Capitoli di efp
[PEACH, 3^ persona]
Un lunedì, ottobre, mattina
Capelli legati alla giusta altezza, fatto.
Trucco, quel che basta, per dare colore agli occhi, fatto.
Giacchettina fucsia appariscente, fatto.
Sorriso
determinato da ragazza pronta ad affrontare un lunedì
mattina… no, impossibile. Qualsiasi smorfia provasse a fare, la
vedeva riflessa nel cellulare come un ghigno contorto e poco invitante.
Alla sesta foto toppata, iniziò ad irritarsi.
«Hey… buongiorno, eh» sbadigliò Daisy affacciandosi alla porta del bagno.
«Togliti di lì che sto cercando di farmi un selfie decente.»
«Okay,
okay, ma stai calma» la punzecchiò Daisy entrando nel
bagno e sgusciando fuori dalla visuale del cellulare di Peach.
«Devi ricordare ai tuoi fans che sei ancora viva dopo la nottata di sabato, eh Peach?» continuò la castana iniziando a lavarsi la faccia.
«Che
spiritosa. No, sto cercando di farmi una foto che mostri la mia energia
sprizzante per affrontare il lunedì.»
«Ecco
perché non ti viene, non sai mentire tu» commentò
Daisy mentre si pettinava alla meno peggio.
«Quella è la mia spazzola?»
«Non ti stavi selfando?»
«Prendi
la tua, su» e allungando il braccio cercò di riprendersi
l’attrezzo, che però le venne gentilmente restituito
dall’altra, pronta.
«Pardon, non avevo voglia di prendere la mia.»
Fece
per uscire dal bagnetto privato della loro camera doppia, quando Peach
l’afferrò per un braccio costringendola a voltarsi verso
di lei.
«Fammi
una delle tue facce cattive, così magari riesco a
scimmiottarti» la esortò con un’espressione
divertita.
Daisy in tutta risposta le fece la sua peggior smorfia, con tanto di pernacchia, prima di scivolare fuori dalla porta.
«Che stupida!» la riprese Peach con falsa indignazione.
«Sempre meno di te, che ti alzi alle sei per farti i selfie!» ribatté l’altra dalla stanza accanto.
«Bah» e ricominciò a provare le varie pose.
«Se
vuoi un consiglio, farei un faccino distrutto, tipo l’emoj di
Facekoop» propose dopo qualche minuto la coinquilina,
affacciandosi di nuovo.
«Quello che si fa con i due puntini e la C. Sarebbe molto più realistico per un inizio lunedì.»
L’altra
sbuffò il suo disappunto, ma seguì il consiglio e
portando il cellulare in alto, mimò un’espressione mista
tra la tristezza e la sfida, si scattò la foto e la
pubblicò su Goombagram con l’hastag #SperiamoDiSopravvivere!.
«Ora
che hai finito le tue importanti mansioni da popolare, vuoi metterti
anche una gonnella o pensi di andare a lezione in mutande?»
domandò Daisy, mentre si aggiustava la camicetta a gale che
aveva indossato.
«Guarda,
scendo in mutande» sghignazzò Peach uscendo finalmente dal
bagno e mettendosi a rovistare nel cassettone.
«Vedrai quanti mi piace che voleranno!»
«Antipatica.
– ridacchiò la bionda – Hai di nuovo messo a
soqquadro tutto il cassettone? Ti sei mangiata i miei vestiti o sono
stati inglobati dai tuoi?»
«Io ne ho tre, tu hai tutto il resto dell’armadio, Peachy, quindi forse stai solo perdendo colpi, sai, la vecchiaia...»
«Ma
vai in quel tubo, ecco, me lo hai fatto dire» continuò a
rovistare iniziando a gettare fuori tutti i vestiti che non le
appartenevano.
«Ohhh, questo si che sconvolgerebbe i tuoi followers, “Peach entra nel mondo dei modi scurrili!” Pft, scusati un’altra volta e ti mangio.»
«Scusami
– finalmente trovò la gonnellina e le calze che stava
cercando – ma non tutti sono ghiozzi e strafottenti come te,
cara.»
Sogghignando in faccia all’amica, finì di vestirti e controllò di sfuggita il telefono.
«Se ti hanno già messo dei likes, mangio anche loro.»
Avvicinandosi alla compare, tentò di sbirciarne il profilo su Goombagram, ma Peach si ritirò fingendosi offesa.
«Suvvia, non ficcare il naso negli affari altrui.»
«Ecco!» l’apostrofò con vocina ridicola l’altra, prima di mettersi a ridere.
Peach cercò invano di reprimere degli sciocchi sorrisi, e si nascose infilando praticamente la faccia nella sua borsa.
«Vediamo,
okay, penso di aver preso tutto. Tu sei pronta?» si infilò
la borsa a tracolla, poggiando la mano sulla maniglia della camera.
Daisy si gettò lo zainetto sulle spalle annuendo, e insieme
uscirono.
«...e quindi l’altro giorno arrivo, e al posto del professore trovo Mastro Toad.»
Toadorica
fece del suo meglio per non sputare il caffélatte, mentre
Rosalinda frenò un bercio ilare che le stava uscendo più
dal profondo del cuore che dalla gola.
«Che…
diamine!?» ma senza finire la frase, Toadivo si mise a ridere
come un forsennato, spingendo così anche tutti gli altri a
ridere.
Anche Daisy, che aveva ascoltato la storia in anticipo la settimana prima, non riuscì a frenare qualche risata.
«Sì,
vi giuro, Mastro Toad. Ci sono rimasta talmente di stucco che penso di
non aver aperto più bocca per tutta la mattina.»
«E cosa ci faceva lì?» domandò incuriosito Toadoberto quando ebbe finito di ridacchiare.
«Teoricamente,
avrebbe dovuto insegnare al posto del mio prof di Storia del Regno dei
Funghi. Essenzialmente, ha solo agito da sedativo per tutta la
classe.»
«Se insegna ancora come insegnava a noi da piccole, mamma mia!» commentò Daisy immaginandosi la scena.
Mario si voltò accigliato verso di lei, irritato da quel furto di battuta.
«Sì,
ma… come mai? È apparso all’improvviso e ha deciso
di improvvisarsi professore?» continuò Toadoberto, ormai
preso dal racconto della giovane.
Questa si aggiustò sulla sedia, finendo la sua brioche, per poi continuare.
«Da
quel che ho capito prima di addormentarmi, il nostro professore
è andato via per delle ricerche sul campo non-so-dove, e lui ha
tirato fuori una sconosciuta e vecchissima laurea in Storia dei Funghi
da qualche baule di chissà quale secolo, ed è venuto a
farci da supplente per i prossimi due mesi»
enfatizzò le ultime parole per caricarle di fatica, per rendere
bene l’idea di cosa avrebbe dovuto sorbirsi nelle prossime
settimane.
«Oppure
– ipotizzò Rosalinda, introducendosi con discrezione nella
conversazione – ha rapito il vecchio professore, l’ha
venduto agli Shroob e ha rubato la sua laurea, così per starti
ancora una volta col fiato sul collo, Peachy.»
«Non ci metterei la mano sul fuoco, sai?» approvò l’altra.
Un’ombra
scura si allungò sul tavolino punto di raduno di Peach e dei
suoi compari, rivelandosi attaccata ad uno sghignazzante bestione di
due metri, coperto di scaglie scintillanti e armato di un sorriso
maligno brillante di perfidia come i suoi occhi.
«Buongiorno, Peachy cara.»
Appoggiò
la pesante mano sul tavolino, rovesciando il caffè di Luigi, che
per la paura si fece piccolo piccolo, e poi si rivolse alla sua
interessata tentando di trasformare il suo sorriso in qualcosa di meno
minaccioso, con scarso successo.
«Oh,
stupendo. Ciao Bowser – rispose senza enfasi lei, ritraendosi un
poco – Lungi da me sembrare offensiva, ma… siamo
occupati.»
«Non
sei stato invitato, sacco di lardo» sibilò Daisy sbattendo
un pugno vicino alla mano dorata dell’altro – quattro volte
la sua.
«Sacco di lardo?
– Bowser dischiuse i denti, e una nuvola di fumo scuro vi
uscì dai lati con fare minaccioso – Questi sono
addominali, bicipiti e tricipiti! “Lardo”, bah! Il sacco di
lardo sarà il vostro amico in rosso, qui!»
E
indicò Mario con fare accusatorio. Questo corrugò la
fronte, balzando in piedi e scostando la sedia, con gli occhi ben
puntati verso quelli del rivale.
«A
tal proposito… – il Koopa Reale avvicinò il muso
giallo al volto contratto dell’altro – questo sabato ti
straccerò, anzi, ti calpesterò. E domenica ti concederò il bis.»
«Sgrunf»
il ragazzo non si lasciò intimorire e avvicinò di rimando
il naso a quello dell’avversario, fino quasi a sfiorarlo.
I due rimasero a fissarsi per qualche secondo, fino a che Peach non intervenne, alzandosi in piedi e incrociando le braccia:
«Smettetela
subito, entrambi. Questo non è un campo da calcio, e
l’ultima cosa che vogliamo è una rissa nella Hall!»
Il
Principe dei Koopa si raddrizzò sulla schiena, passandosi la
mano artigliata nella chioma rossa, e schiudendo un sorrisetto
malizioso verso la ragazza.
«Come
desideri. Ma solo perché in quella foto eri davvero
carina» e nel dirlo le fece un occhiolino che lei trovò
disgustoso.
«Allora vi lascio ai vostri tristi convenvoli, bwahaha! Au reovir!»
Bowser si avviò verso l’uscita, mentre Toadoberto borbottava tra sé e sé un “convenevoli, non convenvoli”.
«Wow, il tuo potere su di lui sta aumentando» commentò Daisy avvicinandosi all’amica.
«Non so… si stava comportando in modo strano.»
«Peggio del solito?» sbuffò Luigi riprendendo finalmente colore.
«Be’, perlomeno oggi non se n’è andato sotto minacce pesanti.»
«Anche questo è vero.»
«E
da quando quel microcefalo conosce il francese?» si
domandò sbeffeggiante Toadivo, mentre finiva di sorseggiare la
cioccolata calda con noncuranza.
«Ora, “conosce il francese” mi sembra un po’ esagerato» rispose Toadorica.
«Poi quell’occhiolino secsi, eh Peach?»
Daisy dette una spallata perfida all’altra, che si innervosì.
«Sposatelo,
se ti sembra così “secsi”. Io so solo che è
un grande scocciatore – guardò l’orologio al polso
– e che sono in ritardo!»
Afferrò
la borsa in fretta e salutò i suoi compari di ventura, prima di
avviarsi a passo svelto verso il piazzone verde su cui davano tutti gli
edifici scolastici.
Daisy la seguì salutando a sua volta, e la raggiunse fuori dalla Hall.
«Fa freddino, eh?» osservò rabbrividendo.
«Già,
ma niente sarà freddo come lo sguardo di Mastro Toad dopo che
avrà segnato il mio ennesimo ritardo.»
«Mentale?»
«Non
sei spiritosa, Daisuccia – le allargò di fronte un
tiratissimo sorriso sarcastico – e poi è colpa tua se
faccio tardi.»
«Non sai più neanche prenderti le tue responsabilità?»
Peach
la ignorò scuotendo il capo, e affrettando l’andatura.
L’edificio destinato ai corsi Storici-Archeologici era perfido,
perché piuttosto piccolo ma lontano, dietro alla biblioteca. Per
far prima fu costretta a tagliare dal prato anziché seguire le
stradine ciottolate, seguita a ruota dall’amica.
«Non hai lezioni di lunedì?» le chiese controllando il cellulare.
«Ho
qualcosa alle nove, una lezione di Antiche Lingue Desertiche… e
dopo ho praticamente solo Agraria fino a giovedì. – dette
uno sguardo al cielo, irritata – Ma neanche sai quando ho lezione
e quando no?»
«La
scuola è iniziata da tre settimane!» sbuffò
l’altra mentre rispondeva ad un commento sotto la sua foto.
«Mezzo mese… viviamo praticamente in simbiosi, sis.»
A
quel punto Peach non riuscì’ a frenare l’impulso di
rigirarsi verso Daisy e ringhiarle in faccia il suo disappunto:
«Già,
forse è questo il problema, dovresti farti una vita oltre che
starmi appiccicata come una zanzara e aspettarti che stia sempre dietro
a te!»
Quando
si rese conto dell’errore, vedendo l’ombra scura passare
negli occhi di Daisy, che mai si offendeva quando le rispondevano a
tono, era troppo tardi. Si voltò, tornando a guardare il
cellulare, cercando di concentrarsi sui likes per non guardare
l’altra.
Dopo
qualche attimo di silenzio, Daisy si fermò a qualche metro da
lei, borbottando qualcosa sul fatto che l’altra era arrivata e
ora lei poteva andarsene.
Quando
Peach finì di ringraziare per i commenti positivi, ignorando
volutamente quello in cui Bowser le dava dello “schianto di
bambola” (anche perché non aveva la più pallida
idea di cosa significasse), si voltò per risponderle, ma
l’altra se n’era andata.
Maledicendosi, si avviò verso l’aula.
Dopo
aver passato due ore e mezza ad ascoltare le chiacchiere soporifere del
suo ex tutore, che in qualche modo era riuscito a seguirla fino al
college, Peach uscì dall’edificio completamente distrutta.
“Funghi
secchi, dovrei chiedere scusa a Daisy...” fu il suo primo
pensiero, ma sentiva il corpo implorarle di mangiare qualcosa di
zuccherato prima di intraprendere una qualsiasi discussione.
Trascinandosi verso una delle panchine che accoglievano gli stanchi
studenti al di fuori di ogni edificio, lasciò cadere con poco
riguardo la borsa sull’erba fresca e dopo si lasciò cadere
anche lei. Inspirando l’aria ancora fresca della mattinata, prese
lo snack che aveva comprato alle macchinette e iniziò a
sgranocchiarlo mentre controllava, quasi istintivamente, se le fossero
arrivati altri commenti su Goombagram.
“A
volte penso di essere fissata...” si rimproverò mentre
masticava con gusto la barretta al cioccolato, scorrendo i nuovi
messaggi con aria annoiata.
“Comunque mi sono presa peggio delle altre volte, sgrunt.”
Mentre
ignorava i soliti commenti stupidi e odiosi degli amichetti di Bowser,
o di quegli imbecilli che si divertivano ad insultare tutto e tutti, le
cadde l’occhio su qualcuno seduto sotto l’albero piantato
al crocevia per i dormitori e l’edificio di Lingue Antiche.
Abbassando
il cellulare, vide che effettivamente c’era una ragazza,
abbandonata sul prato ai piedi dell’alberello dalle foglie rosse,
intenta a leggere un grosso libro, indisturbata. Altri studenti le
passavano di fianco, ignorandola completamente, così come lei
ignorava loro.
Peach
ne venne subito attratta. Non seppe perché, ma ammirò
quella sua coetanea all’ombra dell’albero, completamente
slegata dal mondo, immersa nel suo libro.
Qualcosa
la spinse ad avvicinarsele. Afferrò la borsa e vi fece scivolare
dentro il telefono, per poi avvicinarsi con tranquillità alla
ragazza. La osservò, e anche il suo aspetto le sembrava
singolare.
Aveva
capelli color oro bianco, addirittura più chiari di quelli di
Rosalinda, e una carnagione pallidissima, così bianca da farle
supporre che si trattasse di un’albina o di qualcosa del genere.
Quando si fu avvicinata un po’ di più, però, le
notò una spruzzata di lentiggini sul volto, e una singolare
spilla fermata dietro alla testa.
«Hey» provò a salutare alzando una mano, ma non ottenne risposta.
Rimase muta di fronte a lei per qualche secondo, imbarazzata, prima di chiedersi se valesse la pena riprovare.
«Emm… che libro è?»
Si
sedette in terra, nonostante non fosse una delle sue cose preferite, e
cercò di avvicinarsi a quella giovane che si stava mostrando
molto più particolare di quanto già sembrasse.
«Err...emm…?
– vide il suo sguardo praticamente incollato alle pagine del
tomo, con un’espressione quasi di trance – Va tutto
bene?»
Finalmente
questa dette segni di vita, scosse il capo e sbatté più
volte le palpebre, voltandosi di scatto verso di lei. La squadrò
per qualche attimo con i grandi occhi acqua marina – quindi non
era albina, ma odiava il sole o era un vampiro, si disse Peach –
prima di arrossire e abbassare nuovamente lo sguardo.
«Sì, scusami, ero assorta… nella lettura.»
«Oh, figurati, è solo che mi hai spaventata.»
Peach cercò di sbirciare il titolo del libro.
«Interessante?»
«Per quanto possa risultare interessante un libro di fisica quantistica...»
«Oh,
quindi sei una matematica?» chiese Peach incrinando il sorriso.
Non poteva ammetterlo di fronte a quella ragazza, ma aveva sempre
preferito le materie letterarie.
«No,
no, assolutamente no – ridacchiò nervosa l’altra
evitando di guardarla negli occhi – io studio Medicina, questo
è solo un corso… è il mio primo corso, quindi
cercavo di documentarmi per non arrivare lì impreparata.»
«Ahh,
ma quindi sei nuova!» esclamò Peach, rendendosi conto
adesso del perché non avesse mai notato una tipa tanto singolare
in un anno e un mese di Università lì.
«Perdonami,
non ti ho visto alla festa di inizio anno, quella dove partecipano
soprattutto quelli del primo anno, sai, dopo l’orientamento
all’interno del campus.»
«Naturale,
perché non sono del primo anno» rispose sferzante
l’altra, riportando la sua attenzione sul libro e quasi sperando
di essere lasciata in pace.
«Sono del secondo anno, ma sono arrivata la scorsa settimana in questa Università» aggiunse.
«Oh, capito, perdonami.»
Rimase in silenzio per qualche minuto, mentre l’altra riprendeva la propria lettura.
«Un corso singolare, per un’umanistica» commentò senza potersi trattenere.
L’altra
alzò gli occhi al cielo, con un palese segnale di “ma che
vuole questa da me?”, ma poi riuscì a rispondere con calma.
«In
realtà ho cercato di iscrivermi a più corsi possibili, di
svariate materie, per avere un’infarinatura generale di
tutto… insomma, per crescita personale, per cultura.»
E
si rigettò nel libro. Una qualsiasi altra persona avrebbe subito
avvertito disagio con una tipa del genere – così schiva e
fredda – ma Peach, per qualche strana ragione, si sentiva in
dovere di aiutarla.
Era
nuova, palesemente asociale, secchiona, tendente alla
sociopatia… come avrebbe potuto sopravvivere in un mondo come la
Heaven University senza l’aiuto di un buon amico?
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Commento d'autore
Vi
sarei molto grata se mi lasciaste una breve recensione ogni volta che
ne avete il tempo, per darmi opinioni su come potrei migliorare o anche
solo per farmi sapere se il capitolo vi è piaciuto! E ricordate,
potete proporre vari personaggi da utilizzare come spalle o comparse,
per rendere questo mondo ancora più variopinto di quanto
già proverò a renderlo ;)
Grazie per la lettura e arrivederci!
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