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Autore: lady lina 77    20/10/2017    2 recensioni
E se nella scorsa fanfiction mi riagganciavo al finale della S2, ora mi aggancio a quello della S3. Tutto comincia in quella spiaggia dove Demelza, col cuore a pezzi, si concede a Hugh Armitage. E dopo? Se non fosse tornata a casa, cosa sarebbe successo?
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Demelza Carne, Elizabeth Chynoweth, Ross Poldark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Per lunghi istanti Ross stette in silenzio, pensando al da farsi. Nonostante fosse a conoscenza di quello che Hugh provava per Demelza, il suo rapporto col giovane era sempre stato buono e amichevole e fino al giorno prima non aveva trovato alcun motivo di avercela con lui.

Certo, gli bruciava sapere che aveva fatto breccia nel cuore di sua moglie, soffriva quando ricordava il ricevimento dove lei aveva cantato per lui ma non era successo niente di catastrofico fino a quel momento. Oppure no?

Cosa ci faceva Hugh Armitage a casa sua a quell'ora della sera? Che doveva fare, prenderlo a pugni o starlo a sentire? Essere cordiale ed educato perché in fondo non sapeva quanto c'entrasse con la scomparsa di sua moglie? "Tenente Armitage, sono davvero sorpreso di vedervi a casa mia a quest'ora" – disse infine, a denti stretti.

Hugh fece un cenno di saluto col capo. "Devo parlarvi di una questione importante, posso entrare?".

"No". Non sapeva il perché, ma Ross aveva la strana sensazione che Hugh lo stesse studiando e stesse cercando di scandagliare i suoi pensieri. "Non è un buon momento, i bambini sono irrequieti e sto cercando di mantenere la tranquillità in casa mia".

Hugh annuì. "So che non è un buon momento. E' proprio per questo che mi trovo qui".

Ross si morse il labbro. Sapeva? E quindi ora aveva la certezza che lui c'entrasse con la fuga di Demelza, dato che era con lui che se n'era andata... In quel momento si rese conto di aver voglia di ucciderlo e non gli capitava da anni, dai momenti peggiori vissuti durante la guerra in Virginia. "Cosa sapete, per l'esattezza?" - disse, cercando di tenere a bada la rabbia.

"Sono qui per Demelza".

"Demelza...". Ross scandì il nome della moglie, lentamente, rendendosi conto che Hugh aveva usato un tono confidenziale nel parlare di lei. "Vorrete dire, la signora Poldark?".

"Sì, esattamente".

Ross uscì, sbatté l'uscio e lo costrinse ad arretrare per non essere travolto. Lo prese per il bavero e lo attirò a se, viso a viso. "Mia moglie dov'è? Se n'è andata con voi ieri ed è scomparsa! Se le aveva fatto del male, io...".

Hugh, con un gesto veloce, si liberò dalla sua stretta. "Se mi prenderete a pugni o peggio, se mi ucciderete, questo non sarà di alcun aiuto a vostra moglie".

Ross lo guardò con sguardo furente, sentiva il suo autocontrollo annullarsi e per la prima volta da quando aveva sposato Demelza, si sentì davvero geloso. Oh, era già successo ed era sempre capitato quando Hugh era nei paraggi, ma quella sera era diverso. Era geloso, tanto da sentire le sue vene corrodersi al pensiero di sua moglie assieme a quel poeta, non poteva nemmeno sopportare, immaginare l'idea di saperla accanto a un altro uomo. Non poteva pensare che la dolcezza, il sorriso, la forza d'animo di sua moglie, il suo modo di amare, sarebbero stati di un altro... Lei era unica, lei era sua e l'amava. E forse d'accordo, era il peggiore fra i mariti, distratto e troppo spesso pronto a darla per scontata, aveva commesso mille errori e mille mancanze ma l'amava e sapeva quanto bene avesse fatto a lui e alla sua vita, averla incontrata e sposata. "Prima che vi uccida, Armitage, ditemi dove diavolo è e cosa è successo".

Hugh annuì, sospirando. "E' esattamente per questo che sono venuto! Sono preoccupato per lei e solo voi potete farla ragionare".

Ross, col fiato corto, annuì. "Si trova a casa vostra?".

"No".

"E allora dov'è?".

"A Illugan".

Ross spalancò gli occhi. Illugan? Nella sua città natale? In un posto che le poteva ricordare unicamente botte, privazioni e un'infanzia infelice? Perché era tornata laggiù? Da che ricordava, da quando si erano conosciuti Demelza non ci aveva più messo piede eccetto qualche anno prima, quando era andata a far visita al padre morente. "E' nella sua vecchia casa?" - chiese, deglutendo.

Hugh scosse la testa. "No, voleva tornarci ma era davvero in condizioni pessime, inagibile".

"E allora dov'è?". Quella situazione lo faceva impazzire, era una sensazione spiacevolissima sapere che Hugh fosse a conoscenza di un qualcosa che lui non sapeva e che condividesse dei segreti con sua moglie. Scacciò dalla mente i ricordi di quando era lui ad avere dei segreti con Elizabeth, segreti da cui Demelza era completamente tagliata fuori e cercò di ignorare quella sensazione di senso di colpa che stava nascendo in lui, una vocina che si chiedeva insistentemente se anche Demelza si fosse sentita come si sentiva lui in quel momento.

"In un vecchio mulino lungo il torrente che scorre nei boschi attorno a Illugan. Un posto dove si rifugiava da piccola e che le è caro".

"Lo conosco!". Ross ricordò come, da bambino, assieme a Francis amasse scorazzare nella brughiera e nelle campagne alla ricerca di posti sconosciuti da esplorare e i boschi vicino ad Illugan erano stati terreno di giochi per lui e suo cugino, tanti anni prima. Chissà se allora, per caso, non si era già imbattuto in lei...

Hugh interruppe il flusso dei suoi pensieri. "Io credo che Demelza non dovrebbe stare lì, è un posto isolato e freddo, non andatto a una signora sposata".

"Su questo sono d'accordo" – rispose Ross, lentamente, irritandosi nuovamente nel sentirlo chiamare sua moglie per nome, con quel tono confidenziale. Tornò a studiare la figura di Hugh, chiedendosi cosa si fossero detti lui e sua moglie, cosa avessero fatto, se... se lui... loro... Non riusciva nemmeno a formularla nella mente quella domanda, figuriamoci a dirla! Non sarebbe mai riuscito a chiedergli se fosse stato con lei in intimità, aveva troppa paura delle possibili risposte. Ma doveva essere uomo e fare delle domande, se voleva saperne di più. "Come mai eravate con mia moglie e come mai vi state facendo ambasciatore dei suoi bisogni? E cosa sta passando nella testa di Demelza? Ha una casa, una famiglia, dei figli! Ed è scomparsa da quasi due giorni".

Hugh parve irrigidirsi a quelle domande. "Ero venuto a farle visita e ci siamo allontanati insieme. Mi ha detto che voleva andarsene, mi ha raccontato qualcosa circa il vostro rapporto e mio malgrado, benché fossi contrario al suo allontanamento, ho deciso di aiutarla perché aveva bisogno di stare un po' da sola per riordinare le idee. Se anche non fossi andato con lei, non sarebbe rimasta quì. Semplicemente, avrebbe raggiunto a piedi Illugan".

"Quindi, avete cercato di farle cambiare idea?".

Hugh annuì. "Sì, l'ho fatto ma con poca convinzione. Ritengo che Demelza avesse tutte le ragioni per andarsene, visto quello che mi ha raccontato. Scusate se mi permetto, Ross, ma avete una moglie bellissima, che ogni uomo desidererebbe. E avete un amante... Come potete umiliarla e farla soffrire a questo modo? Come potete non vedere la grande bellezza della donna che avete a fianco?".

Ross sentì di nuovo la voglia di prenderlo a pugni. Come osava, come si permetteva? Cosa ne sapeva lui del rapporto fra lui e sua moglie? E poi... amante? Santo cielo, Demelza gli aveva raccontato di Elizabeth? "Queste sono cose che non vi riguardano! Conosco mia moglie meglio di quanto possiate pensare di conoscerla voi, Armitage! E conosco altrettanto bene le luci e le ombre del mio matrimonio, statene certo".

"Ombre? E le affrontate queste ombre, o le rifuggite?" Hugh, con quella semplice domanda, lo bloccò. "Davvero conoscete le necessità di Demelza? A me non pare... Sapete che ogni donna desidera essere l'unica per il proprio marito? Sapete che desidera essere anche apprezzata, di tanto in tanto? Sapete che soffre, ogni volta che la tagliate fuori dalla vostra vita? Ogni tanto vi ricordate di dirle che l'amate, o questa è una premura che riservate solo alla vostra amante?".

Questo fu troppo per Ross. Troppo da sentire, troppo da accettare, troppi sensi di colpa che si risvegliavano... Odiava il modo in cui quel ragazzino sembrava leggergli dentro, indovinando tante sue debolezze che non lui non voleva ammettere nemmeno a se stesso e che ora, senza pietà, gli venivano sbattute in faccia. Si avventò su di lui, voleva farlo MALEDETTAMENTE TACERE! "La mia vita non è affar vostro! E Demelza non avrebbe dovuto parlarvi di cose che, fra l'altro, non corrispondono nemmeno a verità".

"Non avete una amante?" - chiese Hugh, respirando a fatica.

Ross lo lasciò andare, spingendolo indietro. "Come vi ho detto, la mia vita non è affar vostro Armitage. Tornate a casa vostra, dedicatevi alle vostre poesie e vivete la vita che vi ho donato liberandovi dalla prigionia. E soprattutto, state lontano da mia moglie!".

"Se lei non vorrà più vedermi, lo farò..." - rispose Hugh, sibillino.

"Armitage, attento a quello che dite o vi assicuro che l'esperienza francese sarà nulla a confronto di ciò che vi posso fare io!".

Per nulla intimorito, Hugh si riavvicinò. "Amate vostra moglie?".

"Vi ho detto che non è affar vostro".

"Lo è, più di quanto pensiate".

Ross si morse il labbro. Dannazione, se lo avesse preso a pugni, i bambini si sarebbero svegliati e spaventati ed era l'unica cosa che non voleva. E poi, aveva la spiacevole convinzione che qualsiasi cosa avesse fatto ad Armitage, avrebbe peggiorato la situazione con Demelza. "Non voglio sentirvi parlare di lei, non voglio che vi preoccupiate per il mio matrimonio, io e Demelza siamo capacissimi di farlo anche da soli. Sono un marito che ha commesso molti errori e dato per scontate molte cose MA, una su tutte è sempre stata chiara: mia moglie è MIA, la amo e amo la mia famiglia! E non ho intenzione di dividerla con nessuno. So preoccuparmi di lei da solo e so prendermene cura, non preoccupatevi. Vi ringrazio per avermi detto dove si trova, mi avete fatto un piacere enorme. Ma il vostro ruolo finisce qui".

Hugh divenne mortalmente serio e pallido a quelle parole. "Non è così semplice, sapete? Non quando ci sono di mezzo dei sentimenti...".

Ross fece un sorrisetto sarcastico. "I sentimenti sono solo da parte vostra, non di Demelza, ragion per cui li potrete analizzare nel silenzio della vostra casa".

"Siete così sicuro che sia così?" - ribatté Hugh.

Ross deglutì. No, non lo era, non era più sicuro di niente ma non riusciva nemmeno a pensare che sua moglie potesse davvero amare un altro uomo. Però nonostante questo, non si sarebbe mostrato debole davanti a Hugh. Lui amava Demelza e la amava totalmente, corpo e anima. Avevano condiviso ogni cosa da dieci anni a quella parte e qualsiasi sentimento che Armitage pensava di provare per lei e che lei provasse per lui, non era nulla in confronto. "Non voglio starvi a sentire".

"Che farete?".

Ross annuì. "Sello il mio cavallo e vado da lei. La riporto a casa".

"E se non volesse venire?".

Ross lo guardò in cagnesco. "Verrà, statene certo! Le liti, in un matrimonio, sono frequenti ma si fa la pace subito dopo. Pensateci a questa cosa, quando scriverete una poesia".

"Dipende dal motivo di una lite" – ribadì Hugh.

Ross scosse la testa, era inutile perdere tempo con un essere che riteneva tanto irritante. "Vero! Ma fra me e Demelza non c'è nessun problema insormontabile ma solo un malinteso. Tornerà a casa, al suo posto, accanto a me e ai nostri bambini".

"Lo spero" – rispose Hugh.

Ross fu costretto ad annuire. "Bene, quanto meno siamo d'accordo su qualcosa". Non disse più nulla. Gli voltò le spalle e si avviò a passo deciso verso la stalla per sellare il suo cavallo.


  
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