I giorni dell'abbandono

di _Maeve_
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abbandono
I giorni dell'abbandono


I giorni dell'abbandono sono
l'autunno dietro i vetri delle finestre
l'autunno senz'ali croccanti
con solo le impalcature a ridosso delle case spoglie -
svogliate le giacche si infeltriscono negli armadi
per un duro bilancio da cambio di stagione,
così è, se si vuole.
Da soli tra(ns)fugheremo le stanze e le ore
ingrigendo il mezzogiorno che pare ancora la mattina
ed i trucioli di piante scaraventate a sé, lì, sull'asfalto del giardino -
come omini rifiniti nel dettaglio e tanto graziosi
schiacciati da questa gonfia pressione atmosferica
uno di noi che chiude gli occhi, all'improvviso, semplicemente non c'è più.
Ti senti bene adesso, e in piena compenetrazione autunnale, che hai espletato le condoglianze
(e evitato il funerale), stai a pensare
alle tue vacanze otto-settembrine e a farle quadrare col mese,
e unicamente di tanto in tanto reprimi un brivido:
giacchè siamo polvere, e attaccati a un filo,
con qualcuno che ci affastella quotidianamente indulgenze da Purgatorio -
scordi la preghiera un giorno come fosse una pillola e noi
cadremo come grani.





Note

I giorni dell'abbandono è il titolo di un libro di cui non ricordo l'autore, ma che, insomma, mi colpì. L'ho scelto non tanto per richiamarmi a ipotetiche e circostanziali citazioni autunnali, quanto per indicare (e forse qui non si vede: era il progetto originario, che poi se n'è andato da qualche parte ed è inutile chiedersi dove)  un arco di tempo che forse è destinato ad essere, non certo in toto ma almeno in parte, grigio come quell'abbozzo di villetta sventrata su cui dà il mio balcone (NB: in poesia io non invento mai nulla) : il tempo dell'età adulta, in cui si possono dover fare auguri per le lauree, auguri per le nozze, e condoglianze per le perdite. Da qui un corollario di quell'idea trita e verissima circa la caducità umana: la nostra fortuna è singolarmente contigente. Il fatto che capiti agli altri e mai a noi non dipende da quanto siamo stati bravi o da quanti esami abbiamo dato (no?), ma forse da altro. Ognuno si dia o non si dia la sua risposta, a me è piaciuta molto l'immagine delle preghiere che nel Purgatorio dantesco facevano "avanzare" i penitenti per direttissima dalla Terra. E nulla, questa è la misera idea che cercavo di veicolare senza risultare eccessivamente banale. E' un componimento diverso,un po' indecisa sulla punteggiatura e le pause, Shakespeare ci fa più o meno capolino, ma ci tenevo a rispondere a una determinata suggestione. A F.




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