Saremo
gli acrobati del
nostro circo
e volteggeremo fino a
schiantarci al suolo
-Stef.
Il
bassista si voltò in direzione della voce che lo chiamava.
-Ciao,
Steve.- rispose svogliatamente.
L'altro
gli fu accanto in poco più di due passi. Stefan si accorse
che aveva
una sigaretta spenta tra le dita, ma fu l'espressione vigile e
preoccupata che catturò davvero la sua attenzione.
Steve
lo scrutò qualche momento in un silenzio denso di parole
inespresse.
Stefan cercò inutilmente rifugio nell'occupazione che lo
aveva
impegnato fino all'arrivo dell'amico, ma sospettava che entrambi
fossero consapevoli che stava fissando, senza vederla, la stessa tab
da almeno dieci minuti.
-Come
va?- si decise a chiedere il batterista.
Stef
sospirò, mise definitivamente via gli spartiti
scarabocchiati e
sollevò gli occhi a ricambiare quella domanda.
-Bene.-
mentì stringendosi nelle spalle.- Come sempre.- aggiunse. E
suonò
molto come una correzione della sua prima risposta.
Steve
sbuffò un sorriso sarcastico: Non prendiamoci per il culo!-
sbottò
tra i denti.
Stefan
provò ad interromperlo prima che continuasse, ma venne
malamente
zittito da un gesto brusco dell'altro.
-No!
Ora mi ascolti.- lo rintuzzò Steve.- Ti ho mollato ieri sera
con
Brian ed eri al settimo cielo; ti ritrovo oggi di umore anche
peggiore di quello che avevi ieri mattina...! Quanto ancora pensi di
andare avanti?
A
Stefan venne voglia di rispondergli sinceramente, ma sospettava che
Steve non avrebbe preso troppo bene un “finché
avrò respiro”
che, pur suonando adeguatamente drammatico, era certo non avrebbe
incontrato il favore di un tipo pragmatico ed affatto romantico come
l'amico.
E da
lì si aprivano interessanti prospettive. La migliore delle
quali, lo
vedeva incassare un calcio nel sedere che avrebbe ricordato per il
resto della propria esistenza.
-Steve,
senti...- provò con un approccio più dialogante.
L'espressione
scettica che ottenne in cambio era quantomai esaustiva dell'opinione
che il batterista avrebbe avuto delle ennesime scuse che Stef sarebbe
riuscito a tirare fuori dal cappello.- Ok.- cambiò tattica.-
Ok, lo
so. Tu hai ragione. Contento?- provò a quel punto, tentando
subito
dopo di portarsi fisicamente fuori portata dell'altro, ma fallendo
miseramente quando fu trattenuto al proprio posto dalla presa ferrea
dell'amico.
-Stefan,
sai che accidenti me ne faccio della ragione degli stronzi?!
-Non
ti sto dicendo che devi fartene qualcosa...
-No,
mi stai dicendo che devo educatamente girarmi dall'altro lato. E la
cosa mi fa incazzare anche di più.
-Senti...
-Non
sento un cazzo, Stef. Ne ho sentite abbastanza. Da te e pure da
quell'altro.
Silenzio.
Stefan
si appoggiò alla cassa su cui aveva abbandonato le tab.
Steve
giocherellò con il filtro della sigaretta, schiacciandolo e
chiedendosi, poi, se sarebbe stata ancora buona una volta che si
fosse deciso a prendersi la pausa che si meritava e ad uscire a
fumare in grazia di Dio.
-Non
pensi che sarebbe il caso di parlargli?- chiese quando si rese conto
che Stefan non avrebbe aggiunto altro.
Stef
scattò nervosamente. La sua prima tentazione fu di urlargli
contro
tutta la propria frustrazione, sfogandosi con l'unica persona che
sembrava in grado di accorgersi realmente di quanto stesse male. Ma
stabilì subito che, oltre che ingiusto, sarebbe stato
sufficientemente inutile.
-Credo
di avere paura della sua reazione.- ammise, a quel punto. Lo fece in
un tono neutro e piano che stupì lui per primo e gli fece
comprendere fino in fondo il livello di rassegnazione a cui era
arrivato.
Ne
ebbe paura.
-Andiamo!-
stava protestando, intanto, Steve- Voi due state insieme...da quanto,
ormai?! Due anni?!
-Due
anni, tre mesi e diciannove giorni.- confermò Stefan con
precisione,
sorridendo amaramente e sentendosi ridicolo come non mai.
-...ma,
dico, ti senti?- sussurrò Steve, continuando a fissarlo con
la
stessa intensità con cui avrebbe studiato le crepe che si
allargavano sulla superficie di un oggetto particolarmente fragile.
Oh,
sì. Si era sentito eccome!
Si
accomodò meglio sulla cassa, decidendosi per la prima volta
dall'inizio di quella conversazione ad affrontare davvero il suo
interlocutore.
-Se
ti dicessi che la nostra relazione si basa su degli accordi precisi
presi fin dall'inizio?- ritorse fingendo una sicurezza che non
sentiva affatto.
-Ti
risponderei che gli accordi si prendono in due, non si subiscono
passivamente.- rispose Steve immediatamente.- E sono quantomai sicuro
che tu li stia solo subendo.
Stefan
non negò.
-Ascolta,
Stef.- ricominciò Steve, dopo aver tirato un respiro
profondo.- Tu
sai bene che io non sono un...moralista e che,
tendenzialmente, preferisco farmi i cazzi miei piuttosto che
impicciarmi di cose che non mi riguardano direttamente.
Era
vero, per cui il bassista non pensò che fosse necessario per
lui
confermarlo.
-Il
punto qui, però, è duplice. Anzitutto, non
sopporto più di vederti
in queste condizioni. E se devo essere sincero, - aggiunse dopo un
istante di riflessione – non sopporto più nemmeno
tanto di vedere
Brian trattarti a questo modo. Ma, poi, questa cosa mi tocca
direttamente. Perché, te lo dico onestamente, Stef, se voi
due non
trovate un equilibrio di qualche tipo, io dubito che i Placebo
sopravviveranno alla vostra storia.
18
Febbraio 1996
Rennes
(Francia) – Salle Expos-Aeroport
Nonostante
le fosche previsioni di Steve, quella sera lo spettacolo fu
semplicemente travolgente.
Brian
si era presentato alle prove in preda all'euforia, aveva spinto al
massimo fino a quando tutto non era stato perfetto e, salito sul
palco, era stato frizzante ed energico come non mai. Aveva finito per
trascinare l'intera band in quel mood, tanto che perfino Stefan
sembrava aver dimenticato qualunque problema tra loro e rispondeva,
complice, agli scherzi ed alle improvvisazioni dell'altro sul palco.
La loro sintonia era evidente a chiunque li guardasse.
Poi,
nella pausa tra una canzone e la successiva, Brian si
avvicinò
ridendo al microfono. Il suo sguardo brillava vivido di malizia e
cattiveria sottile. Steve e Stefan lo guardavano senza sapere cosa
aspettarsi, ma lui li ignorò. Spinse indietro con grazia una
ciocca
di capelli scura e accostò le labbra fin quasi a sfiorare la
superficie del microfono.
-La
prossima canzone ha una dedica speciale, stasera.- lo sentirono dire.
Il pubblico, sotto il palco, smise immediatamente di rumoreggiare, in
attesa. Il sorriso di Brian si allargò- Voglio, infatti,
dedicarla
ad una persona, se fosse dipeso dalla quale non saremmo qui oggi.
Steve
trattenne il fiato. Stef si voltò di scatto a cercarlo con
uno
sguardo terrorizzato.
A
nessuno dei due venne in mente di fermare il cantante prima che
aggiungesse altro.
-E'
tutta tua, Brian!- esclamò gioiosamente quest'ultimo.- Vedi
se ho
riassunto abbastanza bene il tuo pensiero, oltre al mio.
Quando
la chitarra attaccò “Nancy Boy” era
troppo tardi per cercare di
riparare e Steve e Stefan si limitarono ad andare dietro alla
più
effervescente, ambigua e sensuale esibizione che Brian
regalò al
proprio pubblico quella sera.
Dietro
le quinte, David Bowie sorrise mentre, accanto a lui, Brian Eno
fremeva d'indignazione trattenuta a stento.
-...stavolta
ha davvero superato il limite!- ringhiò tra i denti il
produttore.
Bowie
si schiacciò una mano sulla bocca per impedirsi di ridere,
gli occhi
incollati su Brian, che piroettava sul palco vomitando
oscenità con
l'elegante grazia di sempre.
Davanti
al suo silenzio, Eno insistette.
-Dave.-
richiamò brusco. Lui si voltò a guardarlo,
recuperando al meglio il
proprio contegno.- Non posso pensare che a te stia bene che mi tratti
a questo modo davanti a tutta la crew. Chi accidenti
crede di
essere?!
-Brian,
...ammetterai che l'hai provocato più di una volta...-
provò a
fargli notare Bowie conciliante.
-No,
Dave.- lo fermò subito il produttore, con una
perentorietà che mise
in allarme l'amico.- O gli dici di stare al suo posto o questa non
l'accetto.- scandì allo stesso modo.- Adesso abbiamo
superato il
limite.- ribadì un istante prima di girare sui tacchi senza
lasciare
modo a Bowie di replicare.
L'uomo
sospirò e tornò a fissare Brian e gli altri
Placebo sul palco.
Beh.
Forse era meglio mettere davvero un punto a quella storia, prima che
il ragazzino si bruciasse la carriera per aver pestato i piedi alla
persona sbagliata.
Quando
scesero dal palco, David Bowie li stava aspettando per complimentarsi
con loro. Steve e Stefan sorrisero e ringraziarono, imbarazzati,
correndo via non appena ne ebbero l'occasione e lasciando con il
collega più anziano solo Brian.
-Piaciuto?-
s'informò il ragazzo, sorridendo maliziosamente ma solo per
scoppiare in una risatina sottile ed insinuante un secondo dopo.
David
pensò che sapeva esattamente a cosa si riferisse la domanda
di
Brian. Cercò di assumere la propria aria più
severa. Da lontano,
vide Eno spiare la loro conversazione.
-Brian,-
esordì, attingendo ad un tono molto serio.- spero che tu ti
renda
conto che quello che hai fatto va ben oltre l'accettabile.
-...quando
vuoi fare la paternale a qualcuno, cerca di non ridere.
-Sono
serio.
-...no...-
osservò Brian.
David
scosse la testa, sospirando.
-Come
faccio a farti capire che sei stato veramente inopportuno?!-
soffiò
fuori sconsolato.
-Inopportuno
io?!- sbottò Brian sorpreso.
-Ok.-
cambiò tattica Bowie, tornando a puntare gli occhi in quelli
verdissimi del ragazzo davanti a sè.- Fammi un favore, cerca
di non
dare ulteriori ragioni a Brian per volerti fuori da questo tour.
-E'
lui che mi odia senza ragione! - scattò l'altro arrabbiato,
indicando l'uomo in piedi a qualche metro da loro. David non si
voltò.- Non gli ho fatto niente! Come accidenti posso non
dare
ragioni ulteriori perché mi odi?!
Riesce benissimo a trovarle
da sé!
-Brian.
Te l'ho chiesto come favore.- insistette David in
modo
categorico.
Brian
rimase in silenzio per un istante, scrutando con attenzione la sua
espressione.
-Come
favore?- ripeté poco convinto.
-Sì.
Come favore.- annuì David Bowie, cercando di suonare
più
accondiscendente.
-D'accordo.-
fu l'assenso spiccio che ricevette in cambio.
Brian
sorrise nuovamente e in un modo che a David non piacque affatto. Il
ragazzo si sporse verso di lui nel passargli rapido di fianco e Bowie
lo sentì sussurrare direttamente al suo orecchio.
–Sta
a guardare, perché sarà una performance da oscar.
In
pochi passi veloci aveva già raggiunto Eno che,
rocambolescamente,
si era affrettato ad iniziare una conversazione con alcuni dei
tecnici del suono lì di fianco. Brian aveva ignorato la cosa
e gli
si era piazzato davanti. David non poteva vedere la sua espressione e
Brian non poteva vedere lui, ma era sicuro che lo stesse fissando e
che fosse anche sufficientemente in apprensione per l'esito di
qualunque cosa avesse in mente.
-Brian,
posso parlarti?- chiese educatamente, rivolgendosi al produttore.
Lui
si voltò, squadrandolo con aperta ostilità ma
senza rispondere né
in un senso né in un altro.
Brian
prese fiato vistosamente e, imbarazzato, ammise mestamente: Devo
scusarmi con te.- Vide lo sguardo dell'uomo farsi più
attento e
vagamente stupito, tuttavia era ancora piuttosto guardingo.- David mi
ha fatto notare quanto io sia stato inopportuno e, mi rendo conto
adesso, che effettivamente non avrei mai dovuto fare un'uscita
così
davanti a tutti...
-No.
Non avresti dovuto.- scandì lento il produttore,
assottigliando lo
sguardo.
-Sono
davvero mortificato... E' che mi piacerebbe moltissimo che noi due
riuscissimo a collaborare!- esclamò accoratamente.- Insomma,
chi non
vorrebbe poter dire di aver lavorato con Brian Eno?! Se tu potessi
mettere da parte le nostre divergenze e la mia stupidità...-
suggerì
subito dopo – mi farebbe davvero piacere ricominciare da capo.
Eno
annuì. Brian rimase remissivamente in silenzio mentre lui
portava a
termine un esame silenzioso delle sue parole e di quel nuovo
atteggiamento. Alla fine il produttore sembrò rilassarsi
appena.
-Ok.-
annuì.- Sono disponibile a darti una seconda
possibilità, ma vedi
di non sprecarla.
-Sarò
la persona più educata, professionale e morigerata che tu
abbia mai
conosciuto.- promise solennemente Brian.
Il
produttore annuì di nuovo. Appariva ancora un po' perplesso
da quel
cambio di rotta, ma anche visibilmente compiaciuto.
-Bel
concerto, comunque.- disse indicando il palco alle spalle di Brian
Lui
sorrise entusiasta: Grazie!
Eno e
i tecnici del suono si allontanarono riprendendo la chiacchierata.
Brian
sentì i passi di Bowie alle proprie spalle e si
voltò con un
sorriso ironico sulle labbra.
-Se
avessi saputo che bastavano due moine per metterlo a tacere, avrei
provveduto dall'inizio!- sghignazzò.
-...tu
sei una piccola peste.- lo rimproverò David senza suonare
affatto
minaccioso. Intascò le mani e gli si affiancò.-
Vedi di non farlo
arrabbiare di nuovo.
Brian
lo fissò scandalizzato.
-Ho
promesso di essere la bimba più brava di tutto il collegio!-
affermò
offeso, portandosi una mano al cuore.
Bowie
scoppiò a ridere nonostante tutti i propri buoni propositi e
Brian
si addolcì ma senza mettere da parte quella malizia che gli
faceva
brillare deliziosamente gli occhi truccati di nero. David
pensò che
era davvero bellissimo.
-Devo
salire sul palco. Augurami “buona fortuna”.-
esigette.
Il
sorriso del ragazzo si allargò. Sporse le braccia verso di
lui,
intrecciandole dietro la sua testa. Un secondo dopo lo stava baciando
con una passione che gli fece tremare le gambe.
Dimenticava
di dire che era anche “suo”.
E
questo lo inorgogliva parecchio.
Ricambiò
la stretta, afferrandolo per la vita sottilissima e stringendoselo
addosso. Brian scivolò con le labbra fino al suo orecchio.
-Farò
di meglio.- sussurrò suadente.- Ti aspetterò nel
tuo camerino.
Il mio
è l'equilibrio
della follia.
Tu lo hai creato e tu lo
puoi distruggere.
Tuttavia,
quando David arrivò in camerino, ciò che lo
aspettava era un po'
diverso da ciò che avrebbe immaginato.
Brian
era effettivamente lì. Sedeva sul tavolo del trucco, in
mezzo ad una
confusione disordinata di accessori, e fumava nervosamente,
mordicchiando con insistenza lo smalto, già rovinato, sulle
unghie.
Bowie
si chiuse la porta alle spalle per essere certo che nessuno venisse a
disturbarli e attese sulla soglia che il ragazzo più giovane
desse
segno di essersi accorto della sua presenza.
Davanti
al mutismo pensieroso di Brian, però, fu costretto a
prendere
l'iniziativa.
-Bri?-
lo chiamò in tono leggero. Lui si voltò come un
automa,
mostrandogli un viso inespressivo su cui si spalancavano occhi
enormi, in grado di inghiottire l'Universo e divorarlo in un solo
sguardo.- ...è tutto a posto?- s'informò
gentilmente.
-Sì.-
risposta istintiva, quasi evasiva. Brian si corresse l'istante
successivo - ...no.- Prese un respiro profondo, fece un tiro dalla
sigaretta e schiacciò il mozzicone assieme ad altri simili
sul fondo
di un astuccio da cipria vuoto.- Dave...ti...spiacerebbe troppo se
stasera non venissi con te all'after?- chiese esitante.
Il
suo primissimo istinto fu essere molto sincero e molto più
egoista e
rispondere che “sì, gli sarebbe spiaciuto
abbastanza da non
volergli permettere di scaricarlo a quel modo”. Ma qualcosa
nel
tono di voce di Brian lo fermò. David venne avanti nella
stanza,
raggiungendolo al tavolo e servendosi da bere da una bottiglia
d'acqua di fianco al ragazzo.
-Ovviamente
puoi fare ciò che vuoi.- rispose con accortezza.- Ma
è tutto ok?-
insistette.
Brian
gli ricambiò lo sguardo e sembrò considerare
l'opzione di
rispondergli sinceramente o rifilargli una storiella comoda, di
circostanza. David sperò che scegliesse la prima opzione,
perché
non era certo di essere in grado di mandare giù la seconda.
...rendersi
conto di quanto fastidio potesse dargli la decisione di Brian di
allontanarsi, anche solo per poche ore, lo spaventò a morte.
-Onestamente...-
iniziò Brian in tono flebile – ho avuto
l'impressione che ci sia
qualche problema...nella band.- spiegò con una certa dose di
ansia.
-Nella
band?
Brian
sospirò e voltò il viso per portare lo sguardo
lontano da lui,
fissandolo sul muro vuoto che lo fronteggiava.
-Lo
sai che puoi parlarmi liberamente, piccolo.- sorrise David,
dolcemente. Decise in quel preciso istante di cambiare tattica e
mettere, ancora una volta, da parte i propri istinti primari.
Brian
annuì. Si grattò la testa, agitandosi a disagio.
-Stamattina
mi è sembrato che Stef non fosse troppo in forma.-
cominciò a
raccontare spiccio.- Ho provato a chiedere a Steve, stasera, dopo che
sei entrato in scena, e mi ha risposto, piuttosto...scocciato!-
ironizzò con uno sbuffo affatto divertito.- che se davvero
me ne
fregava qualcosa, era meglio che gli parlassi.
-Capisco.
-Solo
che Stefan mi ha evitato per tutto il tempo ed io ho pensato che,
magari, se andassi alla festa con loro...
“Con
lui”, pensò David mentre una fitta di gelosia gli
colpiva lo
stomaco con forza.
-Riuscirei
a capirci qualcosa, a parlargli...e a sistemare le cose.-
continuò
Brian senza accorgersi di nulla.
-Certo.-
convenne piatto Bowie.
Non
disse altro.
-...sei
arrabbiato?
David
misurò le parole. Prese spazio e tempo, allontanandosi
fisicamente
da lui per trovare posto sul divano al centro della stanza. Da
lì,
tornò a ricambiare il suo sguardo per trovarlo insicuro, in
attesa
di una sua risposta.
-No.-
mentì, pazientemente.- Certo che no. Sono un po'...deluso.-
ammise,
invece, cercando di non caricare troppo quell'affermazione.- Speravo
avremmo passato del tempo insieme, stasera.
Brian
si morse le labbra. Scivolò giù dal tavolo,
raggiungendolo in pochi
passi morbidi e lenti. La sua grazia felina era qualcosa che riusciva
ad incantare Bowie ed a fargli dimenticare completamente qualunque
stizza avessero potuto risvegliare le sue parole. Quando Brian gli si
sedette in braccio, passandogli le gambe attorno alla vita e
spingendo il bacino verso il suo, David annegò piacevolmente
in
quello sguardo cangiante, che gli sorrideva a pochi centimetri dal
suo volto.
-Prometto
che mi farò perdonare.- sussurrò dolcemente
Brian, soffiando quelle
parole sulla sua pelle, sulla bocca e sul collo quando si
piegò a
baciarlo.
Eccolo
lì!- rise Bowie, mentre si abbandonava al tocco delicato
delle
labbra che lo esploravano – “Due moine”,
si prese in
giro da solo facendo eco a Brian stesso, ed il ragazzino la spuntava
con facilità!
Sollevò
di scatto le braccia a circondare la vita sottile di Brian per
rovesciarlo sul divano, sotto di sé. Lui si
lasciò maneggiare,
arrendevole ed accondiscendente come sempre, sorridendogli ancora
quando Bowie gli si scivolò addosso raggiungendo il suo
volto con il
proprio.
-Dovrai
farti perdonare, adesso.- pretese. Salvo addolcire
il tono ed
i modi subito dopo, baciandolo con delicatezza per sentirlo
rispondere con passione.- Mi mancherai infinitamente, ragazzino.- gli
garantì a fior di labbra.
Brian
ridacchiò, appena appena inorgoglito: Farò in
modo che sembri che
io non me ne sia mai andato.- ricambiò
***
Brian
trovò il camerino, che era stato riservato ai gruppi di
supporto,
completamente vuoto. Rimase interdetto sulla soglia, fissando la
stanza quasi a volersi sincerare di non essersi sbagliato.
In
realtà, era davvero stupito: aveva espressamente chiesto a
Stefan e
Steve di aspettarlo finché non li avesse raggiunti per
andare
insieme al party after show.
Il
rumore di passi nel corridoio silenzioso lo riscosse. Si
voltò e
riconobbe Levi venirgli incontro, mani nelle tasche, fischiettando un
motivetto orecchiabile che faticava a ricondurre ad una canzone in
particolare.
-Levi.-
chiamò.
-Ciao,
Brian.- salutò lui, dirottando i propri passi nella sua
direzione.
-Dove
sono tutti?
-Ah.
Sono andati via con il pullman.- spiegò Levi, con
semplicità.-
Andavano al locale tutti assieme.
-...e
tu?
-Io
sono in auto.- Lo guardò ed indicò la porta del
salone dietro di
sé.- Vuoi un passaggio? Stavo andando anche io, ma devo
tornare un
attimo in albergo prima.
-Sì.
Sì, grazie.- ribadì Brian, respirando
profondamente. Aveva una
sensazione spiacevole che gli tormentava lo stomaco, adesso, e
sperava che restare in compagnia di qualcuno lo avrebbe aiutato a non
lasciarsi sopraffare.- Credevo che Steve e Stef mi avrebbero
aspettato.- sbuffò ad alta voce, con molta più
acredine di quella
che avrebbe voluto.
Levi
finse di non accorgersene e ricominciò a spostarsi verso
l'uscita,
seguito da Brian.
-Avranno
pensato che li raggiungessi con Bowie.- provò a
giustificarli.
Brian
si morse le labbra per evitarsi di rispondere.
Qualche
minuto più tardi, seduto nell'auto a noleggio parcheggiata
sotto
l'hotel mentre aspettava che Levi scendesse, fumò
nervosamente
l'ultima sigaretta del pacchetto e ne aprì uno nuovo senza
soluzione
di continuità. Ripeteva gesti meccanici per ovviare
all'impressione
di soffocare, mentre nella sua testa si dava mentalmente dell'idiota
per non aver affrontato Stefan immediatamente.
Levi
entrò in macchina, sorridendogli con entusiasmo appena i
loro
sguardi s'incontrarono, e Brian si sentì istintivamente
sollevato.
Ricambiò il sorriso, Levi gli piaceva ogni giorno di
più.
-Senti...-
esordì, mentre l'altro metteva in moto e usciva dal
parcheggio
dell'albergo.- Ti dispiace se fumo?- s'informò subito dopo,
cambiando rapidamente rotta ai propri pensieri.
-Aehm...no,
ma la macchina è noleggiata...
-Giusto.-
Brian spense la sigaretta e buttò fuori dal finestrino
quanto ne
restava. Si sentì un po' in colpa al pensiero delle altre
due che
aveva fumato nell'attesa.- Comunque, volevo chiederti una cosa.
-Certo.
-Stavo
pensando che, a parte una data, ormai il tour è concluso.
Levi
lo guardò sorpreso. Evidentemente non ci stava pensando.
-Davvero!
-Sì.
Va bene, comunque.- annuì Brian.- Insomma, dobbiamo anche
metterci a
lavorare per l'uscita del nuovo album.
In
realtà, si disse Brian, non andava bene affatto. Nel
pronunciare ad
alta voce quella semplice verità, ne aveva preso atto lui
stesso per
la prima volta e il senso di fastidiosa inquietudine era tornato. Non
era sicuro di voler tornare alla propria vita...non era sicuro di
voler tornare ad una vita senza Bowie.
Scacciò
a forza quel pensiero e prese un respiro profondo, tornando a
guardare Levi, ancora in attesa della sua domanda.
-Mi
piacerebbe molto che valutassi, una volta finito questo lavoro, la
possibilità di un contratto con noi.- propose discorsivo.
Il
sorriso di Levi si allargò.
-Ne
sarei felicissimo!- esclamò.- Mi piace molto la vostra
musica.
-...lo
dici per lusingarmi?- insinuò Brian sospettoso.
Levi
rise: Non hai bisogno di lusinghe!- lo prese in giro allegramente.
Gli scoccò un'occhiata divertita di traverso e
continuò con
tranquilla sfacciataggine – Direi che il tuo ego sta
benissimo
anche senza.
Brian
s'indispettì. E, poi, subito dopo, scoprì che,
invece di
rispondergli a tono, aveva una gran voglia di ridere. Così
lo fece.
Levi
gli andò dietro quasi subito e Brian si ritrovò a
considerare che
sì, aveva ottimi motivi per pensare che lui gli piaceva. E
lo voleva
in squadra!
-Allora,
ci penserai?- insistette quando furono tornati seri entrambi.
-Scherzi?!
Contami pure tra i vostri.- garantì Levi.
Brian
si rilassò contro il sedile, pensando vagamente che
“quella” era
andata meglio di quanto si aspettasse.
Ora
doveva solo arrivare al locale, parlare con Stef e scoprire se, dopo
quel tour, ci sarebbe stata ancora una band con cui promuovere il
nuovo album...
Si
accese la quarta sigaretta di quel breve viaggio praticamente senza
neanche accorgersi di averlo fatto.
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