L’ispettore biondo riaprì gli occhi di scatto,
improvvisamente, facendo sobbalzare l’uomo dalla pelle
abbronzata che gli stava accanto.
Acqua.
Acqua che mi cola lungo
la fronte verso le orecchie.
Sono sdraiato.
Non sento lo scrosciare
delle onde. Non mi hanno buttato in mare.
Ottimo, una rottura di
meno.
Devo capire cosa mi sta
succedendo. Devo farlo il prima possibile.
Ma, per ora: dove sono?
Assi sul tetto e ai miei
fianchi.
Da quanto ho visto
l’ultima volta che ci ho dovuto fare tappa, Largan
è stata costruita prevalentemente in mattoni.
Devo essere ancora sulla
nave.
Quanto tempo
sarà passato?
Dannazione! Non posso
essermi riuscito a far scappare di nuovo l’assassino!
C’è
qualcuno accanto a me.
Chi?
Dannazione. Non ero
ridotto così male da quando Follia mi ha ferito.
L’uomo dal volto tatuato si mise seduto lentamente.
La camicia chiara che portava addosso era macchiata
all’altezza del ventre da un liquido scuro.
Si passò la mano tra i ricci chiari, guardandosi intorno con
insolita chiarezza mentale, per un uomo nella sua condizione.
- Ispettore Vander! – bofonchiò il vecchio
timoniere della nave, prendendo il ferito per le spalle e tentando
inutilmente di farlo tornare sdraiato – Non dovrebbe muoversi
con una ferita come quella! Non dovrebbe nemmeno essere cosciente!
–
Il capo dell’ispettore si piegò verso il basso,
mentre le sue mani prive di calli alzavano il tessuto sporco per
scoprire la ferita.
Un taglio largo ricoperto da una crosta nera come la pece si
faceva strada nel ventre dell’uomo, perfettamente allineato
con quello gemello che nasceva all’altezza dei reni.
Poteva andare peggio.
Non vorrei rischiare di
essere ottimista, non sarebbe da me, ma ho l’impressione che
sia riuscito a far saldare un pezzo di pelle in più del
solito.
No, non credo che sia
possibile.
Sono anni che cerco di
farla guarire, ma quello schifo che mi ha messo dentro Follia non
è mai uscito da lì.
In ogni caso, non ho
tempo da perdere.
Appena sarò
lontano da questa nave vedrò di far rigenerare le bende per
nascondere la ferita e una nuova camicia. Non posso permettermi di
andare in giro con la mia linfa sugli abiti.
- Non ti preoccupare. Non è nulla. –
l’uomo biondo fece scendere i piedi dal letto, sospirando
quando un nuovo schizzo di linfa impregnò i suoi abiti
– Piuttosto, dove siamo? Da quanto sono svenuto? –
Saraga guardò di sbieco il liquido lucente che colava lungo
la camicia chiara che gli stava davanti, ritardando di qualche secondo
la sua risposta.
- Siamo sbarcati a Largan un paio di ore fa. Ti abbiamo ritrovato
sottocoperta quando oramai le manovre di sbarco erano state completate.
–
- Qualcuno è sceso dalla nave? –
continuò l’ispettore, imperterrito.
- Sceso? Stai scherzando? Sono scappati tutti non appena le cime sono
state legate. –
- Chi è rimasto a bordo, allora? –
- Solo io ed il capitano. Uno dei nostri passeggeri tornerà
domattina con un paio di garzoni per portarsi via il carico. –
- Capisco. Ti chiedo solo un’ultima cosa, sai se uno
di… - le parole dell’ispettore vennero coperte dal
fragoroso suono di quelle che dovevano essere enormi campane della
città.
Saraga si alzò rapidamente dalla sua sedia, abbandonando la
conversazione senza troppe scuse per catapultarsi fuori dalla stanza,
in modo da vedere il motivo di quel trambusto.
L’uomo biondo si alzò a sua volta, lasciandosi
alle spalle una chiazza scura sul letto e uscendo dalla stanza con
passo deciso.
La notte era illuminata di rosso. Il colore dei mattoni risaltava
vivido, acceso dalla luce danzante del fuoco che stava divorando il
pontile a cui era attraccata l’Ala di Albatros.
- Per il buon nome di Acqua… - borbottò il
timoniere, correndo all’argano per ritirare a bordo la
pesante ancora che teneva ferma la nave – Gerard! Muoviti e
vieni a darmi una mano se vuoi avere ancora una nave! –
Urlò ancora in direzione della cabina del capitano, la cui
porta si stava aprendo fin troppo lentamente.
No! No! No! No!
L’ha fatto di
nuovo!
Dannazione!
Ma non può
essere andato lontano, questo fuoco è stato appena appiccato.
Perché
chiudersi in questa maniera la più vicina via di fuga per le
Terre?
Deve avere qualcosa in
mente e vuole evitare che arrivino dei rinforzi da oltremare.
Adesso o mai
più. Devo riuscire a fermarlo.
L’ispettore accelerò il suo passo,
arrivando a correre in direzione del parapetto della nave che
saltò agilmente, gettandosi tra le fiamme che si stavano
alzando sempre più, ignorando l’umidità
di quella notte.
- Che le è preso? Morirà! –
urlò ancora il vecchio timoniere verso l’uomo
biondo che sembrava aver deciso di morire.
Le ultime cime della nave caddero in acqua, permettendo alla risacca
notturna del mare di trascinare l’enorme mostro di legno e
cordame verso il largo.
L’uomo dai ricci biondi atterrò agile sulle assi
in fiamme, proseguendo la sua corsa verso l’interno della
città senza preoccuparsi delle lingue di fuoco che cercavano
di accarezzarlo.
Dal suo corpo si levava un fitto vapore grigio, simile a quello di un
ramo non ancora secco posto sul fuoco.
Sto sprecando moltissima
materia per tenermi al sicuro dalle fiamme.
Ma avrò modo
dopo di preoccuparmene.
Devo trovarlo.
Come?
Il corpo, prima di tutto.
Deve esserci il cadavere
di un drago dove si è innescato l’incendio.
Da
quest’altezza, però, non riuscirò mai a
vederlo.
La camicia macchiata e i pantaloni dell’ispettore si
scurirono, divenendo un tutt’uno con il carpo, che si
rimpicciolì, modificando le sue proporzioni.
Con un battito d’ali e un ultimo sbuffo di vapore per
allontanare le fiamme, un uccello dal piumaggio color pece si
levò in volo al di sopra delle fiamme, percorrendo
rapidamente tutta la lunghezza del pontile per cercare il punto in cui
quell’incendio era nato.
Forza! So che
c’è un drago morto da qualche parte.
Nessun innesco normale
sarebbe riuscito a far nascere una cosa del genere con
l’umidità di questo posto.
Forza!
Dove sei? Dove sei?
Eccoti, maledetto.
Il corvo si abbassò di quota quel tanto che bastava per
permettere ai suoi occhi di riconoscere la postura in cui il corpo
riverso tra le fiamme era rimasto.
La testa puntava verso il mare, i piedi verso la città. Le
sue mani carbonizzate erano per lo più nascoste dal suo
ventre, schiacciato contro le assi su cui aveva camminato fino a poco
prima.
Doveva essere diretto
verso la nave, quando lo ha attaccato.
Come faceva a sapere che
era un drago? Lo conosceva?
Era già stato
qui?
In ogni caso, vista la
postura è probabile che lo abbia trafitto dal petto,
lasciandolo cadere in avanti.
È entrato
nella città. Quale strada può aver utilizzato?
La più grande
e affollata, conoscendolo.
Devo muovermi.
Il corvo accelerò la sua andatura, sorvolando la via
centrale che dal porto conduceva in direzione della piazza principale
della città.
Gruppi di uomini dalla periferia cominciavano a mobilitarsi per la
strada, dirigendosi verso il fuoco come falene attratte dalla luce per
cercare di spegnerlo.
Più avanti sul suo percorso, seduti a un tavolo
all’esterno di una birreria, tre dei marinai che avevano
lavorato sull’Ala di Albatros ridevano già
ubriachi, ignorando totalmente le campane che suonavano e le urla della
gente.
La piazza principale si aprì, infine.
Il corvo si abbassò su uno degli ultimi tetti che la
precedevano, scomparendo in un turbinio di piume per lasciare il passo
all’uomo biondo, vestito ora con il suo completo
perfettamente pulito.
Gli occhi dell’ispettore scrutarono la piazza buia, troppo
grande per essere illuminata completamente dalle poche lanterne che
erano state lasciate accese per quella notte.
Poche persone si muovevano all’interno di quello spazio vuoto.
Per lo più civili che, svegliati dal suono delle campane,
erano scesi per vedere perché queste suonassero.
Sul lato sinistro della piazza due degli uomini che aveva interrogato a
bordo si stavano dirigendo verso l’insegna di una locanda.
L’uomo dai ricci biondi storse il naso, percependo il puzzo
di mana utilizzato che uno dei due si lasciava alle spalle.
Un’ombra si mosse sul lato opposto. Curva, veloce, attaccata
al muro delle case e ben attenta a non lasciarsi illuminare dalla luce
delle lampade.
Non riesco a vedere il
fato di quella persona.
Forse mi sono sbagliato.
Forse il Buco della
Trama che ha sterminato gli abitanti di quel tempio è anche
il mio assassino.
Poco male.
Ucciderò due pericoli con un solo colpo.
L’ispettore fece un passo avanti, superando il cornicione e
lasciandosi cadere verso la strada sottostante. Nella sua mano,
intanto, comparve la lunga lama di un coltello.
Non appena le sue suole toccarono terra, l’uomo si mise
all’inseguimento dell’ombra. I suoi occhi erano
puntati su di lei, sicuri di non poterla perdere di vista.
Non sono mai stato bravo
a produrre armi.
Non è mai
stato il mio campo, in fondo.
Tendenzialmente le lame
che creo tendono ad essere poco resistenti durante i combattimenti, per
questo preferisco usare delle armi forgiate dai mortali per combattere,
se proprio non posso evitare lo scontro.
Per questa volta mi
farò andare bene questa, comunque.
Per quanto possa essere
bravo, io lo sono certamente di più.
La distanza tra le due figure si fece sempre più esigua e
non ci volle molto tempo prima che l’ombra si rendesse conto
che l’uomo biondo la stava puntando.
Entrambi aumentarono il loro passo. Il primo cercando di sfuggire
all’inseguitore svoltando ogni volta che le vie laterali
glielo permettevano, il secondo stando ben attento a non perderlo mai
di vista.
La distanza tra i due diminuì ancora.
L’ispettore incespicò un secondo, venendo colto da
una fitta al petto, ma riprese subito l’inseguimento,
stringendosi il ventre dolente con la mano sinistra.
L’ombra svoltò per l’ennesima volta a
destra, trovandosi davanti a un vicolo cieco. Si voltò
ansimante, pronto all’apparizione imminente del suo
inseguitore, che non mancò di presentarsi.
L’uomo dai ricci biondi svoltò l’angolo.
La sua schiena era curva in avanti, la mano all’altezza dello
stomaco era pregna di un liquido scuro che continuava a cadere sotto
forma di gocce verso il terreno. Il viso solcato da un tatuaggio
romboidale era segnato, ma gli occhi brillavano di esultanza.
L’ispettore fece qualche passo avanti, trascinando i piedi e
tossendo più volte. Alle sue spalle la scia di sangue si
faceva sempre più spessa.
L’ombra, un uomo dai vestiti troppo grandi, venne
attraversato da un fremito, ma restò al suo posto.
Ti ho preso, maledetto
Buco.
Ora facciamola finita.
La lama stretta nella mano destra dell’uomo dagli abiti
eleganti si fece avanti, puntandosi contro il petto della sua preda.
- Non so come riesci a farmi questo, ma questa notte smetterai di fare
qualsiasi cosa. Non potevi sfuggirmi per sempre. –
- Davvero, non so di cosa tu stia parlando. Ti prego, se ci tieni alla
tua vita ti conviene andartene di qui. – provò a
dire timidamente l’ombra alzando le braccia di fronte a
sé.
L’ispettore avanzò ancora.
I suoi muscoli si irrigidirono all’unisono, la
quantità di sangue che fuoriusciva dalla ferita si fece
ancora più importante, ma l’uomo rimase ben saldo
sulle sue gambe, deciso a non lasciarsi sfuggire
quell’opportunità.
L’ombra si voltò un attimo verso il muro, puntando
il suo sguardo verso l’alto.
Non può
scappare.
È fisicamente
impossibile.
La notte venne riempita da un’intensa luce azzurra, accecante.
Gli occhi da felino dell’ispettore vennero presi alla
sprovvista da quell’improvviso cambio di illuminazione,
mandando scariche di dolore alla mente del loro padrone.
Cosa è
successo?
Perché
c’è odore di mana, adesso?
È questo il
suo potere?
Perché non mi
ha attaccato, in questi attimi di mia debolezza?
Non sento dolore, non
avverto ferite.
Le pupille si strinsero oltre la loro naturale estensione, tornando ad
ingrandirsi non appena il bagliore si fu dissolto.
Dell’uomo a cui aveva dato la caccia non era rimasto nulla.
Dannazione!
Gli ero arrivato
così vicino!
Il coltello scomparve dalla mano dell’uomo biondo che,
stizzito, si voltò verso est, verso il mare.
Da quella via in cui era finito non si riusciva a scorgere il bagliore
rossastro degli ultimi fuochi.
L’ispettore scomparve, tornando in forma di corvo per poi
alzarsi in volo. Sotto di lui, però nulla più si
muoveva tra le vie tornate buie e silenziose. |