Capitolo
Diciotto: Way down we go
“'Cause
they will run you down, down til the dark
Yes
and they will run you down, down til you fall
And
they will run you down, down til you go
Yeah
so you can't crawl no more”
~
“Way down we go”, Kaleo
«Wilson!
Alzati» trillò impaziente Maria Hill, piombando nella stanza,
fasciata in un elegante e professionale tubino scuro. Già pronta per
la giornata che doveva iniziare, lei.
Sam
Wilson, al contrario, era sprofondato fra le lenzuola tanto che la
sua figura era indistinguibile. Al richiamo dell'agente non si mosse.
La
donna sbuffò spazientita ed entrò nella stanza ancora immersa nel
buio.
«Wilson!»
ancora nulla. Maria strinse gli occhi cerulei, ora leggermente –
solo leggermente – preoccupata, sporgendosi verso l'ex pararescue.
«Sam?».
Improvvisamente
il braccio di Falcon si mosse rapido a circondarle la vita e Maria si
ritrovò intrappolata nel suo caldo abbraccio.
«Devo
fingermi morto per farmi coccolare!?» esordì con voce assonata ma
divertita.
Maria
inspirò infastidita e lui ridacchiò non riuscendo a stare serio in
quella situazione.
«Wilson,
mi lasci andare?» chiese con tono perentorio, cercando di
districarsi dalla presa dell'uomo, che però aumentò.
«No»
replicò secco.
Se
avesse voluto sarebbe riuscita a liberarsi, se avesse davvero
voluto Maria si sarebbe alzata e se ne sarebbe andata, non prima di
aver sbattuto a terra il culo di Sam.
Ricadde,
invece, con la testa sul cuscino e il suo corpo smise di lottare.
Era
proprio questo il punto: lei non voleva. Perché? Non era riuscito a
spiegarselo, Sam l'aveva presa quasi per sfinimento, eppure non
riusciva a pentirsi di aver “ceduto” a quell'uomo che era
praticamente il suo opposto. Non riusciva a nascondere le sue
emozioni, non ne era minimamente in grado, tanto lei era emetica e
schiva tanto lui era aperto e vivace.
Forse
era stato proprio questo lato ad attrarla inconsciamente, voleva
saggiare disperatamente quella luce da esserne rimasta intrappolata,
come una sciocca falena bruciata dalla fiamma che tanto l'aveva
incuriosita.
Lei
era una spia e come tale aveva visto e fatto cose ignobili, in lei
erano sepolti segreti che ad altri avrebbero fatto tremare l'animo,
aveva consacrato se stessa ad un'ideale, ad un uomo che in pochissimo
potevano comprendere. Tutto ciò le era sempre costato qualcosa; i
sentimenti, la fiducia nel mondo...
Sam
Wilson, nonostante fosse stato un soldato che aveva assistito in
prima persona agli orrori della guerra e avesse perso una persona a
lui davvero cara... continuava a possedere una sorta di ingenuità,
di sana innocenza che non aveva mai scorto in nessuno prima di lui.
Qualcosa che lei aveva perso molto tempo addietro e che lui, generoso
e disinteressato, aveva deciso di condividere pazientemente, solo con
lei.
«Ci
stai rimuginando troppo» le disse Sam strappandola dai suoi
pensieri.
Maria
si voltò e lo fissò nei suoi grandi ed espressivi occhi scuri. Come
faceva ad essere così? Rimase in silenzio, osservandolo
semplicemente. Poi si sporse, piano con solennità ed accostò le sue
labbra a quelle di Sam, in un bacio quasi impalpabile. La faccia di
Falcon era puro stupore.
«E
questo per cos'era?» domandò preso in contropiede.
Maria
sollevò un sopracciglio;
«Ci
stai pensando troppo Wilson!» affermò con tono vagamente divertito
e con decisione si liberò dalla presa e come previsto, il culo di
Sam Wilson finì a terra.
*
Skye
sbattè più volte le palpebre, nel tentativo di reidratare i suoi
occhi gonfi e stanchi. Forse per la prima volta in vita sua provava
frustrazione verso un apparecchio elettronico, nello specifico il suo
computer, non poteva fare a meno di sentirsi tradita dalla sua stessa
abilità.
Erano
giorni che lavorava su questa Annabeth Munroe, tanto che ormai
sentiva quasi di conoscerla: aveva raccolto ogni possibile
informazione su di lei e sul suo lavoro come hacker, - da cui era
rimasta impressionata – scoprendo che aveva collaborato per qualche
tempo con Rising Tide e fatto parte di Anonymus.
Avrebbe
saputo riconoscere i programmi da lei usati ad occhi chiusi, ma sul
dark web non c'era nulla che potesse essere ricollegato a lei o
all'HYDRA, almeno non di recente.
Fu
ripensando a ciò, che ebbe un'illuminazione. Si rese bruscamente
conto di aver sempre cercato nel posto sbagliato.
Rapidamente
Skye, guidata da chissà quale Furia, avviò un'analisi completa di
tutti i computer presenti nel Playground. Avere accesso a tale potere
le provocò un brivido, l'ennesima dimostrazione di quanto Coulson
contasse su di lei.
Ci
volle un po', ma una volta ultimata la scansione, Skye, con il viso
praticamente incollato allo schermo, iniziò ad esaminare con
accuratezza il responso.
I
suoi occhi si accesero di soddisfazione;
«Beccata!».
*
Lo
sguardo di Natasha si assottigliò, le iridi smeraldine furono
attraversato da un lampo d'ira. Fu un attimo poi inspirò
profondamente distogliendo l'attenzione dal foglio che aveva fra le
mani.
«Shhh...»
sussurrò toccandosi il ventre «Mamma sta bene» continuò
rassicurando il bambino che da quasi sette mesi cresceva nella sua
pancia. Almeno uno dei due doveva essere rassicurato e Natasha era
semplicemente troppo cresciuta, troppo lei per esserlo.
«Nat
siamo pronti!» trillò Alex entrando nella palestra insieme a Jace.
«Ti
prego non farci morire» la supplicò il quindicenne, strappando un
sorriso alla donna.
Non
morirono, ma andarono molto vicini ad un collasso.
L'allenamento
che impose la russa ai due giovani era duro, a tratti crudele, spinse
i loro corpi al limite, ma con grande soddisfazione della donna i due
reagirono meglio di quanto si aspettasse; anche se passarono un
brutto quarto d'ora quando dovettero affrontare Clint e Sharon.
«Rivoglio
Maria!» piagnucolò Sasha stesa a terra a braccia e gambe larghe,
cercando inutile refrigerio sul pavimento della palestra.
Jace
tentava di regolarizzare il respiro, provato come rare volte in vita
sua; afferrò la mano dell'amica e l'aiutò a rimettersi in piedi
mentre quest'ultima invocava pietà.
Natasha
ghignò soddisfatta, mentre Sharon e Clint ridacchiavano compiaciuti,
scambiandosi un'occhiata complice per nulla rassicurante.
«Dovete
perdonarla ragazzi-» la voce profonda ma divertita di Steve attirò
l'attenzione di tutti – aveva assistito a parte dell'allenamento
dall'alto del ballatoio - «L'immobilità forzata la rende
irritabile» concluse scoccando un'occhiata scherzosa all'amata
compagna; in cambio si beccò una smorfia.
I
due ragazzi si precipitarono da Steve con passo claudicante e lo
abbracciarono come se avessero visto un angelo venire in loro
soccorso.
Poco
dopo lui e Natasha restarono soli.
«Dunque
“irritabile” eh?» frecciò Vedova con un sorriso diabolico.
Steve, mani sui fianchi, scosse il capo e l'abbracciò;
«Mi
perdoni?»;
«Non
saprei. Chiedo ai miei ormoni e ti faccio sapere!» replicò
sarcastica. Il capitano le baciò una tempia ed a tradimento estrasse
dalla tasca dei suoi pantaloni il foglio stropicciato.
«Lo
so che non sei irritabile, ma furiosa» ribatté serio. La donna
distolse lo sguardo puntandolo sullo specchio e perdendosi
nell'osservare il proprio profilo.
Tony
e lo S.H.I.E.L.D. erano riusciti a trovarlo nel deep web. Era una
taglia di milioni di dollari sulla sua testa, sua e di suo figlio.
Vivi, consolante. Il loro bambino era diventato una delle
prede più ambite da parte dei mercenari. Ancora prima di venire alla
luce.
Allegra
Belgioioso aveva emesso la sua stessa condanna a morte, Natasha
sarebbe stata ben lieta di eseguire la sentenza con le sue stesse
mani.
«Non
ti fa bene-»;
«знай
своего врага. [conosci
il tuo nemico]
Anche se fa male. Devo conoscere ogni sua mossa».
Steve
annuì, sapeva che aveva ragione. La guardò negli occhi ed accarezzò
delicatamente il suo grembo, la spia fremette a quel contatto.
«Forse
c'è anche altro a cui dovresti pensare...»; Natasha lo osservò
perplessa.
«Non
abbiamo ancora iniziato a preparare la stanza per il bambino» disse
con cautela.
Il
cuore di Vedova Nera mancò di un battito. Aveva fatto di tutto per
rimandare quel momento, perché? Paura. Detestava il fatto che fosse
quello il motivo, eppure per mesi aveva avuto il terrore che suo
figlio non ce la facesse, che non sopravvivesse. Una piccola parte di
lei aveva ancora il timore che potesse morire durante il parto e per
ciò aveva procrastinato ancora una volta. E se fosse davvero
accaduto, come avrebbe potuto affrontare la vista di una stanza
pronta per qualcuno a cui non era stata data nemmeno una possibilità?
«Ehi,
Natasha... guardami, per favore» le sussurrò il supersoldato, con
riluttanza la russa lasciò che i suoi occhi si incatenassero a
quelli suoi cerulei.
«Credo
di capire il motivo per cui tu non voglia occuparti di quella stanza,
malgrado sia da mesi che Tony ce ne ha messo a disposizione una
accanto alla nostra, non ci sei mai nemmeno entrata. Lo so che la tua
non è una paura
– a quella parola Natasha strinse impercettibilmente le labbra
infastidita – infondata, ma devi iniziare a prendere in
considerazione il fatto che avremo davvero
un bambino, sano. Hai così poca fiducia in te? E in nostro figlio?»
le domandò serio mentre lei si sentì morire. Perché era così
restia a lasciarsi andare? Perché la sua vita non glielo aveva mai
permesso... e quello che stavano affrontando in quel momento era solo
una triste ed ulteriore conferma, e nonostante ciò esisteva una
piccola oasi, un frammento sospeso che, malgrado i continui attacchi,
ancora resisteva: il suo bambino. Avrebbe potuto perderlo quando
aveva deciso di affrontare quei mercenari, ma non era successo.
Doveva
pur significare qualcosa?
Steve
sospirò ed afferrò il suo cellulare, scorse con il dito e le mostrò
una foto. Natasha sgranò gli occhi sorpresa; era una culla.
Semplice, in legno ed ancora da mettere appunto, ma era a tutti gli
effetti una bellissima culla.
«Clint
mi ha dato una mano, l'ho iniziato da poco... Non immaginavo potesse
essere anche terapeutico, non ci ho creduto finché Barton non mi ha
messo una sega e delle assi in mano» le disse cercando di smorzare
il tono alla fine.
Non
sapeva cosa dire, era semplicemente spiazzata. Natasha spostò lo
sguardo dalla foto a lui, che la fissava leggermente speranzoso; si
rese conto che non poteva privarlo di ciò, non poteva negargli di
creare qualcosa di così bello ed intimo per il proprio figlio e non
poteva negarlo nemmeno a se stessa. Qualunque cosa sarebbe accaduta
da quel momento in poi, suo figlio meritava uno spazio per lui. Non
costruirgli una stanza, per quanto sembrasse insignificante, era come
rifiutare la sua esistenza.
Lentamente
Natasha prese un respiro;
«Forse
dovrei permettere a Sharon di sistemare tutti quei vestitini che ha
comprato e che crede non mi sia accorta, sono nascosti nel suo
armadio» disse con un sorrisetto divertito. Il capitano la guardò
sorpreso;
«Quanti
ne ha presi?»
«Due
borse».
Un
sottile “wow” sfuggì dalle labbra di Steve, Natasha piegò
appena il capo e restituì il cellulare al suo amato.
«E'
bellissima Steve» mormorò cercando di nascondere la sua commozione,
si sporse per depositargli un dolce bacio sulle labbra.
«D'accordo.»
aggiunse poi semplicemente.
«Capitano
Rogers? Signorina Romanoff?» si intromise la voce dell'AI JARVIS «E'
richiesta la vostra presenza in soggiorno, la signorina Skye dello
S.H.I.E.L.D. ha notizie per voi».
«Che
succede?» chiese prontamente il capitano una volta giunto nel
soggiorno.
Erano
tutti presenti: Tony, Sam, Clint, Maria, JJ, Sharon e i due giovani
Jace e Alexandra. Il viso di Coulson e quello di Melinda e Skye era
proiettato nello schermo;
«Ci
sono novità, potremmo finalmente avere una pista...» esordì il
direttore «Skye?».
«Sì!
Dunque dopo un'attenta analisi delle mosse da hacker di Annabeth
Munroe, suggeritami dal signor Stark – il miliardario fece un
irriverente inchino – ho ricontrollato tutti i computer dello
S.H.I.E.L.D. stilando una lista di programmi installati dopo l'arrivo
di quella schifosa doppiogiochista di Erica Holstein» notando
le facce dei presenti la ragazza si schiarì la voce imbarazzata e
proseguì «Dicevo? Ah giusto, ho riconosciuto uno dei programmi
usati dalla Munroe per infiltrarsi nella nostra rete, una sorta di
trojan horse e
incredibilmente sono riuscita a risalire alla sua origine. Ovvero al
luogo preciso di creazione di questo trojan!» concluse
brillantemente.
«Ci
stai dicendo che hai la posizione della Munroe? Ovvero un possibile
nascondiglio dell'HYDRA?» chiese Maria.
«E'
quello che sto dicendo sì. Però-»
«Però?»
chiese Sam.
«C'è
la possibilità che sia una trappola. Ho analizzato ogni attività di
hackeraggio di Annabeth ed è davvero brava, non lascia tracce
facilmente, quindi anche per me non sarebbe dovuto essere così
semplice risalire all'origine di questo file virus, voglio dire
potrebbero esserci due spiegazioni a riguardo-»
«O
è una mossa dell'HYDRA per farci cadere in trappola, ancora; o
Annabeth Munroe ci ha lasciato gentilmente una traccia» affermò
Natasha con sicurezza. Skye annuì.
«Che
si fa?» domandò quindi Sam notando come Holden si stesse sforzando
di non saltare in piedi e correre a salvare la giovane hacker.
«Dove
si troverebbe questo ipotetico nascondiglio?» chiese Steve;
«Nella
Foresta Nera in Germania, capitano» rispose May; il supersoldato si
scambiò uno sguardo con i propri compagni, Tony si strinse le
spalle;
«Cinquanta
e cinquanta ma credo abbiamo comunque un margine di effetto a
sorpresa» ragionò lui.
Steve
annuì poi portò il suo sguardo su Natasha, lei fece un lieve cenno
con il capo;
«E'
comunque qualcosa» mormorò. Era deciso dunque.
«Partenza
in meno di un'ora. Maria ti considero dei nostri?» domandò; la
donna annuì senza esitare, Sam rimase a fissarla senza dire una
parola.
«Capitano
– lo richiamò Coulson – ho predisposto che gli agenti Morse e
Hunter vengano con voi»;
«Grazie
Phil».
«Mi
unirò a loro» asserì Melinda sorprendendo lievemente il direttore,
ma lei non lo stava guardando, i suoi occhi erano concentrati su
Natasha che annuì appena in un gesto di ringraziamento.
Steve
si rivolse poi a Sharon e lei gli sorrise, avendo capito tutto.
«Tranquillo
resto io con lei» lui sorrise grato.
Natasha
si alzò e lo seguì;
«Steve
lo sai, vero?»
«Lo
so Natasha» replicò lui
dolcemente perdendosi nei suoi occhi e cercando di imprimersi, come
ogni volta, la sua immagine a fuoco nella testa. Le si avvicinò e la
baciò con trasporto, poi si abbassò all'altezza del suo ventre
«Torno presto, promesso» sussurrò. Un ultimo sguardo poi se ne
andò.
*
Un
sole pigro stava sorgendo, illuminando il fianco del Feldberg,
la montagna più alta della Foresta Nera, in cui l'HYDRA aveva
costruito la propria base. Fu un attimo e parve che la montagna
intera tremasse.
Grant
Ward stava per ritirarsi nella propria stanza dopo un turno di
sorveglianza quando venne sorpresa da quella che pareva una scossa.
Perplesso si precipitò nel corridoio che dava sul fianco della
montagna e da dove si poteva ammirare un panorama mozzafiato, a cui
l'HYDRA per ovvi motivi non aveva mai dato molto peso.
Quando
Ward, attraverso gli oblò, vide Iron Man in persona volare da una
parte all'altra e lanciare piccoli missili, capì che la loro base
era stata compromessa. Iniziò a correre.
«Sin!»
urlò precipitandosi nella sua camera personale.
«Che
diamine sta succedendo?» sbraitò già vestita e con una furia
omicida che dardeggiava nel suo sguardo.
«Gli
Avengers alle porte» replicò Ward ricomponendo la propria
espressione.
Sin
strinse le labbra, come avevano potuto? No. Questo non era previsto!
Era impossibile... Per un momento il caos più puro dominò i
pensieri della figlia di Teschio Rosso, la rabbia stava minando il
suo autocontrollo, se fosse stata sola avrebbe distrutto l'intera
stanza, ma non poteva farsi vedere in quelle condizioni. Ne andava
della sua credibilità come leader.
Scosse
il capo per darsi un tono;
«Molto
bene.» asserì glaciale «Schiera ogni agente a disposizione,
dobbiamo trattenerli il più a lungo possibile, dì a quell'hacker
buona a nulla di trasferire ogni file al quartier generale e dopo di
ché avvia la sequenza di autodistruzione. Io e la nostra ospite ti
aspetteremo all'hangar. Mi sono spiegata? E di a L che può
divertirsi un po'».
«Oh
oh. Pronti per la festa, gente?» urlò Tony penetrando finalmente
nel fianco della montagna, seguito a ruota dal jet, pilotato da Clint
e portando un bel po' di scompiglio nella base nemica.
«Tony
voglio un'analisi dell'intera struttura. Nel frattempo procederemo
con cautela. Sam controlla il perimetro esterno, comunica se vi sono
anomalie e poi torna. Holden tu, Bobbi e Hunter occupatevi di
Annabeth» ordinò Steve fissando per un attimo il giovane agente
negli occhi «E' evidente che non erano preparati per un assalto
perciò Annabeth ci ha fatto un enorme favore a rischio della sua
stessa vita».
Holden
annuì e poi fu il caos.
*
«Natasha?»
domandò preoccupata Sharon mentre quest'ultima cercava stoicamente
di resistere ai movimenti agitati del bambino.
«Sharon,
parla al bambino!» sibilò.
«Cosa!?»
chiese colta alla sprovvista;
«Sharon.
- la richiamò seriamente – il padre di mio figlio è letteralmente
dall'altra parte del mondo a contrastare una folle organizzazione
criminale- ah! - una
breve esclamazione di dolore le sfuggì dalle labbra – e tu
immagini bene come questo mi faccia stare! E indovina un po'? Questo
bambino sente tutto e quando dico tutto... intendo tutto!» concluse
con tono sepolcrale, mentre avvertiva i suoi ormoni minacciare di
sopraffarla.
«Ok!»
disse la bionda, cercando di farla calmare «Ok!» scivolò a terra,
trovandosi faccia a faccia con la pancia tondeggiante dell'amica
«Ehm! Ciao sono... sono la zia Sharon! ...Nat io non so che dire!»
bisbigliò poi.
«Continua
stai andando bene» replicò la russa quasi senza starla a sentire;
«D'accordo»
sospirò «Lo so che sei preoccupato per il papà ma... lui è
davvero abile nel suo lavoro, è forte e coraggioso e se ha promesso
che tornerà vedrai che lo farà. Perché lui rispetta le promesse
fatte e non sparirebbe mai senza dire una parola come invece fanno
certi uomini depressi che invece di stare accanto alle persone che
amano ed affrontare ciò che è successo preferiscono sparire senza
lasciare traccia per fare chissà cosa, facendo stare da schifo
quelli che restano!!» terminò con tono infervorato, facendo
piombare un silenzio denso subito dopo.
Natasha
levò un sopracciglio verso l'alto e Sharon la guardò mortificata;
«Ehm
ho esagerato?» chiese con tono innocente;
«Beh
se ti fa stare meglio un po' ha funzionato» replicò Vedova alzando
le spalle «Vieni, vediamo se è davvero terapeutico occuparmi della
stanza di mio figlio.» poi guardò l'amica «Così potrai finalmente
farmi vedere il contenuto di quelle due enormi borse che tieni
nascoste nel tuo armadio» disse con un sorrisetto sghembo. Sharon
ridacchiò colta in fallo;
«Sapevo
che te ne saresti accorta».
*
«Nemici
ad ore nove, Cap!» gridò Sam per poi precipitarsi per fare da scudo
a Maria con le sue enormi ali, mentre l'agente continuava a sparare
con precisione millimetrica, colpendo gli agenti dell'HYDRA quanto le
frecce di Occhi di Falco.
Steve
si apprestò a liberarsi senza troppe difficoltà dei propri
avversari, si guardò attorno e vide scene di combattimento ovunque.
Era una battaglia di logoramento.
«JJ,
mi senti? Ancora niente?».
L'agente
Holden torse il braccio al suo nemico e lo colpì forte al volto
facendolo crollare «No Capitano ancora niente!».
Lui,
Bobbi e Hunter continuarono a procedere verso quella che Iron Man
aveva identificato come la sala controllo.
Stava
cominciando a disperare, quando da una delle porte uscì Grant Ward
che si trascinava dietro una recalcitrante e smagrita Annabeth
Munroe.
«Annabeth!»
urlò JJ mentre Ward iniziava a fare fuoco. Gli occhi azzurri
dell'hacker si accesero e si puntarono come fari sull'agente
britannico;
«JJ»
articolò con le labbra.
«May!»
chiamò all'auricolare Bobbi «E' con Ward!».
La
testa di Melinda scattò a quelle parole e si scambiò un'occhiata
con il capitano che annuì. L'obiettivo era raggiungere lo squadra
dello S.H.I.E.L.D.
I
tre agenti seguivano a distanza ravvicinata l'ex compagno,
scontrandosi con altri avversari e proiettili vaganti.
Holden
riusciva a malapena a contenere l'entusiasmo per averla a pochi metri
e la rabbia per le sue condizioni fisiche.
A
poca distanza seguivano gli Avengers, che avevano recuperato terreno
sui loro avversari.
A
sbarrare loro la strada un giovane uomo dall'aria pericolosa e gli
occhi azzurri.
Clint
sussultò appena;
«E'
quello che ha assaltato casa mia!» disse agli altri. Steve lo guardò
e si ritrovarono d'accordo.
«Voi
proseguite di lui ci occupiamo io e Clint.»;
«State
attenti, Natasha ci uccide se vi succede qualcosa» frecciò
semiserio Sam, afferrando Maria e preparandosi a spiccare il volo.
«Divertitevi»
disse Tony partendo all'inseguimento.
«Quindi
è l'altro Winter Soldier» fece notare l'arciere;
«Allora
è meglio tenersi pronti».
Ward
spinse Annabeth nell'hangar, a poca distanza dal Bus, l'aereo
sequestrato allo S.H.I.E.L.D.
«Lasciala
andare Ward!» gridò Melinda facendo fuoco, mentre Holden correva in
loro direzione; gli agenti dell'HYDRA faceva pesante ostruzionismo e
l'intera squadra era costretta al corpo a corpo.
Melinda
e Holden stavano affrontando l'ex specialista, entrambi assetati di
vendetta, seppur per motivi differenti.
Annabeth
cadde a terra e JJ fu subito su di lei nel tentativo di afferrarla,
ma una scarica di proiettili si frappose come un muro fra i due.
Tutti
alzarono lo sguardo verso la giovane dai capelli rossi, che un tempo
tutti conoscevano come Erica Holstein, tentare di sterminare con una
mitraglietta i suoi nemici.
La
mora, ancora scossa, capì di non avere scampo e a malincuore lasciò
cadere a terra una chiavetta proprio sotto gli occhi di JJ, che
ferito da una pallottola si teneva il braccio.
«No
Beth!» urlò.
Ma
non poteva fare più nulla, grazie all'intervento di Sin Ward
riacciuffò l'hacker e la caricò di peso sul Bus, che nel frattempo
motori accesi si preparava al decollo.
«Al
jet!» abbaiò irata May sperando di poterli inseguire. Nel trambusto
generale, la voce compita di JARVIS risuonò negli auricolari dei
presenti come un faro in mezzo al maremoto.
«Signor
Stark ho riscontrato l'attivazione della modalità autodistruzione di
questa base. Avete, temo signore, cinque minuti».
«Muoversi!»
trillò Sam che con lo sguardo cercava Maria, poi si avvicinò a JJ
ancora sotto shock e impalato a fissare l'aereo ormai decollato.
«JJ!
Ehi! Guardami Dobbiamo andarcene, adesso. Lo so, d'accordo? Lo so! Ma
se resti qui e muori, non servirà a nulla!» il ragazzo tirò sul
con il naso ed annuì, raccolse la chiavetta da terra e la strinse
correndo poi insieme agli altri.
«Cap!
Non abbiamo molto tempo» esalò Clint cercando di riprendersi da un
brutto colpo allo sterno.
Steve
si stava dando ancora battaglia con il Winter Soldier, che si muoveva
con l'agilità di un serpente anche se una delle frecce dell'arcere
era andata a segno, e spuntava ritta e perfetta dalla schiena
dell'avversario. Non che questi pareva essersene accorto, la sua
forza non ne era stata intaccata.
Il
capitano e L si allontanarono per qualche istante studiandosi.
Qualcosa parve attrarre l'attenzione dell'agente dell'HYDRA e il
supersoldato ne approfittò per tornare all'attacco.
Il
Winter Soldier però aveva una sorpresa in serbo: estrasse una
granata che non perse tempo a lanciare, Steve fu costretto
bruscamente a correre verso Clint e riparare entrambi dietro lo
scudo.
Non
appena si furono ripresi il loro nemico era scomparso. In compenso
vennero aiutati dai loro compagni appena sopraggiunti e insieme si
diressero verso il jet, tranne Tony e Sam già partiti
all'inseguimento del Bus.
«Steve!»
richiamò Falcon poco dopo attraverso l'auricolare «Lo abbiamo
perso! Devono avere qualche dispositivo di occultamento oltre che
qualche aggeggio per rendersi invisibili! Nemmeno JARVIS riesce a
rintracciarli».
Inutile
dire che la notizia li rese ancora più depressi di quanto non
fossero già.
Ci
impiegarono ore per tornare all'Avengers Tower. Ma a quanto pare i
guai per loro non erano ancora terminati. Stanchi, riuscirono a
trovare malapena sollievo nel constatare che avevano costretto
l'HYDRA a battersi in ritirata e a distruggere una loro base; si
riunirono a Natasha e Sharon pronti a discorrere degli ultimi
avvenimenti.
In
un attimo l'intera torre fu avvolta dal buio per poi tornare
immediatamente ad illuminarsi lasciando i suoi abitanti nel più
totale stato di allerta, senza contare il suo proprietario.
«JARVIS!?»
berciò Tony;
«C'è
un messaggio per lei, signore!» rispose l'AI con voce leggermente
disturbata. Lo schermo si accese e Sinthea Schmidt apparve in tutta
la sua conturbante bellezza.
«Sono
davvero impressionata» esordì con un sorriso mellifluo «Ma non
durerà, a quanto pare non volete imparare la lezione. Voi colpite,
io colpisco più duro; signor Stark? Si goda lo spettacolo. Dividi
et impera!». Il suo viso si
oscurò e al suo posto comparvero alcune scene che fecero venire i
brividi.
Natasha
chiuse gli occhi.
Tony
alzò il capo tremante e i suoi occhi scuri colmi di rabbia si
scontrarono con quelli lucidi e colpevoli di Steve.
____________________________________________________________________________________________Asia's Corner
Buonasera
a tutti voi miei cari lettori! Ebbene ciò che qualcuno temeva
è successo: la pace per i nostri eroi non ha vita lunga e a
quanto pare qualcuno dovrà delle spiegazioni.
spero che vi siate comunque goduti le parti più soft e dai toni
tenui e dolci, non credo ci sia molto da dire, parlano da sole :) Spero
anche che la parte iniziale con Maria e Sam sia stata di vostro
gradimento e che se c'è qualche fan di questa ship si faccia
avanti e mi dia la sua opinione ;)
Tornando un attimo all'ultima parte voglio fare una precisazione -
forse anche un po' di auto spoiler ma non importa - allora se avete
visto Civil War sapete bene tutti ciò che accade, ecco io non ho
intenzione però di scatenarne una. Questo perché con una
trama già abbastanza ricca di per sè aggiungere un
ulteriore elemento, come una bella guerra fra Avengers sarebbe per me
insostenibile da trattare, sopratutto con le dovute attenzioni; la
storia prenderebbe tutt'altra piega e sarei costretta a fare voli
pindarici non indifferenti per tornare nei binari. Questo non significa
che non ci saranno conseguenze, ma preferisco restare su toni
più riflessivi che mi si addicono di più; ma spero
comunque di non deludere le vostre aspettative!
Per quanto riguarda il resto del capitolo, spero vi sia piaciuto!
Annabeth ha fatto la sua parte ed ora gli Avengers sanno che hanno
un'alleata dall'altra parte della barricata, abbiamo avuto un piccolo
assaggio di L e io ammetto mi sono divertita un sacco scrivendo di
Natasha e Sharon.
Io
passo a salutarvi e a ringraziarvi come sempre per tutto l'appoggio che
mi dimostrate, anche solo leggendo :) Un grazie speciale ai miei
fantastici recensori! E chissà che, anche qualche nuova voce si
aggiunga per farmi conoscere la sua opinione a riguardo, che è
sempre ben accetta! Non fate i timidi ;)
Detto ciò, vi do appuntamento a SABATO 11 NOVEMBRE Per qualsiasi cosa vi invito a
scrivermi e a visitare la mia pagina facebook "Asia Dreamcatcher".