An O'Broden Story (7) H-D-H
(7) • Supporto morale •
Holland POV
Mi sento di poter
affermare d’avere un buon rapporto con i media, tutto sommato. Non sono
una a cui piace spiattellare la propria vita privata in primo piano ma,
allo stesso tempo, non vivo da eremita in ritiro spirituale sulla vetta
di una montagna. Attenzione: la mia non è una predica. Chiunque
dovrebbe decidere in totale autonomia cosa farne della propria privacy.
E se lo dice una che è seguita dai paparazzi anche quando esce per
comperare un regalo di compleanno per un’amica, è tutto dire.
Come ho già detto, non è un
gran problema per me. Anche i media, come i paparazzi, svolgono il loro
lavoro ed anche loro, esattamente come in ogni mestiere, possono
decidere se attenersi alle regole o andare oltre la linea gialla di
sicurezza ed azzardare ”il colpo grosso” seppur eticamente scorretto.
Ma fino ad ora non ho sviluppato alcuna mania di persecuzione o paranoia in generale perciò mi ritengo soddisfatta.
Convivo con le pressioni
esercitate dai media ormai da anni, sia riguardo la sfera relazionale
che quella lavorativa. Che nel mio caso sono spesso andate di pari
passo.
«È… un bell’impegno, Holl» disse Crystal raggrinzando su di un lato le labbra.
Eravamo entrambe avvolte in
dei morbidi burritos di coperte in pile, accoccolate sul divano del mio
trailer. Nonostante fosse piena primavera, le temperature tendevano a
scendere parecchio di notte e trascorrere così quelle fredde serate
dopo aver girato tutta la giornata era per noi il top del relax. Ma,
onestamente, quella sera non sarei riuscita a fare nient’altro.
Avevo appena rotto con Colton
ed il mio umore, nonostante avessimo concluso la nostra relazione in
maniera del tutto civile -se non addirittura amichevole-, era sotto
terra.
Me l’aspettavo, però. Anzi, a dirla tutta era perfino sollevata.
Ero contenta che avesse avuto il coraggio e la forza per guardarsi
dentro e realizzare cosa davvero volesse per lui e la sua felicità.
Ciò non toglie che mi sentissi
uno schifo. Ecco perché non me la sentii di dissentire. Erano un
mucchio di responsabilità quelle che mi stava affidando.
«Non state più insieme ma
comunque non potete tranquillamente frequentare altra gente poiché per
il mondo siete ancora una coppia? Non lo so…» si prese una piccola
pausa, forse indecisa se lasciarsi andare a quel suo pensiero critico.
«Colton è fantastico, gli voglio un mondo di bene, ma… mi sembra un po’
troppo da chiedere. Specialmente a te» confessò. Concordai annuendo con
il capo. Ero in quella fase della rottura in cui si perdevano tutte le
parole.
Un rumoroso sospiro uscì dalle
labbra di Crys. Mi si spostò più vicina e con un gesto della mano fece
appoggiare la mia testa sulla sua spalla, in segno di totale supporto.
Una buona amica ed un tè caldo erano tutto ciò di cui avessi bisogno in quel momento.
Dylan POV
«Dovrei andare a vedere come sta» mi alzai di scatto dal divano mollando il controller della PlayStation sul tavolino.
Nessuno mi prese sul serio dato che quella era la quarta volta che mettevo in scena quel teatrino.
«Se se, vai» mi incoraggiò
Tyler approfittando della mia lontananza dalla console per distruggermi
nel gioco. Perfino lui sapeva che non l’avrei fatto sul serio benché lo
volessi. Eccome.
«Questa volta dico sul serio,
amico!» Sbottai quasi innervosito. «Hai visto che faccia aveva oggi?
Non era la sua faccia, quella.»
«Bro, è una ragazza. Una volta al mese a loro è concesso.»
«Beh… che me lo dicesse,
allora!» Risposi nel panico. Meglio dire qualcosa di stupido ed
imbarazzante piuttosto che restare zitti: era una mossa marchiata Dylan
O’Brien.
«Ah, sì. In effetti mi sembri
proprio il tipo perfetto con cui parlare di problemi femminili!»
Ironizzò senza neanche degnarmi di uno sguardo. La stessa cosa fece con
Hoec non appena varcò la soglia del trailer. Era proprio determinato a
vincere a quello stupido gioco!
«Se per oggi non avessi già
messo da parte Derek, ora vi chiederei chi dei due ha “problemi
femminili” e che, per altro, non sarebbe stato nemmeno tanto shoccante
scoprire che ne abbiate, in generale» esordì con un sorrisetto e
lanciandomi la giacca che avevo dimenticato sul set. «Di cosa stavate
parlando?»
«Dylan vuole di nuovo fare lo
strambo con Holland» riassunse alla perfezione T-Pose, esultando appena
due secondi dopo per aver vinto il round contro il mio immobile
personaggio.
«Dalle tregua, per oggi»
troncò le mie intenzioni il più adulto della stanza. Poi scosse la
testa e si mise le mani sui fianchi, pensieroso.
Perché quell’uomo sembrava sempre avere delle informazioni vitali di cui io ero all’oscuro?!
«Perché, cosa c’è che non va?
Cosa sai? Le hai parlato? Ti ha detto qualcosa?» Lo tempestai di
domande raggiungendolo sull’uscio della porta.
«Pare che lei e Colton non stiano più insieme.»
Cioè, gettò quella bomba
nucleare semplicemente facendo spallucce. Lo perdonai solo perché
sembrava sinceramente dispiaciuto. Tyler conosceva Holland da ancor
prima che iniziasse lo show; era davvero affezionato a lei quasi come
se fosse una sorella.
«Oh, merda.» Posey andava proprio bene con i riassunti quella sera.
Il mio cervello andò in blackout. Sapevo che avrei dovuto fare qualcosa per lei ma non sapevo cosa. Cos’è che si faceva in quei casi?
«Mentre tornavo ho incontrato
Crys. Abbiamo parlato un po’ e poi mi ha detto che era appena stata da
lei e che ora dovrebbe stare meglio. Magari sta già dorm-»
Ma ero già uscito dalla porta,
infilandomi frettoloso la giacca che mi era appena stata restituita. E
che avrei dimenticato di nuovo.
Holland POV
«Sicura di star bene? Posso rimanere con te se vuoi.»
«Sei venuta dritta qui dopo
aver girato, Crys. Sul serio, sto bene» insistei cacciandola quasi di
peso fuori dal trailer. Non che non la volessi con me ma aveva bisogno
di riposare. Non potevo trascinare giù con me anche lei, che era
abituata a risplendere alta nel cielo per illuminare le vite di
chiunque avesse la fortuna di conoscerla. «Tu va’, noi ci vediamo… tra
qualche ora.» Turni assurdi da attore. «Sala trucco alle quattro e
mezza, giusto?»
Lei sospirò sconfitta ed infine annuì. «Giusto. Cerca di riposare.»
«Certo! Non voglio dare più
lavoro a Megan di quanto già non ne abbia!» Lo dissi ridendo ma era
tutto vero. Quella donna doveva avere a che fare con la mia pelle
capricciosa ogni giorno; non meritava altre rogne.
«Buona doccia! A dopo!» Chiusi
la porta dopo averle sventolato la mano in saluto e mi rigettai
immediatamente tra le braccia del mio giaciglio; non aveva senso
preferire il freddo letto quando a disposizione avevo ancora il tepore
intrappolato tra i cuscini del divano ugualmente comodo.
Mi rannicchiai per trattenere
meglio il calore e mi accorsi, mio malgrado, che occupavo soltanto metà
dello spazio disponibile sul divano. Mi domandai se per tutti quei mesi
fosse stato così anche per il cuore di Colton.
Ero in quella posizione da un
quarto d’ora circa, rannicchiata, fissa a guardare il disordine sparso
per tutto l’ambiente, in perfetta sintonia con il casino che avevo in
testa.
Poi qualcuno bussò alla porta e mi risvegliò dallo stato semi-catatonico in cui mi trovavo. Ero sicura
fosse Crystal che, pronta ad impormi con tutto l’affetto possibile ed
immaginabile la sua compagnia, aveva fatto marcia indietro. Per un
attimo pensai di lasciarla fuori e farle credere che fossi caduta
vittima di Morfeo ma… non potevo farle questo. Sarebbe stato come
voltare le spalle al proprio angelo custode.
Raggiunsi quindi la porta stringendomi la coperta sulle spalle (e fingendo una punta di sonnolenza? Forse ) e la aprì.
Ma non era lei.
«Colton?»
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