Capitolo
5
Ginny
si
svegliò di soprassalto dopo quello che le parve un secondo
sentendo una musica
a tutto volume rimbombare nella tenda. Guardò
l’orologio da polso: erano le sei
in punto.
“Luna,
buongiorno” sussurrò lei rivolta al letto
superiore. La mancanza di reazioni la
insospettì, così si alzò e si mise in
punta di piedi per controllare l’amica:
peccato che la giovane Lovegood non fosse nel suo letto.
Controllò
se
almeno aveva lasciato una traccia qualsiasi di dove fosse andata: un
bigliettino, o qualcosa del genere. Guardò ovunque: sul
giaciglio dell’amica,
sopra e sotto al proprio (nel caso fosse caduto a terra), sul
tavolo… ma niente
da fare, non aveva lasciato neanche una riga. Ginny le voleva bene, ma
l’abitudine
di Luna di dare troppe cose per scontate la indispettiva. Stava per
rinunciare
e cominciare a preparasi per la colazione, quando un fruscio dietro di
lei la
fece voltare.
“Buongiorno,
Ginny. Sei nervosa; i Gorgosprizzi t’hanno fatto
visita?”
“Luna,
finalmente! Non sai quanta ansia avessi… ma
perché non m’hai lasciato almeno un
bigliettino per dirmi dove andavi?”
“Ho
visto
un’ombra curiosa muoversi circa alle cinque, così
l’ho seguita; in fondo siamo
qui per questo, studiare gli animali. Il biglietto m’avrebbe
fatto perdere
tempo prezioso” Luna le rispose senza perdere il suo tono
calmo, come se fosse
strampalato che la sua migliore amica si preoccupasse per sciocchezze
tipo la
sua incolumità.
“Va
bene, ma
la prossima volta chiamami, d’accordo? Ho
diciott’anni, non ho ancora voglia di
avere un infarto, meno che mai mentre sono in vacanza con la mia
migliore
amica” concluse con un occhiolino divertito.
“Lo
sai che
sono arrivate altre persone?” la informò Luna,
mentre si lavava la faccia con
l’acqua che aveva fatto apparire in un catino.
“Penso siano americani, perché
parlavano inglese, ma avevano un accento così strano.
Però mi sembrano interessanti: li ho sentiti parlare di
Pukwudgie e Wampus, mi piacerebbe saperne di più - chissà
perché a scuola non studiamo mai gli
animali fantastici degli altri continenti. Alcuni di loro cantavano
l’inno
della loro scuola: è molto carino, niente a che fare con
quello di Hogwarts. Ah,
e i capi della spedizione ci vogliono parlare prima di
colazione”.
Ginny
a
sentire queste parole quasi si strozzò col proprio respiro.
“Co-cosa? Quando
aspettavi a dirmelo?”
“C’era
scritto sul foglio delle comunicazioni”
Ginny
lo
guardò per la prima volta dal loro arrivo. Ed ecco in cima
il primo avviso: Tutti i nuovi arrivati
devono sostenere a
coppie un incontro conoscitivo con il comitato scientifico, tra le 6.30
e le
7.00 del mattino successivo al loro arrivo, o comunque entro le prime
24 ore di
permanenza.
I
suoi occhi
corsero alla pendola: le 6.55. Maledizione.
“Luna,
siamo
in ritardo sparatissimo!”
“Davvero?”
Luna guardò a sua volta la pendola.
“M’hanno detto che si chiama fuso orario;
non sapevo che fosse così tardi”.
Ginny
ormai
non l’ascoltava più: si fiondò fuori
dalla tenda e corse verso la tenda
centrale facendosi una coda di cavallo alla bell’e meglio.
Luna
la
raggiunse proprio mentre una coppia usciva dalla tenda, con la solita
calma,
gli orecchini a ravanello che dondolavano allegri ai suoi lobi.
“I
prossimi!”
gridò una voce all’interno. Ginny e Luna
entrarono, la prima un po’ nervosa, la
seconda saltellando apparentemente senza alcun pensiero al mondo. Un
uomo sulla
cinquantina indicò loro due sedie libere, su un lato di un
tavolo rettangolare;
sull’altro lato c’erano cinque sedie, dove avevano
preso posto Newt Scamander,
la moglie Tina, una donna bionda dal sorriso contagioso e un uomo dai
tratti
mediterranei. L’ultima sedia era vuota.
“Buongiorno,
scusate il ritardo” esordì Ginny non appena prese
posto.
“Tranquilla,
sappiamo bene che il letto è molto comodo… e il
foglio lì dov’è non lo guarda
nessuno” la rassicurò la bionda con un sorriso
tutto denti. “Voi siete della
delegazione britannica arrivata stanotte, giusto? Posso capire che
siate
stanche; ho chiesto il motivo di una levataccia simile ai vostri
compagni, ma
ammetto che non l’ho capito granché”.
Sospirò, mentre il suo compagno estraeva
due cartellette da una nutrita pila sul tavolo.
“Siete
Luna
Pandora Lovegood e Ginevra Molly Weasley, dico bene?”
L’uomo aveva una voce
calda, e il suo accento faceva apparire ogni frase come una canzone.
“Diplomate
ad Hogwarts, Regno Unito, lo scorso giugno. Cosa vi ha portate a unirvi
alla
spedizione?”
“Amo
questa
vita” rispose semplicemente Luna, come se stesse dicendo
un’ovvietà. “Sono
convinta che la società magica non sia ancora pienamente
consapevole della
ricchezza del nostro pianeta: le piante, gli animali… tutto
questo merita di
essere studiato e approfondito per essere meglio amato e
rispettato”.
Mentre
Luna
parlava di tutti i suoi ideali, Ginny pensava freneticamente a cosa
rispondere.
Certo, era interessata a quel tipo di vita, e voleva vivere
quell’esperienza
che le si era presentata, se non altro per non vivere col rimorso di
non averci
provato, ma una parte della sua coscienza – forse quella
più saggia, le disse
una vocina interiore – le faceva notare che in
quell’accampamento praticamente
tutti avevano più ragioni e motivazione di lei per restare.
Non voleva far fare
brutte figure a Luna e suo padre che si erano tanto adoperati
affinché entrasse
nella delegazione, ma…
“Miss
Weasley, è ancora dei nostri?” Una voce la
riscosse violentemente dai suoi
pensieri.
“Sì,
certo.
Mi scusi, mi sono messa a pensare… e temo di essere un
po’ partita per la
tangente” disse lei, cercando di non avvampare sotto quel
fuoco incrociato di
occhi.
“Ricominciamo”
disse l’uomo sbrigativo. “Ginevra Molly
Weasley…”
“Weasley?”
domandò il signor Scamander, interrompendolo. Si
voltò verso Ginny con un
sorriso gentile: “Per caso conosce un certo Charlie
Weasley?”
“Certo”
rispose Ginny, sorridendo sollevata. “È mio
fratello!”
“E
mi dica, è
mai andata a trovarlo in Romania?”
“Certo…
l’ultima volta che sono andata da lui è stata
l’anno scorso, come regalo di
compleanno. Ho aiutato un po’ nell’infermeria
già che c’ero, e devo dire che
sono diventata abbastanza abile nel primo soccorso per infortuni
minori.”
“Che
coincidenza! Abbiamo appena saputo che la nostra infermiera, miss
Light, è a
casa in maternità. In attesa della sostituta, sarebbe
disponibile a occuparsi
lei degli eventuali incidenti? Si tratterebbe di pochi giorni, forse
una
settimana, e la chiameremmo solo in caso di necessità,
così che possa comunque
partecipare alle uscite in programma”. La bionda le sorrise
incoraggiante, e
Ginny non se la sentì di dire di no – forse non
c’era la passione bruciante di
alcuni, ma quanto meno la buona volontà sì.
“D’accordo,
grazie mille” le sorrisi di rimando.
“Ottimo,
veramente ottimo. Ora direi di andare a fare colazione; signorine,
penso che
anche voi sarete affamate” Newt sorrise alle ragazze e fece
per alzarsi, ma
Tina aggiunse: “Alle 8 dovete tornare qui per incontrare il
referente dei
giovani, che evidentemente s’è dimenticato di
venire…”
“Si
sarà
riaddormentato, come ieri” sussurrò la bionda al
collega, che abbozzò un
sorrisetto.
“Grazie
cara,
se non ci fossi tu… Ma adesso gradirei andare, o rischiamo
di non avere più
nemmeno pane e acqua per iniziare la giornata!” disse Newt,
guardando con
tenerezza la sua compagna di una vita.
Ginny
distolse lo sguardo, come se stesse assistendo a una scena
sconveniente, e per
distrarsi chiese a Luna: “Perché non mi racconti
quello che hai fatto
stamattina? Sono curiosa”
“Anch’io”
rispose Luna con aria sognante mentre si dirigevano verso la rumorosa
tenda che
fungeva da mensa. “Dici che ci saranno i plum
cake?...”
=^_^=
* =^_^=
NdA: indovinate chi non ha pubblicato
assolutamente entro la metà del mese? Mais oui, c'est moi!
Battute
sciocche a parte, ora non prometto più date di
pubblicazione, e se questo articolo non è meglio dell'altro,
nel prossimo introdurrò un nuovo personaggio decisamente
importante, quindi spero diventi un po' più interessante la
cosa!
Grazie
della pazienza e, se vi va, di eventuali commenti!
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