Per
lunghi istanti Ross stette in silenzio, pensando al da farsi.
Nonostante fosse a conoscenza di quello che Hugh provava per Demelza,
il suo rapporto col giovane era sempre stato buono e amichevole e
fino al giorno prima non aveva trovato alcun motivo di avercela con
lui.
Certo,
gli bruciava sapere che aveva fatto breccia nel cuore di sua moglie,
soffriva quando ricordava il ricevimento dove lei aveva cantato per
lui ma non era successo niente di catastrofico fino a quel momento.
Oppure no?
Cosa
ci faceva Hugh Armitage a casa sua a quell'ora della sera? Che doveva
fare, prenderlo a pugni o starlo a sentire? Essere cordiale ed
educato perché in fondo non sapeva quanto c'entrasse con la
scomparsa di sua moglie? "Tenente Armitage, sono davvero
sorpreso di vedervi a casa mia a quest'ora" – disse infine, a
denti stretti.
Hugh
fece un cenno di saluto col capo. "Devo parlarvi di una
questione importante, posso entrare?".
"No".
Non sapeva il perché, ma Ross aveva la strana sensazione che
Hugh lo
stesse studiando e stesse cercando di scandagliare i suoi pensieri.
"Non è un buon momento, i bambini sono irrequieti e sto
cercando di mantenere la tranquillità in casa mia".
Hugh
annuì. "So che non è un buon momento. E' proprio
per questo
che mi trovo qui".
Ross
si morse il labbro. Sapeva? E quindi ora aveva la certezza che lui
c'entrasse con la fuga di Demelza, dato che era con lui che se n'era
andata... In quel momento si rese conto di aver voglia di ucciderlo e
non gli capitava da anni, dai momenti peggiori vissuti durante la
guerra in Virginia. "Cosa sapete, per l'esattezza?" -
disse, cercando di tenere a bada la rabbia.
"Sono
qui per Demelza".
"Demelza...".
Ross scandì il nome della moglie, lentamente, rendendosi
conto che
Hugh aveva usato un tono confidenziale nel parlare di lei. "Vorrete
dire, la signora Poldark?".
"Sì,
esattamente".
Ross
uscì, sbatté l'uscio e lo costrinse ad arretrare
per non essere
travolto. Lo prese per il bavero e lo attirò a se, viso a
viso. "Mia
moglie dov'è? Se n'è andata con voi ieri ed
è scomparsa! Se le
aveva fatto del male, io...".
Hugh,
con un gesto veloce, si liberò dalla sua stretta. "Se mi
prenderete a pugni o peggio, se mi ucciderete, questo non
sarà di
alcun aiuto a vostra moglie".
Ross
lo guardò con sguardo furente, sentiva il suo autocontrollo
annullarsi e per la prima volta da quando aveva sposato Demelza, si
sentì davvero geloso. Oh, era già successo ed era
sempre capitato
quando Hugh era nei paraggi, ma quella sera era diverso. Era geloso,
tanto da sentire le sue vene corrodersi al pensiero di sua moglie
assieme a quel poeta, non poteva nemmeno sopportare, immaginare
l'idea di saperla accanto a un altro uomo. Non poteva pensare che la
dolcezza, il sorriso, la forza d'animo di sua moglie, il suo modo di
amare, sarebbero stati di un altro... Lei era unica, lei era sua e
l'amava. E forse d'accordo, era il peggiore fra i mariti, distratto e
troppo spesso pronto a darla per scontata, aveva commesso mille
errori e mille mancanze ma l'amava e sapeva quanto bene avesse fatto
a lui e alla sua vita, averla incontrata e sposata. "Prima che
vi uccida, Armitage, ditemi dove diavolo è e cosa
è successo".
Hugh
annuì, sospirando. "E' esattamente per questo che sono
venuto!
Sono preoccupato per lei e solo voi potete farla ragionare".
Ross,
col fiato corto, annuì. "Si trova a casa vostra?".
"No".
"E
allora dov'è?".
"A
Illugan".
Ross
spalancò gli occhi. Illugan? Nella sua città
natale? In un posto
che le poteva ricordare unicamente botte, privazioni e un'infanzia
infelice? Perché era tornata laggiù? Da che
ricordava, da quando si
erano conosciuti Demelza non ci aveva più messo piede
eccetto
qualche anno prima, quando era andata a far visita al padre morente.
"E' nella sua vecchia casa?" - chiese, deglutendo.
Hugh
scosse la testa. "No, voleva tornarci ma era davvero in
condizioni pessime, inagibile".
"E
allora dov'è?". Quella situazione lo faceva impazzire, era
una
sensazione spiacevolissima sapere che Hugh fosse a conoscenza di un
qualcosa che lui non sapeva e che condividesse dei segreti con sua
moglie. Scacciò dalla mente i ricordi di quando era lui ad
avere dei
segreti con Elizabeth, segreti da cui Demelza era completamente
tagliata fuori e cercò di ignorare quella sensazione di
senso di
colpa che stava nascendo in lui, una vocina che si chiedeva
insistentemente se anche Demelza si fosse sentita come si sentiva lui
in quel momento.
"In
un vecchio mulino lungo il torrente che scorre nei boschi attorno a
Illugan. Un posto dove si rifugiava da piccola e che le è
caro".
"Lo
conosco!". Ross ricordò come, da bambino, assieme a Francis
amasse scorazzare nella brughiera e nelle campagne alla ricerca di
posti sconosciuti da esplorare e i boschi vicino ad Illugan erano
stati terreno di giochi per lui e suo cugino, tanti anni prima.
Chissà se allora, per caso, non si era già
imbattuto in lei...
Hugh
interruppe il flusso dei suoi pensieri. "Io credo che Demelza
non dovrebbe stare lì, è un posto isolato e
freddo, non andatto a
una signora sposata".
"Su
questo sono d'accordo" – rispose Ross, lentamente,
irritandosi
nuovamente nel sentirlo chiamare sua moglie per nome, con quel tono
confidenziale. Tornò a studiare la figura di Hugh,
chiedendosi cosa
si fossero detti lui e sua moglie, cosa avessero fatto, se... se
lui... loro... Non riusciva nemmeno a formularla nella mente quella
domanda, figuriamoci a dirla! Non sarebbe mai riuscito a chiedergli
se fosse stato con lei in intimità, aveva troppa paura delle
possibili risposte. Ma doveva essere uomo e fare delle domande, se
voleva saperne di più. "Come mai eravate con mia moglie e
come
mai vi state facendo ambasciatore dei suoi bisogni? E cosa sta
passando nella testa di Demelza? Ha una casa, una famiglia, dei
figli! Ed è scomparsa da quasi due giorni".
Hugh
parve irrigidirsi a quelle domande. "Ero venuto a farle visita e
ci siamo allontanati insieme. Mi ha detto che voleva andarsene, mi ha
raccontato qualcosa circa il vostro rapporto e mio malgrado,
benché
fossi contrario al suo allontanamento, ho deciso di aiutarla
perché
aveva bisogno di stare un po' da sola per riordinare le idee. Se
anche non fossi andato con lei, non sarebbe rimasta quì.
Semplicemente, avrebbe raggiunto a piedi Illugan".
"Quindi,
avete cercato di farle cambiare idea?".
Hugh
annuì. "Sì, l'ho fatto ma con poca convinzione.
Ritengo che
Demelza avesse tutte le ragioni per andarsene, visto quello che mi ha
raccontato. Scusate se mi permetto, Ross, ma avete una moglie
bellissima, che ogni uomo desidererebbe. E avete un amante... Come
potete umiliarla e farla soffrire a questo modo? Come potete non
vedere la grande bellezza della donna che avete a fianco?".
Ross
sentì di nuovo la voglia di prenderlo a pugni. Come osava,
come si
permetteva? Cosa ne sapeva lui del rapporto fra lui e sua moglie? E
poi... amante? Santo cielo, Demelza gli aveva raccontato di
Elizabeth? "Queste sono cose che non vi riguardano! Conosco mia
moglie meglio di quanto possiate pensare di conoscerla voi, Armitage!
E conosco altrettanto bene le luci e le ombre del mio matrimonio,
statene certo".
"Ombre?
E le affrontate queste ombre, o le rifuggite?" Hugh, con quella
semplice domanda, lo bloccò. "Davvero conoscete le
necessità
di Demelza? A me non pare... Sapete che ogni donna desidera essere
l'unica per il proprio marito? Sapete che desidera essere anche
apprezzata, di tanto in tanto? Sapete che soffre, ogni volta che la
tagliate fuori dalla vostra vita? Ogni tanto vi ricordate di dirle
che l'amate, o questa è una premura che riservate solo alla
vostra
amante?".
Questo
fu troppo per Ross. Troppo da sentire, troppo da accettare, troppi
sensi di colpa che si risvegliavano... Odiava il modo in cui quel
ragazzino sembrava leggergli dentro, indovinando tante sue debolezze
che non lui non voleva ammettere nemmeno a se stesso e che ora, senza
pietà, gli venivano sbattute in faccia. Si
avventò su di lui,
voleva farlo MALEDETTAMENTE TACERE! "La mia vita non è affar
vostro! E Demelza non avrebbe dovuto parlarvi di cose che, fra
l'altro, non corrispondono nemmeno a verità".
"Non
avete una amante?" - chiese Hugh, respirando a fatica.
Ross
lo lasciò andare, spingendolo indietro. "Come vi ho detto,
la
mia vita non è affar vostro Armitage. Tornate a casa vostra,
dedicatevi alle vostre poesie e vivete la vita che vi ho donato
liberandovi dalla prigionia. E soprattutto, state lontano da mia
moglie!".
"Se
lei non vorrà più vedermi, lo farò..."
- rispose Hugh,
sibillino.
"Armitage,
attento a quello che dite o vi assicuro che l'esperienza francese
sarà nulla a confronto di ciò che vi posso fare
io!".
Per
nulla intimorito, Hugh si riavvicinò. "Amate vostra moglie?".
"Vi
ho detto che non è affar vostro".
"Lo
è, più di quanto pensiate".
Ross
si morse il labbro. Dannazione, se lo avesse preso a pugni, i bambini
si sarebbero svegliati e spaventati ed era l'unica cosa che non
voleva. E poi, aveva la spiacevole convinzione che qualsiasi cosa
avesse fatto ad Armitage, avrebbe peggiorato la situazione con
Demelza. "Non voglio sentirvi parlare di lei, non voglio che vi
preoccupiate per il mio matrimonio, io e Demelza siamo capacissimi di
farlo anche da soli. Sono un marito che ha commesso molti errori e
dato per scontate molte cose MA, una su tutte è sempre stata
chiara:
mia moglie è MIA, la amo e amo la mia famiglia! E non ho
intenzione
di dividerla con nessuno. So preoccuparmi di lei da solo e so
prendermene cura, non preoccupatevi. Vi ringrazio per avermi detto
dove si trova, mi avete fatto un piacere enorme. Ma il vostro ruolo
finisce qui".
Hugh
divenne mortalmente serio e pallido a quelle parole. "Non è
così semplice, sapete? Non quando ci sono di mezzo dei
sentimenti...".
Ross
fece un sorrisetto sarcastico. "I sentimenti sono solo da parte
vostra, non di Demelza, ragion per cui li potrete analizzare nel
silenzio della vostra casa".
"Siete
così sicuro che sia così?" - ribatté
Hugh.
Ross
deglutì. No, non lo era, non era più sicuro di
niente ma non
riusciva nemmeno a pensare che sua moglie potesse davvero amare un
altro uomo. Però nonostante questo, non si sarebbe mostrato
debole
davanti a Hugh. Lui amava Demelza e la amava totalmente, corpo e
anima. Avevano condiviso ogni cosa da dieci anni a quella parte e
qualsiasi sentimento che Armitage pensava di provare per lei e che
lei provasse per lui, non era nulla in confronto. "Non voglio
starvi a sentire".
"Che
farete?".
Ross
annuì. "Sello il mio cavallo e vado da lei. La riporto a
casa".
"E
se non volesse venire?".
Ross
lo guardò in cagnesco. "Verrà, statene certo! Le
liti, in un
matrimonio, sono frequenti ma si fa la pace subito dopo. Pensateci a
questa cosa, quando scriverete una poesia".
"Dipende
dal motivo di una lite" – ribadì Hugh.
Ross
scosse la testa, era inutile perdere tempo con un essere che riteneva
tanto irritante. "Vero! Ma fra me e Demelza non c'è nessun
problema insormontabile ma solo un malinteso. Tornerà a
casa, al suo
posto, accanto a me e ai nostri bambini".
"Lo
spero" – rispose Hugh.
Ross
fu costretto ad annuire. "Bene, quanto meno siamo d'accordo su
qualcosa". Non disse più nulla. Gli voltò le
spalle e si avviò
a passo deciso verso la stalla per sellare il suo cavallo.
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