3. The First favour
Lo spettacolo era cominciato, e Marlowe osservava il tutto
da dietro una tenda, a metà tra il finto annoiato e
lo spazientito. Kemp stava dando il meglio di sè, si vedeva
che la parte lo divertiva davvero, e anche lui doveva ammettere che non
era poi così male. E il trucchetto dei corvi era ingegnoso,
per diamine.. Ne aveva sentito parlare alla locanda ma non credeva
potesse funzionare! La folla era in visibilio, non poteva crederci! Non ci avrei scommesso nemmeno
una moneta, ma a quanto pare oltre ad un bel faccino c'è di
più in quel Will, si mise a pensare il
giovane, abbandonando la posa scocciata che aveva mantenuto fino a quel
momento.
"Cancello della morte è una mia battuta. Le più
belle sono mie" gli disse d'un tratto Baxter, cercando di ottenere
anche solo un piccolo segno di apprezzamento dell'altro che, invece,
senza mostrare un briciolo di tatto rispose: "Non avresti scritto
così bene nemmeno con un attizzatoio su per il culo".
Cavolo, non l'aveva nemmeno sentito avvicinare preso com'era dallo
spettacolo!
L'unica nota negativa continuava ad essere Richard; continuava a urlare
e urlare agitando a casaccio la spada. Strano non l'abbia ancora fatta
volare dritta in testa a qualcuno, pensò il
giovane. Poi un turbine vestito da soldato irruppe sulla scena dicendo
a gran voce: "Uno specchio", facendo calare il silenzio generale. Bene bene che hai in mente
ragazzo?
"Sorreggete uno specchio, mio principe. Cosicchè questo
malvagio francese possa vedere la sua stessa disgustosa natura" disse,
calcando in particolar modo sull'ultima parola. E Richard
sembrò capire, cambiando tutto d'un colpo e portando avanti
il monologo finale senza incidenti e strilli. Sei proprio pieno di sorprese,
eh William?
La gente era entusiasta! Lo spettacolo era piaciuto... non era un
capolavoro certo, ma c'era del potenziale in quel ragazzo, lo vedeva
chiaramente.
Burbage lo invitò a raggiungerlo sul palco e la folla
esplose in un boato. Era il suo momento, la parte che aveva sempre
preferito del suo lavoro.
"Silenzio! Grazie a tutti, signori miei. Ma devo informarvi che questo
spettacolino non l'ho scritto io, ma un giovane nuovo arrivato...
praticamente un cucciolo! Vi prego, fate un applauso al ragazzetto,
Mastro Will Shakeshaft!"
Vedendolo lì in piedi, così sperso,
così entusiasta... così innocente... decise che
non era ancora arrivata la sua ora. Poteva dare così tanto
al teatro (e magari
anche a te eh Kit), mentre da morto non sarebbe servito a
niente. Gran bel casino
Marlowe, bravo! Pensa a qualcosa, e in fretta, prima che quel pazzo di
Topcliffe decida di appendere te alla forca.
Lasciò in fretta e furia il palco, venendo raggiunto un
secondo dopo da Baxter. "Avevi detto che avresti chiamato me sul palco!
L'ho scritto con lui!". Lo prese come un segno del destino.
Vada per il male minore,
si disse. "Ho un ruolo ben più importante per te" gli
rispose, accompagnandolo intanto in un luogo più appartato,
lontano da occhi indiscreti.
"Dammi la mano" ordinò con voce profonda e suadente,
avvicinandosi al poeta con quello sguardo a cui mai nessuno era
riuscito a resistere, come se volesse baciarlo... poi gli
ferì la mano, in modo profondo.
"Che hai fatto pazzo pervertito!" sbraitò Baxter, tenendosi
la mano ferita vicino al petto.
"Per la grandezza bisogna soffrire, in qualche modo", fu la lapidaria
risposta del giovane.
Per sua fortuna, Topcliffe entrò e Baxter fu trascinato via.
Non poteva assentarsi oltre, doveva tornare sul palco.
La folla lo riaccolse a braccia aperte, e lui andò dritto
dal giovane Will. "Mi dovete la vita, Mastro Shakespeare" disse
avvicinandosi e prendendolo per mano in segno di trionfo.
"Allora il debito è piccolo, perchè sono nato
solo in questo istante" esclamò il poeta, con quegli occhi
azzurri che brillavano per ciò che anche lui amava. La fama,
la grandezza, l'apprezzamento del pubblico.
"Ciò nonostante un debito. Un debito" rispose Marlowe,
perdendosi per un attimo ad osservare quel ragazzo che gli ricordava,
per certi versi, il lui di qualche anno prima. Un ragazzo alla ricerca
di se stesso, in quella Londra così eclettica e
peccatrice. In
che guaio ti sei cacciato stavolta Kit?
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