Quando Jaime entrò nella stanza trovò la cognata
seduta alla sua toeletta, intenta a pettinarsi i lunghi capelli rossi.
Gli lanciò un sorriso caloroso quando lo vide. Chiuse la
porta e sul suo volto apparve un sorriso forzato.
« Non riuscite a dormire? » domandò
gentilmente, alzandosi in piedi. Indossava una camicia da notte con una
scollatura che lasciava bene poco alla fantasia e mostrava gran parte
dei suoi seni.
« No. » confermò. Gli fece segno di
sedersi sul letto e lui ubbidì. Lo raggiunse subito dopo,
mettendosi seduta accanto a lui.
« Vi manca Cersei, vero? » chiese, posando una mano
sulla sua spalla e strofinandogliela piano. Probabilmente intendeva
consolarlo in quel modo, o almeno ci stava provando.
« Sì, non è facile per me dimenticarla.
» ammise. Da quando era giunto a Grande Inverno era forse la
prima volta che diceva la verità.
« Mi dispiace, mi rendo conto che per voi non sia semplice.
» rispose con tono comprensivo.
« Speravo di vedere Nadya. » ammise. Gli sarebbe
piaciuto immensamente vedere sua figlia, sebbene non fosse del tutto
sicuro di poterla chiamare in quel modo.
« Sansa è andata a Roccia del Drago.
Laggiù sarà più al sicuro. »
ignorava che il vero motivo della partenza della rossa fosse quello di
nascondere a tutti la sua gravidanza e di sicuro si sarebbe infuriata
se avesse scoperto che gliela aveva tenuta nascosta.
« Sono contento di questo, però mi dispiace.
» avvolse un braccio attorno alle spalle e si
voltò, fissandolo attentamente in faccia. In fondo forse non
sarebbe stato così male condividere il letto con lei e
sarebbe stato semplice sedurla se si comportava in quel modo, ovvero lo
trattava con così tanta gentilezza.
« Sono sicura che non passerà tanto tempo prima
che vediate vostra figlia. Ora perdonatemi, ma tra poco
arriverà mio marito, quindi penso sia meglio che ve ne
andiate. » annuì e uscì fuori dalla
stanza. Mentre camminava diretto verso la propria, incrociò
Tyrion e si fermò quando lo vide. Il nano gli si
avvicinò e gli sorrise abbracciando. Ancora non avevano
avuto tempo per parlarsi, evidentemente era stato troppo impegnato a
discutere con la Madre dei draghi per avere tempo per il fratello
maggiore.
« Jaime, sono felicissimo di vederti, però da dove
vieni? » non gli pareva che il suo fosse un tono sospettoso,
tuttavia in parte gli dava quell'impressione in ogni caso.
« Vengo dalla camera di Emily. Abbiamo parlato di Cersei e
Nadya. » tanto valeva dire la verità.
« Ah bene, ci vediamo domani. » non sembrava
particolarmente convinto, eppure sorrise e si allontanò con
aria serena diretto dalla moglie. Invece lo Sterminatore di Re si
diresse verso la propria camera e appena entrato in essa si chiuse la
porta alle spalle, incominciando a spogliarsi.
« Buonasera. » per poco non fece un salto per lo
spavento quando sentì la voce di Daenerys. Si
voltò e la fissò scioccato, vedendola seduta sul
suo letto. Invece lei appariva tranquillissima, a differenza sua.
« Buonasera. » rispose, dopo un attimo di silenzio.
Non sapeva bene come comportarsi con lei. Aveva ucciso suo padre,
sebbene in fondo le avesse fatto un favore risparmiandole di crescere
con un pazzo.
« Io ho un problema che mi auguro voi possiate aiutarmi a
risolvere. » disse, drizzandosi in piedi. «
Purtroppo una strega, se così posso chiamarla, mi ha
riferito che vostro fratello non è in grado - mettiamola in
questo modo - di darmi un erede. s» piegò e lui la
guardò perplesso.
« Io non capisco. » disse infatti e lei
alzò gli occhi al cielo esasperata e sbuffando. Non era
stata per niente chiara e poi si lamentava, ma non commentò.
Aveva un certo fisico ed era bellissima, tant'è che sua
sorella temeva fosse proprio lei la bella regina che l'avrebbe
sconfitto un giorno.
« Siete un Lannister, anche se non uno dei miei preferiti, e
potete aiutarci: qualunque bambino darete ad Alicia avrà
l'aspetto dei Lannister. » adesso capiva dove voleva arrivare
con il suo discorso. Tutte le donne del regno andando avanti
così gli avrebbero chiesto di andare a letto con la rossa,
ma di certo non le sarebbe mai saltato addosso, anche perché
doveva conquistarsi la sua fiducia e in quel caso l'avrebbe persa.
« Non mi sembra per nulla una buona idea. » rispose
alla fine, dopo un lungo silenzio. « È della
moglie di mio fratello di cui state parlando. » gli
ricordò freddamente.
« Lo so, mi rendo conto che vi chiedo tanto, tuttavia ve lo
chiedo per il regno. » resistette all'impulso di ucciderla
come suo padre, in quanto pure lei doveva essere fuori di testa come
lui. Quella del regno gli pareva solamente una scusa e poi lei stava
dimostrando, come Cersei e le donne di Dorne per anni, che una donna
poteva benissimo governare. « Pensate e riflettete.
» uscì fuori dalla stanza, lasciandolo da solo.
Per la prima volta da quando era arrivato sentiva forte la mancanza
della gemella e di Approdo del Re.
Un mese dopo, Roccia del Drago
C'era voluto circa un mese per raggiungere l'isola. Appena arrivati
Sansa si era sistemata iniseme a Nadya, Joann, Brienne, Gilly, Sam e il
loro bambino. Sam l'avrebbe aiutata, insieme a Gilly, per il parto.
Aveano promesso di mantenere il segreto, giurando di non rivelare a
nessuno l'esistenza del nascituro. In seguito alla nascita, la giovane
intendeva lasciare la creatura ad una famiglia che abitava sull'isola,
ripromettendosi di mandare del denaro e assicurarsi che stesse bene.
Non se ne sarebbe fregata come avrebbero fatto altre persone al suo
posto, come ad esempio Robert Baratheon.
Quella sera finì di sistemarsi nella camera che un tempo era
stata della moglie di Stannis. Fissò attentamente i mobili e
gli oggetti presenti. Sentì una morsa allo stomaco quando,
guardando il letto, le vennero in mente tutti i figli che lei e il
marito avevano perso e istintivamente si portò una mano al
ventre, che stava incominciando a mostrarsi sotto le stoffe del suo
abito. Aveva appena finito di sistemare i suoi bagagli e visitato i
bambini e ora esausta intendeva andare a letto. Tuttavia un bussare
alla porta attirò la sua attenzione e capì che
avrebbe dovuto rimandare. Aprì la porta, ritrovandosi
davanti una donna dai capelli rossi che le era sconosciuta.
« Cosa volete? E chi siete? » domandò
infastidita dalla sua presenza.
« Desideravo parlare con voi a proposito del vostro bambino.
» si portò una mano al ventre e socchiuse gli
occhi, guardandola male.
« Non so come fate a sapere del bambino, però non
ho alcuna intenzione di discuterne con voi. Vi pregherei di andarvene,
chiunque voi siate. » esclamò.
« Mi chiamo Mellisandre. » si presentò.
« Voi siete la strega che ha convinto Stannis a bruciare viva
sua figlia! » osservò con tono freddo, ancora meno
desiderosa di vederla e parlarle. L'altra alzò e
abbassò le spalle in risposta.
« Ho commesso un errore. » la giovane
scoppiò a ridere.
« Un errore? Lo chiamate un errore uccidere una bambina?
» strillò indignata, non potendo credere alle
proprie orecchi. Avvertì un movimento nel suo stomaco dove
teneva ancora la mano poggiata e abbassò gli occhi, fissando
il rigonfiamento.
« Voi avete mentito a vostro fratello. »
provò un forte desiderio di ucciderla, ma riuscì
a trattenersi.
« Non è la stessa cosa! » il suo tono di
voce doveva essere particolarmente alto perché giunse
Brienne. La donna era vestita per la notte e per la ragazza era strano
vederla con addosso una veste.
« Si può sapere cosa sta succedendo? »
domandò preoccupata, fulminando con lo sguardo Mellisandre.
« Nulla. » rispose Sansa e la strega se ne
andò, lasciandole da sole.
« Tutto bene? » capì che si riferiva
alla sua pancia e annuì.
« Tutto bene. » affermò. « Il
bambino incomincia a calciare. » c'era una punta amara nel
suo tono.
« Non parlate come una donna che è stata
violentata. » notò Brienne.
« Sono stanca. » chiuse lì la
conversazione e rientrò in camera, chiudendo la porta.
Diverse volte si era ripetuta che non doveva affezionarsi al bambino,
però era più facile a dirsi che a farsi.
Tirò un sospiro e si cambiò, indossando una
camicia da note, e si mise a letto. Appena mise la testa sul cuscino,
dopo pochi secondi, si addormentò.
La mattina dopo
Dormiva profondamente, quando venne svegliata il giorno dopo dallo
strillo di un bambino che proveniva da dietro alla porta.
« Mamma! » aprì gli occhi e si mise
seduta, posando la schiena contro lo schienale del letto.
« Arrivo! » rispose, sorridendo allegra. Se tutti i
suoi risvegli sarebbero stati come quelli era messa bene. Scese dal
letto e raggiunse la porta per aprire. Sua figlia
l’abbracciò, posando la testa proprio sul suo
stomaco. Una parte di lei era grata che non avrebbe potuto ricordarsi
del fratellino o della sorellina, ma si stava affezionando troppo per i
suoi gusti all'idea del piccolo e avvertì un'altra morsa
allo stomaco, resistendo all'impulso di spingerla via.
« Nadya, cosa c'è? » domandò,
piegandosi verso di lei e fissandola attentamente in faccia.
« Io e Joanna vorremmo andare in spiaggia. »
affermò. Lanciò un'occhiata alla finestra davanti
a lei. Era una bella giornata di sole e l'idea non le dispiaceva.
Voleva assaporare di nuovo il calore del sole sulla sua pelle, da tempo
non ne aveva l'occasione. Il freddo del Nord le piaceva, tuttavia era
piacevole il caldo, ovviamente purché non diventasse
insopportabile.
« Va bene. » acconsentì.
Passarono quindi la giornata in spiaggia. Le bambine giocavano con la
sabbia cercando di costruire dei castelli o si schizzavano con l'acqua
tra di loro, in compagnia del figlio di Gilly. Invece la rossa rimase
sulla spiaggia coricata su una coperta e le guardava da lontano.
« Come va? » si voltò, vedendo Gilly
sorridente. Anche lei era incinta, sebbene non avanti nella gravidanza
come lei e la pancia perciò ancora non si vedeva. Si sedette
vicino a lei con un bel sorriso sul viso.
« Bene, e tu? » Aveva tentato di insegnarle un po'
di buone maniere, però alla fine ci aveva rinunciato e le
piaceva lo stesso, pure se non dava del voi ai nobili. In fondo si
poteva dire che fosse nobile quanto loro, se non di più.
Senza contare che le piaceva molto, le era davvero simpatica, provava
una sincera ammirazione per la bruta e adorava il suo bimbo.
« Bene. Mi ricordo che quando scoprii di essere incinta di
Sam subito non fui proprio felicissima, ma poi ho iniziato ad amarlo.
Solo che mio padre sacrificava tutti i figli maschi agli Dei e le
figlie femmine... » tacque, abbassando gli occhi e
strofinandosi il ventre. Jon le aveva raccontato la storia della bruta
e la Stark le posò una mano sulla spalla nel tentativo di
consolarla. « Non sei stata violentata. » tutti
insistevano con questa storia e la lady tirò un sospiro
infastidita. Si girò verso i bimbi che stavano giocando in
acqua, schizzandosela addosso, e non rispose.
Qualche mese dopo
Il secondo parto era filato liscio. La Stark aspettava che le
riportassero il neonato dopo aver finito di pulirlo e visitato. Era
impaziente di stringere la sua creatura tra le braccia, anche
perché Sam l'aveva incuriosita. Lui e Gilly le avevano detto
che stava bene, eppure aveva notato qualcosa di strano nella faccia
dell'amico del suo fratellastro. Per giunta con Nadya non ricordava che
ci avessero messo così tanto per riportargliela.
Finalmente la porta si aprì e apparve Sam con il neonato in
braccio e allungò le mani impaziente. Brienne stava seduta
su una sedia vicino al letto e l'era stata accanto per tutto il parto.
« Alla Cittadella ho trovato un documento che attestava
l'annullamento del matrimonio tra il principe Rhaegar e la principessa
Elia e un certificato di matrimonio con i nomi di Rhaegar e Lyanna.
» fissò perplessa Gilly.
« Questo cosa c'entra con il mio bambino? »
domandò. Finalmente Sam le diede il neonato e, quando vide i
suoi occhi viola e i capelli argentati, intuì come dovevano
essere andate le cose. « Jon è il figlio di
Rhaegar e Lyanna. Mio padre ci ha mentito. »
esclamò sconvolta.
« Hai mentito a Jon perché non volevi che si
sentisse in colpa per aver messo incinta sua sorella, vero? »
domandò Brienne, accarezzandole teneramente il capo.
« Sì. Per tre mesi ho sospettato di essere incinta
e poi il maester lo ha confermato. Ho ripensato a Joffrey e ai
Targaryen e ho avuto paura. » raccontò e
scoppiò in lacrime. « Per favore, lasciatemi sola.
» continuò. Non desideravano lasciarla sola e
subito insistettero per restare, tuttavia lei non demorse e insistette.
Aveva cambiato idea: niente abbandono, avrebbe tenuto Eddard.
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