Sono trascorsi solo una
manciata di secondi da quando la mia lingua ha pronunciato parole che
mai avrei immaginato di proferire a voce alta, e in presenza di
qualcuno. Il tempo pare essere trascorso più velocemente,
trasformando i secondi in ore, dilatando così la
sconsideratezza del mio gesto.
Ma non vi è modo di tornare indietro, quel che è
fatto è fatto, e sopratutto quel che è detto
è detto. Consapevolmente o meno, poco importa, non posso far
altro che affrontarne le conseguenze e, a giudicare dall'espressione
sui volti dei due uomini attorno a questo tavolo, non avrò
da loro alcun sconto della pena.
“Prego?”
è André il prima ad interrogarmi, col tono di chi
è certo d'aver compreso male, tradito forse dal proprio
udito.
“Sposiamoci.”
ripeto con maggior sicurezza, innalzando il livello della voce
così da rendere più chiara la mia intenzione.
“Stai scherzando...”
posa il suo unico occhio sano su di me, distrattamente, accennando la
promessa d'un sorriso nella speranza di vederne uno simile sulle mie
labbra. Poi, ormai certo di non trovare sul mio volto alcun segno di
scherno, rivolge l'attenzione a Bernard.
“Non dice sul serio...”
l'estinto cavaliere nero rifugge lo sguardo di André per
ricercare il mio, e quella spiegazione che non tardo a concedere ad
entrambi.
“Vogliono incarcerare un servo che ha irretito una nobile,
forse addirittura compromessa. Noi gli daremo un uomo che ha sposato
un'aristocratica, col suo pieno consenso. A quel punto non potranno far
nulla. O quantomeno è ciò che spero.”
mi ritrovo ad esporre il piano con il medesimo tono e gli stessi modi
che userei con i soldati del mio reggimento.
“È una buona idea. Oscar ha ragione. Si, potrebbe
funzionare.”
il giovane Chatelet da prova del proprio assenso annuendo con fermezza
alla prospettiva d'un inusuale sposalizio, con l'entusiasmo che manca a
noi due, incerti sposi.
Seguita poi a dire, col piglio del giornalista e del trascinatore quale
è.
“Il matrimonio morganatico(1), più comunemente
detto matrimonio segreto, è contratto tra persone di ranghi
differenti e...”
“No.”
il diniego forte e perentorio di André irrompe nella stanza
con una tonalità gelida, che non ammette repliche.
“André, cerca d'essere ragionevole. Questo tipo di
matrimonio verrà riconosciuto come tale, dalla chiesa e
dall'aristocrazia. In alcuni paesi d'Europa è un'opzione a
cui molti reali e nobili sono ricorsi per i più svariati
motivi, come ad esempio...”
il proposito d'una discussione ha esistenza breve, freddato sul nascere
da uno strano malgarbo.
“Conosco la definizione di matrimonio morganatico.”
così, con una frase apparentemente innocua, André
interrompe e zittisce il buon Bernard e qualsiasi opera di
convincimento. Ne cancella la presenza.
Non esiste altro all'infuori di noi due, in questa malridotta cucina,
in Rue de la Lingerie e nell'intera Parigi.
“E se nonostante tutto perdessi il tuo titolo e
ciò che ti spetta di diritto? Hai pensato a
questo?”
Mi raggiunge con un paio di falcate e mi osserva dall'alto, palesando
la rabbia che ha di già preso ad agitargli i movimenti. Non
mi faccio intimorire, sostengo la sua vista e compio io stessa il passo
che mi avvicina maggiormente alla sua persona.
“Non mi importa. Immagino di averlo perduto quando ho preso
la decisione di scappare da palazzo Jarjayes. E ad ogni modo, credo di
non averne più bisogno.”
affermo con sincerità, dipanando di un poco la confusione
che da giorni m'avvolge la ragione.
“Non cambierà nulla. Servirà soltanto
ad evitarti la prigione o qualcosa di peggio...”
tento di rassicurare André per quel che mi è
possibile, immaginando che tutto desideri, ora, fuorché
avermi come sposa. Il suo volto si incupisce d'improvviso, come se il
velo dell'oscurità gli si fosse chiuso attorno. Dalla mia
gola fugge quello che sarebbe dovuto essere un respiro, ma che,
superate le labbra, ha preso le sembianze d'un lamento.
Vorrei essere per lui una sorta di conforto, più che mai in
questa difficile ora, ma sembra ch'io sia capace solamente di
procurargli dolore.
Quante ferite sono state cucite con le fila del mio nome?
“André perdonami, ma non è tempo
d'essere lezioso. Non si prospettano per te molte alternative, se non
quella d'un matrimonio che ti salverebbe il deretano, domando scusa
Oscar. O la galera, ovvero l'anticamera della morte. A te la scelta,
amico.”
“Potrei sempre fuggire in un altro paese...”
le parole che udiamo paiono reali, risolute. Lo sarebbero maggiormente
se il resto di lui possedesse la stessa determinazione, invece sono
proprio i suoi gesti frenetici a tradirlo.
“Certamente, ma sei pronto ad abbandonare ogni cosa?
Perché forse non ti è chiaro che, una volta
fuggito non potrai più tornare indietro.”
La voce di Bernard mi risulta sgradevole, come mai era stata, neppure
in passato quando vestiva le sembianze del cavaliere nero. Ricacciargli
in gola le frasi formulate poc'anzi è ciò che
più desidero in questo istante. Nonostante sappia che la
fuga, forse, sarebbe la soluzione più sensata.
Basterebbe un semplice mio gesto, una parola, per liberare
André dal futuro funesto che sta parandoglisi dinnanzi.
La mia vita è legata ad un cappio sottile, ma
così crudele che mi spezzerebbe il collo col leggero
sussurro della sua voce, se la sua decisione sarà quella che
non voglio udire.
Deglutisco a fatica come se vi fosse davvero qualcosa a premermi sul
gozzo. E prego, supplico, imploro un qualsiasi Dio, che lui non voglia
andarsene veramente.
Ma se così fosse, poco potrei per impedirglielo. E tremo al
sol pensiero che lui esca da questo appartamento, per scomparire nel
nulla.
“Immagino di non aver altra scelta. Ora, se volete
scusarmi.”
così dicendo, con una freddezza che difficilmente
può essere spiegata a parole, André si congeda da
noi e raggiunge velocemente la porta. Oltrepassa la soglia chiudendosi
il battente alle spalle, lasciando qui il silenzio più
rumoroso ch'io abbia mai sentito. Eppure, nonostante l'incertezza di
questo suo abbandono io ritorno a respirare, inalando aria
con ingordigia.
Per lui forse vi sarà una speranza.
I giorni a seguire furono il purgatorio in terra. La presenza di
André in casa era mutevole, un andare e venire privo di
logica; trascorreva le ore del giorno addormentato sulla vecchia
poltrona del salotto e quelle notturne a vagare dio solo sa dove, come
un moderno vampiro ridestato dal calar delle tenebre.
Non tentai neppure di conversare con lui o provare a chiedere in che
modo impiegasse il suo tempo per le vie di Les Halles, fu difficile, ma
convenni con me stessa che quella fosse la strategia più
appropriata per mantenere il quieto vivere.
Prudenza che è servita a giungere fino ad oggi, 26 giugno
1789.
È venerdì, un giorno come un altro d'un mese di
giugno tra i più torridi che la mia mente riesce a
ricordare, e come ogni sera mi ritrovo a desinare da sola.
André è ancora sopito. Osservo la sua figura
allungata con indolenza sulla poltrona; il capo leggermente reclinato
oltre il bordo dello schienale, i capelli mossi, liberi dall'abituale
posizione, lasciano esposta quella porzione di volto che da tempo viene
celata. La cicatrice segna con prepotenza la metà esatta del
suo occhio morto, ma non è quella a turbarmi,
bensì i solchi scuri che spiccano al di sotto delle palpebre
serrate.
Inevitabilmente mi domando cosa possa aver causato tal lividore,
provocando i pensieri più torbidi.
L'alcol? Una donna compiacente? O semplicemente il tormento?
Avvicino il viso al suo per cercare una risposta e mi rendo conto che
quello è il solo contatto che posso concedermi; vegliare il
suo sonno, respirare il profumo della sua pelle, rubare ciò
che prima mi era concesso senza riserve.
Sciocca, ripeto come una cantilena, una sciocca che non sapeva quale
fortuna avesse tra le mani fino a qualche giorno addietro. Una sciocca
che ora non ha altro che un mucchio di mosche morte tra le dita.
Colpi decisi alla porta mi trascinano lontano dai miei contorti
ragionamenti. Raggiungo il rumore e la voce di Bernard precede
qualsiasi mia azione. Entra annunciando la sua venuta e nel medesimo
momento anche André si desta.
Quello che è divenuto il nostro ambasciatore porta con
sé delle buone nuove. Dopo tanto ricercare pare aver trovato
un prete disposto a sposarci dal giorno alla notte, senza troppe
domande.
Il tempo a nostra disposizione è un'illusione, la
priorità su qualunque altra cosa è diventare
marito e moglie il prima possibile. Ne va della vita di
André e di quella dei miei soldati, ragion per cui le
condizioni dello sposalizio sono più che ottimali.
La cerimonia verrà celebrata questa sera, poco prima della
mezzanotte, così da non incorrere in presenze scomode
all'interno della chiesa.
“Io e Rosalie vi attenderemo alla Chiesa di San Rocco, in rue
Saint-Honoré, prima della mezza. Siate puntuali.”
annuiamo col capo alle indicazioni di Bernard, muti davanti al destino
al quale stiamo andando incontro. E con lo stesso silenzio
attraversiamo le vie chiassose del quartiere, André mi
precede di qualche passo ed io calpesto il suo cammino, a testa bassa,
immersa nei dubbi più scuri.
Mancano ormai una dozzina di minuti al nuovo giorno quando ci troviamo
davanti un imponente edificio, troppa opulenza per questo genere di
faubourg, e li, sui primi gradini della chiesa vi sono Bernard e
Rosalie.
La piccola Rosalie mi viene incontro con grazia, con quelle movenze che
l'hanno resa donna in questi anni di lontananza, prende le mie mani tra
le sue prima di abbandonarsi ad un abbraccio così stretto da
bloccarmi il respiro.
“Madamigella Oscar... oh, Madamigella Oscar...”
ripete con commozione, ma priva di lacrime.
“Rosalie, sono felice di rivederti. Ti trovo bene, sei
diventata una magnifica donna e, a quanto mi hanno detto, una
madre.”
le sussurro appena dopo averla stretta a me. Sorridiamo entrambe,
sinceramente liete di esserci ritrovate nella titubanza di quest'epoca.
“Desolato di dover interrompere questo momento, ma dobbiamo
andare.”
Bernard ci fa strada verso il lato esterno della chiesa, in rue
Saint-Roch, a quanto pare per certe particolari situazioni, si sceglie
una via più discreta per accedervi.
Veniamo accolti da una piacevole frescura, in contrasto col calore che
sta soffocando la città, e dall'oscurità che
caratterizza ogni luogo di culto, spezzata da qualche flebile fiamma di
candela.
Ed è proprio la luce d'un moccio di candela a mostrare al
mio sguardo, in una nicchia accanto al piccolo altare, la
raffigurazione d'un cristo morente, che viene deposto a terra da un
paio di uomini. L'immagine meno indicata per il giubilo che dovrebbe
esservi per un matrimonio. Ma d'altronde questo sarà
soltanto una farsa.
“I due giovani si avvicinino.”
dal centro del transetto(2) la voce del curato, rigorosa, echeggia
lungo le navate.
André ed io ci muoviamo con malcelata titubanza.
“Uscite di qui! Subito!”
il tono rigido del prete ha preso un'inflessione differente, passando
dall'ira alle urla. Ci blocchiamo interdetti, senza sapere quale sia la
nostra colpa.
“Sono stufo di voi soldati. Non fate altro che entrare nella
casa del Signore e prendervi gioco di me. Dove credete di essere, eh?
Andate a divertirvi in qualcuno di quei bordelli che tanto vi piace
frequentare. Ed ora sparite. Fuori di qui! Malnati!”
la rabbia del sacerdote si fa sempre più prepotente, quanto
a noi non ci riesce di comprendere la colpa che ci viene attribuita.
“Monsieur Marduel, vi prego... noi non...”
Bernard si fa voce dei nostri dubbi.
“Voi non...? Cosa avevate in mente di fare giovanotto,
prendere per il naso un vecchio parroco facendomi celebrare un
matrimonio tra due uomini? Qui non si fanno queste cose. No.”
e così fu svelato il mistero di tanto astio. I miei abiti
maschili, come è naturale che sia, hanno tratto in inganno
gli occhi del povero prete, pensando che ci stessimo burlando di lui o
ancor peggio, che fossimo un gruppo di depravati.
Che questo sia il segno che il matrimonio non si debba fare? Da quando
il mio intelletto cede alle lusinghe della superstizione?
Non è tempo di badare a certe sciocchezze, decido invece di
raggiungere Monsieur Marduel per mettere fine alle supposizioni.
“Non c'è in noi nessuna intenzione di prendere in
giro voi e questo luogo. Indosso questi abiti da uomo, ma io sono una
donna. Donna dalla nascita. E voi dovete assolutamente sposarci questa
notte.”
i miei modi inizialmente pacati hanno assunto l'algido piglio del
comando con l'epilogo della frase, più per paura di perdere
quest'unica occasione di salvare André, che per l'abitudine
all'autorità.
“Perché avete così tanta urgenza di
contrarre matrimonio? C'è di mezzo un figlio
bastardo?”
la carità cristiana di quest'uomo deve essersi perduta molti
anni addietro, poiché in lui non vi è
più nemmeno un granello della compassione che dovrebbe
essere innata in un servo di Dio.
Eppure non vi do peso, non posso permettermi il lusso di farlo in
questo momento.
“È questione di vita o di morte.”
sto quasi supplicando.
“Siete entrata qui mascherata da uomo e di già
questo è un oltraggio al luogo che state occupando. E poi...
se c'è un bastardo fuori dal matrimonio... No no
no...”
la mia pazienza sta venendo meno, i palmi delle mani hanno preso a
formicolare pericolosamente, ma il buon senso deve avere la meglio. Per
ora.
L'individuo che veste i panni di un uomo di chiesa somiglia ad uno dei
commedianti che ho veduto a teatro innumerevoli volte, ma ancora di
più mi rammenta un figuro ambiguo e di dubbia
moralità; il cardinale di Rohan.
Infilo la mano nella tasca delle braghe e afferro qualcosa che tengo
con me dal giorno della fuga da palazzo Jarjayes, qualcosa che sapevo
mi sarebbe tornata utile, come merce di scambio.
Afferro la mano del parroco e vi poso al centro la croce dell'ordine di
San Luigi(3). All'uomo basta una sola occhiata per riconoscere il
valore di tale oggetto e sul volto gli si dipinge un sorriso colmo di
dolcezza e benevolenza.
Ci invita ad attendere qualche minuto, giusto il tempo di prendere il
necessario per la funzione e di li a poco saremo maritati.
Il rintocco delle campane di Notre-Dame annuncia il nascere di un nuovo
giorno. Il 27 giugno 1789.
Il giorno in cui diventerò la moglie di André
Grandier.
(1) Un matrimonio morganatico è un tipo
di matrimonio che può essere contratto in
alcune nazioni, solitamente tra persone di diverso rango sociale
(unebenbürtig in tedesco), che impedisce il
passaggio alla moglie dei titoli e dei privilegi del marito.
L'equivalente francese era detto matrimonio segreto.
(2) Il transetto, negli edifici di culto cristiani,
corrisponde a un corpo architettonico che interseca perpendicolarmente
all'altezza
del presbiterio la navata centrale
o tutte le navate. Ha in genere la stessa altezza della navata centrale
e può essere diviso a sua volta in più navate
(solitamente tre). Il nome deriva dal
latino trans (oltre)
e saeptum (recinto): con ciò s'intende
indicare il braccio che interseca trasversalmente quello longitudinale
della basilica cristiana, ai due terzi o al termine
dello stesso, costituendo così simbolicamente la forma di
una croce.
(3) Presumibilmente quella croce che Oscar si strappa dalla giacca
dell'uniforme, dopo che il principe di Lambesc, comandante dei Royal
Allemand, le chiede grado e titolo. Lei risponde:
“Il mio nome è Oscar Francois, ora io non ho
più grado ne titolo.”
https://it.wikipedia.org/wiki/Ordine_di_San_Luigi#/media/File:Ordre_de_Saint-Louis_GTColl.jpg