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Autore: nainai    20/10/2017    0 recensioni
Rose rosse. Ambizioni. Desideri.
...il bisogno di attingere alla vita per essere vivi davvero.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Placebo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Saremo gli acrobati del nostro circo
e volteggeremo fino a schiantarci al suolo

-Stef.
Il bassista si voltò in direzione della voce che lo chiamava.
-Ciao, Steve.- rispose svogliatamente.
L'altro gli fu accanto in poco più di due passi. Stefan si accorse che aveva una sigaretta spenta tra le dita, ma fu l'espressione vigile e preoccupata che catturò davvero la sua attenzione.
Steve lo scrutò qualche momento in un silenzio denso di parole inespresse. Stefan cercò inutilmente rifugio nell'occupazione che lo aveva impegnato fino all'arrivo dell'amico, ma sospettava che entrambi fossero consapevoli che stava fissando, senza vederla, la stessa tab da almeno dieci minuti.
-Come va?- si decise a chiedere il batterista.
Stef sospirò, mise definitivamente via gli spartiti scarabocchiati e sollevò gli occhi a ricambiare quella domanda.
-Bene.- mentì stringendosi nelle spalle.- Come sempre.- aggiunse. E suonò molto come una correzione della sua prima risposta.
Steve sbuffò un sorriso sarcastico: Non prendiamoci per il culo!- sbottò tra i denti.
Stefan provò ad interromperlo prima che continuasse, ma venne malamente zittito da un gesto brusco dell'altro.
-No! Ora mi ascolti.- lo rintuzzò Steve.- Ti ho mollato ieri sera con Brian ed eri al settimo cielo; ti ritrovo oggi di umore anche peggiore di quello che avevi ieri mattina...! Quanto ancora pensi di andare avanti?
A Stefan venne voglia di rispondergli sinceramente, ma sospettava che Steve non avrebbe preso troppo bene un “finché avrò respiro” che, pur suonando adeguatamente drammatico, era certo non avrebbe incontrato il favore di un tipo pragmatico ed affatto romantico come l'amico.
E da lì si aprivano interessanti prospettive. La migliore delle quali, lo vedeva incassare un calcio nel sedere che avrebbe ricordato per il resto della propria esistenza.
-Steve, senti...- provò con un approccio più dialogante. L'espressione scettica che ottenne in cambio era quantomai esaustiva dell'opinione che il batterista avrebbe avuto delle ennesime scuse che Stef sarebbe riuscito a tirare fuori dal cappello.- Ok.- cambiò tattica.- Ok, lo so. Tu hai ragione. Contento?- provò a quel punto, tentando subito dopo di portarsi fisicamente fuori portata dell'altro, ma fallendo miseramente quando fu trattenuto al proprio posto dalla presa ferrea dell'amico.
-Stefan, sai che accidenti me ne faccio della ragione degli stronzi?!
-Non ti sto dicendo che devi fartene qualcosa...
-No, mi stai dicendo che devo educatamente girarmi dall'altro lato. E la cosa mi fa incazzare anche di più.
-Senti...
-Non sento un cazzo, Stef. Ne ho sentite abbastanza. Da te e pure da quell'altro.
Silenzio.
Stefan si appoggiò alla cassa su cui aveva abbandonato le tab. Steve giocherellò con il filtro della sigaretta, schiacciandolo e chiedendosi, poi, se sarebbe stata ancora buona una volta che si fosse deciso a prendersi la pausa che si meritava e ad uscire a fumare in grazia di Dio.
-Non pensi che sarebbe il caso di parlargli?- chiese quando si rese conto che Stefan non avrebbe aggiunto altro.
Stef scattò nervosamente. La sua prima tentazione fu di urlargli contro tutta la propria frustrazione, sfogandosi con l'unica persona che sembrava in grado di accorgersi realmente di quanto stesse male. Ma stabilì subito che, oltre che ingiusto, sarebbe stato sufficientemente inutile.
-Credo di avere paura della sua reazione.- ammise, a quel punto. Lo fece in un tono neutro e piano che stupì lui per primo e gli fece comprendere fino in fondo il livello di rassegnazione a cui era arrivato.
Ne ebbe paura.
-Andiamo!- stava protestando, intanto, Steve- Voi due state insieme...da quanto, ormai?! Due anni?!
-Due anni, tre mesi e diciannove giorni.- confermò Stefan con precisione, sorridendo amaramente e sentendosi ridicolo come non mai.
-...ma, dico, ti senti?- sussurrò Steve, continuando a fissarlo con la stessa intensità con cui avrebbe studiato le crepe che si allargavano sulla superficie di un oggetto particolarmente fragile.
Oh, sì. Si era sentito eccome!
Si accomodò meglio sulla cassa, decidendosi per la prima volta dall'inizio di quella conversazione ad affrontare davvero il suo interlocutore.
-Se ti dicessi che la nostra relazione si basa su degli accordi precisi presi fin dall'inizio?- ritorse fingendo una sicurezza che non sentiva affatto.
-Ti risponderei che gli accordi si prendono in due, non si subiscono passivamente.- rispose Steve immediatamente.- E sono quantomai sicuro che tu li stia solo subendo.
Stefan non negò.
-Ascolta, Stef.- ricominciò Steve, dopo aver tirato un respiro profondo.- Tu sai bene che io non sono un...moralista e che, tendenzialmente, preferisco farmi i cazzi miei piuttosto che impicciarmi di cose che non mi riguardano direttamente.
Era vero, per cui il bassista non pensò che fosse necessario per lui confermarlo.
-Il punto qui, però, è duplice. Anzitutto, non sopporto più di vederti in queste condizioni. E se devo essere sincero, - aggiunse dopo un istante di riflessione – non sopporto più nemmeno tanto di vedere Brian trattarti a questo modo. Ma, poi, questa cosa mi tocca direttamente. Perché, te lo dico onestamente, Stef, se voi due non trovate un equilibrio di qualche tipo, io dubito che i Placebo sopravviveranno alla vostra storia.

18 Febbraio 1996
Rennes (Francia) – Salle Expos-Aeroport

Nonostante le fosche previsioni di Steve, quella sera lo spettacolo fu semplicemente travolgente.
Brian si era presentato alle prove in preda all'euforia, aveva spinto al massimo fino a quando tutto non era stato perfetto e, salito sul palco, era stato frizzante ed energico come non mai. Aveva finito per trascinare l'intera band in quel mood, tanto che perfino Stefan sembrava aver dimenticato qualunque problema tra loro e rispondeva, complice, agli scherzi ed alle improvvisazioni dell'altro sul palco. La loro sintonia era evidente a chiunque li guardasse.
Poi, nella pausa tra una canzone e la successiva, Brian si avvicinò ridendo al microfono. Il suo sguardo brillava vivido di malizia e cattiveria sottile. Steve e Stefan lo guardavano senza sapere cosa aspettarsi, ma lui li ignorò. Spinse indietro con grazia una ciocca di capelli scura e accostò le labbra fin quasi a sfiorare la superficie del microfono.
-La prossima canzone ha una dedica speciale, stasera.- lo sentirono dire. Il pubblico, sotto il palco, smise immediatamente di rumoreggiare, in attesa. Il sorriso di Brian si allargò- Voglio, infatti, dedicarla ad una persona, se fosse dipeso dalla quale non saremmo qui oggi.
Steve trattenne il fiato. Stef si voltò di scatto a cercarlo con uno sguardo terrorizzato.
A nessuno dei due venne in mente di fermare il cantante prima che aggiungesse altro.
-E' tutta tua, Brian!- esclamò gioiosamente quest'ultimo.- Vedi se ho riassunto abbastanza bene il tuo pensiero, oltre al mio.
Quando la chitarra attaccò “Nancy Boy” era troppo tardi per cercare di riparare e Steve e Stefan si limitarono ad andare dietro alla più effervescente, ambigua e sensuale esibizione che Brian regalò al proprio pubblico quella sera.
Dietro le quinte, David Bowie sorrise mentre, accanto a lui, Brian Eno fremeva d'indignazione trattenuta a stento.
-...stavolta ha davvero superato il limite!- ringhiò tra i denti il produttore.
Bowie si schiacciò una mano sulla bocca per impedirsi di ridere, gli occhi incollati su Brian, che piroettava sul palco vomitando oscenità con l'elegante grazia di sempre.
Davanti al suo silenzio, Eno insistette.
-Dave.- richiamò brusco. Lui si voltò a guardarlo, recuperando al meglio il proprio contegno.- Non posso pensare che a te stia bene che mi tratti a questo modo davanti a tutta la crew. Chi accidenti crede di essere?!
-Brian, ...ammetterai che l'hai provocato più di una volta...- provò a fargli notare Bowie conciliante.
-No, Dave.- lo fermò subito il produttore, con una perentorietà che mise in allarme l'amico.- O gli dici di stare al suo posto o questa non l'accetto.- scandì allo stesso modo.- Adesso abbiamo superato il limite.- ribadì un istante prima di girare sui tacchi senza lasciare modo a Bowie di replicare.
L'uomo sospirò e tornò a fissare Brian e gli altri Placebo sul palco.
Beh. Forse era meglio mettere davvero un punto a quella storia, prima che il ragazzino si bruciasse la carriera per aver pestato i piedi alla persona sbagliata.
Quando scesero dal palco, David Bowie li stava aspettando per complimentarsi con loro. Steve e Stefan sorrisero e ringraziarono, imbarazzati, correndo via non appena ne ebbero l'occasione e lasciando con il collega più anziano solo Brian.
-Piaciuto?- s'informò il ragazzo, sorridendo maliziosamente ma solo per scoppiare in una risatina sottile ed insinuante un secondo dopo.
David pensò che sapeva esattamente a cosa si riferisse la domanda di Brian. Cercò di assumere la propria aria più severa. Da lontano, vide Eno spiare la loro conversazione.
-Brian,- esordì, attingendo ad un tono molto serio.- spero che tu ti renda conto che quello che hai fatto va ben oltre l'accettabile.
-...quando vuoi fare la paternale a qualcuno, cerca di non ridere.
-Sono serio.
-...no...- osservò Brian.
David scosse la testa, sospirando.
-Come faccio a farti capire che sei stato veramente inopportuno?!- soffiò fuori sconsolato.
-Inopportuno io?!- sbottò Brian sorpreso.
-Ok.- cambiò tattica Bowie, tornando a puntare gli occhi in quelli verdissimi del ragazzo davanti a sè.- Fammi un favore, cerca di non dare ulteriori ragioni a Brian per volerti fuori da questo tour.
-E' lui che mi odia senza ragione! - scattò l'altro arrabbiato, indicando l'uomo in piedi a qualche metro da loro. David non si voltò.- Non gli ho fatto niente! Come accidenti posso non dare ragioni ulteriori perché mi odi?! Riesce benissimo a trovarle da sé!
-Brian. Te l'ho chiesto come favore.- insistette David in modo categorico.
Brian rimase in silenzio per un istante, scrutando con attenzione la sua espressione.
-Come favore?- ripeté poco convinto.
-Sì. Come favore.- annuì David Bowie, cercando di suonare più accondiscendente.
-D'accordo.- fu l'assenso spiccio che ricevette in cambio.
Brian sorrise nuovamente e in un modo che a David non piacque affatto. Il ragazzo si sporse verso di lui nel passargli rapido di fianco e Bowie lo sentì sussurrare direttamente al suo orecchio.
–Sta a guardare, perché sarà una performance da oscar.
In pochi passi veloci aveva già raggiunto Eno che, rocambolescamente, si era affrettato ad iniziare una conversazione con alcuni dei tecnici del suono lì di fianco. Brian aveva ignorato la cosa e gli si era piazzato davanti. David non poteva vedere la sua espressione e Brian non poteva vedere lui, ma era sicuro che lo stesse fissando e che fosse anche sufficientemente in apprensione per l'esito di qualunque cosa avesse in mente.
-Brian, posso parlarti?- chiese educatamente, rivolgendosi al produttore.
Lui si voltò, squadrandolo con aperta ostilità ma senza rispondere né in un senso né in un altro.
Brian prese fiato vistosamente e, imbarazzato, ammise mestamente: Devo scusarmi con te.- Vide lo sguardo dell'uomo farsi più attento e vagamente stupito, tuttavia era ancora piuttosto guardingo.- David mi ha fatto notare quanto io sia stato inopportuno e, mi rendo conto adesso, che effettivamente non avrei mai dovuto fare un'uscita così davanti a tutti...
-No. Non avresti dovuto.- scandì lento il produttore, assottigliando lo sguardo.
-Sono davvero mortificato... E' che mi piacerebbe moltissimo che noi due riuscissimo a collaborare!- esclamò accoratamente.- Insomma, chi non vorrebbe poter dire di aver lavorato con Brian Eno?! Se tu potessi mettere da parte le nostre divergenze e la mia stupidità...- suggerì subito dopo – mi farebbe davvero piacere ricominciare da capo.
Eno annuì. Brian rimase remissivamente in silenzio mentre lui portava a termine un esame silenzioso delle sue parole e di quel nuovo atteggiamento. Alla fine il produttore sembrò rilassarsi appena.
-Ok.- annuì.- Sono disponibile a darti una seconda possibilità, ma vedi di non sprecarla.
-Sarò la persona più educata, professionale e morigerata che tu abbia mai conosciuto.- promise solennemente Brian.
Il produttore annuì di nuovo. Appariva ancora un po' perplesso da quel cambio di rotta, ma anche visibilmente compiaciuto.
-Bel concerto, comunque.- disse indicando il palco alle spalle di Brian
Lui sorrise entusiasta: Grazie!
Eno e i tecnici del suono si allontanarono riprendendo la chiacchierata.
Brian sentì i passi di Bowie alle proprie spalle e si voltò con un sorriso ironico sulle labbra.
-Se avessi saputo che bastavano due moine per metterlo a tacere, avrei provveduto dall'inizio!- sghignazzò.
-...tu sei una piccola peste.- lo rimproverò David senza suonare affatto minaccioso. Intascò le mani e gli si affiancò.- Vedi di non farlo arrabbiare di nuovo.
Brian lo fissò scandalizzato.
-Ho promesso di essere la bimba più brava di tutto il collegio!- affermò offeso, portandosi una mano al cuore.
Bowie scoppiò a ridere nonostante tutti i propri buoni propositi e Brian si addolcì ma senza mettere da parte quella malizia che gli faceva brillare deliziosamente gli occhi truccati di nero. David pensò che era davvero bellissimo.
-Devo salire sul palco. Augurami “buona fortuna”.- esigette.
Il sorriso del ragazzo si allargò. Sporse le braccia verso di lui, intrecciandole dietro la sua testa. Un secondo dopo lo stava baciando con una passione che gli fece tremare le gambe.
Dimenticava di dire che era anche “suo”.
E questo lo inorgogliva parecchio.
Ricambiò la stretta, afferrandolo per la vita sottilissima e stringendoselo addosso. Brian scivolò con le labbra fino al suo orecchio.
-Farò di meglio.- sussurrò suadente.- Ti aspetterò nel tuo camerino.


Il mio è l'equilibrio della follia.
Tu lo hai creato e tu lo puoi distruggere.

Tuttavia, quando David arrivò in camerino, ciò che lo aspettava era un po' diverso da ciò che avrebbe immaginato.
Brian era effettivamente lì. Sedeva sul tavolo del trucco, in mezzo ad una confusione disordinata di accessori, e fumava nervosamente, mordicchiando con insistenza lo smalto, già rovinato, sulle unghie.
Bowie si chiuse la porta alle spalle per essere certo che nessuno venisse a disturbarli e attese sulla soglia che il ragazzo più giovane desse segno di essersi accorto della sua presenza.
Davanti al mutismo pensieroso di Brian, però, fu costretto a prendere l'iniziativa.
-Bri?- lo chiamò in tono leggero. Lui si voltò come un automa, mostrandogli un viso inespressivo su cui si spalancavano occhi enormi, in grado di inghiottire l'Universo e divorarlo in un solo sguardo.- ...è tutto a posto?- s'informò gentilmente.
-Sì.- risposta istintiva, quasi evasiva. Brian si corresse l'istante successivo - ...no.- Prese un respiro profondo, fece un tiro dalla sigaretta e schiacciò il mozzicone assieme ad altri simili sul fondo di un astuccio da cipria vuoto.- Dave...ti...spiacerebbe troppo se stasera non venissi con te all'after?- chiese esitante.
Il suo primissimo istinto fu essere molto sincero e molto più egoista e rispondere che “sì, gli sarebbe spiaciuto abbastanza da non volergli permettere di scaricarlo a quel modo”. Ma qualcosa nel tono di voce di Brian lo fermò. David venne avanti nella stanza, raggiungendolo al tavolo e servendosi da bere da una bottiglia d'acqua di fianco al ragazzo.
-Ovviamente puoi fare ciò che vuoi.- rispose con accortezza.- Ma è tutto ok?- insistette.
Brian gli ricambiò lo sguardo e sembrò considerare l'opzione di rispondergli sinceramente o rifilargli una storiella comoda, di circostanza. David sperò che scegliesse la prima opzione, perché non era certo di essere in grado di mandare giù la seconda.
...rendersi conto di quanto fastidio potesse dargli la decisione di Brian di allontanarsi, anche solo per poche ore, lo spaventò a morte.
-Onestamente...- iniziò Brian in tono flebile – ho avuto l'impressione che ci sia qualche problema...nella band.- spiegò con una certa dose di ansia.
-Nella band?
Brian sospirò e voltò il viso per portare lo sguardo lontano da lui, fissandolo sul muro vuoto che lo fronteggiava.
-Lo sai che puoi parlarmi liberamente, piccolo.- sorrise David, dolcemente. Decise in quel preciso istante di cambiare tattica e mettere, ancora una volta, da parte i propri istinti primari.
Brian annuì. Si grattò la testa, agitandosi a disagio.
-Stamattina mi è sembrato che Stef non fosse troppo in forma.- cominciò a raccontare spiccio.- Ho provato a chiedere a Steve, stasera, dopo che sei entrato in scena, e mi ha risposto, piuttosto...scocciato!- ironizzò con uno sbuffo affatto divertito.- che se davvero me ne fregava qualcosa, era meglio che gli parlassi.
-Capisco.
-Solo che Stefan mi ha evitato per tutto il tempo ed io ho pensato che, magari, se andassi alla festa con loro...
“Con lui”, pensò David mentre una fitta di gelosia gli colpiva lo stomaco con forza.
-Riuscirei a capirci qualcosa, a parlargli...e a sistemare le cose.- continuò Brian senza accorgersi di nulla.
-Certo.- convenne piatto Bowie.
Non disse altro.
-...sei arrabbiato?
David misurò le parole. Prese spazio e tempo, allontanandosi fisicamente da lui per trovare posto sul divano al centro della stanza. Da lì, tornò a ricambiare il suo sguardo per trovarlo insicuro, in attesa di una sua risposta.
-No.- mentì, pazientemente.- Certo che no. Sono un po'...deluso.- ammise, invece, cercando di non caricare troppo quell'affermazione.- Speravo avremmo passato del tempo insieme, stasera.
Brian si morse le labbra. Scivolò giù dal tavolo, raggiungendolo in pochi passi morbidi e lenti. La sua grazia felina era qualcosa che riusciva ad incantare Bowie ed a fargli dimenticare completamente qualunque stizza avessero potuto risvegliare le sue parole. Quando Brian gli si sedette in braccio, passandogli le gambe attorno alla vita e spingendo il bacino verso il suo, David annegò piacevolmente in quello sguardo cangiante, che gli sorrideva a pochi centimetri dal suo volto.
-Prometto che mi farò perdonare.- sussurrò dolcemente Brian, soffiando quelle parole sulla sua pelle, sulla bocca e sul collo quando si piegò a baciarlo.
Eccolo lì!- rise Bowie, mentre si abbandonava al tocco delicato delle labbra che lo esploravano – “Due moine”, si prese in giro da solo facendo eco a Brian stesso, ed il ragazzino la spuntava con facilità!
Sollevò di scatto le braccia a circondare la vita sottile di Brian per rovesciarlo sul divano, sotto di sé. Lui si lasciò maneggiare, arrendevole ed accondiscendente come sempre, sorridendogli ancora quando Bowie gli si scivolò addosso raggiungendo il suo volto con il proprio.
-Dovrai farti perdonare, adesso.- pretese. Salvo addolcire il tono ed i modi subito dopo, baciandolo con delicatezza per sentirlo rispondere con passione.- Mi mancherai infinitamente, ragazzino.- gli garantì a fior di labbra.
Brian ridacchiò, appena appena inorgoglito: Farò in modo che sembri che io non me ne sia mai andato.- ricambiò

***
Brian trovò il camerino, che era stato riservato ai gruppi di supporto, completamente vuoto. Rimase interdetto sulla soglia, fissando la stanza quasi a volersi sincerare di non essersi sbagliato.
In realtà, era davvero stupito: aveva espressamente chiesto a Stefan e Steve di aspettarlo finché non li avesse raggiunti per andare insieme al party after show.
Il rumore di passi nel corridoio silenzioso lo riscosse. Si voltò e riconobbe Levi venirgli incontro, mani nelle tasche, fischiettando un motivetto orecchiabile che faticava a ricondurre ad una canzone in particolare.
-Levi.- chiamò.
-Ciao, Brian.- salutò lui, dirottando i propri passi nella sua direzione.
-Dove sono tutti?
-Ah. Sono andati via con il pullman.- spiegò Levi, con semplicità.- Andavano al locale tutti assieme.
-...e tu?
-Io sono in auto.- Lo guardò ed indicò la porta del salone dietro di sé.- Vuoi un passaggio? Stavo andando anche io, ma devo tornare un attimo in albergo prima.
-Sì. Sì, grazie.- ribadì Brian, respirando profondamente. Aveva una sensazione spiacevole che gli tormentava lo stomaco, adesso, e sperava che restare in compagnia di qualcuno lo avrebbe aiutato a non lasciarsi sopraffare.- Credevo che Steve e Stef mi avrebbero aspettato.- sbuffò ad alta voce, con molta più acredine di quella che avrebbe voluto.
Levi finse di non accorgersene e ricominciò a spostarsi verso l'uscita, seguito da Brian.
-Avranno pensato che li raggiungessi con Bowie.- provò a giustificarli.
Brian si morse le labbra per evitarsi di rispondere.
Qualche minuto più tardi, seduto nell'auto a noleggio parcheggiata sotto l'hotel mentre aspettava che Levi scendesse, fumò nervosamente l'ultima sigaretta del pacchetto e ne aprì uno nuovo senza soluzione di continuità. Ripeteva gesti meccanici per ovviare all'impressione di soffocare, mentre nella sua testa si dava mentalmente dell'idiota per non aver affrontato Stefan immediatamente.
Levi entrò in macchina, sorridendogli con entusiasmo appena i loro sguardi s'incontrarono, e Brian si sentì istintivamente sollevato. Ricambiò il sorriso, Levi gli piaceva ogni giorno di più.
-Senti...- esordì, mentre l'altro metteva in moto e usciva dal parcheggio dell'albergo.- Ti dispiace se fumo?- s'informò subito dopo, cambiando rapidamente rotta ai propri pensieri.
-Aehm...no, ma la macchina è noleggiata...
-Giusto.- Brian spense la sigaretta e buttò fuori dal finestrino quanto ne restava. Si sentì un po' in colpa al pensiero delle altre due che aveva fumato nell'attesa.- Comunque, volevo chiederti una cosa.
-Certo.
-Stavo pensando che, a parte una data, ormai il tour è concluso.
Levi lo guardò sorpreso. Evidentemente non ci stava pensando.
-Davvero!
-Sì. Va bene, comunque.- annuì Brian.- Insomma, dobbiamo anche metterci a lavorare per l'uscita del nuovo album.
In realtà, si disse Brian, non andava bene affatto. Nel pronunciare ad alta voce quella semplice verità, ne aveva preso atto lui stesso per la prima volta e il senso di fastidiosa inquietudine era tornato. Non era sicuro di voler tornare alla propria vita...non era sicuro di voler tornare ad una vita senza Bowie.
Scacciò a forza quel pensiero e prese un respiro profondo, tornando a guardare Levi, ancora in attesa della sua domanda.
-Mi piacerebbe molto che valutassi, una volta finito questo lavoro, la possibilità di un contratto con noi.- propose discorsivo.
Il sorriso di Levi si allargò.
-Ne sarei felicissimo!- esclamò.- Mi piace molto la vostra musica.
-...lo dici per lusingarmi?- insinuò Brian sospettoso.
Levi rise: Non hai bisogno di lusinghe!- lo prese in giro allegramente. Gli scoccò un'occhiata divertita di traverso e continuò con tranquilla sfacciataggine – Direi che il tuo ego sta benissimo anche senza.
Brian s'indispettì. E, poi, subito dopo, scoprì che, invece di rispondergli a tono, aveva una gran voglia di ridere. Così lo fece.
Levi gli andò dietro quasi subito e Brian si ritrovò a considerare che sì, aveva ottimi motivi per pensare che lui gli piaceva. E lo voleva in squadra!
-Allora, ci penserai?- insistette quando furono tornati seri entrambi.
-Scherzi?! Contami pure tra i vostri.- garantì Levi.
Brian si rilassò contro il sedile, pensando vagamente che “quella” era andata meglio di quanto si aspettasse.
Ora doveva solo arrivare al locale, parlare con Stef e scoprire se, dopo quel tour, ci sarebbe stata ancora una band con cui promuovere il nuovo album...
Si accese la quarta sigaretta di quel breve viaggio praticamente senza neanche accorgersi di averlo fatto.


  
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