anise11
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“Parlando
di argomenti seri:
cosa sei in grado di fare? Puoi vedere il futuro? Il presente?
Similia?”
“Il
fatto che tu pensi che io
sia in grado di farlo mi fa capire che quelle che hai ucciso erano
davvero persone del nono Universo.
In caso contrario
la tua domanda non avrebbe senso”.
“Se
quel che ho detto ti è stato
utile, perché non rendere questo un quid pro quo? Merito una
risposta anche
solo per aver trovato un modo di comunicare senza che questa
balbettante bambocciona banda di babbuini
se ne avveda, ti pare?”
“Sì,
come io merito di scegliere
se darti o meno quella risposta anche solo per essermi accorta che il
modo in
cui battevi le dita sul tuo braccio non era casuale”.
Era
iniziato tutto poco dopo che
il Changelong era stato tirato fuori dall’acqua. Freezer
aveva incrociato le
braccia, e mentre Goku si prodigava a dirgli di comportarsi bene aveva
iniziato a battervi sopra le dita delle mani, ora dell’una,
ora dell’altra. Il
suono prodotto non era dei più flebili, e tutti quanti
quindi potevano
sentirlo, ma a fare la differenza era stata l’attitudine di
Anise allo
straniamento, che le aveva permesso di disinteressarsi ai fatti e alle
conversazioni principali e captare il tentativo di comunicazione in una
specie
di codice Morse.
Trovando
l’idea piuttosto degna
di nota -specie perché nemmeno Whis sembrava essersene
avveduto- aveva deciso
di rispondergli con le dovute cautele, e da lì avevano
continuato a comunicare
in maniera quasi costante, senza smettere neppure ora che erano tornati
dal
resto del gruppo; tamburellare le dita poteva essere tranquillamente
interpretato come un tic dovuto a un’agitazione derivante da
un qualsiasi
motivo.
“Avrei
preferito una
conversazione normale, ma non mi è stata concessa. Come ha
detto il tuo
compagno? ‘Non hai il permesso di avvicinarti a lei, di
parlarle di nuovo, di
guardarla e di respirare la sua aria!’... è
davvero molto possessivo con le sue
cose”.
Quella
era una provocazione
bella e buona, ma Anise lo aveva capito e rifiutò di
cascarci, anche se in
effetti sentendo Beerus parlare in quel modo si era trattenuta
eroicamente
dall’alzare gli occhi al cielo. “Forse anche lui,
come pure tutti i presenti a
giudicare dal modo in cui ti stanno fissando, ti ritiene un pessimo
soggetto.
Chissà come mai, ‘Imperatore del Male’
è un nomignolo così tenero”.
Freezer
fece un sorrisetto maligno mentre avanzava verso il gruppo di amici di
Goku. «Bene, bene… noto molte facce familiari,
qui».
Gli
sguardi della maggior parte
dei presenti divennero ancor più ostili, e alcuni assunsero
perfino pose di
“guardia”. A nessuno di loro piaceva trovarsi
davanti Freezer, così come
nessuno avrebbe mai pensato di vederlo proprio lì, sul
terrazzo di Bulma, luogo
di abbuffate e festeggiamenti -non ultimo quello per celebrare
l’ultima
vittoria di Goku su Freezer stesso.
Beerus
affiancò immediatamente
l’ex tiranno. «Pensavo di aver chiarito che se fai
qualcosa di stupido dovrai
risponderne a me».
Freezer
allargò le braccia, con
espressione incolpevole. «Lo so bene, Lord Beerus»
disse, per poi tornare a
incrociare le braccia. “Gli piace ripetersi al punto da
essere noioso” commentò
molto rapidamente, sempre in codice “A essere sincero mi
aspettavo un ‘a me, il
Dio della Distruzione’ come conclusione della frase. Forse
non te ne sei accorta, ma ama
molto ricordare a tutti di esserlo. È egocentrico”.
Sembrava
star tentando di
metterla contro Beerus, forse perché riteneva che
ciò potesse fargli comodo in
qualche maniera, ma non aveva detto nulla di cui lei non fosse
già consapevole,
né Anise era tipo da volersi far coinvolgere nelle losche
trame di un simile
soggetto: le sole trame a cui potesse dar retta erano le proprie.
“Sei gentile
a farmelo notare”.
“So
quel che dico, lo conosco da
svariati decenni.”
Vegeta,
ignaro come
tutti
della
conversazione segreta che stava avvenendo, indicò
l’aureola sospesa sulla testa
dell’ex tiranno. «Quell’aureola da
angioletto ti sta bene, Freezer!»
Il
sorriso arrogante del
Changelong si incrinò leggermente: essere preso in giro da
quella scimmia
inutile di Vegeta, il quale un tempo era stato uno dei tanti schiavetti
ai suoi
ordini, era qualcosa di altamente irritante. Cercò di
mantenere il controllo e
riuscì decentemente nell’impresa, pur non potendo
evitare il gonfiarsi di una
vena su una tempia. Strinse maggiormente le braccia, e
riuscì a fare una
risata. «Starebbe molto meglio a te… posso sempre
regalartene una».
Il
Saiyan si mise in posizione
da battaglia. «Sì, eh?!»
«Non
provocarlo, Vegeta!» gli
intimò Junior.
«Ho
parlato al vento o cosa?!»
sbottò Beerus, rendendosi conto che i suoi avvisi di non
fare niente di stupido
erano rimasti inascoltati.
«Dai,
Freezer, falla finita…»
sbuffò Goku, avvicinandosi a questi.
«Ti
ho già spiegato che non
intendo accettare ordini da te» replicò Freezer.
“Io detesto queste luride e
schifosissime scimmie Saiyan. Un tempo anche Beerus era della stessa
idea.
Quando mi ha detto di distruggerne il pianeta, avrei dovuto anche
premurarmi di
farli fuori tutti” aggiunse, a beneficio della lince.
Quell’informazione
era del tutto
nuova. Beerus le aveva detto di aver usato Freezer come agente di
distruzione,
ma non aveva specificato di avergli ordinato di distruggere proprio il
pianeta
dei Saiyan.
Il
pianeta d’origine del
principe Vegeta, alla cui tavola Beerus aveva mangiato un numero
indefinito di volte
da quando si erano rincontrati sulla Terra.
Il
pianeta d’origine dei suoi
guerrieri più potenti, contro uno dei quali,
l’ultima volta in cui si erano
scontrati, aveva utilizzato il settanta per cento della sua
forza… e Son Goku
negli anni che erano seguiti era diventato ancora
più forte.
Se
Anise non avesse visto Goku
intrappolato in quella sfera di distruzione che Beerus aveva soffiato
via,
avrebbe iniziato a pensare che quel Changelong avesse in mano una bomba
da far
scoppiare al momento giusto: forse Goku, essendo cresciuto sulla Terra
-così le
aveva detto Chichi- non era molto affezionato al proprio pianeta
d’origine, ma
quella spazzata via restava sempre la sua gente, e dubitava che avrebbe
apprezzato sapere che Freezer era stato solo l’esecutore
materiale di un ordine
di Lord Beerus. “Ora come ora, non avere le
‘scimmie’ a combattere sarebbe
stato un problema” rispose “Per coloro che tengono
a questo Universo”.
Di
nuovo a Freezer sovvenne il
dubbio: non capiva se quella donna parlava perché sapeva
quel che si erano
detti lui e le divinità dell’Universo Nove -ai
quali aveva rivelato che non gli
importava nulla del proprio Universo- o parlava per sé.
“Non sembri troppo
dispiaciuta all’idea che questo posto e il tuo compagno
vengano cancellati”
tentò “Hai un piano per salvarti?”
“Ho
tanto menefreghismo”.
Freezer
si trattenne dal
sollevare un sopracciglio, concludendo che lei dovesse avere per forza
un piano
per sottrarsi alla cancellazione: a lui non importava nulla del proprio
Universo, ma era per il miraggio di poter emigrare altrove.
Quella
donna doveva aver patteggiato con un altro Hakaishin, che forse aveva
conosciuto in precedenza tramite Beerus, e averlo convinto a prenderla
con sé.
Forse non era stato neppure difficile, perché le sue
fattezze erano
di un tipo che di solito risultava attraente -non
per lui- e in quanto compagna di un dio sapeva già
come
comportarsi per compiacerne un altro.
«Goku,
sei sicuro di volere
Freezer come decimo componente della squadra?» gli chiese
Tien, sempre meno
convinto che quella scelta potesse portare a qualcosa di buono.
«È
tutto ok, lo terrò d’occhio
io» cercò di tranquillizzarlo il Saiyan
«E comunque non c’è nessuno con cui
rimpiazzare Bu, quindi non c’è molto altro da
fare».
«Su,
su! Manteniamo la calma»
intervenne Kaioshin il Superiore, avvicinandosi al gruppo
«Ora che siamo tutti
qui, vi illustrerò la strategia da seguire per
vincere…»
«Non
ne abbiamo bisogno!»
esclamò Vegeta «È sufficiente buttare
fuori quelli che sembrano più forti!»
«Vegeta!»
avviò a dire Gohan in
tono di rimprovero, ma la risata di Freezer lo interruppe.
«C’era
da aspettarselo, da
Vegeta» commentò il Changelong «Io
comunque condivido l’opinione».
«Vegeta,
non capisci che se
questo Universo viene cancellato spariranno anche Trunks e
Bra?!» gli ricordò
Junior.
«In
passato abbiamo avuto i
nostri problemi, ma per vincere serve il lavoro di squadra»
insistette Gohan
per l’ennesima volta.
«Gohan
ha ragione» aggiunse Goku
«Non sappiamo quanto saranno forti i combattenti che dovremo
affrontare».
«Tsk»
sbuffò Vegeta, incrociando
le braccia «E va bene. Starò a sentire quel che
hai da dire» disse a Shin.
«Bene»
sospirò lo Shinjin,
sollevato. «Allora, ascoltatemi tutti: il Torneo del Potere
è una battle royale
tra otto squadre di otto Universi. All’inizio restate vicini,
risparmiate
energia, e quando un nemico si avvicina cercate di combattere contro di
esso in
più persone: contro un nemico, combattete in due. Contro due
nemici, combattete
in tre. Evitate di battervi da soli».
«Eh?
Ma così non è un
po’scorretto?» protestò Goku, per nulla
entusiasta dell’idea.
«Noi
Saiyan siamo una fiera
razza di guerrieri. Per vincere non ci affidiamo ai numeri!»
dichiarò Vegeta.
“Le
scimmie di questo pianeta
sono assai più sveglie, se devo proprio dirla
tutta” pensò Anise, con un
sospiro.
«Scorretto
o meno, l’unica cosa
che conta è vincere!»
gridò Beerus ai
due Saiyan. A volte la voglia di prenderli a botte era veramente
tantissima:
possibile che ritenessero il loro maledetto orgoglio più
importante del destino
dell’intero Universo? Quanto accidenti erano stupidi?! Se non
fossero stati
necessari, in quel momento avrebbe desiderato fortemente che Freezer
avesse
portato a termine lo sterminio della loro razza con più
accuratezza.
«Goku
e Vegeta sono Saiyan fino
al midollo» disse Junior a Gohan «Aspettavano con
ansia questa battaglia».
«Lo
so. Bisogna prendere il
comando e incoraggiare il lavoro di squadra» rispose il
ragazzo.
«Bene!
È giunto il momento di
andare!» richiamò tutti Whis con un sorriso molto
fuori luogo, agitando una
bandierina rossa decorata con un “7” bianco.
«E
voi, niente comportamenti
egoisti! Chiaro?!» ripeté Beerus, con aria
estremamente intimidatoria.
Fatto
ciò, diede un’occhiata ad
Anise: non aveva detto praticamente nulla da quando Whis aveva tirato
fuori
dall’acqua Goku e Freezer, segno che la tensione in lei
doveva essere molto più
grande di quanto desse a vedere. Sebbene lui per primo non fosse per
nulla
tranquillo, si ripromise di fare del proprio meglio per confortarla
anche
durante il Torneo.
«E
ora prendiamoci tutti per
mano e formiamo un cerchio!» diede istruzioni Whis.
“E
io dovrei finire in una
sottospecie di cerchio dell’amicizia in cui
c’è anche Freezer?!” pensò
Vegeta,
schifato dall’idea per buoni motivi.
Gli
altri non ebbero altrettanti
problemi, e obbedirono all’angelo senza fare tante storie;
perfino Freezer,
dopo aver rifiutato la mano di Goku in favore del polso, non
sollevò proteste.
Whis
guardò Vegeta, il quale
esitava ancora. «Dobbiamo essere tutti uniti in cerchio per
poter partire,
quindi si sbrighi» lo esortò.
«Ma
di tutti, proprio con
Freezer!...» protestò Vegeta, che in
virtù del fatto che gli altri avevano
preso posizione si sarebbe trovato a dover stringere proprio la mano
del
Changelong.
«Immagino
che tu abbia buoni
motivi per non avere voglia di farlo» disse Anise, che per
tagliare la testa al
toro si fece avanti al posto di Vegeta, tendendo la mano a Freezer.
Quest’ultimo
fece una risata, e
tese la mano a sua volta. «Credo che il povero Vegeta sia
spaventato dal
sottoscritt-»
Un
colpo alla mano dolorosissimo
seguito da una ferrea stretta al polso lo costrinsero a tacere. Beerus
si era
messo tra lui e la lince, e il suo sguardo era un palese “Non
ti distruggo
subito solo e soltanto perché al momento mi
servi”. «Hai la memoria un
po’corta» disse il dio, con un tono di voce basso
quanto ostile.
«È
stata lei a offrirsi al posto
di Vegeta, non le ho detto io di farlo» replicò
Freezer con una certa
freddezza, cercando di ignorare il fatto che la presa di Beerus sul suo
polso
si fosse fatta ancor più stretta.
«Questo
è irrilevante» ribatté
l’Hakaishin, stringendo saldamente la mano della sua (non
proprio) Iarim Neiē
«Vegeta, prendi per mano Anise e piantala di fare
storie!»
Il
motivo per cui Beerus gli
permetteva di farlo era molto semplice, ed era perché lo
conosceva, lo riteneva
sufficientemente degno di fiducia, e sapeva che era già
legato sentimentalmente
a Bulma -per quanto rompiscatole fosse. Di Freezer invece non si fidava
altrettanto. Aveva capito il motivo per cui Anise gli aveva teso la
mano, ma
avrebbe preferito se non l’avesse fatto: aveva detto a
Freezer di non
avvicinarsi a lei, il “viceversa” non era forse
implicito?
«Gran
Sacerdote!» esclamò Whis,
apparentemente rivolto al cielo «Tutti i guerrieri sono stati
radunati!»
«Molto
bene» furono
le parole del Gran Sacerdote, che aveva udito le parole del figlio pur
non
essendo presente fisicamente.
Una
luce bianca avvolse l’intero
gruppo, e tutti quanti vennero sollevati in aria.
«Buona
fortuna a tutti!» gridò
Bulma dal terrazzo, sbracciandosi per salutarli.
Vegeta
rivolse un ultimo sguardo
alla moglie. Si ripromise di non permettere che l’Universo
Sette perdesse, non
finché avesse avuto anche solo una stilla di energia nel
corpo; questo non solo
per il proprio orgoglio, ma anche per lei e la famiglia che avevano
costruito
insieme.
La
luce divenne più intensa, per
qualche istante nessuno vide più nulla… e quando
tornarono a poterlo fare, si
accorsero di essere giunti per primi in uno dei luoghi più
strani che fosse
capitato loro di vedere.
«Quindi
è questo… il
Mondo del Vuoto?» mormorò Gohan, guardandosi
attorno.
Eccettuata
l’arena di battaglia
sulla quale si trovavano -la cui forma richiamava vagamente quella di
una
meridiana- e il punto dal quale i due Zeno avrebbero osservato lo
scontro, il
Mondo del Vuoto teneva fede al proprio nome: tutt’attorno non
si vedeva altro
che un “nulla” scuro e nebuloso, un
po’rischiarato unicamente da una fonte di
luce di origine incerta.
Sentendo
dei rumori sopra le
loro teste, molti nel gruppo sollevarono lo sguardo verso
l’alto, e videro
muoversi dei grossi blocchi color marroncino.
«Cos’è?»
domandò il Genio.
«Sembra
che stiano terminando la
costruzione dell’arena» rispose Whis, indicando gli
spalti riservati ad angeli
e divinità.
«E
perché sono degli Hakaishin a
farlo?» si chiese Beerus, assai perplesso, guardando lavorare
i colleghi Iwen,
Liquir e Arak. Non poteva sapere che i tre in precedenza avevano
testato
l’arena combattendo tra loro distruggendone svariati punti, e
che il Gran
Sacerdote aveva dato loro il compito di ripararla.
L’Hakaishin Gene del
dodicesimo Universo era stato il solo abbastanza lungimirante da non
partecipare al piccolo scontro, capendo come sarebbe andata a finire.
«Magari
hanno deciso di
diventare Dèi della Costruzione, santi patroni dei
muratori» commentò Anise.
Altre
luci bianche iniziarono a
comparire a una certa distanza da loro, segno che il resto dei team
degli altri
Universi era in arrivo.
La
prima cosa che saltò
all’occhio di Beerus appena il chiarore diminuì,
fu che nessuno degli altri
team sera arrivato tenendosi allegramente per mano.
«Di’ la verità, Whis:
potevamo venire qui senza tutta quella scenetta del tenersi per mano,
giusto?»
«Era
per lo spirito di squadra!»
ribatté l’angelo, sorridendo come suo solito,
senza alcun imbarazzo per essere
stato scoperto.
«SÌ, ED È QUASI SCOPPIATA UNA
RISSA!» gli urlò contro Beerus.
Impegnato
com’era a rimproverare
Whis, in un primo momento non si avvide del fatto che Freezer si era
avvicinato
ad Anise, impegnata a osservare il vuoto.
«Cos’hai
fatto a quel ragazzo
dell’altro Universo?» le domandò, quasi
divertito «Ti sta fissando».
«Quale
ragazzo?» rispose lei,
posando lo sguardo sull’ex tiranno.
Freezer
indicò la squadra
dell’Universo Quattro con un cenno del capo. «Se
guardi laggiù, capirai
subito».
La
Lusan lo accontentò, portando
avanti la propria commedia pur avendo capito benissimo che poteva
trattarsi
solo del Nibrit, il quale in effetti la stava fissando con
l’aria di chi
avrebbe avuto voglia di pugnalarla. «Quel guerriero del
quarto Universo? Non
so, sarà perché ho un
bell’aspetto».
«Allora
sei veramente duro di
comprendonio!» intervenne
Beerus, accorgendosi della conversazione.
«Le
ho solo domandato come
potesse conoscere uno dei guerrieri dell’Universo Quattro,
Lord Beerus» replicò
Freezer, con la calma di chi è conscio di essere al sicuro
in quanto utile.
«Ed
è una domanda idiota, perché
non può conoscere un
guerriero
dell’Universo Quattro. Ti ho intimato di non importunarla, e
non sono
dell’umore adatto per tollerare un’ulteriore
insubordinazione. Agisci di
conseguenza».
Al
Changelong, convinto di
tutt’altro, venne quasi da ridere. Di certo serviva una
femmina di una certa
abilità, per rendere una divinità antichissima
così cieca di fronte a quella
che -secondo lui- era la realtà. «Penso che abbia
fatto proprio un bel lavoro,
milady».
«Forse
dovresti pensare a come
combattere al meglio, piuttosto» ribatté la lince,
con la massima calma «Se ti
interessa che il nostro Universo viva».
Freezer
non rispose, limitandosi
ad allontanarsi con un sorrisetto.
«Non
ascoltare nulla di quello
che dice, Anise, come non lo ascolto io» le disse Beerus.
«Venite
a vedere!» esclamò C18,
vicina al bordo dell’arena.
Gli
altri la raggiunsero
immediatamente.
«Non
vedo nulla» disse Goku,
guardando in basso.
«Nel
Torneo del Potere, i
guerrieri che finiscono fuori dall’arena finiscono anche
fuori dalla contesa»
disse Whis.
«Possiamo
volare però, vero?» si
informò Vegeta.
«Probabilmente
no» lo disilluse
l’angelo, e la prova che Goku fece subito dopo
confermò le sue parole.
«Appunto. Questo posto non vi permette di usare
abilità come quella del volo,
ma è normale che sia così, dovendo gettare gli
avversari fuori dai confini».
«Quelli
laggiù però volano»
obiettò C17, indicando alcuni membri della squadra
dell’Universo 10.
«Sono
esseri alati di natura»
disse Whis «Inoltre, per correttezza, la gravità
percepita da ogni guerriero è
quella del suo pianeta di origine. Lord Beerus, Lady Anise, ora
dovremmo andare
a sederci sugli sp-»
«Anise?...»
La
lince si voltò. «Champa. Noto
che ti ricordi ancora di me».
L’Hakaishin
non poteva saperlo,
ma aveva l’identica espressione mostrata dal suo gemello
quando l’aveva vista
in piedi sul tavolo a casa di Bulma. «Sì,
certo…»
Inizialmente
Champa non aveva
notato la sua presenza, troppo impegnato a osservare l’arena
e istruire i suoi
guerrieri, come del resto avevano fatto tutti gli altri; poi aveva dato
un’occhiata al team di suo fratello e, dopo aver studiato
tutti i guerrieri, il suo
sguardo era caduto su... un fantasma: il fantasma della
gioventù perduta,
di una cara amica per la quale aveva provato sincero affetto.
Da
molto tempo aveva smesso di
rivolgerle pensieri, come aveva fatto anche Beerus -ed era normale che
fosse
andata così- ma trovarsela davanti senza preavviso era stato
scioccante anche
per lui.
«Io…
io sono…» Non riusciva
neppure a mettere in fila più di due parole, cosa che lo
fece vergognare di se
stesso. Quella era l’ultima inaspettata occasione che
avessero per parlare,
sprecarla così era da sciocchi e imbranati. Poi
però guardò il fratello, e dal
suo cervello scaturì senza preavviso una serie di pensieri
che distrusse la
vergogna e la sostituì brutalmente con la rabbia.
«Beerus, sappi che sono
disgustato» disse «Di tutto quello che potevi fare
per cercare inutilmente
aumentare le tue possibilità di vittoria, questa
è la cosa più squallida.
Perché riportarla indietro proprio adesso?!
Credevi che vedendola di nuovo in vita avrei avuto
pietà del tuo
Universo?!»
«COSA?!» allibì
Beerus, ora arrabbiato quanto Champa «Tu
credi davvero che io abbia bisogno
della tua pietà, al punto
di aver fatto quello di cui mi accusi?! Ritira subito quello che hai
detto,
stupida palla di lardo che non sei al-»
«Ci
siamo rincontrati per caso
sulla Terra, ma non è lui che mi ha riportata indietro
» lo interruppe Anise,
mettendosi tra lui e il gemello «E credimi, non sono qui per
fare pietà a
chicchessia».
“Rincontrati
per caso”.
Erano
in pubblico, perciò Champa
avrebbe voluto evitare di farlo, ma desiderava ardentemente togliersi
un dubbio
che centinaia di milioni di anni prima lo aveva perseguitato per
diverso tempo,
e non trovando un altro modo di agire la strinse a sé in un
abbraccio,
nascondendo il volto tra i suoi capelli. «Batti
le palpebre due volte se non sei mai morta» le
disse all’orecchio con un
filo di voce, per poi staccarsi.
Le
palpebre di Anise restarono
immobili. «È dura per tutti. Se era destino che ci
fosse una rimpatriata, avrei
preferito un’altra occasione».
“Tu
non batti le palpebre, ma se
non è stato lui a riportarti in vita, allora non sei mai
morta” pensò Champa “O
forse sì, e forse mi sto sbagliando. Se fosse stata viva e
le avessero fatto
sapere come stava Beerus allora, sarebbe tornata. Per forza!”
pensò. «Anch’io».
«Sì,
e dura, ora però andiamo
sugli spalti, qui non abbiamo più niente da fare»
disse Beerus, secco, passando
un braccio attorno alla vita di Anise. Lei gli aveva chiesto di
lasciare che
Champa la salutasse ed era stata largamente accontentata, ma era il
momento di
finirla «Come arriviamo lassù, Whis?... aspetta,
ma tu stai volando!»
«Sono
solo i contendenti a non
poter volare» chiarì l’attendente.
«Potevi
dirlo prima!» lo
rimproverò Beerus, alzandosi in volo con Anise.
«Buona
fortuna a tutti quanti»
disse Kaioshin il Superiore al gruppo, alzandosi in volo a sua volta.
Era un
sorpreso dall’atteggiamento di Lord Champa nei confronti
della compagna di Lord
Beerus, ma l’inizio del Torneo aveva la priorità
nei suoi pensieri.
«Tranquillo,
lascia che ci
pensiamo noi!» rispose Goku, sorridendo fiducioso.
«Basta
che non faccia qualcuna
delle sue solite idiozie» borbottò Beerus, una
volta raggiunti gli spalti
«Conoscendolo, non si sa mai».
«Se
non prende ora le cose sul
serio, non lo farà più»
commentò Anise «Ad ogni modo ho apprezzato la tua
pazienza. Sai, con Champa».
«Tu
me lo hai chiesto e io ti ho
assecondata, anche perché in ogni caso sarà
l’ultima volta che lo vedremo»
osservò l’Hakaishin, con un’espressione
impenetrabile «È mio fratello, ma
se un Universo deve sparire è meglio che sia il suo, e lui
pensa lo stesso, ovviamente viceversa».
La
Lusan stava pensando a un
modo per ribattere, quando…
«Ti
ho guardata più da vicino, e
ora mi ricordo di te. Dicevano che eri morta, ma anche chi muore si
rivede»
esordì Liquir, rivolto ad Anise, mentre continuava a
riparare l’arena «Sei
ancora attraente, quindi perché non abbandoni la tua nave e
salti su una che
non sta affondando, tipo la mia?»
«Perché
preferisco un dio a un
muratore» replicò lei stringendo un polso di
Beerus, che stava già per alzarsi
e andare a litigare il collega «Con tutto il rispetto per i
veri muratori.
Comunque, buonasera anche a te».
«Sappi
che hai sprecato la sola
occasione che avevi di salvarti. Peccato»
sogghignò Liquir.
«Sì,
e guarda come mi sto
disperando: sob. Sigh. Buh-uh»
replicò lei, atona, senza nemmeno degnarsi di guardarlo.
L’Hakaishin
dell’Universo Otto
le lanciò un’occhiata perplessa e seccata, scosse
la testa, e decise di non
prestarle più attenzione; Lord Beerus invece
riscoprì un altro dei motivi per
cui era fiero della sua donna -che non avrebbe mai smesso di
considerare tale
indipendentemente dall’opinione di chiunque, inclusa lei
stessa.
«Credo
che l’Hakaishin Liquir
parlasse sul serio, Lady Anise» disse Whis «Ha
perso un’opportunità».
«Ehi!» sbottò Beerus,
fulminandolo metaforicamente con
un’occhiataccia. Sembrava che il suo attendente le stesse
rimproverando la
lealtà dimostrata, la stessa che a lui aveva scaldato il
cuore; al momento non
erano ancora tornati insieme per davvero, ma cos’era il voler
restare con lui
fino alla fine, se non una dichiarazione d’amore?
«Avevo
vari motivi pratici per
non farlo, Whis, ma non sto a spiegarli» rispose la lince.
«Questa
è una situazione davvero
insolita» bisbigliò Shin.
«E
noi continuiamo a non
intrometterci» disse Kaioshin il Sommo «Regola
d’oro: chi si fa i fatti propri,
campa migliaia e migliaia di anni, e questo vale soprattutto se ha a
che fare
con gli Hakaishin».
A
quel punto, tuttavia, fu
dell’altro a catalizzare l’attenzione di tutti
quanti: la squadra dell’Universo
Undici era appena arrivata sul posto, e tra i suoi componenti
c’era qualcuno il
cui Ki era talmente grande da poter essere vagamente avvertito perfino
da
coloro che non possedevano le capacità per riuscire a farlo
intenzionalmente.
“Pare
che l’undicesimo Universo
abbia buone possibilità di vincere”
pensò Anise, osservando Goku andare a
salutare i nuovi arrivati “Chi sarà tra loro
quello che…”
«Ehi!»
esclamò Goku,
avvicinandosi al guerriero con la pelle grigia e grandi occhi neri
«Tu-»
L’istante
dopo, suddetto
guerriero era alle spalle di Goku.
«Smamma».
“D’accordo,
ho capito, è quello”
comprese la Lusan.
Se
doveva essere onesta,
l’undicesimo Universo era quello che reputava più
meritevole di vincere dopo il
settimo e il sesto. Era tra quelli che le erano sempre piaciuti di
più, nonché
quello in cui si era veramente arricchita:
c’era stato un tempo in cui, identità fasulla e
parrucca in testa, aveva vinto
talmente tanto in certi giochi di carte che a “Nissie
Lablanche” era stato
vietato l’accesso in vari casinò.
A
confermare ulteriormente la
teoria che l’energia percepita appartenesse veramente al
Grigio pensò
l’Hakaishin Liquir, il quale per divertirsi lanciò
blocchi da costruzione
contro i guerrieri. Goku riuscì a evitarli per un soffio,
mentre l’altro non si
mosse neppure.
«Quel
tipo non è uno qualunque» mormorò Shin,
più o meno contemporaneamente a Goku,
che aveva tratto la stessa conclusione.
«Nulla
che Goku non possa affrontare» ribatté Beerus,
desideroso di credere che fosse
davvero così.
In
seguito a quello, il Gran Sacerdote fece una rapida presentazione dei
team di
tutti gli Universi. «… e ora, i Re Zeno desiderano
dedicarvi qualche graziosa
parola» concluse «Vi prego di fare
silenzio».
«Grazie
a tutti voi per essere venuti!» esclamarono gli Zeno,
fluttuando in aria con
movimenti simili a uno strano balletto «Abbiamo grandi
aspettative per questo
Torneo: fateci divertire!»
“Se
si
volevano divertire, potevano farsi portare in un parco giochi o in un
bordello”
pensò Anise.
«Grazie
per queste meravigliose parole» disse il Gran Sacerdote
«Che il Torneo abbia
inizio!»
«Speriamo
in bene» sussurrò Beerus, mentre senza neppure
rendersene conto faceva
scivolare una mano su quella di Anise.
«Fino
alla fine» aggiunse lei, senza ritrarsi.
“Qualunque
essa possa essere”.
E niente,
finisce così.
Ringrazio
moltissimo tutte le buonanime che hanno letto e/o
recensito, facendomi capire che tutto sommato scrivere davvero il prequel di cui
avevo parlato nei primi capitoli può
essere una buona idea :*D
Arrivederci a
tutti!
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