Cap 37 Per
Sempre
La battaglia si
inaspriva sempre di più nelle acque
di Lago Cremisi, molti umani erano già caduti sotto le armi
dell’esercito di
tritone e adesso la radura che circondava quel luogo era stata
incendiata e
cosparsa di sangue, così come tutte le guerre anche quella
stava portando
orrore e devastazione. La situazione andava via via facendosi
più critica, gli
esseri umani o meglio i cacciatori, nonostante le armi e il loro
“addestramento” stavano avendo la peggio e se
qualcuno non avesse subito fatto
qualcosa l’intera umanità sarebbe stata condannata
alla morte. Il
piano di tritone non era che alla sua fase
iniziale, dopo l’uccisione di ogni cacciatore avrebbe dato la
caccia ad ogni
singolo essere umano, uomo, donna o bambino. E quel che era peggio era
il fatto
che Tritone stesse dimostrando tutta la sua forza senza neppure usare
il potere
degli anelli.
Mentre fuori
infuriava la battaglia, nascosti in una
grotta proprio dietro la cascata Elena ed Aris si erano ritrovati dopo
alcuni
istanti di puro terrore.
Ancora tra le
braccia di Aris, la bionda non aveva
accennato a lasciarlo, aveva paura che se l’avesse fatto lui
sarebbe fuggito
via per buttarsi nel centro della battaglia, sapeva che il suo era un
pensiero
egoistico, Nick, Lara, Ursula e tante altre persone di cui non
conosceva
nemmeno il nome erano lì fuori a combattere rischiando la
loro stessa vita, e
chi era lei per impedirgli di andare? Non aveva questo potere,
né avrebbe
potuto chiedergli una cosa del genere; sì, aveva paura,
aveva davvero paura che
quella notte lui sarebbe morto, ma cosa avrebbe potuto fare?
Il ragazzo le
accarezzò la fronte quasi a voler
scacciare quei brutti pensieri che l’assillavano, le
sfiorò delicatamente una
ferita ancora sporca di sangue, probabilmente doveva essersi tagliata
durante
la caduta.
La ragazza si
ritirò un momento.
“Scusa,
non volevo farti male”
“Non
è la fronte a farmi male…” si
staccò un momento,
l’acqua attorno a loro era insolitamente rosata.
“Stai
perdendo sangue” le disse lui allarmato.
“È
la gamba, devo aver sbattuto contro qualcosa
durante la caduta” la ragazza sollevò la gamba e
con sua sorpresa vide un lungo
taglio rosso fuoco che le andava dal ginocchio fin quasi al piede.
“È
proprio un brutto taglio, dovremmo fasciarlo con
qualcosa” Aris aveva ancora le manette ai polsi che gli
impedivano di muoversi
abilmente.
“Chiudi
gli occhi per un istante” le disse con tono
di urgenza
“Perché…?”
era confusa.
“Devo
togliermi queste manette e vorrei evitare che
tu vedessi come…”
le disse quasi
imbarazzato.
“Credevo
che non avessimo più segreti”
Aris
sbuffò, “non è un segreto,
ma…” era in
difficoltà.
Elena
guardò la sua gamba sanguinante, la ferita le
bruciava moltissimo.
“Va
bene, non è il momento per fare questioni
adesso,” si mise una mano sugli occhi “ho gli occhi
chiusi, fa quello che devi”
Il rosso
tirò un sospiro di sollievo e subito, quasi
a comando, i suoi denti si trasformarono in schegge aguzze come quelle
degli
squali. Si abbassò sulle manette stando attento a prendere
solo il metallo, poi
con dei colpi decisi lo deformò talmente tanto da
strapparlo, le due manette
ormai aperte erano piene di segni di denti ma finalmente Aris aveva
riacquisito
la sua libertà. Prese in mano quello strumento di tortura e
lo lanciò verso
l’acqua, Elena non doveva vedere come
aveva
fatto, avrebbe generato un sacco di domande e forse anche alcuni dubbi
visto
per cosa in realtà servivano i denti aguzzi, era meglio
affrontare il discorso
più avanti, gliel’avrebbe detto quando sarebbe
stato il giusto momento, e non
era quello il caso.
Elena
sobbalzò quando le manette colpirono l’acqua
con uno schianto, subito pensò al peggio.
“Tranquilla,
va tutto bene, puoi riaprirli.” Il
ragazzo le abbassò la mano che aveva sul volto.
Elena
riaprì gli occhi e come se nulla di tutto
quello fosse successo Aris non aveva più i denti aguzzi
né le manette, con le mani
finalmente libere stava strappando la sua maglietta per fasciarle la
gamba.
“Dobbiamo
fermare il sangue,” le disse come a
giustificarsi.
La maglietta a
contatto con la ferita iniziò subito
ad assorbire il sangue con la conseguenza di rallentarne anche
l’afflusso.
“Non
l’avrei mai detto, ma sei bravo in queste cose”
gli rispose stupita.
“Per
un po’ dovrebbe andar bene”
“Grazie….
Anche se non sembravi molto felice di
vedermi prima… e già che ci sono, un grazie per
averti salvato sarebbe stato
gradito” gli rispose.
Aris la
guardò stupito “che stai dicendo?! Lo sai
che sono felice di vederti,” le disse guardandola negli occhi
serio. “Solo che
avrei preferito tenerti fuori da tutti questi pericoli” e
rivolse un occhiata
alla sua gamba ferita come se quella fosse in sé
già una giustificazione.
“Ci
sono dentro tanto quanto te” gli rispose lei
d’improvviso seria e pensierosa. “E se non facciamo
qualcosa le cose potrebbero
complicarsi ancora di più, i
cacciatori
vogliono uccidere Tritone”
Un lampo di luce
attraversò gli occhi del ragazzo.
“Ucciderlo?!”
per quanto fosse arrabbiato con lui non aveva pensato ad un ipotesi del
genere.
“Tritone ha ucciso tutta la mia famiglia,” strinse
i pugni ripensando a quando gli
aveva confessato di avere ucciso Eric. “Se ci fosse anche
solo un modo per
farlo probabilmente lo farei io stesso!” disse in preda alla
rabbia.
Elena gli
toccò un braccio per calmarlo. “Aris tu
hai perfettamente ragione ad avercela con lui, è un essere
spregevole e adesso
è lì fuori ad uccidere un sacco di persone
innocenti… ma pensa a che cosa
accadrebbe se Tritone morisse. Persino io so che Atlantica deve avere
un
sovrano.”
Le parole della
bionda lo riportarono con i piedi
per terra.
Se
Tritone fosse morto lui avrebbe ereditato il regno, avrebbe dovuto
abbandonare
la terra per sempre, e specialmente Elena.
“Ci
deve essere un’altra soluzione” disse dopo un
po’.
“Ma
non sei preoccupato che loro riescano davvero ad
ucciderlo?”
“Questo
è praticamente impossibile, quando si
diventa Re il tridente ti garantisce la più alta protezione,
si diventa
praticamente invulnerabili.”
“Forse
allora lo si potrebbe separare dal tridente,
così dovrebbe andare bene…no?”
“No,
non funzionerebbe nemmeno in questo modo, non importa
che lui lo tenga vicino o lontano, è una sorta di dono che
si possiede nel
momento in cui si viene incoronati…”
Elena si
rabbuiò, forse era davvero impossibile
uccidere il re, e se da un lato quella era una buona notizia per Aris,
dall’altro era un problema per arginare la situazione.
“Se
solo riuscissi a parlare con Ursula… sono certo
che lei ha qualcosa in mente, ha sempre un asso nella manica!”
“Sì
ma come ti avvicini tu ad Ursula?!” disse a
malincuore Elena.
“Ci
serve un diversivo, magari se ci aiutassero i
cacciatori… ma so già che è tutto
inutile” si portò una mano ai capelli e se li
scompigliò nervosamente “ho provato a convincere
quella ragazza, quella Mezzacoda
ma non ne ha voluto sapere nulla, odia tritone forse più di
quanto lo odiano
gli umani.”
“Mezzacoda?
Stai parlando di Lara?”
Elena non sapeva
né cosa fosse un Mezzacoda né che
Lara lo fosse.
“Sì,
ma è una lunga storia, prometto che ti
spiegherò tutto, in pratica si tratta di una creatura mezza
umana e mezza
sirena.”
“È
stata lei a darmi la chiave della tua gabbia, lei
e Nick sono dalla nostra parte adesso… o almeno
credo.” Si fece pensierosa.
“C’è
anche quel Nick! Cosa c’entra lui in tutta
questa storia?!” Aris si fece aggressivo. Ogni volta che si
nominava Nick gli
saliva il sangue al cervello, proprio quel ragazzo non riusciva a
sopportarlo.
“Mi ha
catturata lui ehm…” non appena vide
l’espressione
di Aris capì che forse aveva fatto male a parlargliene
adesso.
“È
una storia lunga, prometto che poi ti spiego”
ripeté le stesse parole del ragazzo
tentando di rabbonirlo.
L’occhiata
che le lanciò Aris fu delle più
eloquenti. “Sempre sperando che ci sia un poi…”
aggiunse poco dopo lei.
“Se
solo ci fosse il modo per creare un diversivo,
qualcosa che distragga Tritone da Ursula per un po’, io
potrei avvicinarmi
abbastanza a lei”
“Pensi
davvero che lei abbia un piano? E che
funzionerà?”
“Deve
funzionare. Non abbiamo altra scelta, perdere
non è un opzione."
“Comunque
credo di poter convincere i cacciatori ad
aiutarci, ho convinto Nick e Lara a liberarmi, riuscirò a
convincere anche i
membri anziani! Fidati di me.” Lo guardò piena di
fiducia.
“No,
No, NO. Non gli
permetterò di prendere anche tè. Tu resti qui al
sicuro” le ordinò serio Aris.
“Non
se ne parla neanche!” obiettò lei decisa.
“Come
faccio ad aiutarti se vuoi che resti qui dentro?!”
“Infatti
non mi aiuterai, tu non ti muovi di qua! È
un posto sicuro, se nessuno si intrufola qui e tu non attiri troppo
l’attenzione, sei al sicuro.”
“Ma
Aris…! non posso restare qui a non fare nulla mentre
tutti lì fuori combattono!”
“Ti
prego,” le prese il volto con una mano
supplichevole. “Per una volta, solo per questa volta, non
fare di testa tua, e
ascoltami!”
Elena si
ricordò di quella volta alla spiaggia
durante la tempesta, alla promessa che aveva fatto e aveva infranto.
“Ho
già perso tutta la mia famiglia, non posso
perdere anche te. Sei tutto ciò che mi resta” i
suoi occhi erano lucidi e
davvero molto accorati, in quel momento le stava parlando con il cuore
in mano.
La bionda
soppesò le sue parole, “non posso farlo
Aris, sai che non posso.”
Il ragazzo la
guardò severo poi appoggiò la sua
fronte contro quella di lei, i loro occhi erano fissi l’uno
dentro l’altro.
“Se
muori non te lo perdonerò mai.” Le disse
rassegnato ma anche molto preoccupato.
“Bene,
vedrò di non morire allora.” Gli sorrise
dolcemente
“Perché
non fai mai quello che ti dico?”
“Perché
tu non dici mai quello che voglio fare io”
lo rimbeccò lei.
Trascorsero un
intero minuto in silenzio, solo
guardandosi, un ennesimo lampo illuminò la radura e loro si
ricordarono
dell’inferno che si stava scatenando lì fuori.
“Ti Prego,
non fare niente di pericoloso” le disse lui stringendola
nuovamente a sé.
Il viso di lei
era posato sulla sua spalla, lasciò
trascorrere qualche secondo poi parlò confessandogli i suoi
veri pensieri in
quattro semplici parole “vorrei che non andassi,”
ammise reprimendo una
lacrima, voleva essere forte, ma sentiva un peso sul cuore che le
diceva di non
lasciarlo andare.
“È
una cosa che devo fare”
Il ragazzo
guardò di sfuggita le sue gambe, qualche
scaglia stava cominciando a ricomparire, non gli rimaneva molto tempo.
Sapeva che in
uno scontro diretto contro Tritone
sarebbe quasi sicuramente morto, non aveva nessuna speranza eppure
sentiva che
era un cosa che doveva fare, lo doveva a sua Madre a suo Padre e a se
stesso.
Avrebbe ugualmente preso parte alla battaglia anche se questo
significava
perderla, non sarebbe scappato come un vigliacco, sarebbe morto da
coraggioso.
Tutti questi
pensieri ovviamente non potè dirli alla
ragazza che stringeva tra le braccia, se solo lei avesse saputo quello
che
aveva in mente non l’avrebbe lasciato andare, né
lui voleva dirle che quella
sera sarebbe quasi sicuramente morto. Non avrebbe sopportato di vederla
piangere per lui, se lei andava dai cacciatori sarebbe stata
più al sicuro di
quanto non fosse lì in acqua.
Loro avrebbero
potuto proteggerla meglio di quanto
avesse fatto lui.
Le prese il
volto fra le mani, - qualunque cosa
accada – pensò – “ti
Amerò per sempre.” Non
aspettò nemmeno una sua risposta, forse
già sapeva quello che gli avrebbe detto, o forse solamente
non voleva sentirlo,
si chinò sulle sue labbra e le assaporò per un
ultima volta,
Anche se nessuno
dei due lo disse apertamente,
Quel bacio fu
come un addio.
****
“Ehi
tu! Ferma dove sei!” le gridò una voce
più
vicino di quanto si aspettasse.
“Lascia
andare quella borsa e metti le mani sopra la
testa lentamente,” la guardia fece qualche passo in avanti
continuando a
puntarle contro una pistola ancora fumante.
Rachel
lasciò andare la borsa nera e lentamente mise
le mani sopra la testa.
Dopo aver visto
quell’orripilante scena era scappata
nel folto del bosco per seminare quelle creature squamose che avevano
preso a
trascinarsi sulla riva, fortunatamente lei aveva due gambe veloci e
loro una
coda squamosa che di certo non era l’ideale per un
inseguimento, così era riuscita
a seminarli in quattro e quattr’otto anche se adesso era
finita per cacciarsi
in un altro guaio, l’ennesimo quella sera.
“Voi
siete i cacciatori?” chiese esitante.
“Qui
siamo noi a fare le domande!” da dietro una
siepe si fece largo un altro uomo con un fucile in mano.
“Chi
sei tu? Cosa ci fai qui?”
“Sto
cercando i cacciatori, ho per loro una cosa
molto importante.”
“Cosa
sarebbe?” chiesero i due incuriositi.
“Devo
parlare con il vostro capo, è una cosa molto
importante.”
“Chi
ti manda?” chiesero minacciosi e diffidenti.
I loro capo
supremo, anche chiamato il Primo Cacciatore, era
una persona totalmente
ignota di cui non si conosceva neanche il volto, la sua
identità era criptata
proprio per l’importante ruolo che aveva nel loro sistema. Al
di sotto del
Primo Cacciatore vi era il consiglio degli anziani il cui compito era
quello di
gestire tutto quello che era troppo ordinario per arrivare fino al capo
supremo. Durante le riunioni tra lui e i saggi per aggiornamenti in
merito a
missioni o ordini strettamente confidenziali, lui si faceva vedere
sempre a
volto coperto perciò nemmeno loro ne conoscevano la sua vera
identità. Si
diceva che si nascondesse dietro al volto di un membro ordinario del
clan,
poteva essere chiunque all’interno della loro cerchia, e per
questo vi era
sempre molto rispetto gli uni per gli altri. Altre voci dicevano che il
capo
non mostrasse mai il volto perché questi era in
realtà Skan in persona che durante
tutti i secoli aveva vissuto sol per vedere la morte di tutte le
sirene.
Ovviamente
quelle erano solo leggende metropolitane…
nessuno ci credeva davvero… o forse sì…
“Vengo
per conto della…” cercò di ricordarsi
le
esatte parole di Ursula… “Strega
del
mare”
I due uomini
sussultarono solo a sentire il suo
nome.
“Portatemi
dal vostro capo adesso. È questione di
vita o di morte” abbassò le mani ormai sicura di
sé dopo aver visto quanto quei
due si fossero intimoriti nel sapere chi fosse il suo mandate.
“La
vostra, ovviamente.”
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