercando di ignorarla. Di certo non voleva essere beccata
in corridoio da qualche professore mentre litigava con quella! La
sfuriata della Palombo le era bastata e, sicuramente, non ne voleva
altre.
Jessica la guardò inferocita e le si avvicinò di
qualche passo indispettita - Sono molto più intelligente di
te cara, dovresti saperlo.-
- Oh, si. I tuoi voti
parlano chiaro... - ribatté sarcastica Sara tornando a
guardarla e rimanendo sorpresa della convinzione che le
leggeva negli occhi. Quella ragazza si credeva davvero intelligente!
-...sbaglio o hai la media del quattro in quasi tutte le materie
proprio ora che si avvicinano gli esami di maturità?-
- I voti non contano
per essere intelligenti, ciò che conta è
l'esperienza e la pratica.- disse Jessica con enfasi.
- E come fai pratica?
Facendo ripetizioni negli sgabuzzini a gambe aperte?-
domandò la bionda con un sopracciglio alzato - Davvero un
ottimo metodo.-
Jessica rimase
impassibile e le sorrise fintamente – Almeno io mi diverto.
Sai...rimarresti davvero sorpresa di chi gode tra le mie gambe.
Qualcuno lo conosci perfino sai? Giusto ora ho avuto un round con
uno...-
Sara fece una smorfia
disgustata e contrariata. Solo l'idea di ascoltare una lista dei
ragazzi che si era fatta la disgustava; come potevano i maschi
lasciarsi andare così facilmente ai piaceri del corpo? In una ragazza non era forse
più importante l'intelligenza, la tenacia e la
razionalità piuttosto che un corpo provocante che dava solo
un piacere illusorio? Probabilmente molti maschi non la pensavano
così visto che si nascondevano ovunque con la provocante e
meno che mai intelligente Jessica
- Ti prego risparmiami
i nomi. Non riuscirei più a guardarli in faccia-
annunciò Sara oltraggiata e implorante allo stesso
tempo.
- Sicura? Conoscere le
mie conquiste potrebbe rivelarsi davvero illuminante per te.-
ribadì Jessica guardandola estasiata, come se conoscesse un
segreto a tutti sconosciuto.
- No, grazie.
Perché ora non vai a scoparti qualcuno? La tua presenza mi
sta facendo rivoltare lo stomaco. - esclamò la ragazza
alzandosi in piedi e, voltandole le spalle sperando che le avrebbe dato
retta.
- Non così
presto cara!- urlò Jessica afferrandola rudemente per il
braccio e facendola voltare con forza in modo da guardarla in faccia -
Non ti azzardare più a parlarmi così hai capito?
Potrei davvero farti rivoltare lo stomaco facendoti uscire il sangue
dalla bocca a suon di pugni!-
Sara si
liberò bruscamente dalla presa e rise fortemente, quella
minaccia non la intimoriva per niente - Ma guardati! Sei tutta ossa e
niente pelle, come potresti anche solo farmi uscire una gocciolina di
sangue? Ridicola.-
- Caspita. Una lite
tra donne, davvero eccitante. - commentò una voce fuori
campo cogliendole di sorpresa.
Le due ragazze si
voltarono inviperite verso la voce. Daniele Granieri le
guardava sarcastico e quasi affascinato.
- No, vi prego,
continuate pure. Voglio vedere come va a finire.-
Sara lo
guardò impassibile. Il ragazzo aveva il solito ghigno
dipinto sulle labbra e le osservava con un sincero interesse mentre si
appoggiava con noncuranza al muro.
- Danieluccio! Come
mai qui?- esclamò la Trevisi andandogli incontro tutta
raggiante e appiccicandosi al suo petto con un sorriso a trentadue
denti.
Il ragazzo non le
rispose nemmeno e, passandole impassibile un braccio sul fianco,
guardò Sara - Fammi indovinare: la Palombo ti ha di nuovo
buttata fuori?.-
- Non sono affari
tuoi. Io me ne vado.- dichiarò Sara voltandogli le spalle e
incamminandosi lungo il corridoio. Maggiore era la distanza tra loro
due, meglio era.
Fortunatamente Lo
Squalo era della sua stessa idea perché non la rincorse,
come sempre per sbeffeggiarla, ma si lasciò persuadere dalla
vicinanza della cagna
che aveva accanto a se.
Sara infatti
poté sentire chiaramente la frase provocatoria della Trevisi
che gli chiedeva di andare da qualche parte per stare soli soletti e,
sentì ancora più chiara e forte la risposta del
ragazzo: un " se proprio vuoi" praticamente urlato!
Ignorò il loro discorso mentre si allontanava rapidamente
con una strana sensazione dietro la nuca. Non osava voltarsi per
controllare ma, era sicura che qualcuno la stava fissando. E di certo
non era Jessica Trevisi.
Perchè mai Daniele Granieri la fissava poco prima di andarsi
a sbattere l'ennesima ragazza? Voleva forse metterla a disagio?
Sbuffò
disgustata immaginandoli uno addosso all'altro mentre cercavano di
darsi piacere in un modo primitivo e selvaggio, solo il pensarci le
faceva venire la nausea. Come poteva una ragazza come Trevisi essere
soddisfatta della nomina che ormai l'intera scuola le aveva affibbiato?
Come poteva Lo Squalo andare con una che da lui voleva solo il suo
corpo?
Da quando lo aveva
conosciuto in primo liceo, Daniele Granieri non aveva mai avuto una
ragazza fissa ma solo avventure passeggere. Dopo un po' un ragazzo non
si stufava di essere circondato da ragazze superficiali che volevano
solo la popolarità e il piacere carnale?
Attraversò
il corridoio per raggiungere il distributore automatico e
guardò fuori dalle grande finestre. Il cielo era
completamente sereno e ciò la mise immediatamente di buon
umore mentre posava gli occhi sul parcheggio. Fu sorpresa di vedere che
la macchina di Lorenzo stava uscendo dalla scuola proprio in quel
momento. Era passata quasi un'ora da quando lo aveva salutato, come mai
era ancora lì? Non aveva frequentato neanche quella scuola
quando faceva il liceo quindi non aveva nessun professore o compagno da
salutare in memoria dei vecchi tempi.
Prima di farsi prendere da un insensato panico Sara fece un lungo e
profondo respiro. Era ovvio
che qualunque persona poteva avere la macchina uguale a Lorenzo.
Quell'auto poteva essere di chiunque e poi, quale ragione avrebbe mai
dovuto avere il suo ragazzo per rimanere in quell'edifico per tutto
quel tempo?
Ridendo per i propri pensieri
sciocchi e, dovette ammetterlo tra se e se, anche un po' sospettosi,
Sara raggiunse il distributore automatico e, dopo aver inserito qualche
moneta, prese una merendina al cioccolato iniziando a divorarla subito.
La litigata con la preside e l'amorevole
incontro con la Trevisi, per non parlare poi di quello sguardo
infuocato che, ne era certa, l'aveva seguita, stranamente le avevano
messo fame.
-
Ciao Sara.- annunciò una voce dietro di lei cogliendola di
sorpresa e facendola quasi strozzare.
- Mio dio Guido! Ma il
quinto liceo non ha una cazzo di lezione oggi? State tutti in giro!-
domandò scioccata ed esasperata allo stesso tempo.
Il moro rise
appoggiandosi al distributore - Abbiamo un'ora di buco. Gentile come al
solito, eh?- la apostrofò canzonatorio.
Sara lo
guardò con sincero dispiacere - Scusami ma stamattina ho
avuto un bisticcio con il tuo amichetto,
la Palombo mi ha buttata fuori, ho una doppia punizione, la Trevisi non
sa tenere la bocca chiusa come al solito, e Giorgia è
agitatissima per il vostro appuntamento...- annunciò
nervosamente spalancando di colpo gli occhi - ops...questo non
avrei dovuto dirlo.-
Guido le fece un
sorriso che definire esaltato era riduttivo - Ah! Mi mancava la Sara
che quando è nervosa inizia a parlare di qualsiasi cosa le
passi per la testa!- le si avvicinò lentamente con occhi
furbi- E dimmi, perché mai Giorgia dovrebbe essere
agitatissima?-
Sara si morse la
lingua per non farsi sfuggire qualche parola di troppo. Giorgia
l'avrebbe sicuramente ammazzata se solo avesse saputo cosa gli aveva
appena detto; ma Guido la guardava con così tanta impazienza
e malcelato timore che, non riuscì a zittirsi.
- Perché
sei tu.- Rispose riluttante dando un ulteriore morso alla merendina.
Forse se avesse avuto la bocca piena sarebbe potuta rimanere in
silenzio senza dover mettere nei guai la sua migliore amica.
- Lo so che io sono
io.- le rispose lui guardandola stranito e curioso. Sicuramente la
stava prendendo per pazza. - Ma perché è agitata?-
- Perché
sei uno dei ragazzi più carini della scuola.- ammise lei -
Qualunque ragazza sarebbe agitata all'idea di dover uscire con te! Vuoi
una merendina? Sono al cioccolato, o meglio...ci sono scaglie di
cioccolato. Sono piccole ma morbide, perfette da assaporare. Certo il
cioccolato ingrassa ma una misera merendina non ti farà di
certo ingrassare. Mangiare cioccolato fa bene e poi...aiuta tutti nei
momenti tristi. Come il gelato...-
- Sara, taci.-
- Ma è una
merendina così buona!-
- Non sono stupido.
Dopotutto siete amiche, è ovvio che se Giorgia provasse
qualcosa per me tu non me lo diresti mai. Lo rispetto, quindi non farti
prendere dal panico-
- Oh, grazie al cielo.-
Lui,
sorprendentemente, le sorrise a trentaquattro denti –
Tuttavia non hai negato niente di ciò che ho appena detto.
Quindi vuol dire che Giorgia prova qualcosa per me, vero?-
dichiarò vittorioso guardandola di sottecchi.
Sara lo
guardò oltraggiata mentre si ficcava l'ultimo pezzo di
merendina in bocca. Cavolo, quel ragazzo era troppo astuto!
- Devo ammettere
che... la merendina è davvero ottima.-
*
Era ormai pomeriggio inoltrato quando Sara ritornò a casa.
Era abbastanza stanca per la giornata passata a scuola e non vedeva
l'ora di farsi una lunga ed rilassante doccia prima di uscire con
Lorenzo. Il ragazzo le aveva inviato un messaggio con scritto di farsi
trovare pronta per le otto. Se proprio doveva essere sincera, Sara non
aveva per niente voglia di uscire quella sera. Desiderava solo
sdraiarsi sul letto e magari leggere un libro oppure guardarsi qualche
film. Oltretutto era anche abbastanza pensierosa. Giorgia si era
comportata in maniera più strana del solito quel giorno.
Quando era rientrata in classe dopo essere scappata agli spudorati
tentativi di Guido di farla parlare, l'amica l'aveva guardata stranita
e non le aveva neanche accennato un sorriso. Sembrava demoralizzata.
Sara aveva provato a chiederle che cosa le fosse successo ma, lei aveva
fatto finta di niente. Sperava solo di non aver fatto qualcosa che
l'avesse fatta arrabbiare.
A Guido, alla fine, non aveva detto niente. Quindi quale poteva essere
il problema? Di solito Giorgia le diceva tutto quello che succedeva e,
allora perché non le raccontava ciò che la
turbava? Era sicura che ci fosse qualcosa che le facesse rodere il
fegato.
Sara aveva provato a
chiamarla almeno più volte nel pomeriggio ma l'amica non le
aveva risposto e, solo dopo quattro chiamate le aveva inviato un
messaggio sbrigativo scrivendo che stava ancora in giro con il fratello
e che probabilmente si sarebbero sentite la sera dopo cena. Sara
sbuffò nervosamente mentre guardava l'orologio. Erano le sei
e mezza; quel giorno aveva impiegato molto più tempo a
ripulire la classe. Sembrava che i suoi compagni di classe si
divertissero a lasciarla sgobbare alla fine delle lezioni lasciando
carte e cartacce ovunque! Perciò, le
rimaneva un'ora e mezza prima che Lorenzo la venisse a
prendere. Almeno avrebbero passato un po' di tempo insieme visto che in
quei giorni accadeva raramente.
Si diresse verso il
bagno e fece scorrere l'acqua della doccia per poi cominciare a
spogliarsi. Il rumore della doccia le fece improvvisamente ricordare
l'episodio negli spogliatoi con lo Squalo mentre rabbrividiva
inconsapevolmente rimanendo nuda. Sperava solo che fosse per il freddo
e non per quel corpo muscoloso e duro che lei aveva avuto il piacere di
stringere per poco tempo. Troppo poco, secondo lei.
Si morse la lingua cercando di scacciare pensieri poco casti che le
facevano venire voglia di ripetere l'episodio, ma questa volta in
maniera molto più approfondita.
Le si tinsero di rosso
le guance immaginando loro due nella doccia degli spogliatoi. Soli.
Nudi. Affannati
Lui l'avrebbe guardata
con un tale desiderio da farla sciogliere? Le avrebbe accarezzato le
spalle nude, i fianchi, il seno e, infine si sarebbe addentrato
più in basso, verso quel luogo che tanto avrebbe voluto le
sue attenzioni?
- Oh cazzo! Ma che
diavolo vado a pensare?- esclamò sull'orlo dell'isteria
mentre raccoglieva i propri vestiti da terra e li gettava malamente
nella cesta dei panni sporchi. Non poteva fantasticare su
ciò che avrebbe voluto fare con lo Squalo! Quel ragazzo non
doveva assolutamente
infilarsi nella mente e farle perdere la lucidità.
Lei non avrebbe mai e poi mai fatto quelle cose con Daniele Granieri.
Mai.
Si infilò
nella doccia e tremò per la differenza di temperatura mentre
pensava a un pensiero che la tormentava più degli altri.
Perché non ho mai fantasticato di fare cose del genere con
Lorenzo?
Si
massaggiò ferocemente i capelli con lo shampoo tentando di
placare la propria mente frenetica. Doveva chiudere assolutamente il
"discorso Granieri".
Si sciacquò
velocemente, desiderando solo uscire al più presto fuori da
quello spazio troppo angusto. Il rumore dell'acqua sembrava
estremamente eccitante e la doccia non la stava facendo per niente
rilassare!
Quando finalmente si
mise l'accappatoio bianco attorno al corpo si sentì
più al sicuro. Strizzò i capelli e
iniziò a spazzolarli per poi venire distratta dal campanello
che suonava.
- Oh merda!-
esclamò istericamente mentre si fiondava a controllare
l'orologio appoggiato sul lavandino. Le sette.
Lorenzo non era mai in
anticipo di un'ora. Allora chi era?
Il campanello si fece
sempre più insistente e fu costretta a correre pur di non
sentire quel suono così fastidioso.
- Arrivo, porca miseria!-
Raggiunse la porta e
la aprì inviperita trovandosi di fronte la sua migliore
amica.
- Gio ma si può sapere che cazzo hai?-
esclamò non riuscendo a trattenere però un
sorriso di sollievo. Se Giorgia si trovava lì voleva dire
che lei non aveva niente di male e che quindi non era arrabbiata.
Tuttavia il suo
sorriso si spense notando l'espressione della sua amica. Tristezza,
frustrazione e malinconia le incorniciavano quel viso sempre sorridente
ma che Sara, per la prima volta, stentava a riconoscere.
- Mio Dio. Che cosa è successo?- le disse invitandola ad
entrare. Non appena ebbe chiuso la porta dietro di se, Giorgia la
stritolò in un abbraccio.
- Merda. Sono un'amica
orribile....volevo dirtelo....ma...- Sara ricambiò
l'abbraccio in totale confusione, non capendo una virgola tra i
singhiozzi dell'amica.
- Ma che diavolo stai
farneticando? E si può sapere perché stai
piangendo? Tu non
piangi praticamente mai!- esclamò sorpresa
allontanandola delicatamente da se. - Calmati un attimo e, mettiti
seduta.- le ordinò perentoria mentre la spingeva contro il
divano del salone.
Giorgia la
guardò titubante – Sei tu quella che deve sedersi.-
Sara emise un gemito
di sorpresa ma, obbedì e la guardò timorosa,
iniziando a preoccuparsi – Che cacchio è
successo?- esclamò nervosa.
All'amica tornarono
gli occhi lucidi mentre la accarezza debolmente su una spalla. -
Innanzitutto...ti prego: non essere arrabbiata con me. Non ne ero
sicura e, volevo dirtelo solo quando lo sarei stata al cento per cento.
Avevo dei miei dubbi ma oggi...Oh, Sara! Ti voglio troppo bene e, dirti
una cosa del genere mi sta facendo soffrire troppo...come vorrei...solo
che non voglio vederti stare male...-
A quel punto Sara
stava letteralmente impazzendo.
Cosa diamine sarà successo oggi? Perché non vuole
che stia male?
-Giorgia. Ti prego mi
stai facendo venire l'ansia. - le disse dolcemente rassicurandola con
un lieve sorriso che sembrò finto perfino a lei - Cerca
però di calmarti perché non sto capendo un
accidenti!- esclamò poi non riuscendo a nascondere il
proprio nervosismo dietro una risatina isterica..
L'amica la
guardò ancora e, si asciugò gli occhi –
Si, hai ragione. Devo calmarmi...- disse risoluta facendo un bel
respiro profondo - ...il fatto è che tu oggi sei stata
cacciata fuori e io ero venuta a cercarti e...ho visto...loro due...lui
stava lì...sorridevano...poi nello sgabuzzino....aveva
detto...la nonna...-
Giorgia stava di nuovo
straparlando per l'agitazione sovrapponendo frasi su frasi ma, a Sara
non servivano altre parole per capire ciò che le voleva dire.
Che sciocca che era
stata: avrebbe dovuto capirlo prima. Molto prima.
Ora tutto aveva un
senso. E pensare che erano stati molti gli indizi di quei giorni che
aveva ingenuamente ignorato.
“ Ma perché Lorenzo sta venendo lì? Non
aveva da fare con nonnina?
”
Glielo aveva detto Giorgia, quando lui
si era stranamente liberato per venirla a trovare.
“ Tesoro, ieri ho incontrato i genitori di Lorenzo in banca,
ti salutano.”
Glielo aveva detto suo padre, mettendola a conoscenza del fatto che lui le aveva
mentito.
I suoi genitori non erano mai partiti, lui non era mai
stato obbligato a stare dalla nonna.
“Allora, come sta nonna Emilia?” “Bene. Molto
bene.”
Glielo aveva chiesto lei stessa per poi sentirlo irrigidirsi.
Ora sapeva che non era per colpa delle carezze che gli aveva fatto sul
petto.
“ Domani ti
accompagno io a scuola, ti va? ”
Le aveva domandato lui,
e lei da ragazzina sciocca qual'era, aveva creduto che volesse stare
con lei.
Solo con lei.
“Sai...rimarresti
davvero sorpresa di chi gode tra le mie gambe. Qualcuno lo conosci
perfino sai?”
E...Jessica Trevisi le aveva confermato praticamente tutto, mettendola
al corrente del fatto che il ragazzo perfetto non esisteva.
Lorenzo era totalmente e infinitamente imperfetto, e lei aveva creato
una figura di perfezione che, in realtà non esisteva. Non
era mai esistita.
Quella figura di perfezione che ora le stava dando praticamente un
violento e feroce calcio nel petto. Uccidendola.
A quel
punto, fu il torno di Sara di piangere sotto gli
occhi dell'amica che la guardavano addolorati.
Si appoggiò
completamente a Giorgia iniziando a emettere un singhiozzo dopo l'altro
tra le sue braccia rivelando la cruda e dolorosa verità.
- Mi ha
tradita...Lorenzo mi ha tradita.-
***
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