Le
sue mani erano gentili, esperte, non era la prima donna che aveva
amato e questo Demelza lo intuì subito, non era
così ingenua.
Conosceva bene l'arte dell'amore, gliel'aveva insegnata Ross e per
tanti anni aveva creduto che solo con suo marito avrebbe potuto
sperimentare un rapporto intimo completo.
Poi
era arrivato Hugh, affascinante, dolce, gentile e innamorato di
lei... Era incredibile, ma si era innamorato di lei...
C'era
stato un tempo in cui nemmeno davanti al più affascinante
degli
uomini avrebbe ceduto, ma era un tempo lontano quello. Ross non era
più da tanto il suo principe azzurro infallibile, l'aveva
umiliata e
tradita tante volte e in tanti modi differenti, smantellando, mattone
dopo mattone, la fede, la fiducia e l'amore infinito che provava per
lui ed ora stava cedendo a un altro.
Mentre
le mani di Hugh la spogliavano, lì, fra le dune della
spiaggia dove
tante volte era stata con Ross o a portare a passeggio i suoi
bambini, ripensò fugacemente a tutto quello che l'aveva
portata fin
lì. Il comportamento scostante di Ross, il suo tenerla
sempre
lontana da ogni decisione presa, il suo agire come se lei non
esistesse, le sue parole a volte velenose, come quando le intimava di
trovarsi un altro se lui non le andava bene, Elizabeth...
Già,
sempre Elizabeth. E tutte le bugie che Ross le aveva detto che la
riguardavano.
Le
era crollato il mondo addosso poche ore prima quando Prudie le aveva
detto che aveva visto Ross baciarla, e qualcosa si era rotto dentro
di lei. Quella flebile lastra di vetro che teneva insieme il suo
matrimonio dopo il tradimento di alcuni anni prima si era spezzata,
rotta in mille pezzi. Si era sentita stupida, tradita e umiliata. Era
una dannata idiota, come aveva potuto credergli, quando gli aveva
detto che era lei l'amore della sua vita? Come aveva potuto essere
tanto stupida da rimanere a Nampara con Jeremy per due paroline
dolci? Come diavolo gli era venuto in mente di mettere al mondo una
figlia, dopo quell'inferno?
Ross
non l'aveva mai amata e non aveva mai smesso di vedere Elizabeth di
nascosto, probabilmente. E ora quelle sue paure erano
realtà, ne
aveva le prove! Prudie aveva visto un bacio, ma Ross ed Elizabeth
probabilmente nascondevano da anni molto di più. Proprio
sotto ai
suoi occhi e lei era stata stupida e cieca a non accorgersi di nulla.
La
verità, in fondo, non l'aveva sempre avuta davanti? I
comportamenti
scostanti di Ross, le sue parole taglienti, il suo pensare sempre
prima agli altri che a lei, non erano un sintomo sufficiente del
fatto che non l'amava?
Il
suo cuore era spezzato, mentre si concedeva a Hugh. Lo baciò
e si
lasciò baciare e accarezzare in tutto il corpo, lo
aiutò a
togliersi i vestiti, guidò la sua mano ad accarezzarla dove
ne
sentiva necessità e prima di azzittire la sua mente, si
chiese
perché lo stesse facendo.
Hugh
era dolce, gentile e gli aveva fatto una corte serrata e romantica,
l'aveva riempita di attenzioni che per tutta una vita aveva
desiderato da Ross ed era intenerita e rattristata per le sue
precarie condizioni di salute. Pensare che un giovane così
gentile,
educato e promettente stesse diventando cieco, le faceva piangere il
cuore. E voleva regalargli quel poco di felicità che poteva,
resituirgli un momento bello in cambio di quelli che lui aveva dato a
lei, facendola sentire amata.
Lei
non amava Hugh, sapeva di non esserne innamorata. Ma era innamorata
di quei sentimenti che lui rappresentava, puri, appassionati,
romantici e sinceri che sapeva essere utopistici da portare
costantemente avanti in un vero rapporto di coppia che dura anni, ma
era tutto ciò di cui lei aveva bisogno in quel momento.
Voleva
amore, ne era affamata e Hugh era lì a darglielo. Fosse
arrivato
solo il giorno prima, quando ancora non sapeva nulla di Ross ed
Elizabeth, gli avrebbe resistito per amore della sua famiglia. Ma ora
perché resistere, perché lottare, per cosa? Il
suo matrimonio si
basava sulle bugie, l'amore era unilaterale e lei aveva lottato come
una leonessa per cosa? Perché non cedere
all'oblìo, perché non
diventare, solo per quel giorno, quell'altra Demelza di cui aveva
parlato a Ross? Quella senza figli, senza marito...
Fare
l'amore con Hugh aveva un sapore diverso. Il piacere fisico era
innegabile, chiuse gli occhi e cercò di ritrovare le
sensazioni che
viveva con Ross, ma non ci riuscì. Hugh era un amante
esperto,
attento e premuroso, la toccava con la referenza e la delicatezza con
cui si tocca un qualcosa di prezioso, ma non sentiva quel senso di
appartenenza che provava ogni volta che faceva l'amore con Ross.
Tentò
di ricacciare indietro le lacrime, Hugh non lo meritava. Si sarebbe
odiata per quello che stava facendo, non se lo sarebbe perdonata. Ma
era affamata d'amore e Hugh era lì ad offrirglielo, senza
chiedere
nulla in cambio.
Quando
lui entrò dentro di lei, la sua mente si annullò
e per lunghi
istanti fu solo una amante, una donna che si conceceva a un uomo
conosciuto per caso da cui si sentiva attratta, una donna senza un
passato e, anche se non voleva ammetterlo, senza un futuro. Per
lunghi istanti non fu più Demelza di Nampara, sposata con un
uomo
che la tradiva e mamma di due bimbi piccoli, ma solo una donna alla
ricerca di un attimo di amore per se.
Quando
tutto fu finito, mentre il vento impetuoso della Cornovaglia
accarezzava i loro corpi nudi, Hugh fece per abbracciarla a se, ma
lei si irrigidì. "Avete freddo?".
A
Demelza venne da sorridere con amarezza. Avevano appena fatto l'amore
e si davano del 'voi'. Era ironico, a pensarci bene, ma rappresentava
appieno ciò che in fondo erano: due quasi-sconosciuti. Ed
era per
quello che, nonostante tutto, non si era sentita completamente parte
di lui pochi istanti prima, mentre facevano l'amore. Con Ross era
diverso, con Ross provava ogni volta la sensazione di fondersi in
lui, anche dopo tanti anni di matrimonio. "No, non molto".
Hugh
prese la sua giacca che riposava sull'erba a pochi passi da loro,
mettendogliela sulle spalle. "Tenetela addosso o vi prenderete
un malanno".
"Grazie".
Era intenerita dalle sue premure e si accorse di non esserci
abituata. Ross era sempre stato un amante dolce ma difficilmente
stava a far caso a lei, fuori dalla camera da letto. Difficilmente si
era mai chiesto se avesse freddo, se fosse stanca o triste. No,
quelle erano premure che probabilmente riservava ad Elizabeth, a
colei che amava...
Hugh
le accarezzò i capelli e tentò di baciarla sulle
labbra, ma
d'istinto si ritrasse, rendendosi conto che in quel momento non
voleva essere toccata. Si sentiva come una bambola rotta, fragile,
come una barca alla deriva senza un porto sicuro a cui tornare.
L'idea di rientrare a Nampara la atterriva, dopo quando detto a Ross
nel pomeriggio. Nampara era sempre stata la sua casa, il suo mondo,
quello dove credeva avrebbe vissuto tutta la vita assieme al suo
uomo.
E
invece aveva vissuto una frottola e ora lo sapeva. Perché
Ross
avesse tanto insistito, alcuni anni prima, a farla rimanere, per lei
rimaneva un mistero. Avrebbe potuto bloccare il matrimonio fra
Elizabeth e George, annullare il matrimonio con lei in qualche modo e
sposare la donna che amava e invece...
E
invece aveva preferito dare a Elizabeth la ricchezza dei Warleggan
che lui non poteva garantirle, vivere da amante e mantenere il suo
buon nome di rispettabile uomo di buona famiglia, sposato e con
prole.
Meschino,
spregevole...
Mai
avrebbe creduto di arrivare a pensare questo, di Ross...
Hugh
tentò nuovamente di abbracciarla e questa volta lo
lasciò fare,
mentre una lacrima le solcava il viso.
"State
male? Ho fatto qualcosa che...?".
"No
Hugh, non siete voi. Sono io ad essere sbagliata".
Hugh
le sorrise dolcemente. "Io non vedo nulla di sbagliato in voi".
Demelza
scosse la testa. "Ci sono tante cose sbagliate in me e nella mia
vita, credetemi. Non sono così perfetta come pensate,
perché se lo
fossi non sarei quì con voi".
"Amarsi
non è mai un errore, Demelza".
"Sono
una donna sposata. Il mio matrimonio è pessimo ma la cosa
non
cambia, resto la moglie di Ross Poldark e l'ho appena tradito. Ed
è
una cosa che avevo giurato di non fare mai".
Hugh
abbassò lo sguardo, stringendole la mano. "Siete pentita?".
"No.
Ve l'ho detto, non sono così perfetta come sembro".
"Quando
potrò rivedervi?" - le chiese.
"In
questi termini, mai più. Non deve succedere di nuovo. Come
amico,
spero invece di rivedervi presto".
Hugh
incassò il colpo con classe, senza protestare. Lo sapeva
anche lui
che le cose stavano in quei termini. "Vi riaccompagno a casa, si
sta facendo buio".
A
quella proposta, le si contrasse lo stomaco. "Casa?".
"Sì".
Scoppiò
a piangere, non poteva farne a meno. "No, non posso tornare".
Hugh
spalancò gli occhi, sorpreso. "Cosa dite? Non parlerete in
questo modo per colpa mia, vero?".
Scosse
la testa, singhiozzando. "No, non è colpa vostra. Ma fra me
e
Ross ci sono tanti nodi dolorosi che oggi sono giunti al pettine ed
è... un disastro. Devo andarmene".
Hugh
la guardò con l'aria di non capirci molto ed in effetti non
poteva
dargli torto, lui aveva sempre pensato a lei e a Ross come a una
coppia fortunata e perfetta. "Non fate cose avventate... Non per
me...".
"Non
lo faccio per voi, lo faccio per me. Hugh, volete aiutarmi?".
Lui
annuì, un po' confuso. "Cosa volete che faccia?".
Demelza
assunse un'aria decisa, ricacciando indietro le lacrime. "Torniamo
insieme a Nampara a prendere il vostro cavallo e poi...".
"Poi?".
Chiuse
gli occhi, pensando ai suoi bellissimi bambini. Non li avrebbe messi
a letto quella sera e nemmeno le successive. Li avrebbe persi ma non
poteva fare nulla per impedirlo, non sarebbe riuscita a vivere di
nuovo sotto lo stesso tetto con Ross. "Portatemi a Illugan.
Lì
c'è la vecchia casa di mio padre, la sistemerò ed
andrà benissimo
per me, per viverci".
"No!".
Hugh le strinse il polso, deciso. "Illugan è un posto
malsano,
non è luogo per voi".
"Ci
sono nata, ad Illugan. E ci tornerò. Se è vero
che tenete a me,
portatemi, vi prego".
A
malincuore, Hugh dovette arrendersi e annuì. "E Ross?".
"Ross
ha la sua vita da vivere" – tagliò corto.
Hugh
si morse il labbro. Era preoccupato per lei e per gli effetti di
quella decisione, ma per amor suo acconsentì senza fare
ulteriori
domande.
Si
rivestirono e poi le prese la mano. Lo lasciò fare, aveva
bisogno
del suo calore perché in lei sentiva solo gelo e gli echi
dell'amore
di poco prima, della passione, erano già lontani.
Tornarono
verso Nampara che ormai era pomeriggio inoltrato. Prudie era nell'aia
e appena la vide, mano nella mano con Hugh, probabilmente
capì
subito cosa era successo. "Signora...?".
Demelza
non le disse nulla. La sorpassò e con Hugh si diresse alla
stalla, a
quel magnifico cavallo bianco che aveva portato il poeta da lei.
"Signora"
– la inseguì Prudie – "uscite di nuovo?".
"Sì,
esco di nuovo".
"Quando
tornerete?".
Hugh
salì a cavallo e l'aiutò a fare altrettanto. "Da
la cena ai
bambini e mettili a letto" – le disse, in tono piatto, col
cuore che le andava in mille pezzi al pensiero di Jeremy e Clowance.
Ma non poteva fare altrimenti, non poteva trascinarli con se
nell'inferno di povertà che era Illugan.
Prudie
le corse incontro con fare disperato, cercando di afferrare le redini
del cavallo. "Quando tornerete?".
Demelza
non rispose, non ne aveva la forza. Affondò il viso contro
la
schiena di Hugh, gli cinse la vita e gli fece cenno di partire al
galoppo.
E
il poeta ubbidì.
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