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Autore: baby80    22/10/2017    12 recensioni
Ho voluto immaginare un epilogo differente della puntata "accusa di tradimento". Cosa sarebbe successo se...
Genere: Drammatico, Erotico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: André Grandier, Generale Jarjayes, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sono trascorsi solo una manciata di secondi da quando la mia lingua ha pronunciato parole che mai avrei immaginato di proferire a voce alta, e in presenza di qualcuno. Il tempo pare essere trascorso più velocemente, trasformando i secondi in ore, dilatando così la sconsideratezza del mio gesto.
Ma non vi è modo di tornare indietro, quel che è fatto è fatto, e sopratutto quel che è detto è detto. Consapevolmente o meno, poco importa, non posso far altro che affrontarne le conseguenze e, a giudicare dall'espressione sui volti dei due uomini attorno a questo tavolo, non avrò da loro alcun sconto della pena.

“Prego?”
è André il prima ad interrogarmi, col tono di chi è certo d'aver compreso male, tradito forse dal proprio udito.

“Sposiamoci.”
ripeto con maggior sicurezza, innalzando il livello della voce così da rendere più chiara la mia intenzione.

“Stai scherzando...”
posa il suo unico occhio sano su di me, distrattamente, accennando la promessa d'un sorriso nella speranza di vederne uno simile sulle mie labbra. Poi, ormai certo di non trovare sul mio volto alcun segno di scherno, rivolge l'attenzione a Bernard.

“Non dice sul serio...”
l'estinto cavaliere nero rifugge lo sguardo di André per ricercare il mio, e quella spiegazione che non tardo a concedere ad entrambi.

“Vogliono incarcerare un servo che ha irretito una nobile, forse addirittura compromessa. Noi gli daremo un uomo che ha sposato un'aristocratica, col suo pieno consenso. A quel punto non potranno far nulla. O quantomeno è ciò che spero.”
mi ritrovo ad esporre il piano con il medesimo tono e gli stessi modi che userei con i soldati del mio reggimento.

“È una buona idea. Oscar ha ragione. Si, potrebbe funzionare.”
il giovane Chatelet da prova del proprio assenso annuendo con fermezza alla prospettiva d'un inusuale sposalizio, con l'entusiasmo che manca a noi due, incerti sposi.
Seguita poi a dire, col piglio del giornalista e del trascinatore quale è.

“Il matrimonio morganatico(1), più comunemente detto matrimonio segreto, è contratto tra persone di ranghi differenti e...”

“No.”
il diniego forte e perentorio di André irrompe nella stanza con una tonalità gelida, che non ammette repliche.

“André, cerca d'essere ragionevole. Questo tipo di matrimonio verrà riconosciuto come tale, dalla chiesa e dall'aristocrazia. In alcuni paesi d'Europa è un'opzione a cui molti reali e nobili sono ricorsi per i più svariati motivi, come ad esempio...”
il proposito d'una discussione ha esistenza breve, freddato sul nascere da uno strano malgarbo.

“Conosco la definizione di matrimonio morganatico.”
così, con una frase apparentemente innocua, André interrompe e zittisce il buon Bernard e qualsiasi opera di convincimento. Ne cancella la presenza.
Non esiste altro all'infuori di noi due, in questa malridotta cucina, in Rue de la Lingerie e nell'intera Parigi.

“E se nonostante tutto perdessi il tuo titolo e ciò che ti spetta di diritto? Hai pensato a questo?”
Mi raggiunge con un paio di falcate e mi osserva dall'alto, palesando la rabbia che ha di già preso ad agitargli i movimenti. Non mi faccio intimorire, sostengo la sua vista e compio io stessa il passo che mi avvicina maggiormente alla sua persona.

“Non mi importa. Immagino di averlo perduto quando ho preso la decisione di scappare da palazzo Jarjayes. E ad ogni modo, credo di non averne più bisogno.”
affermo con sincerità, dipanando di un poco la confusione che da giorni m'avvolge la ragione.

“Non cambierà nulla. Servirà soltanto ad evitarti la prigione o qualcosa di peggio...”
tento di rassicurare André per quel che mi è possibile, immaginando che tutto desideri, ora, fuorché avermi come sposa. Il suo volto si incupisce d'improvviso, come se il velo dell'oscurità gli si fosse chiuso attorno. Dalla mia gola fugge quello che sarebbe dovuto essere un respiro, ma che, superate le labbra, ha preso le sembianze d'un lamento.
Vorrei essere per lui una sorta di conforto, più che mai in questa difficile ora, ma sembra ch'io sia capace solamente di procurargli dolore.
Quante ferite sono state cucite con le fila del mio nome?

“André perdonami, ma non è tempo d'essere lezioso. Non si prospettano per te molte alternative, se non quella d'un matrimonio che ti salverebbe il deretano, domando scusa Oscar. O la galera, ovvero l'anticamera della morte. A te la scelta, amico.”

“Potrei sempre fuggire in un altro paese...”
le parole che udiamo paiono reali, risolute. Lo sarebbero maggiormente se il resto di lui possedesse la stessa determinazione, invece sono proprio i suoi gesti frenetici a tradirlo.

“Certamente, ma sei pronto ad abbandonare ogni cosa? Perché forse non ti è chiaro che, una volta fuggito non potrai più tornare indietro.”
La voce di Bernard mi risulta sgradevole, come mai era stata, neppure in passato quando vestiva le sembianze del cavaliere nero. Ricacciargli in gola le frasi formulate poc'anzi è ciò che più desidero in questo istante. Nonostante sappia che la fuga, forse, sarebbe la soluzione più sensata.
Basterebbe un semplice mio gesto, una parola, per liberare André dal futuro funesto che sta parandoglisi dinnanzi.
La mia vita è legata ad un cappio sottile, ma così crudele che mi spezzerebbe il collo col leggero sussurro della sua voce, se la sua decisione sarà quella che non voglio udire.
Deglutisco a fatica come se vi fosse davvero qualcosa a premermi sul gozzo. E prego, supplico, imploro un qualsiasi Dio, che lui non voglia andarsene veramente.
Ma se così fosse, poco potrei per impedirglielo. E tremo al sol pensiero che lui esca da questo appartamento, per scomparire nel nulla.

“Immagino di non aver altra scelta. Ora, se volete scusarmi.”
così dicendo, con una freddezza che difficilmente può essere spiegata a parole, André si congeda da noi e raggiunge velocemente la porta. Oltrepassa la soglia chiudendosi il battente alle spalle, lasciando qui il silenzio più rumoroso ch'io abbia mai sentito. Eppure, nonostante l'incertezza di questo suo abbandono  io ritorno a respirare, inalando aria con ingordigia.
Per lui forse vi sarà una speranza.



I giorni a seguire furono il purgatorio in terra. La presenza di André in casa era mutevole, un andare e venire privo di logica; trascorreva le ore del giorno addormentato sulla vecchia poltrona del salotto e quelle notturne a vagare dio solo sa dove, come un moderno vampiro ridestato dal calar delle tenebre.
Non tentai neppure di conversare con lui o provare a chiedere in che modo impiegasse il suo tempo per le vie di Les Halles, fu difficile, ma convenni con me stessa che quella fosse la strategia più appropriata per mantenere il quieto vivere.
Prudenza che è servita a giungere fino ad oggi, 26 giugno 1789.
È venerdì, un giorno come un altro d'un mese di giugno tra i più torridi che la mia mente riesce a ricordare, e come ogni sera mi ritrovo a desinare da sola. André è ancora sopito. Osservo la sua figura allungata con indolenza sulla poltrona; il capo leggermente reclinato oltre il bordo dello schienale, i capelli mossi, liberi dall'abituale posizione, lasciano esposta quella porzione di volto che da tempo viene celata. La cicatrice segna con prepotenza la metà esatta del suo occhio morto, ma non è quella a turbarmi, bensì i solchi scuri che spiccano al di sotto delle palpebre serrate.
Inevitabilmente mi domando cosa possa aver causato tal lividore, provocando i pensieri più torbidi.
L'alcol? Una donna compiacente? O semplicemente il tormento?
Avvicino il viso al suo per cercare una risposta e mi rendo conto che quello è il solo contatto che posso concedermi; vegliare il suo sonno, respirare il profumo della sua pelle, rubare ciò che prima mi era concesso senza riserve.
Sciocca, ripeto come una cantilena, una sciocca che non sapeva quale fortuna avesse tra le mani fino a qualche giorno addietro. Una sciocca che ora non ha altro che un mucchio di mosche morte tra le dita.
Colpi decisi alla porta mi trascinano lontano dai miei contorti ragionamenti. Raggiungo il rumore e la voce di Bernard precede qualsiasi mia azione. Entra annunciando la sua venuta e nel medesimo momento anche André si desta.
Quello che è divenuto il nostro ambasciatore porta con sé delle buone nuove. Dopo tanto ricercare pare aver trovato un prete disposto a sposarci dal giorno alla notte, senza troppe domande.
Il tempo a nostra disposizione è un'illusione, la priorità su qualunque altra cosa è diventare marito e moglie il prima possibile. Ne va della vita di André e di quella dei miei soldati, ragion per cui le condizioni dello sposalizio sono più che ottimali.
La cerimonia verrà celebrata questa sera, poco prima della mezzanotte, così da non incorrere in presenze scomode all'interno della chiesa.

“Io e Rosalie vi attenderemo alla Chiesa di San Rocco, in rue Saint-Honoré, prima della mezza. Siate puntuali.”
annuiamo col capo alle indicazioni di Bernard, muti davanti al destino al quale stiamo andando incontro. E con lo stesso silenzio attraversiamo le vie chiassose del quartiere, André mi precede di qualche passo ed io calpesto il suo cammino, a testa bassa, immersa nei dubbi più scuri.
Mancano ormai una dozzina di minuti al nuovo giorno quando ci troviamo davanti un imponente edificio, troppa opulenza per questo genere di faubourg, e li, sui primi gradini della chiesa vi sono Bernard e Rosalie.
La piccola Rosalie mi viene incontro con grazia, con quelle movenze che l'hanno resa donna in questi anni di lontananza, prende le mie mani tra le sue prima di abbandonarsi ad un abbraccio così stretto da bloccarmi il respiro.

“Madamigella Oscar... oh, Madamigella Oscar...”
ripete con commozione, ma priva di lacrime.

“Rosalie, sono felice di rivederti. Ti trovo bene, sei diventata una magnifica donna e, a quanto mi hanno detto, una madre.”
le sussurro appena dopo averla stretta a me. Sorridiamo entrambe, sinceramente liete di esserci ritrovate nella titubanza di quest'epoca.

“Desolato di dover interrompere questo momento, ma dobbiamo andare.”
Bernard ci fa strada verso il lato esterno della chiesa, in rue Saint-Roch, a quanto pare per certe particolari situazioni, si sceglie una via più discreta per accedervi.
Veniamo accolti da una piacevole frescura, in contrasto col calore che sta soffocando la città, e dall'oscurità che caratterizza ogni luogo di culto, spezzata da qualche flebile fiamma di candela.
Ed è proprio la luce d'un moccio di candela a mostrare al mio sguardo, in una nicchia accanto al piccolo altare, la raffigurazione d'un cristo morente, che viene deposto a terra da un paio di uomini. L'immagine meno indicata per il giubilo che dovrebbe esservi per un matrimonio. Ma d'altronde questo sarà soltanto una farsa.

“I due giovani si avvicinino.”
dal centro del transetto(2) la voce del curato, rigorosa, echeggia lungo le navate.
André ed io ci muoviamo con malcelata titubanza.

“Uscite di qui! Subito!”
il tono rigido del prete ha preso un'inflessione differente, passando dall'ira alle urla. Ci blocchiamo interdetti, senza sapere quale sia la nostra colpa.

“Sono stufo di voi soldati. Non fate altro che entrare nella casa del Signore e prendervi gioco di me. Dove credete di essere, eh? Andate a divertirvi in qualcuno di quei bordelli che tanto vi piace frequentare. Ed ora sparite. Fuori di qui! Malnati!”
la rabbia del sacerdote si fa sempre più prepotente, quanto a noi non ci riesce di comprendere la colpa che ci viene attribuita.

“Monsieur Marduel, vi prego... noi non...”
Bernard si fa voce dei nostri dubbi.

“Voi non...? Cosa avevate in mente di fare giovanotto, prendere per il naso un vecchio parroco facendomi celebrare un matrimonio tra due uomini? Qui non si fanno queste cose. No.”
e così fu svelato il mistero di tanto astio. I miei abiti maschili, come è naturale che sia, hanno tratto in inganno gli occhi del povero prete, pensando che ci stessimo burlando di lui o ancor peggio, che fossimo un gruppo di depravati.
Che questo sia il segno che il matrimonio non si debba fare? Da quando il mio intelletto cede alle lusinghe della superstizione?
Non è tempo di badare a certe sciocchezze, decido invece di raggiungere Monsieur Marduel per mettere fine alle supposizioni.

“Non c'è in noi nessuna intenzione di prendere in giro voi e questo luogo. Indosso questi abiti da uomo, ma io sono una donna. Donna dalla nascita. E voi dovete assolutamente sposarci questa notte.”
i miei modi inizialmente pacati hanno assunto l'algido piglio del comando con l'epilogo della frase, più per paura di perdere quest'unica occasione di salvare André, che per l'abitudine all'autorità.

“Perché avete così tanta urgenza di contrarre matrimonio? C'è di mezzo un figlio bastardo?”
la carità cristiana di quest'uomo deve essersi perduta molti anni addietro, poiché in lui non vi è più nemmeno un granello della compassione che dovrebbe essere innata in un servo di Dio.
Eppure non vi do peso, non posso permettermi il lusso di farlo in questo momento.

“È questione di vita o di morte.”
sto quasi supplicando.

“Siete entrata qui mascherata da uomo e di già questo è un oltraggio al luogo che state occupando. E poi... se c'è un bastardo fuori dal matrimonio... No no no...”
la mia pazienza sta venendo meno, i palmi delle mani hanno preso a formicolare pericolosamente, ma il buon senso deve avere la meglio. Per ora.
L'individuo che veste i panni di un uomo di chiesa somiglia ad uno dei commedianti che ho veduto a teatro innumerevoli volte, ma ancora di più mi rammenta un figuro ambiguo e di dubbia moralità; il cardinale di Rohan.
Infilo la mano nella tasca delle braghe e afferro qualcosa che tengo con me dal giorno della fuga da palazzo Jarjayes, qualcosa che sapevo mi sarebbe tornata utile, come merce di scambio.
Afferro la mano del parroco e vi poso al centro la croce dell'ordine di San Luigi(3). All'uomo basta una sola occhiata per riconoscere il valore di tale oggetto e sul volto gli si dipinge un sorriso colmo di dolcezza e benevolenza.
Ci invita ad attendere qualche minuto, giusto il tempo di prendere il necessario per la funzione e di li a poco saremo maritati.
Il rintocco delle campane di Notre-Dame annuncia il nascere di un nuovo giorno. Il 27 giugno 1789.
Il giorno in cui diventerò la moglie di André Grandier.  









(1) Un matrimonio morganatico è un tipo di matrimonio che può essere contratto in alcune nazioni, solitamente tra persone di diverso rango sociale (unebenbürtig in tedesco), che impedisce il passaggio alla moglie dei titoli e dei privilegi del marito.
L'equivalente francese era detto matrimonio segreto.

(2) Il transetto, negli edifici di culto cristiani, corrisponde a un corpo architettonico che interseca perpendicolarmente all'altezza del presbiterio la navata centrale o tutte le navate. Ha in genere la stessa altezza della navata centrale e può essere diviso a sua volta in più navate (solitamente tre). Il nome deriva dal latino trans (oltre) e saeptum (recinto): con ciò s'intende indicare il braccio che interseca trasversalmente quello longitudinale della basilica cristiana, ai due terzi o al termine dello stesso, costituendo così simbolicamente la forma di una croce.

(3) Presumibilmente quella croce che Oscar si strappa dalla giacca dell'uniforme, dopo che il principe di Lambesc, comandante dei Royal Allemand, le chiede grado e titolo. Lei risponde:
“Il mio nome è Oscar Francois, ora io non ho più grado ne titolo.”
https://it.wikipedia.org/wiki/Ordine_di_San_Luigi#/media/File:Ordre_de_Saint-Louis_GTColl.jpg
  
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